Red Cat Records Tag Archive
Siren
The Row è il primo album in studio della rock band italiana Siren, pubblicato dalla Red Cat Records, registrato allo Studio Waves di Paolo Rossi (Pesaro) e prodotto, scritto, arrangiato e composto dal gruppo stesso. Attraverso queste righe è possibile conoscere un po’ di più l’essenza di questo lavoro ma consigliamo vivamente l’ascolto in quanto l’eterogeneità degli strumenti come anche delle tematiche è difficile da riuscire ad esprimere a parole. Buona lettura…
Ciao ragazzi, benvenuti su Rockambula.
Ciao a tutti.
Partiamo dagli inizi dei Siren, come è nato il vostro progetto?
L’idea è stata mia (Jack). Avevo collaborato a diversi progetti musicali con gli altri (sempre separatamente) già dal 2002 (in pratica dalle prime strimpellate..) ma solo nel 2012 è nata la band in questa formazione. Io e Samuel siamo praticamente cresciuti assieme mentre con Mark e Marcus ho frequentato le superiori quindi conoscevo bene tutti, sia personalmente che musicalmente. Sapevo che insieme sarebbe stata una “figata”. L’idea di mettere su questa squadra mi solleticava già da molto tempo e quando, a Settembre del 2012, rividi, dopo cinque anni, Sam e gli proposi di formarla, lui accettò. Contattai quindi Mark e Marcus che in quel momento erano impegnati in altri due importanti progetti. All’inizio furono, comprensibilmente, un po’ riluttanti ma riuscimmo comunque ad organizzare una prova nel gennaio 2013. Dopo un paio di incontri in sala cambiò tutto, le idee erano ben chiare: i primi brani proposti ci suonavano bene, fu amore a prima vista…
Gli obiettivi che vi siete posti sono stati raggiunti con il vostro album The Row?
E’ ovvio che trattandosi di un primo album, uscito da poco, ed essendo da appena un mese iniziata la collaborazione con il nostro ufficio stampa, è ancora difficile pretendere di vedere chissà quali risultati e tirare delle somme anche se i feedback finora sono stati estremamente positivi. Abbiamo grandi ambizioni e ci siamo posti un traguardo molto importante. Siamo molto soddisfatti del lavoro che abbiamo svolto in questo album, poiché siamo riusciti a creare esattamente ciò che volevamo.
Con il vostro album il messaggio che lanciate è quello di uscire ogni tanto dalla fila, di compiere il gesto “sbagliato” per questa società. Ricordate qualche episodio fuori dalle righe dei Siren?
No comment… Diciamo che usciamo un po’ troppo spesso dalla fila (risate).
Dal punto di vista musicale, quali sono gli artisti da cui vi fate maggiormente influenzare? Ce n’è uno che accomuna tutti i componenti?
Siamo quattro artisti differenti che arrivano da quattro diverse correnti del rock e adorano e ascoltano musica di qualunque genere. Ecco forse spiegato il motivo per cui è difficile, almeno secondo la critica, classificarci. Comunque ci sentiamo di citare gruppi come: Queens of the Stone Age, Foo Fighters e Muse, ma anche Nirvana, System of a Down e Rammstein i quali, anche se più distanti da noi a livello di sound, ci hanno musicalmente cresciuto.
Come nasce un pezzo dei Siren, prima i testi o la musica?
Non c’è un modo preciso in cui nascono i pezzi: si parte da un’idea, da un riff o da una linea vocale, che viene poi sviluppata da tutta la band. Samo “democratica” e come in ogni democrazia litighiamo molto. I testi, ad ogni modo, sono sempre l’ultima cosa che sviluppiamo di un brano.
L’idea d’inserire strumenti come il violoncello e tastiere è nata subito o avete pensato dopo di dare quel tocco in più?
Abbiamo sempre pensato di integrare strumenti non propriamente rock al nostro sound e, nello specifico, già dal concepimento iniziale di un pezzo ci rendiamo conto se questo si presta all’utilizzo di un violino piuttosto che di una tromba o di un synth. Anche tutti insieme ad esempio. Non ci piace limitarci solo perché secondo i canoni comuni nel nostro genere non dovrebbero esserci determinate sonorità; se una cosa ci sembra possa suonare, noi la proviamo, con dei simulatori, e se ci piace… è fatta!
Abbiamo concluso e lasciamo a voi le ultime righe magari anche per riferire ai nostri lettori i prossimi appuntamenti live della band. (se non sono presenti eventi live al momento della stesura delle risposte, scrivete quello che volete, contatti, dove è possibile acquistare l’album).
Per ora abbiamo quattro date fissate nel prossimo mese una a Teramo al “45 giri”, due nel fanese “FFF 2015” e “Happy Days Cafè” e un’altra a Cesena al “Vidia Club”. Per tutte le news potete trovarci su Facebook https://www.facebook.com/pages/SIREN/725372717482826, su Twitter come TheSirenRock, Instagram come SirenOfficial, sul nostro canale youtube https://www.youtube.com/channel/UCweAMWdJgRS1X5QaQvspfNg e ovviamente nel nostro sito www.siren.rocks. Per contattarci: siren.trb@gmail.com Ciao a tutti, è stato un vero piacere fare questa chiacchierata. Stay Rock!
MyBad – Parabellum
In un certo senso non tutte le cose arrivano per nuocere, non sempre qualcosa apparentemente in vecchio stile infastidisce l’approccio mentale che un ascoltatore tipo cerca di mettere nelle proprie esperienze. Insomma quel sound stravecchio sentito e risentito riesce delle volte a regalare piccole pillole di zucchero superando, anche se per poco tempo, l’amarezza della banalità. Questo succede quando quattro ragazzi con esperienza decennale (soprattutto Punk Rock) nella musica live prevalentemente locale decidono di unirsi per dare vita al progetto MyBad e registrare il loro disco d’esordio Parabellum uscito sotto etichetta Red Cat Records. Parabellum unisce la velocità prettamente testata nel Punk Rock melodico commerciale e l’orecchiabilità di quelle band adolescenziali come Blink 182 o come i nostrani Finley, un mix di aggressività poco impegnata e voglia di avere quattordici anni. “Fly” apre il disco e sembra essere poco intenzionata a lasciare il segno, molto intensa nel cantato (in italiano badate bene) e con chitarre che suonano davvero bene mentre l’incazzatura nel finale scivola nella routine.
Basso in grande stile nell’apertura di “Mondo Perfetto”, un testo poco impegnato ma simpaticamente efficace recupera un sorriso involontario ma sincero. Sensazioni troppo contrastanti nell’andare avanti e ricordo che comunque all’uscita del tunnel c’è sempre qualcosa di buono. O meglio, c’è sempre la luce. “Madre” suona come un pezzo molto intimo e sembra discostarsi dai brani ascoltati fino a questo momento, una ballata con i suoi momenti emozionali per capirci, neanche una traccia di Punk questa volta per i MyBad. Poi torniamo a ritmi forsennati e decisamente più consoni all’attitudine della band in “Mika Facile” (Mika o Mica? È scritto in entrambi i modi nell’artwork) e sembra di ricordare quel ritornello che più o meno suonava così: “Diventerai una star…na na na… Una celebrità…na na na”. “Lucifero” senza un motivo preciso suona Nu Metal pesante, una versione Grind dei Linea 77 di Ketchup Suicide, i MyBad sono intenzionati a rompere i timpani e fanno di tutto per non lasciarsi intimorire dagli eventi che si potrebbero scatenare da questa dura melodia. Della serie noi spacchiamo tutto.
“Apollo 20” chiude Parabellum e lascia una ventata di speranza nelle intenzioni di questi musicisti, la canzone più personale dell’intero lavoro che tolto qualche infeltrito riff potrebbe sembrare una retta strada da seguire per impegnarsi a composizioni meno omologate. Parabellum dei MyBad trova sicuramente la propria fetta di pubblico e sarei curioso di assistere a una live performance per saltare e bere birra come non ci fosse un domani, il problema è che quattordici anni li ho superati da un pezzo e per lasciarmi di stucco ci vuole ben altra situazione; comunque sia i MyBad hanno un loro perché. Scopritelo.