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Granturismo – Caulonia Limbo Ya Ya

Written by Recensioni

Ci sono voluti tre anni dall’esordio discografico, Il Tempo di Una Danza, perché i Granturismo tornassero sul mercato con un disco nuovo. Caulonia Limbo Ya Ya è un crogiolo di generi, ispirazioni, commistioni. C’è l’occidente precario, afflitto, abbattuto e introspettivo, ma c’è sopratutto la leggerezza, il calore, la giovialità del sud, dei Tropici, delle danze istintive e pulsionali. Un mix di generi musicali che va dal Punk al Mambo, dal Cantautorato all’Indie Rock, dal Rock’n’Roll alla Bossa Nova. “Me ne Vado al Mare” apre l’album con una serie di rime e distorsioni controllate che si lasciano andare in un bel riff incisivo che riprende il tema del ritornello, mentre “Vieni a Dormire Con me” è una deliziosa canzone dal sapore tropicale, fresca per sonorità e termini impiegati, dal ritmo cadenzato e ironicamente scanzonato. Un bel gioco di voci e cori caratterizza invece “Meraviglioso Errore”, con un arpeggio delicato e atmosfere a tratti fumose, pulp, seducenti. Quattro mele hai lasciato nel frigo è la frase chiave di “Domenica”, in cui il tema dell’amato abbandonato è pretesto per comporre liriche pungenti e sarcastiche, con numerose citazioni Pop e rime baciate. Ma è da “Canzone di Parole” che mi sono resa conto che avevo a che fare con un trio davvero geniale, sia per la capacità di giostrare la forma-canzone, sia per la cura naturalissima degli arrangiamenti: il brano è fondamentalmente un Rock’n’Roll, a tratti debitore del Surf dei Beach Boys, con un bridge lento e sospeso alla Procol Harum e una lallazione nonsense profondamente percussiva. La costruzione del testo è particolarmente cantautorale, ma il vomito-elenco di parole prese dall’universo culturale Pop la rende sperimentale, come confermato dalla chiusura Noise, assolutamente inaspettata. “Inno della Repubblica di Caulonia” è uno strumentale di andamento mosso e sonorità latine, ripreso alla metà della velocità, o quasi, in chiusura del disco. Ed è sempre il Sud a farla da padrone in “Può Darsi Sia l’Autunno”: non c’è il Sud delle migrazioni, delle fronti sudate per il lavoro, dell’arsura che attanaglia la mente, ma solo quello dell’acqua fresca, dei frutti esotici dai succhi dissetanti. La bravura tecnico-strumentale dei Granturismo emerge in “Distanze”, con il suo intro alla Kings of Convenience, il cui stile viene ripreso anche in “Dubbi Dubbi”, una Bossa Nova che ricorda molto la “Misread” dei norvegesi. E se vi foste convinti di aver di fronte un terzetto di burloni, “Non Essere Triste” completerà il quadro della maturità di questi ragazzi, capaci anche di scrivere una ballata riflessiva, dondolante, esistenzialista.
Che dire? Io 5 su 5, prima d’ora, non l’ho dato mai…

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