Riccardo Merolli Tag Archive

La Band Della Settimana: Marnero

Written by Novità

Voghiamo in un vasto mare, sospinti da un estremo all’altro, sempre incerti e fluttuanti. Ogni termine al quale pensiamo di ormeggiarci e di fissarci vacilla e ci lascia. Per srotoloarsi serve mollare la boa. Che è solo un punto in mezzo al mare. Poi c’è tutto il mare. e se proprio vuoi ficcare la testa da qualche parte fallo in mezzo al mare, dove diventa nero e fa paura, dove si apre quel mondo terribile.
Questa è la surreale biografia nella nuova band della settimana di Rockambula, i Marnero, formazione nata a Bologna nel 2008.
Il Sopravvissuto è il loro terzo disco  il “secondo di una irrealizzabile, per forza di cose, trilogia del Fallimento.” “Il Sopravvissuto è un racconto solo, sono quattro quadranti, sono otto frammenti del diario di bordo in una notte nera nell’Oceano del Possibile.

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Streetambula Music Contest 31 agosto Pratola Peligna (Aq)

Written by Senza categoria

Mancano ormai pochi giorni alla prima edizione di Streetambula, contest/festival organizzato dalla webzine Rockambula in collaborazione con l’associazione Nuove Frontiere. L’evento, che sarà l’occasione per vedere riunirsi una moltitudine di realtà legate alla scena musicale e culturale indipendente come webzine (Rockambula, Rockit, Ondarock, Stordisco, Musicalnews, Mola Mola), etichette (To Lose La Track, Indelirium, V4V Records, ecc…), case editrici, artisti, fotografi, radio, studi di registrazione e quant’altro, avrà il suo cuore nel contest che vedrà la partecipazione di otto band (À l’Aube Fluorescente, Too Late To Wake, Doriana Legge, The Old School, De Rapage, The Suricates, DEM, Ghiaccio 1), selezionate dalla redazione di Rockambula su circa venti gruppi iscritti da tutta Europa. Non sarà dunque solo l’occasione per ascoltare buona musica ma anche per dare una spinta alle formazioni emergenti (tanti premi in palio tra cui la registrazione di un singolo presso L’Acme Studio Recording) e far conoscere a quanta più gente possibile la realtà della scena indipendente italiana (soprattutto).

Streetambula Music Contest
Sabato 31 agosto
Pratola Peligna (Aq) Piazza Garibaldi ore 18:00
Uscita autostradale A25 Pratola Peligna-Sulmona

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Sito ufficiale

Per info:

Silvio Pizzica tel. 3400690969 mail pizzicasilvio@virgilio.it

Riccardo Merolli  tel. 3389365610 mail riccardomerolli@katamail.com

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La Band Della Settimana: Nient’Altro Che Macerie

Written by Novità

I Nient’altro Che Macerie sono in tre e vengono dalla provincia di Milano, quella che ti opprime e ti fa venire voglia di andare da tutt’altra parte, o che forse non esiste più ed è solo uno stato mentale. Suonare per prendere aria; suonare e urlare sentimenti talmente personali da diventare quasi universali. Urlare per prendere coscienza delle condizioni casuali che accompagnano i fatti e ne determinano la natura. Circostanze.

I Nient’Altro Che Macerie sono Andrea Scardeoni, Simone Battistoni e Matteo Salvatori e suonano Emo Alternative Rock sotto l’influsso dei padrini The Van Pelt, Verdena, Mogwai, Sonic Youth

Puoi scaricare gratuitamente il loro disco direttamente dal sito dell’etichetta V4V Records.

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Pills linggo ng dalawamput-apat (consigli per gli ascolti)

Written by Articoli

“Le Pills sono l’armonia dell’anima”

Silvio Don Pizzica
The Black Dog – Tranklements    (Uk 2013)   Ambient Techno, Idm     3/5
Album magico, per quanto possa esserlo un moderno album Techno, in cui la storica formazione The Black Dog riversa tutta l’anima e tutta la propria ispirazione. Un lavoro che ogni appassionato del genere dovrebbe ascoltare ma che soffre il passare degli anni dei cuoi creatori, diventati The Black Dog nel lontano 1989.
The Black Heart Procession – 2   (Usa 1999)   Folk Rock, Slowcore    4,5/5
La coda dello Slowcore è diventato l’album che ha dato nuova vita al genere. Non solo fondamentale per la sua rinascita ma anche eccezionalmente suggestivo nella sua malinconia.

Max Sannella
Spaceman 3– Recurring   (Usa 1991)  Garage Rock  4/5
Vero manifesto della Garage-Psichedelic Wave inglese sempre sui binari di una stordita autodistruzione
The Seeds – Future   (Usa 1967)   Psichedelia  4/5
Scapigliatura a go go e bizzarrie elettriche, la California alcaloide in riscatto perenne
Shellac– Terraform    (Usa  1998)   Hardcore  5/5
La celebrazione urlata dell’odio, la comunione atea di uno Steve Albini con la furia high voltage.

Maria Petracca
Erica Mou – Contro le Onde   (Ita 2013)   Alternative Rock   4.5/5
L’intensità emotiva targata “Mou” che conosciamo benissimo, proiettata verso nuove sperimentazioni musicali ed una sonorità più elettro-rock. Imperdibile.

Lorenzo Cetrangolo
Sleep – Dopesmoker    (Usa 2003)   Doom Metal, Stoner    4,5/5
Poco da dire su questo disco dalla genesi complicata. Un’unica canzone lunga un’ora, un unico salto nel buio. Se siete fan della scena stoner/doom DOVETE ascoltarlo.
Damien Rice – Live From The Union Chapel    (Irl 2007)   Folk    4/5
Registrato nel 2003, non è mai stato messo ufficialmente in commercio, ma solo distribuito a scopo promozionale. Ascoltate i sussurri di “Delicate”, “The Blower’s Daughter” o “Vulcano” rigorosamente ad occhi chiusi.
Charlotte Gainsbourg – IRM   (Fra 2009)   Electro-Pop    3,5/5
Scritto quasi interamente da Beck, il terzo album in studio della figlia del grande Serge gioca abbastanza follemente con ritmi e melodie ipnotici e suggestivi. Un album particolare.

Ulderico Liberatore
Serge Gainsbourg – Histoire de Melody Nelson   (Fra 1971)   Cantautore   4,5/5
Dopo aver tamponato Melody Nelson con la sua Rolls Royce scoppia la passione fra i due che termina con la cruenta morte di lei in un incidente aereo. Gainsbourg riversa tutto il suo dolore nell’album e ne viene fuori un capolavoro che segnerà la storia della musica leggera.

Diana Marinelli
James Taylor – Walking Man   (Usa 1974)   Folk Rock   5/5
Un uomo che cammina con la sua chitarra e la sua musica rock, salutando i vecchi amici e migrando verso la terra promessa. La promessa di uno stile e una voce inconfondibile.
Marco Ligabue – Mare Dentro   (Ita 2013)   Pop Rock   2/5
La domanda sorge spontanea: non è che tutto questo interesse deriva dal fatto che lui è il fratellino di Ligabue Luciano? Anche a non saperlo si capirebbe comunque dato che lo stile, la voce e la musica sono una fotocopia.

Riccardo Merolli
Radiohead – Ok Computer    (Uk 1997)   Alt Rock   4/5
Rinnegato da tanti finti “intellettuali” musicali, anche dai Radiohead stessi. Un nuovo approccio al pop, una delle migliori band di sempre, un disco come pochi.

Marco Lavagno
Thirty Seconds to Mars – Love Lust Faith + Dreams   (Usa 2013)   Pop, Rock   2/5
Coretti fasulli e iperproduzione, putroppo tutto ciò di cui il rock oggi non ha bisogno. Le viscere sono ormai dei freddi robot.
Pierangelo Bertoli – A Muso Duro   (Ita 1979)   Cantautorato   5/5
Uno dei cantautori più sottovalutati e scomodi della storia italiana. Questo disco è contro. Questa è la corrente opposta di cui senti ancora il soffio se ti affacci alla finestra.

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Dimartino – Non Vengo Più Mamma

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Il vero cantautore è quello capace di portarti musica e parole dentro le vene, è quello capace di farti ridere, scherzare, piangere. Innamorare. E per quanto questa fosse una frase fatta e rifatta milioni di volte è così. E’ quello che in qualche modo riesce a raccontare le storie della tua vita, un animo turbolento e viziato del quale però non riusciremo mai a viverne senza. Poi in questi ultimi anni il cantautorato prende tantissime direzioni, quello che preferisco senza dubbio è quello che (senza stare a fare nomi già noti) nasce e si sviluppa nell’Italia meridionale. Dimartino è sicuramente sulla punta della piramide dei cantautori italiani degli anni dieci, belle canzoni, impatto live importante, genuinità. Sarebbe Bello Non Lasciarsi Mai, ma Abbandonarsi Ogni Tanto è Utile il precedente disco non lasciava troppo spazio alla critica negativa, una delle migliori produzioni italiane di quell’anno, uno dei migliori dischi italiani degli ultimi anni. Adesso decide di cambiare, sperimentare, rischiare. Il nuovo lavoro (un Ep) Non Vengo Più Mamma (unico supporto fisico in vinile) non è il disco che un fan di Dimartino si aspettava di ascoltare, o almeno in parte, c’è innovazione elettronica dentro, c’è un bel fumetto scritto da Dimartino e disegnato da Igors Scalisi Palmieri da leggere durante lo “sperimentale” ascolto del vinile.

Sei canzoni a comporre il disco (Ep), senza troppe riflessioni invernali come nell’opener “No Autobus”, il pezzo che da subito mette simpatia e leggerezza sulle spalle dell’ascoltatore. Poi Dimartino decide che le parole in qualche modo debbano finire nel pezzo interamente strumentale e sintetico “Il Corpo Non Esiste”, vera e propria novità artistica del musicista siciliano.

Con “Piangi Maria” ritorniamo a rivivere quelle emozioni classiche alla Dimartino nonostante la musica sembra ancora una crescente evoluzione sonora di quello che fu un ex conterraneo assessore, uno “Shock in my Town” rigenerato nella forma e nello spirito. In “Scompariranno i Falchi Dal Paese” si prova ancora qualcosa di diversamente ispirato, nelle sequenze musicali accompagnate da un inedito Dimartino oratore. Tutto sempre completamente “diverso” dal solito nei due conclusivi pezzi “Come Fanno le Stelle” e “Non Torneremo Più”, una dimostrazione di grande versatilità e prontezza di riflessi intellettuali. Non Vengo Più Mamma sarebbe bello non lasciarlo mai andare via dal vostro giradischi, una boccata di aria nuova, pulita, il desiderio di non dare mai niente per scontato nella vita. Dimartino non delude mai anche quando gioca con qualcosa che naturalmente non gli appartiene, la sua vocazione è quella di fare musica, per il resto divertiamoci nel vederlo giocare con ben riuscite sperimentazioni, Non Vengo Più Mamma suona come una piacevole parentesi nella carriera ancora tutta da fare di uno dei migliori artisti dello stivale. Forza Dimartino, noi non ti lasceremo mai.

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Nient’Altro Che Macerie – Al Vento

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Nient’Altro Che Macerie escono per 4V4 Records portandosi dietro una notevole considerazione di pubblico e l’aspettativa diventa inesorabilmente alta, talmente alta da rendere il loro esordio discografico (un anno prima erano usciti con un Ep Circostanze) molto interessante. Al Vento, ecco come prende nome il disco dei Nient’Altro Che Macerie, un vento talmente tagliente e disordinato da portarsi dietro di se tutto quello che si incontra, non c’è assolutamente bisogno di tenerezza in questo disco, un disco acerbo e maleodorante, l’odore acre delle chitarre rabbiose che non cercano certamente complimenti, piuttosto si farebbero spaccare la testa.

Si parte con estrema rabbia curata, “In Silenzio”, quel frangente bello e in crescita dello Stoner italiano però in qualche modo reso in maniera splendidamente Post Rock, Post Indie, Post Tutto. Poi si continua sulla stessa linea dura, “Il Senso Della Fine”, come dicevo prima Al Vento non lascia traspirare assolutamente leziosità. E tu sei lo sbaglio in persona. Poi rivivo sonorità alla Mimì Clementi quando il disco porta alla mia conoscenza “Evitabili Prospettive”, pezzo molto introspettivo che comunque mantiene sempre l’aria spocchiosa di chi proprio non vuole sentirsi delizioso. La delizia forse dimentichiamo che non appartiene quasi mai alle nostre fottute vite di sofferenza sembrano voler portare alla ribalta i giovanissimi musicisti di Milano celati dietro il moniker distruttivo di  Nient’Altro Che Macerie, e di macerie ne abbiamo viste tante in questi ultimi anni. Il disco riprende subito la propria identità nerboruta quando Al Vento propone “Reazione al Nulla (Emesi), una ritmica da mare in tempesta, una risolutezza sconcertante nella voce sempre tirata al massimo, non c’è possibilità di riprendere fiato. Affoghiamo. “Le Parole Tra i Denti” è ancora rivoluzione e voglia di andare contro, riff grezzi e belli come poche volte è difficile associare questi due aggettivi. Poi “Quello Che Vorrei Davvero” chiude decisamente in gloria l’esperienza discografica dei Nient’Altro Che Macerie, una disco talmente singolare nei generi da non scendere mai nella scontatezza delle scelte, soluzioni che vengono dallo stomaco e gridate senza troppe referenziali remore. I Nient’Altro Che Macerie sono una band giovanissima che mette subito in chiaro le proprie intenzioni, sono sbruffoni, sono smaniosi e ragionano d’istinto ma Al Vento è un bel disco che merita tutti gli elogi del caso. Bravi questi milanesi che portano alto il valore della musica italiana.


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The Incredulous Eyes – Here’s The Tempo…

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Esiste ancora chi pensa che la musica non sia morta completamente, chi con passione decide di registrare un disco, chi se ne frega delle stronze tendenze modaiole del momento e cerca di arrivare al cuore tirando fuori molte idee e tanta grinta. Qualcuno nel duemilatredici riesce a mandare a fanculo L’Indie Rock.

The Incredulous Eyes sono italiani ma il suono che buttano dentro il disco d’esordio Here’s The Tempo… sembra arrivare dritto dritto da quel complesso artistico degli anni settanta a cui noi disperati cittadini italiani non eravamo molto abituati, le nostre tendenze musicali fatta eccezione per qualche raro caso erano indegnamente differenti dal resto del mondo evoluto. The Incredulous Eyes è un progetto prettamente Rock che strizza l’occhio al passato, erano anni che non ascoltavo più un disco completamente “suonato davvero” senza strane alterazioni e diavolerie nauseanti che fanno tanto figo, gli strumenti sono nudi e crudi senza bisogno di farsi paranoici lifting capaci soltanto di stravolgere la realtà. Entrare subito in simbiosi con il disco è roba pratica e veloce per tutte le orecchie, non bisogna avere particolari capacità intellettuali da nerd suicida per apprezzare tutto il contenuto di Here’s The Tempo…, l’impatto è immediato e senza controindicazioni fatta eccezione per la smisurata voglia di ascoltarlo nuovamente. Beh, a questo cd vale la pena dare tutte le possibilità di cui ha bisogno, non facciamo finta di non apprezzare quello che le nostre marziane orecchie hanno voglia di ascoltare, non giochiamo con il fuoco, si brucia.

Rock bello dritto che si sporca di Blues e penso alle “experience” chitarristiche alla Jimi Hendrix e ai saltini tutti rock’n’roll di Keith Richards, un risultato nudo e crudo che non ha bisogno di essere condito. I lupi mangiano carne cruda, questo lo sanno tutti (almeno spero). Il singolo di lancio di Here’s The Tempo… di cui esiste anche un video si chiama “The Fisherman” (da non confondere con John The Fisherman dei Primus), un pezzo talmente rapido e geniale da ficcarsi subito dentro la testolina, una concretezza di esecuzione da ammirare e farne buon uso. The Incredulous Eyes marciranno volontariamente nel limbo del Rock con la consapevolezza di aver registrato un grande lavoro che aspetta solamente di essere ascoltato e venerato, il fatto di suonare Rock senza contaminazione è una scommessa che la band abruzzese ha deciso di portare avanti senza troppi fronzoli leccaculi e ruffiani, la loro musica è passione. Here’s The Tempo… è un disco che spacca il culo, impariamo a non lasciarci troppo influenzare dalla plastica che ci gira attorno, ascoltate quello che avete il diritto di ascoltare. Il Rock è un diritto.

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Ulan Bator – En France/En Transe

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Forse non sarà un caso se Michael Gira degli Swans ha definito gli Ulan Bator una delle migliori band francesi degli ultimi trecento anni, forse ne sarà contento il mentore tutto fare Amaury Cambuzat, forse dobbiamo essere contenti un pochino tutti quanti quando questi francesi decidono di entrare in studio di registrazione. Lo hanno fatto ancora e questa volta il loro disco En France/En Transe stravolge completamente le regole del suono caricando pericolosamente a morte una molla pronta a schizzarti sulla faccia. Si sente molto la ricerca del suono e la mano del (anche) produttore Cambuzat non lascia mai niente al caso, minuziose ricerche sonore per garantire un effetto suggestivo e innaturale. En France/En Transe è un lavoro decisamente non umano, uno stravolgimento surreale della realtà, maniacale cura delle piccole sfaccettature dove il diavolo riesce a nascondersi per dare quel tocco “bastardo” al sound del disco. Perché diciamo pure sinceramente che le band che riescono ad avere quei “suoni” sono veramente poche, una dote che distingue nettamente gli Ulan Bator da tutto il resto, loro ne sono consapevoli e sfoggiano questa loro grandezza ad ogni produzione. Questo album in particolare è un vortice irrequieto di sensazioni forti, lo stomaco stringe forte per tutta la sua durata non lasciando mai spazio alla tranquillità, un totale stato di agitazione dalla quale non si riesce ad uscire con le proprie forze. Già dal primo pezzo “Take Off” la sensazione di soffocamento è fortissima, nel seguire del disco le chitarre sono rovinosamente belle e la ritmica è talmente sporca da piacere all’infinito, un concept quasi interamente strumentale con gorgheggi vocali ai limiti della normalità.

E’ sempre bello avere a che fare con dischi di questo livello, è sempre particolarmente bello ascoltare le opere di musicisti di indiscusso talento continuare a scrivere pezzi di questa caratura nonostante tantissimi anni di musica sulle spalle (li ricordo in tour con i CSI tantissimo tempo fa), la voglia di rimettersi continuamente in discussione sembra essere il patto che gli Ulan Bator hanno stretto con il demonio, lo stesso che rende diabolici i brani di En France/En Transe. Il paradiso è tutta un’altra cosa, la musica rock non gli appartiene, a questa band piace scaldarsi tra le fiamme rosse della passione. Lasciamoci conquistare dalla musica degli Ulan Bator buttandoci nell’ascolto di questo disco in completo abbandono e con l’intenzione seria di farsi del male, una mantide pronta a sferrare un colpo mortale, una band da ammirare e portare alta tra le glorie della musica moderna. Gli Ulan Bator dimostrano di essere più vivi che mai registrando un disco superlativo sotto ogni punto di vista,  En France/En Transe supera tutti i concetti di sperimentazione, provatelo e rimarrete schiacciati. Se cercate ancora qualcosa di emozionante nella musica questa è l’occasione che non potete lasciarvi scappare, c’è veramente tanto da imparare da questi maledetti francesi.

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Cosmo – Disordine

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La musica d’autore italiana in qualche modo è viva, sono qui a renderlo noto con una felicità che mi stringe il cuore e con una notevole quantità di gioia interiore. L’album d’esordio di Cosmo ne è la prova, l’album d’esordio di Cosmo si chiama Disordine. Dietro l’artistico nome di Cosmo si “nasconde” il cuore pulsante dei Drink to Me Marco Jacopo Bianchi, un musicista con una vena artistica talmente in fermento da non riuscire a trovare mai pace e con una voglia di sperimentare ai limiti delle possibilità umane. Bene, ma siamo qui per parlare del disco e che disco. Come dicevo prima la musica italiana impatta contro qualcosa a cui non era certamente abituata, Disordine è cantautorato italiano in forma evoluta, una roba talmente ben confezionata da rimanerci spiazzati con grande interesse sin dalle primissime battute. Si canta e parecchio bene in questo lavoro, i testi sono curati (e molto belli) e la musica si mette sopra le spalle quintalate di elettronica propositiva, immaginate un Lucio Battisti catapultato negli anni dieci sopra una DeLorean con tutte le diavolerie tecnologiche di questo periodo storico e l’intenzione di incidere Anima Latina, il risultato sarà un disco terribilmente Elettro Pop come il sotto esame Disordine. Paragone forte ma sincero.

Cosmo butta dentro Disordine un’impressionante quantità di emozioni interstellari, le parole si fondono dentro le melodie sintetiche ma non troppo fredde, un equilibrio perfetto tra classico e sperimentazione.
Disordine si apre con “Dedica” e subito gli occhi diventano incessantemente sbarrati, molto intensa, il brano ci prepara alla più schizofrenica “Ho Visto un Dio” dalla quale è difficile scollegarsi. Non mi riprendo affatto quando subisco tre coltellate letali della lunghezza penetrante di “Le Cose Più Rare”, “Wittgenstein” e “Numeri e Parole”. Si torna prepotentemente al pop più popular esistente quando si ascolta “Ecco la Felicità”, un’orecchiabilità talmente schietta e sincera da prolungare l’ascolto per svariate volte prima di passare alle più intime tracce che vengono a seguire di cui non sto qui a farvi la noiosissima recensione step by step. Disordine rimane un disco da godersi nel complesso senza scendere nella banalità delle singole situazioni, ovviamente non tutto regge lo stesso livello (sarebbe la perfezione che non esiste) ma il prodotto aderisce precisamente al concetto del “disco” che tutti vorrebbero ascoltare. Un esordio che non poteva essere più colorato per Cosmo, l’elettro cantautore più impressionabile di questo già prepotentemente smezzato duemilatredici, mi verrebbe da urlare “Cazzo che disco” ma per educazione non è possibile.

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La Band Della Settimana: Albedo

Written by Novità

Albedo significa indipendenza stilistica. Creare se stessi in piena autonomia.

E sono proprio gli Albedo la band della settimana su Rockambula, sono di Milano e hanno appena pubblicato il loro terzo bellissimo disco.

Considerati una promessa per la loro attitudine sincera attaccata a un Rock tradizionale ma mai banale per le liriche sempre più ispirate e cantate in italiano, la band pubblica agli inizi del 2012 A Casa. L’unico video estratto dal disco , “L’Amore è un Livido”, filmato da tre studenti dello Ied di Milano, viene caricato su Rolling Stone.
Hanno girato mezza Italia e condiviso il palco con Giorgio Canali, Moltheni, Zen Circus, Brunori, Gionata Mirai, Sick Tamburo e tanti altri artisti.
Nel 2012 partecipano alla prestigiosa edizione estiva del Miami Festival, insieme ai nomi più importanti della scena indipendente italiana.
Ad aprile 2013 esce il terzo album Lezioni Di Anatomia, edito da Inconsapevole Records e dalla neonata V4V Records.
Un concept originale, affascinante ed allegorico, un lavoro intimo e introspettivo, ma al cui interno ognuno può allo stesso tempo abbracciare un pezzo proprio, una particella di vita rimossa con precisione chirurgica, un frammento di esperienza ricucito sulla pelle per guarire il presente e costruire un futuro migliore.La nostra vita raccontata da chi la vive davvero. Le emozioni, i sentimenti e gli episodi di tutti i giorni visti dalla prospettiva unica e privilegiata degli organi del corpo umano.

 

Potete leggere la nostra recensione e la nostra intervista.
Vi lasciamo al loro ultimo video “Cuore”, buona visione.

 

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Alley

Written by Interviste

Sono i vincitori di AltrocheSanRemo Volume2. Sono gli Alley e avrete ascoltato i pezzi del loro ultimo lavoro sulla notra home. Sono cinque amici che hanno deciso di dare l’anima alla musica e vi chiedono solo di starli a sentire. Ecco l’intervista realizzata con gli Alley da Riccardo Merolli.

Bene, per iniziare fateci capire chi sono gli Alley…
Alley è un progetto che ho fondato io (Davide Chiari), assieme ai musicisti che ora suonano con me: Samuele Pedrazzani, Moreno Barbieri, Damiano Negrisoli e Giacomo Parisio. Il progetto è nato effettivamente quando in una notte ho composto il primo lavoro, “Nag Champa”. In quel momento ha cominciato ad esistere Alley, successivamente il tutto si è realizzato nei live e nella loro preparazione, quando gli amici che ho indicato precedentemente, hanno cominciato ad apprezzare e voler partecipare attivamente nel progetto. A seguito la formula si è ripetuta, anche stavolta funzionante nel secondo album “Tales from the Pizzeria”.

Come nasce la vostra musica?
La nostra musica e le parole sono composte principalmente da me (Davide Chiari) in entrambi gli album finora pubblicati e sarà così anche per i progetti futuri. Il miglior risultato è stato ottenuto lasciando per e durante le situazioni live, carta bianca a tutti gli amici/artisti con cui mi esibisco. Ognuno conosce i propri e gli altri limiti e sa come muoversi di conseguenza, seguendo la traccia principale della canzone, ma ogni volta cambiando rifiniture e addirittura carattere o genere dell’intera canzone. Insomma, ci si intende con gli occhi e si suona, divertendosi un sacco. Speriamo anche di divertire il pubblico.

Avete traguardi da raggiungere?
Tantissimi, anche se il principale traguardo resta quello di far che Alley divenga un mestiere di passione pura sia per me che per tutti nella band.

Quali difficoltà trovate nell’inserirvi nella musica italiana?
Molte, ad esempio il muro mediatico delle tv e dei giornali, che dà un’importanza “imbarazzante” alla musica-spazzatura. Esso costituisce un ostacolo che non solo ci toglie spazio (noi compresi) negli spazi di possibile divulgazione, ma ci toglie anche importanza artistica. Ciò che ci viene tolto finisce per portare più risalto a loro, ovvero gli “anti-artisti”. Noi lo vediamo direttamente dal numero di serate che vengono artisticamente preferite con dj o con coverband. Da menzionare anche le preferenze nei concorsi musicali in cui si suona, all’interno dei quali molto spesso, gli esiti sono già decisi.

Pensate che il sistema indipendente in Italia sia malato? Perché?
No, non penso sia troppo malato, anzi “capillare” ed “intrigante”. Piuttosto, data la crisi, si potrebbe definire in “pausa vegetativa”. C’è comunque un sacco di aria di ripresa.

Quale pubblico potrebbe cogliere in pieno il senso delle vostre creazioni?
Tutti coloro che possono cogliere e godere dei nostri rimandi stilistici. Solitamente le persone al di sopra dei 18 anni, quelle che ascoltano buona musica (hehehehe).

Cosa fareste pur di diventare “famosi”?
La fama non è una condizione che arriva istantaneamente, credo. Sputeremo sangue come tutti e ci si divertirà un sacco.

Avete degli idoli nei vostri ascolti personali che influenzano la vostra musica?
David Bowie, Led Zeppelin, Lou Reed, Pentangle, Electric Light Orchestra, Roxy Music, ecc. , comunque tanto Rock e Glam dei primi settanta.

Cosa odiate della musica italiana (artisti compresi, fuori i nomi!) e cosa invece amate?
Non ci sono degli artisti che odiamo del tutto, a parte Gigi D’Alessio e affinissimi. C’è chi apprezziamo più di altri, tra cui spicca Clem Sacco.

È importante e giusta la diffusione di musica su internet?
Importantissima e se si vuole, quasi completa di tutte le funzionalità di cui un artista dovrebbe disporre.

Cosa c’è nel futuro immediato degli Alley?
Un po’ di date sparse nel nord Italia, soprattutto nella zona di Brescia. E non è da escludere qualche uscita per l’estate.

Qualcosa che tenete a dire e che non vi è stato chiesto. Ditelo qui, sinceramente…
Samuele Pedrazzani, quello alto e biondo, ha davvero una barba così folta (…visto che non ce l’avete chiesto). Secondo noi è importante che la gente lo sappia. (hehehehe)

 

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This is Head – The Album ID BOPS

Written by Novità

Ancora una volta un disco di una band svedese tra le mie mani, fuori è troppo caldo per questa musica ma una pioggia improvvisa crea la giusta atmosfera. Io musicalmente li ho sempre visti superiori gli svedesi, sarà qualche concetto assurdo assorbito con gli anni di ascolti ma non mi ricordo un disco svedese che facesse completamente schifo. Questa volta la mia attenzione è chiamata a confrontarsi con i This is Head e il loro disco The Album ID. Il lavoro suona senza troppi giri di parole sotto un tetto indie pop rock tipicamente (nord)europeo, le melodie semplici ma orecchiabili catturano subito l’ascoltatore temporaneamente ipnotizzato, tutti i pezzi si legano tra di loro con una semplicità disarmante. Brani come “Staring Lenses” e “Summertime” rendono molto bene l’idea di The Album ID. Non voglio lasciarmi scappare la naturale passione trasmessa dai This is Head, non sarà certamente un capolavoro ma ricordiamo sempre che sono svedesi e gli svedesi fanno le cose per bene. Almeno è quello che da anni continuo a credere.

http://www.youtube.com/watch?v=kUlMJ4edhrM

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