Prog Metal Tag Archive
Recensioni #13.2018 – Duracel / Heavenblast / Second Youth / GTO
Written by Silvio Don Pizzica• 25 Maggio 2018• Recensioni
Thot – Fleuve
Written by Silvio Don Pizzica• 16 Novembre 2017• Recensioni
Gletscher – Devout
Written by Silvio Don Pizzica• 12 Marzo 2014• Recensioni
Metà Indie, metà Progressive e metà Metal e poco importa se c’è una metà di troppo in questo trio svizzero perché modo più diretto di farvi capire di che si tratta, senza costringervi ad ascoltare, non ce n’è. Da Zurigo giungono i due Marc Ysenschmid (basso) e Raphael Peter (batteria) mentre Joileah Concepcion (chitarra e voce) ex di Sleeping People (misconosciuta band di San Diego che merita più di un paio di ascolti) e Temporary Residence, pare arrivi addirittura dalla lontana Brooklyn e sembra anche abbia promesso un debutto solista a nome Victoria Concepcion. Se, come suggeritovi, vi siete messi già alla ricerca dell’omonimo del 2005 o del due anni più giovane Growing, o di qualunque altra cosa targata Sleeping People, potrete notare con le vostre orecchie quanto sia rilucente il legame tra l’attuale proposta della band svizzera e la band californiana, specie nella sua commistione tra elementi modernamente Indie Rock e testardaggine di stampo Math Core. La cosa che più traspare, visto anche l’uso ridotto all’osso della voce, è tuttavia una similitudine fortissima con l’Alternative Rock degli A Perfect Circle e (al disopra di tutto questo sarà il vero fattore negativo della valutazione) con la titanica creatura di Maynard James Keenan chiamata Tool.
Devout è gonfio di ritmiche poderose e chitarre taglienti e non pochi sono i momenti in cui l’ossessività e la ripetitività del sound creano una sensazione di potenza impressionante, eppure ciò in cui non riescono non è solo reggere il paragone con i succitati colleghi, quanto anche dare un’impronta omogenea alla loro musica, troppo spoglia per seguire la strada incominciata del Prog Metal e poco solerte e dinamica nei limitati ingredienti messi sul piatto. Alla fine, tolti un paio di brani come la first track introduttiva (“Eulenmann”) che quasi pareva preparare il terreno a un album Avant Folk (qualche elemento è ripreso anche in seguito, vedi “December”) e altri nei quali tutto l’impianto sonico messo in piedi dai tre regge bene l’impatto con l’ascolto, il resto è un continuo ripetersi di poche e non troppo brillanti idee. Ben compiute ma pur sempre smisuratamente esigue e esiguamente promettenti.
Hell’s Island – Black Painted Circle BOPS
Written by Silvio Don Pizzica• 24 Marzo 2013• Novità
Gli Hell’s Island (formazione nata nel 2002 con un solo Ep alle spalle) devono amare molto i Tool. In questo nuovo Ep, Black Painted Circle i rimandi alla band di Maynard sono più che una semplice affinità eppure non mancano aspetti propri del Grunge stile Soundgarden, cosi come le ritmiche del prog-metal, anche se questi due elementi finiscono sempre in secondo piano. I quattro brani si presentano pregni di una potenza nera e a spiccare (o meglio, a colpirmi) è soprattutto la sezione ritmica curata da Tania Vetere (basso) e Michele Tonoli (batteria). La prima, a dire il vero, sembra limitarsi a mantenere una precisa linea guida senza mai uscire dallo schema predefinito mentre è piuttosto il secondo a farsi carico dell’onere di gonfiare la musica degli Hell’s Island di energia. Le due chitarre (la seconda del vocalist) riescono a stare al passo con efficacia, alternando momenti più sferzanti con pause di scarsa illuminazione, presentando riff e assoli di non troppa personalità anche se carichi e taglienti. Altalenante dunque il lavoro alle chitarre, spesso sopraffatte proprio dal pulsare delle pelli di Tonoli mentre un discorso a sé merita la voce di Roberto Negrini. Buonissima timbrica e intonazione, almeno su disco, ma fin troppo legata allo stile proprio dell’Hard-Rock e dell’Heavy-Metal vecchia maniera (Iron Maiden per intenderci) che punta sull’enfatizzazione delle tonalità più alte piuttosto che nell’altalenarsi tra scenari più gravi e altri più dinamici. La cosa non è un difetto se lo stile è a voi gradito ma, per quanto mi riguarda, finisce per sminuire la musica della sua vigoria furiosa e cupa. Nel complesso, buona esecuzione e scarsa originalità con eccessiva ostinazione sul ricalcare i mostri di Lateralus ma tanti buoni propositi, specie nel tentativo già detto di miscelare al nucleo della musica elementi propri del Grunge. Messi da parte i gusti personali, per fare un buon lavoro manca solo cominciare a camminare senza bastone e avere il coraggio di tirare fuori la propria ispirazione. Se manca questo, la musica muore col passare del tempo.