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I Salici – Sowing Light
Natura, cultura rurale e territorio. Questi tre elementi sono già sufficienti a dare una prima immagine de I Salici, band friulana che coniuga un animo dichiaratamente Folk ad un’attitudine DIY. E’ infatti opera dei ragazzi il proprio studio di registrazione ricavato in una casa di pietra nella campagna friulana. Musica ma anche valorizzazione del territorio per I Salici che sette anni fa hanno dato vita al festival AESON, rassegna che porta performances culturali all’interno dei boschi e delle acque del fiume Isonzo. Ed è inevitabile che tutto ciò non si rifletta nella musica. Dopo il buon esordio, seppur acerbo, di Nowhere Better Than This Place, Somewhere Better Than This Place I Salici ritornano con Sowing Light. Mai titolo fu più profetico, seminare la luce è proprio ciò che la band riesce a fare in un disco rapidissimo e coinvolgente. Il passaggio da un genere all’altro avviene in modo molto fluido: il prog accennato di “Ocean’soutshine” cede il passo al Folk sudato di “Fernando” e a quello più tranquillo di “Wild One”. Ma Sowing Light non è solo un rimbalzarsi di questi due generi, c’è anche il Rock Blues radicale dei 70s (“Young Heart Be in Love Tonight”, “Got a Clock”). Il punto di contatto per tutto è il sogno, un’aleggiante atmosfera onirica che in musica si traduce con la psichedelia, concetto che permea ogni singola traccia dell’album. Siamo di fronte ad un prodotto fresco e nuovo che riesce a sposare in modo non troppo cervellotico l’unica via ormai possibile per la musica indipendente: il Crossover. Sowing Light ci regala dodici tracce mai stucchevoli che sebbene declinate in vari generi, trovano una perfetta coerenza interna che emerge e che qui ha il significato di riconoscibilità, in senso buono. I Salici superano abbondandemente la prova del secondo album con la faretra ancora piena di idee per il futuro.
Virgo – L’Appuntamento
Non è mai facile sposare uno stile Rock Blues potente con testi cantanti in lingua italiana. Ebbene con questa prima opera totalmente autoprodotta, i Virgo ci riescono positivamente. Nati nel 2008 con il nome Papataci arrivano ad oggi con un diverso nome e qualche cambio di formazione, tra cui l’arrivo del cantante Daniele Perrino. Un sound d’ispirazione americana, duro ed avvolgente, fatto di chitarre elettriche sempre in primo piano e da basso e batteria precisi e puntuali che dettano il tempo di una musica che dimostra come il Rock cantato in italiano non sia una semplice utopia od un semplice ricordo del passato. I testi delle canzoni si presentano semplici ma molto diretti, introspettivi e con sprazzi di esistenzialismo.
Elemento di non poco conto, per quanto riguarda la struttura dei testi, è la mancanza di particolari espedienti per incastrare frasi e parole il più “onomatopeiche” possibili (seppur in italiano ce ne siano ben poche, non abbiamo la facilità dell’inglese e su questo argomento potrebbe aprirsi un dibattito infinito tra rock italiano, all’italiana, turco, esiste o no il rock non inglese etc etc.. lasciamo stare) per cercare di seguire il sound. C’è, poi, Daniele Perrino. Il cantante, già noto sulla scena nazionale per collaborazioni con Mario Biondi, dotato di una voce profonda ed intensa accompagna l’ascoltatore lungo tutto l’album in un percorso fatto di disagio, spesso malinconico, e rabbia. L’elettricità del Rock dei Virgo regala impeto e vigore senza mai perdere l’inquietudine dei toni oscuri che traspaiono dai testi, grazie proprio alle interpretazione ed alle doti canore del cantante. Tra i pezzi più significativi da sottolineare la track d’apertura “Non ti Sogno Più”, un brano ipnotico con un ottimo groove e tanta energia, la più esistenzialista dell’album “Il Tempo della Memoria” e “L’Appuntamento”, traccia che dà nome all’album, caratterizzata da un clima cupo fatto di nostalgiche chitarre acustiche e prepotenti sonorità elettriche dove la voce del singer si diverte giostrare tra alti e bassi.
Dieci le tracce totale di cui una soltanto in inglese “If It’s Love”, dove tra l’altro se la cavano egregiamente, e questo è un altro punto a favore del lavoro. Un lavoro ben riuscito e da premiare, soprattutto per la personalità, con un buon voto e con tanti ascolti.