Con Mosè Santamaria bisogna stare attenti. Personaggio subito affascinante ma pericoloso, con questo alone mistico e quei riferimenti (Jodorowsky, Gurdjieff, ganja, mitologie, Bibbia) che basta poco per far crollare tutto nel pasticciaccio New Age. Nonostante le apparenze, in #RisorseUmane questo non succede. Il misticismo è una filigrana: i riferimenti culturali, esperienziali di Santamaria sono tra le righe, ma lui racconta altro, (anche) attraverso questi. Sono storie di un Pop focalizzato, intelligente, o di un Cantautorato alieno ma accessibile: amori perduti, infuocati o gentili, carnali, platonici o spirituali, raccontati con tratti vividi (“Mata Hari”), soffusi (“I Colori di Françoise”), intensi (“A Nizza”), oppure storie di paese (“I Love You Marzano”) o di città (“L’Altra Parte della Città” ), o ancora appunti e riflessioni sulla scoperta di sé e del mondo, sull’evoluzione del proprio essere e di ciò che lo circonda (“Mine Vaganti”, “Come gli Dei”, “Passato Prossimo”). Santamaria racconta e si racconta con freschezza, con una leggerezza attenta, non troppo incline al caso, con accostamenti a volte sorprendenti che lo rendono interessante. Meno focalizzate le zone dove si ironizza (“Compromessi e Chiacchiere da Bar”, la più banalotta), ma nel complesso il tutto si regge sulle proprie gambe senza molta difficoltà. La musica segue il mondo delle canzoni, si adatta senza volersi etichettare in maniera troppo chiara, e quindi mescola strumenti acustici e virtuali in arrangiamenti mai casuali, alle volte veramente saporiti, stuzzicanti (“A Nizza”, per esempio), sempre in un’ottica Pop ma con una netta veste Elettronica, spesso uptempo, con ganci ad ogni angolo e in cui tutto (o quasi) rimane nelle orecchie e nella testa abbastanza in fretta. Pur se armonicamente abbastanza lineare, #RisorseUmane sa rendersi vario con guizzi e storture (di pianoforti, fiati, synth, cori…) che nobilitano e soddisfano. Detto questo, rimangono le ombre: in primis la voce, sforzata, imprecisa, un timbro posticcio, impostato, che si infila tra me e l’ascolto sereno di questo disco come uno scoglio praticamente insormontabile. E poi, poco distante, lo scarso senso melodico/metrico, che spesso fa intorcinare le frasi, le incaglia, le espande e le svuota, con effetti a volte pesanti sullo scorrere dei testi e in generale delle melodie. C’è insomma un personaggio molto interessante che sta facendo un percorso curioso, sincero e appassionato, con qualche difetto che non è chiaro se sia vezzo o limite: bisogna vedere come e quanto evolverà da questo, comunque buono, punto di partenza.
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“I Love you Marzano” è il primo singolo di Mosè Santamaria
“I Love you Marzano” è il primo singolo con relativo videoclip su YouTube del cosmico cantautore pop Mosè Santamaria. Il brano anticipa l’uscita, prevista per il 4 dicembre, del disco di debutto #RisorseUmane su etichetta Dischi Soviet Studio. Nove canzoni di misticismo quotidiano che accompagnano in un bar di provincia gli esseni, Gurdjeff e Jodorowsky. E proprio al film “El Topo” si ispirano i costumi del clip girato dai videomaker Davide Guerra e Jacopo Santarello, che ritrae un vero e proprio atto psicomagico, una teatralizzazione della morte di Mosè, perché – racconta lui stesso – “come diceva Gurdjeff per svegliarsi occorre rinascere e per rinascere serve prima morire”. “I love you Marzano”, prodotto da Martino Cuman (Non Voglio che Clara) come tutte le tracce del disco d’esordio di Mosè Santamaria, è un brano ironico “sugli anni dell’adolescenza, dei due di picche, dei film di Jodorowsky, della ganja, degli sciamani, della fame di sapere e di quella tendenza a unire gli opposti o decontestualizzare ciò che è normale per trasformare la realtà in un’esperienza extrasensoriale”.
Tutto questo nella più cronica provincia italiana, che per Mosè è un luogo geografico ma anche una dimensione esistenziale, dove le condizioni che limitano le vite di ciascuno impediscono all’uomo di trovare la propria essenza divina.
Quella provincia che è “una piazza, un talk show di paese dove ognuno ha le sue croci, chi è malato di calcio, chi tradisce il marito, chi è rapito dagli alieni”. E difatti il video di “I love you Marzano” è ambientato al Lago del Brugneto e in un ranch nel comune di Torriglia vicino a dove Pier Fortunato Zanfretta raccontò di essere stato rapito dai rettiliani.