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Alice: “Whitout Love” è il singolo d’esordio

Written by Senza categoria

“Without Love” è una storia d’amore in chiave dance, quella della quale quasi  tutti sono normalmente  protagonisti almeno una volta nella vita, il “ti voglio ma non posso perché…” quel compromesso alla quale non sempre si è disposti a scendere, la paura di essere ingabbiati, il timore di soffrire e di non saper gestire determinate emozioni preferendo il non viverle e di “sopravvivere” così, senza amore.

Alice Traini, nasce  a Cesena il 2 ottobre del 1992 ed  inizia ad appassionarsi di musica già da piccola. Cresce con l’animo R&B, Soul e Gospel, influenzata da artisti mondiali del calibro di Ray Charles, Etta James, Aretha Franklin e Whitney Houston. All’età di 18 anni si trasferisce a Londra dove inizia a seguire delle lezioni di canto con importanti vocal coach del panorama musicale internazionale. Ritornata in Italia, precisamente a Roma, decide di perfezionarsi come artista, frequentando una scuola di Performing Art, affinando le sue abilità in danza, canto e recitazione. Nello stesso periodo partecipa a diversi concorsi canori. Seguono collaborazioni musicali in Italia e all’estero. Nel 2014 entra a far parte del cast del musical “Madam Senator” in cui interpreta una delle protagoniste. Firma il suo primo contratto discografico con la  scuderia della  Ghiro Records, capitanata dal noto produttore David Marchetti, dove dà inizio con pazienza e professionalità  ad un nuovo ambizioso progetto.

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El Bastardo – Wood & Steel

Written by Recensioni

C’è crisi (non solo economica, pare). E nei momenti di crisi siamo tentati di ritrovare l’equilibrio attraverso un riassestamento: riscopriamo le nostre radici, le nostre storie, ci rifugiamo nella sicurezza del passato, nei suoi modi, nei suoi miti, nei suoi codici. Riallineiamo il nostro orizzonte piantando al centro del nostro campo visivo un axis mundi fatto di storie già sentite, e per questo leggendarie, naturali, sempiterne. C’è crisi, ed ecco quindi tornare in auge il revival della musica popolare americana, quella vera, Blues, Folk, Country, fatta di chitarre resofoniche, banjo, kazoo, armoniche a bocca, registrata come ai bei tempi, in presa diretta, naturalmente, in valli e campagne: una musica semplice, come una volta, per farci sentire a casa.
Fa parte di questo revival anche l’ultimo disco di El Bastardo, one man band torinese che (da tempi non sospetti, è importante sottolineare) bazzica questo ambiente roots, e che decide di regalarci, in Wood & Steel(questo il titolo, che ha già un certo sapore nostalgico) nove tracce di Blues, Folk, Country dimesso e sincero, onesto e lineare, “registrato col cuore e l’attrezzatura minima indispensabile in mezzo ai cinghiali e boschi della Valsusa”.

Le canzoni sono classiche, ben radicate nel terreno dalle quali provengono. Ci sono quelle malinconiche (“Waiting For”, banjo e voce contrita, o l’arpeggiata “Growing Alone And Fighting”), ci sono quelle più ritmiche e scanzonate (“Boogie Woogie Dance”, sporca e zoppicante, “Friendship is a Fuckin’ Business”, che sembra mostrarsi più ironica), ci sono un paio di cover ( “Out on The Western Plain”, portata al successo da Rory Gallagher – l’originale è di Lead Belly –, “Hit The Road Jack” di Percy Mayfield – conosciuta ai più nella versione di Ray Charles –, e il classicone d’inizio secolo scorso “The Entertainer” di Scott Joplin).
Non è un brutto disco, Wood & Steel, ma a El Bastardo probabilmente mancano la personalità e la bravura tecnica necessarie per sostenere (su disco, perlomeno) tutto questo peso sulle sue sole spalle. Non si viene rapiti da nessun virtuosismo, né si rimane incantati dalla sua voce o dal suo tocco, che forse non sono particolari quanto servirebbe. Non che El Bastardo non sia capace o non conosca ciò di cui si sta occupando, anzi: ma in queste nove canzoni non riesce a far affiorare la sua specificità, il suo valore aggiunto.

Come spesso mi accade quando ascolto dischi di questo tipo, mi risulta sempre molto piacevole la sensazione di genuinità, onestà e sincerità di chi si lancia in operazioni del genere. Spesso, però, purtroppo, ci si ferma lì. Ed è un peccato.

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