Si può cominciare il 2016 con un concerto capace di condurti in atmosfere appartenenti ad un passato che alcuni conoscono in maniera indiretta (tipo la sottoscritta), ma che per altri rappresenta il periodo che ha segnato la propria giovinezza? Certo! Sto parlando del periodo che ruota intorno agli anni 70, e possono confermarlo anche le (poche, ahimé) groupies presenti sotto il palco, resuscitate e messe in tiro per l’occasione. Coloro che hanno permesso una tale salto nel passato sono The Winstons, band italianissima composta da tre musicisti alquanto conosciuti nel panorama musicale italiano: Enrico Gabrielli (Enro Winston), Roberto Dell’Era (Bob Winston) e Lino Gitto (Linnon Winston). Ed il pubblico? Beh, certo, non vi sarete mica aspettati pantaloni a zampa e camicette floreali! Sono però sicura che qualche giovanotto un po’ troppo cresciuto presente in sala, all’incirca sulla cinquantina, dal baffo folto e dal capello lungo, un paio di quei pantaloni li avrebbe indossati volentieri.
The Winstons cominciano a suonare intorno alle 23.00, e la sensazione è davvero quella di essere catapultati nel passato. La formazione iniziale vede Gitto alla batteria, Dell’Era al basso e Gabrielli alle tastiere, ma ci saranno molti cambi di strumenti nel corso della serata, tra chitarre, flauti, sax e strumenti obsoleti (per esempio un lettore di cassette che riproduce una voce registrata), fino ad arrivare al cambio di postazione che vede Gabrielli cimentarsi alla batteria e Gitto alle tastiere. A cantare, invece, ci saranno tre voci, soliste o no, a seconda dei casi. Il repertorio non è vastissimo (lo ammetterà anche Gabrielli nel corso della serata); The Winstons sono una band di nuova formazione (fa quasi impressione scriverlo, vista l’esperienza dei musicisti che la compongono, ma nella realtà dei fatti è così). Il loro album omonimo viene suonato per intero, e l’ordine dei brani è lo stesso di quello del disco. Il finale invece si chiude con un tributo a chi ha fatto la storia del Prog, e a quei fantastici anni ’70: i Genesis con la loro “Firth of Fifth” tratta da Selling England by the Pound. Un concerto coinvolgente, dove non è mancata l’ironia, né divertimento, né il movimento sul palco ma soprattutto non è mancata della buona musica.