Relapse Records Tag Archive

What’s up on Bandcamp? [gennaio 2022]

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I consigli di Rockambula dalla piattaforma più amata dalla scena indipendente.
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Valkyrie – Shadows

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Un rock inspirato quello dei Valkyrie, un Rock dalle tante sfumature e dai diversi riferimenti. La band sa bene come amalgamare Doom ed Hard Rock. Shadows è il loro terzo disco, quello che si è fatto apprezzare più di tutti. La band dei fratelli Adams si rifà ancora una volta a pilastri come i Deep Purple, Thin Lizzy e Mr. Big, questo per quanto riguarda il versante Hard Rock, mentre, sulla scia Doom, padroneggia un sound tanto caro ai Kyuss ed agli Spirit Caravan.  Questa terza fatica della band americana mette a fuoco, e questa volta veramente, le potenzialità dei ragazzi. E’ interessante lasciarsi andare ai loro giri di chitarra ed è magnifico lasciarsi trasportare dai loro assoli. Riescono ad alternare, in un pezzo, momenti tecnici e chiassosi dediti al più pungente Hard Rock a momenti oscuri e baritonali del Doom. La melodia è una costante del disco, si fa notare ed apprezzare; la banalità invece è inesistente. Nulla è dato per scontato in questo disco, ogni cosa è al suo posto in maniera artistica. Partendo dall’opener, troviamo una traccia maggiormente strumentale che presenta l’album alla grande; i musicisti partono con una canzone che è un vero e proprio macigno: riff, assoli ed una batteria strepitosa. In “Golden Age” si comincia a sentire la vena Doom; l’andazzo baritonale è molto evidente. La terza traccia, “Temple”, è quella che, con molta probabilità, amalgama al meglio i due stili; per il sottoscritto è la canzone più rappresentativa: chitarre possenti e taglienti allo stesso tempo, accompagnate da un pulsante basso che insieme alla batteria crea una base unica.  “Shadow Reality” è quasi una ballata con ottimi  giri di chitarra ed un cantato coinvolgente.  “Wintry Plains” invece è la traccia che più di tutte ha delle venature psichedeliche; il gioco delle chitarre conduce a quelle sonorità.  “Echoes” invece, la penultima canzone del platter, è tra quelle più belle e a far da padrone sono le chitarre coinvolgenti più che mai. La conclusiva “Carry On” chiude in bellezza attraverso affascinanti melodie create dalle onnipresenti chitarre. Insomma, Shadows è un album di ottima fattura; piacerà a persone di vario genere.

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Cripple Bastards – Nero in Metastasi

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La storia del Grind italiano ha un nome: Cripple Bastards. Dal 1988 sono l’emblema della sfacciataggine, dell’onestà, sia musicale che morale e del tabù. Sempre e comunque senza peli sulla lingua, ritraggono la società e la realtà di oggigiorno con sincerità adoperando termini e argomenti scottanti che a qualche finto tonto perbenista possono dare fastidio; ricordo ancora il loro capolavoro Misantropo a Senso Unico, un disco che fu una vera e propria rivoluzione, dal sound alle tematiche. Parlare di anticonformismo è inutile, nessuno lo è mai fino in fondo ma Giulio e soci negli anni si sono distinti, nel bene o nel male, a torto o ragione si sono fatti  strada e si sono creati un proprio spazio nel Mondo della musica estrema, un pò per bravura e un pò per intelligenza e spiccato senso della provocazione. Almost Human  ruppe totalmente i canoni; questa raccolta, a causa della copertina che ricordiamo ritraeva una donna in un momento intimo con un uomo che le puntava una pistola alla tempia, creò non pochi problemi al gruppo. Di aneddoti da raccontare ce ne sarebbero e chiaramente tutti furono causati dalla loro audacia e voglia di sbatter le cose in faccia.

Oggi i Cripple Bastards danno una nuova prova delle loro doti e lo fanno con Nero in Metastasi, un album di diciotto canzoni che sono delle vere e proprie sfuriate di cazzotti. In questo nuovo disco i quattro ragazzi non risparmiano nulla se teniamo conto che i titoli e i testi sono sempre d’ impatto e stessa cosa per quanto riguarda lo stile: violento, aggressivo e inequivocabile. Il disco suona come un uragano, da “Malato Terminale” a “Morti Asintomatiche” e quasi tutte le tracce girano intorno alla durata di due minuti, il che lascia intendere il concentrato di potenza che c’è in ognuna. L’album vanta anche  un ottimo sviluppo del suono nel senso che i riff, i blast e gli assoli si riescono ad ascoltare in maniera limpida e pulita e questo è indubbiamente un traguardo importante per i Cripple Bastards se consideriamo che ricercano da un pò di tempo tale stile.

Tracce che vanno ascoltate obbligatoriamente sono “Lapide Rimossa”, la successiva “Promo Parassista” e “Passi Falsi”,  pezzi che in un modo o nell’ altro fanno la differenza. Alcune canzoni vennero presentate un pò di tempo fa nell’ EP Senza Impronte, il risultato fu buono, Nero in Metastasi è perciò una sorta di consacrazione, un confermare delle intenzioni passate. I Cripple Bastards sono un orgoglio tricolore, si può condividere la loro filosofia come la si può snobbare, fatto sta che hanno dato qualcosa alla musica estrema italiana.

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Cripple Bastards – Senza Impronte EP

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Ultimamente la coerenza è una cosa che in molti hanno scartato per direttissima altri invece hanno fatto finta di averla imboccata. Purtroppo le leggi del mercato, l’ industria musicale e lo stesso i concerti live dalla poca affluenza hanno creato tristi condizioni che facilmente mettono qualcuno con le spalle al muro. I Cripple Bastards però non si sono scoraggiati, loro, l’ icona italiana del Grind hanno i piedi bel saldi: fermi nelle loro decisioni, nel loro stile e nel loro modo di suonare. Il loro essere determinati e la loro volontà li ha portati a sfornare ancora una volta, un interessante EP intitolato “Senza Impronta” e sentite qui, tramite la Relapse Records. Il mini disco, contenente cinque tracce, è un concentrato di potenza basato su veloci e graffianti riff, una batteria che sembra un rullo compressore e il buon Giulio “The Bastard” che da il suo solito colorito, insomma Cripple Bastards al 100%. Il disco è sfrenato, aggressivo e senza peli sulla lingua, nel senso che è il loro classico stile senza compromessi, sfacciato ed onesto. I Cripple Bastards sono la prova vivente che con gavetta, semplicità e coerenza si va avanti e ci si fa il nome e la fama, non per questo è uno dei gruppi della nostra nazione. Lunga  vita ai Cripple Bastards e che il continuo di “Senza Impronte” sia eccezionale come questo antipasto.

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