Il nuovo disco di Valerio JOVINE, il nono della sua carriera che questa volta torna a presentare come solista, si intitola Parla più forte come fosse un invito a tirar fuori il carattere piuttosto che il coraggio per andar contro l’omologazione dell’apparire. Parola di JOVINE reduce comunque da un’esperienza di Talent Show nella quale però ha dato prova di come si possa mostrare altro oltre ai contenuti conformisti secondo i dettami e le regole delle grandi distribuzioni. Il suo Raggae Style è molto piaciuto e da sempre apprezzato. Innumerevoli collaborazioni e vita vissuta di strade e concerto. In questo disco troviamo Zulù dei 99 Posse ma anche Clementino e un certa dosa di polemica ironica e genuina contro il conformismo italiano.
Il video che lanciamo è riferito all’ultimo singolo estratto, parla proprio di questo a partire dal titolo: “Vivo in un reality show”. A luci spente, spettacolo finito, la vita dell’artista deve continuare, come a voler parafrasare l’invito a costruire sempre e comunque verso una via di sani principi che deve quindi poter vivere di vita propria e non di luce riflessa.
Un bel lavoro di grande musica italiana, giovanissima e a tratti adolescenziale, ma sicuramente pregiata di un suono che sa come conquistare pubblico e critica. D’altronde JOVINE ci aveva abituato a grandi riscontri, a Napoli prima dov’è considerato forse una delle punte di diamante della nuovissima scena musicale partenopea, e nel resto di Italia poi dando libero sfogo alla sua altrettanto genuina voglia di mostrarsi senza troppi compromessi.
Rockambula Tag Archive
La band della settimana: JOVINE
Il Video della Settimana: Endi – “I Love Bombolone”
Presentato da Repubblica e poi su Rai3 all’interno di Testa o Crucis, a seguire in radio dallo scorso 7 Aprile e infine in vetrina su Earone. Numeri e anteprime interessanti, riscontri che celebrano la bella riuscita di un singolo che traina con se un bel disco di Rap italiano e non solo. Torna in scena il rapper veneto ENDI che con questo lavoro dal titolo Ci Vorrebbe la Felicità conferma la sua maturità umana ed artistica, nei testi come nelle metriche, nel gusto degli arrangiamenti come nella produzione. Il tutto in collaborazione con Martino Cuman ai beat e alle sequenze, e con la splendida Gloria B Vega che vediamo presente in quasi ogni brano. Tra questi segnaliamo “L’ultima Ferita” corredato anche da un bel video su YouTube.
Il primo estratto, il singolo di lancio che Rockambula vi presenta come video della settimana è questo tormentone che non lascia scampo e non fa prigionieri: “I Love Bombolone”. Dietro la facciata scanzonata da hit radiofonica si cela un retrogusto di amara analisi sulla situazione di omologazione alla poco lecito a cui tutti oramai siamo abituati e in qualche modo ne siamo vittime, dal politico allo spazzino. Piace davvero a tutti il “bombolone” ed ENDI lo dice e lo denuncia senza peli sulla lingua e senza dilungarsi in altro. Non perde tempo, sa benissimo come fare. Efficace come pochi. In arrivo un singolo estivo e di sicuro vi rimandiamo a tutti i canali digitali e non per un disco di bel Rap e HipHop italiano che spesso, troppo spesso, restano in file secondarie rispetto al resto della musica pop italiana.
Moonerkey
Con un anno di ritardo (parlando solamente del titolo) raccontiamo il futuro. Il concetto del continuo in un disco di bel Pop Rock italiano, l’esordio cantautorale che si fa conoscere con lo pseudonimo di Moonerkey. Equilibri sottili e quel senso liquido del tempo che passa… ed è necessario fermarsi in una fotografia. In rete il video del singolo di lancio dal titolo “La Pelle”. L’intervista per Rockambula:
Moonerkey. Iniziamo proprio da questo nome. Da dove prende origine?
Il nome letteralmente significa “la chiave di colui che vaga distrattamente, che guarda per aria”, insomma di una persona che si perde nei suoi pensieri, quale può essere una persona che compone musica. Per chiave si intende la chiave di lettura del mondo, lo sguardo sulle cose, la loro interpretazione.
Pop Rock, per dirla in breve, ma già dal primo ascolto c’è molto altro. Quanto e cosa hai rapito dall’Italia e cosa invece dal resto del mondo?
Dall’Italia ho tratto la rabbia, le delusioni, le speranze, le gioie della vita di tutti i giorni ed i ricordi. Dal resto del mondo la curiosità per i diversi approcci alla vita e certamente alla musica. In termini di riferimenti musicali per fare solo qualche nome, posso dire che in Italia sono un grande estimatore degli Afterhours ed in particolare della scrittura di Manuel Agnelli; inoltre mi sento certamente influenzato dalle suggestioni dei CSI. Fuori dell’Italia i Pearl Jam hanno un ruolo importante, così come la poesia urbana di Mark Lanegan o quella di Hugo Race.
Il primo singolo e video “La Pelle”. L’immaginario di una ballerina, il cambiare pelle, il rumore di fondo che sta cambiando. Come si legano assieme questi elementi?
La ballerina all’inizio ha gli occhi rigati di pianto e si spoglia dei vestiti di scena, abbandona la sua pelle, per conquistare una dimensione più propria, per appartenersi; alla fine del ballo infatti ha il volto pulito, sereno. E’ l’immagine di una rinascita, della straordinaria sensazione di avere ancora una volta energia e voglia di inseguire ciò che si vuole davvero. Ciò che tutti noi possiamo provare quando avvertiamo che nel profondo qualcosa si muove (il rumore di sottofondo che cambia) e decidiamo di non ignorarlo.
Mi ha colpito il brano “Il Tempo della Volgarità” dove mi è parso di scorgere una certa Italia anni ’60/‘70, almeno nella costruzione melodica. Sbaglio?
Sinceramente non l’ho scritto pensando a quelle atmosfere, almeno coscientemente. Ad ogni modo, la melodia fu scritta di getto, in una condizione di emozioni debordanti, dato che proprio in quei giorni si consumava la fine di una storia d’amore di cui parla il testo.
Bellissima l’ultima traccia “Chissà se Vedi Adesso”. Un brano minimalista, intimo e dolcissimo. Altra dimensione, altro spirito e altro cambio di scena. Ma dovendo scegliere, quale habitat sonoro ti rispecchia veramente?
Tutti quelli contenuti in 2014 mi rispecchiano perché, così come sono “vestite”, le canzoni riflettono le sfaccettature dei miei stati d’animo e dei miei gusti mutevoli per forme espressive ora più morbide ed intimiste, ora più dirette e più aggressive.
Il concetto del “Continuo”. Dalla copertina al filo conduttore di tutto il progetto. Mi piace. Viaggio come andare o come arrivare? Moonerkey verso dove sta andando?
In questo caso il viaggio è continuare ad andare, cioè proseguire verso una direzione avendo ben presente da dove si viene. Io sto andando anagraficamente verso la maturità ed artisticamente verso una nuova adolescenza.
2014. Un bel modo per iniziare il 2015. Quando sarà l’alba del 2016? Che continuo per questa musica ci sarà secondo te?
Credo di avere materiale, idee e valide collaborazioni per poter mettere in cantiere già il secondo disco, se non anche il terzo. Nei live ad esempio suoneremo anche brani inediti che faranno parte dei lavori futuri. Questo per dire che sento di avere molto da comunicare e condividere nei prossimi anni. Allo stesso tempo mi auguro che questa città riesca ad offrire alla musica originale spazi, non necessariamente materiali, qualificati.
kuTso
I kuTso sono una delle band più particolari della scena musicale italiana, sono stati alla scorsa edizione del Festival di Sanremo, adorano esibirsi dal vivo e vorrebbero la dittatura dei kuTso sulle genti italiche. Ecco una breve intervista per Rockambula.
Sorvolando sulla pronuncia del nome del gruppo e sulla diatriba che ne consegue, partiamo dalla fine. La partecipazione a Sanremo e il nuovo album. Il festival della canzone italiana, il trionfo del nazional-popolare può convivere con la musica dei kuTso?
Certo, nella misura in cui i kuTso hanno utilizzato il festival come una grande vetrina tramite cui divulgare a mari e monti il progetto così com’è, senza farsi fagocitare dall’ufficialità del contesto sanremese.
Essere arrivati in finale, lo ricordate anche sul vostro sito, è già una vittoria. Ma è proprio vero? Meglio vincere Sanremo o vendere dischi? O meglio ancora riempire locali e club in giro per l’Italia?
Meglio sempre riempire i locali tastando sul campo l’entità del consenso intorno alla band. Vincere il festival non era il nostro obiettivo, come non lo era arrivare in finale. Noi volevamo principalmente farci pubblicità e questo è avvenuto. Ora navighiamo a vista cercando di non perdere nessuna occasione e sfruttando al massimo la scia positiva che il festival ha portato.
Siete in “Perpetuo tour”, quanto conta la dimensione live per voi?
Il live è la vita vera della band. Noi siamo essenzialmente dei perfomer che esprimono al meglio se stessi durante le esibizioni dal vivo, utilizzando i propri brani come mezzo di comunicazione con il prossimo.
Un consiglio per chi vi ascolta per la prima volta in concerto?
Abbandonate qualsiasi pregiudizio e approcciate alla nostra musica con la mente sgombra dai suoni e dai cliché musicali che si è soliti ascoltare nel mondo indie come in quello mainstream. Noi siamo una cosa a parte.
Tre aggettivi per definirvi e tre per la vostra musica?
Sporchi
Brutti
Cattivi
Rocambolesca
Roboante
Funambolica
Con chi vorreste dividere un palco?
Con Jovanotti.
I vostri obiettivi per il futuro prossimo?
Arrivare ad avere almeno mille paganti ad ogni concerto in tutta Italia.
Il sogno da realizzare?
La dittatura dei kuTso sulle genti italiche.
Pending Lips Festival: terza serata
Lunedì si è tenuta la terza serata di eliminatorie del Pending Lips Festival. Una gara che mette in competizione tante band, tanti generi e che permette ai giudici e agli spettatori di conoscere nuove realtà musicali. La serata è stata interessante e musicalmente molto varia: dall’Indie Rock, al Post Rock, passando per lo Stoner e l’Hard Rock. Le tre band che si sono aggiudicate il passaggio alla semifinale sono: Fitzcataldo & The Trivettes, premiati anche dalla giuria tecnica, Lo Stato Interessante e i Someone Else’s Sisters. Noi di Rockambula abbiamo ascoltato attentamente e abbiamo deciso di premiare, per questa serata, una delle band escluse dalla semifinale i The Singer Is Dead. Il gruppo milanese nasce nel 2012 dall’idea dei fratelli Luca e Dario Doldi. Sono in quattro, il loro primo EP autoprodotto è uscito il 26 febbraio del 2014 e propongono un energico Post Rock. Sulla loro pagina facebook dichiarano: ”L’idea alla base del progetto è suonare senza limiti di genere, struttura o durata e farlo senza voci; avendo come unica linea guida le sonorità vicine al post-rock”. Dopo averli sentiti suonare live, confermiamo la loro dichiarazione. Tra tutte band salite sul palco, i The Singer Is Dead hanno dimostrato un’ottima tecnica, grande cura e attenzione per i suoni e una buona dose di forza e potenza, tutti elementi più che apprezzabili, considerata la scelta di privarsi del cantato. Nei brani proposti live, le due chitarre delineano il mood e la direzione del pezzo, spesso viaggiando insieme, trattandosi di Post Punk, mi sono mancate le derive eteree, e i loop sonori morbidi, che dilatano lo spazio e ti fanno perdere, alla God Is a Astronaut, soppiantante da influenze più Metal ed una batteria molto pressante e poco chirurgica. L‘impressione generale è comunque positiva, e se queste sono le premesso non possiamo che essere fiduciosi sul futuro del gruppo, lanciandogli la sfida ad osare ancora di più e continuare a sperimentare nuove soluzioni stiliste, nuove metriche e nuove sonorità.
Mosquitoes – Zapp [STREAMING]
Anticipato dal singolo “Bobby the Beggar”, esce Zapp, che rappresenta per i Mosquitoes – formazione folignate dalle molteplici influenze – il primo lavoro completo, registrato presso gli Urban Recording Studios e presentato in anteprima condivisa su Rockambula e Impatto Sonoro con una settimana di anticipo rispetto alla data ufficiale. Un album variegato, che oscilla tra le tinte forti dell’hardrock passando attraverso le declinazioni del blues e molto altro, e altrettanto sfaccettati sono i contenuti espressi nelle liriche.” “Abbiamo cercato di far confluire in questo disco tutta la nostra personalità e diversità in ambito musicale attraverso l’eterogeneità dei pezzi. In tutti i testi in un modo o nell’ altro parliamo di noi e della società che ci circonda, descrivendo l’alienazione a cui questa ci conduce (Bobby the Beggar) o il condizionamento mascherato da libertà che ci vincola (Legal Slavery) attraverso le varie tendenze che si susseguono o i media che ci sovrastano. Negli altri pezzi invece descriviamo le nostre esperienze, quella che può essere una serata al bar per affogare nella birra le nostre incertezze o paure (Three Blacks), o una storia d’amore vissuta in modo romantico (Breath) o per divertimento (Red Magic).”
Il Rebus – A Cosa Stai Pensando? [STREAMING]
Nel mezzo del cammin di loro vita, la band comasca Il Rebus pubblica un nuovo album, con un titolo che strizza l’occhio a quest’epoca di social network: A Cosa Stai Pensando?. Paolo Ghirimoldi, Daniele Molteni, Cristian Oberti e Fabio Zago hanno provato a rispondere all’interrogativo più inflazionato degli ultimi anni con il loro primo LP, prodotto da Max Zanotti (Deasonika, Reezophonic). Cantautorato, atmosfere sospese ma anche dirette e incisive. Il Rebus è un viaggio nell’attualità di un’Italia dove la memoria è sempre più a breve termine, dove le parole vengono usate per non dire più che per dire, dove la forma è tutto a scapito di una sostanza sminuita e spogliata dell’essenziale. Buon ascolto su Rockambula!
Rockambula vi augura un felice 2015!
Rockambula e tutta la redazione vi augurano un felice 2015! Tanta musica nel vostro 2015, spaccate il mondo!
Buon Natale da Rockambula!
Rockambula e tutta la redazione vi augurano un sereno Natale, mi raccomando, spaccate il mondo!!!
Esce Roca Básica di Rocío Rico Romero
Esce Roca Básic, l’esordio di Rocío Rico Romero, voce di origine andalusa. Una forte personalità che si fonde con gli arrangiamenti decisi e il suono Liquido, la famiglia discografia che ha dato una vestito sonoro alle sue produzioni. Grazie agli insegnamenti del Lama tibetano Venerabile Norsang, capo cantore del monastero di Gaden in India, Igor Koshkendey, esperto in canto Khoomei, e Germana Giannini, apprende vocalità diverse e scopre nuove potenzialità da sviluppare. La sua composizione è caratterizzata da una vocalità particolare, che intrecciandosi con gli strumenti dei musicisti a supporto, crea un effetto mantrico, quasi ipnotico. Anticipato dai singoli “Isabel” e “Dejame”, il disco pulsa di atmosfere quasi sempre dilatate, sospese, rarefatte. Pervaso da un’apparente quiete immensa alternata ad improvvise solitudini, Roca Básica ha arrangiamenti raffinatissimi, che si dipanano come ideogrammi tracciati su carta di riso. Sopra tutto questo, la voce cristallina, sicura e fragile allo stesso tempo, di Rocío Rico Romero. Questo lavoro prende il nome da uno dei componenti fondamentali che formano la terra dove Rocío proviene, precisamente da Huelva, porto dell’Andalusia a 9 km dall’Oceano Atlantico e a 50 km dalla frontiera col Portogallo, su una penisola chiamata Ribera de la Anicoba: nascere dalla terra è il suo cammino. Brani che racchiudono l’essenza di Rocío ma che allo stesso tempo portano con sè un susseguirsi di tante vite. Le sue radici flamenche e la sua formazione lirica non abbandonano mai completamente la composizione e si affacciano battendo un ritmo conosciuto e saporito. La struttura pop che si avverte in alcuni pezzi scompare in altri di taglio più irregolare, con una vocalità ed una impostazione diversa, inaspettata. All’improvviso un vortice sonoro spezza il brano, regalando attimi di effervescenza.