Il nuovo disco di Valerio JOVINE, il nono della sua carriera che questa volta torna a presentare come solista, si intitola Parla più forte come fosse un invito a tirar fuori il carattere piuttosto che il coraggio per andar contro l’omologazione dell’apparire. Parola di JOVINE reduce comunque da un’esperienza di Talent Show nella quale però ha dato prova di come si possa mostrare altro oltre ai contenuti conformisti secondo i dettami e le regole delle grandi distribuzioni. Il suo Raggae Style è molto piaciuto e da sempre apprezzato. Innumerevoli collaborazioni e vita vissuta di strade e concerto. In questo disco troviamo Zulù dei 99 Posse ma anche Clementino e un certa dosa di polemica ironica e genuina contro il conformismo italiano.
Il video che lanciamo è riferito all’ultimo singolo estratto, parla proprio di questo a partire dal titolo: “Vivo in un reality show”. A luci spente, spettacolo finito, la vita dell’artista deve continuare, come a voler parafrasare l’invito a costruire sempre e comunque verso una via di sani principi che deve quindi poter vivere di vita propria e non di luce riflessa.
Un bel lavoro di grande musica italiana, giovanissima e a tratti adolescenziale, ma sicuramente pregiata di un suono che sa come conquistare pubblico e critica. D’altronde JOVINE ci aveva abituato a grandi riscontri, a Napoli prima dov’è considerato forse una delle punte di diamante della nuovissima scena musicale partenopea, e nel resto di Italia poi dando libero sfogo alla sua altrettanto genuina voglia di mostrarsi senza troppi compromessi.
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La band della settimana: JOVINE
Calista Divine – Vacante
Desiderio grande di sentirsi sopra il tetto del mondo, magari imparando ad ammettere i propri sbagli, magari sentendosi liberi di correre nudi per strada. Tanto freddo, la pelle è secca, le piaghe non danno tregua, la sofferenza aumenta a dismisura. Tutta un’altra dimensione quella proiettata dai Calista Divine, il loro primo full length Vacante suona talmente violento da restare inerti, il modo migliore di suonare Post Rock nel 2014. La produzione di Cristiano Santini, mixato da Giulio Ragno Favero de Il Teatro degli Orrori, masterizzato da Jo Ferliga degli Aucan, uscirà il prossimo Ottobre sotto etichetta F.O.H. Records. Il sound pulitissimo e meticoloso entra rapido nelle orecchie per poi uscirne, poi ancora dentro e poi di nuovo fuori per una sequenza infinita di avvenimenti. “Ma ci sono pensieri che non riesce a trattenere, ci sono pensieri che lo fanno sentire come se andasse a tutta velocità in un tunnel, in equilibrio sopra un’asse di legno che corre su due rotaie” (Massimo Volume, “Alessandro”). Elettronica miscelata ad una ritmica impaziente, sempre tirata, un gancio sotto il mento, qualcuno inizia a sentire forte il fiato sul collo. Poi in tutti i pezzi esplode la bomba. Iniziate a trattenere il fiato all’inizio di “Astray”, qualcosa nella vostra vita potrebbe cambiare per sempre, niente tornerà più come prima, il sole è sceso per sempre. Sperimentazione sonora degna del miglior Amaury Cambuzat, un’esagerazione “sperimentale” riportata in forma canzone, l’opposto che si potrebbe percepire ascoltando Bologna Violenta per intenderci. E di queste produzioni bisognerebbe andare fieri, sono tanti i motivi che potrei elencare per elogiare Vacante, i Calista Divine sono italiani e per questo sbatterei il disco sul muso dei critichini troppo atteggiati a catalogare l’alternativo italiano nei soliti venti gruppi. Un cuore pulsante di creatività è pronto per sfornare lavori di questo livello, sette brani completi sotto ogni punto di vista, mi sento di citare “Be Lost”, ma tutti gli altri hanno diritto di fare parte di questo straordinario album. Sarebbe bello riuscisse ad entrare tranquillamente in tutte le orecchie, sarebbe una questione di educazione musicale, sarebbe una vera e propria rivoluzione culturale. Vacante rappresenta alla grande lo stato di salute della musica italiana, innovazione, tecnica e razionalità. Lasciamo che i chitarrini tornino a suonare sulla spiaggia, noi abbiamo bisogno di tornare ad alzare la testa, i Calista Divine sono un motivo in più per sentirci fieri di ascoltare musica italiana. Non potevano esordire in maniera migliore.
Chambers – Colpi Scapoli
E’ inesatto definire Colpi Scapoli l’ultimo disco dei toscani Chambers. Però la parola compilation stona terribilmente nel mio vocabolario, anche se è quello che è a tutti gli effetti. Questo nuovo lavoro, fresco fresco di stampa come sempre sotto la benedizione della To Lose La Track, è una raccolta di brani registrati tra il 2009 e il 2014. Il menu comprende remix, cover, canzoni già edite ed alcune proposte per la prima volta in madrelingua. Le prime tre fanno proprio parte della categoria appena indicata. Sono infatti riproposizioni di altrettanti pezzi usciti nel 2010 nell’omonimo disco d’esordio ed all’epoca eseguite in inglese. “Pianura” (originariamente “Second Wall War”) è un’epopea di oltre sette minuti che racchiude tutte le sfaccettature del sound grezzo dei Chambers: screaming nevrotici e rallentamenti improvvisi, dettati dalla ritmica forgiata da Gigi e Nicola.
Il giro nelle montagne russe prosegue con l’azione/reazione di “Discesa” (“Black To The Future”) e “Salita” (“A Planet Is On Fire”). In balia delle vertigini tocca a un altro trio di composizioni, partorite l’anno scorso per lo split con i The Death of Anna Karina, sconvolgerci ulteriormente le cervella. All’interno di esse c’è “La Sera Leoni, La Mattina Leoni”, forse quanto di più melodico e, allo stesso tempo, di più violento sia mai venuto fuori dal song writing della band. Questa seconda parte cede il passo a ben quattro cover: nomino prima classificata “This Is Not A Love Song” dei Public Image Ltd, riletta in modo audace, in una mistura barcollante tra i Pixies ultima manierae i Deftones primevi, come se ci fosse una sorta d’immaginario passaggio del testimone. Chiude il cerchio l’evitabile remix elettronico di “Le Facce Uguali di Due Medaglie Diverse”, che prevede Johnny Mox relegato al ruolo di guest star. Colpi Scapoli ha la doppia valenza di essere un punto d’inizio ideale per chi non li ha mai seguiti e una riconferma agli occhi dei loro sostenitori. Se capitano a suonare dalle vostre parti, correte a vederli. Su disco spaccano. Dal vivo spettinerebbero un pelato.