Rockambula Tag Archive

La band della settimana: JOVINE

Written by Novità

Il nuovo disco di Valerio JOVINE, il nono della sua carriera che questa volta torna a presentare come solista, si intitola Parla più forte come fosse un invito a tirar fuori il carattere piuttosto che il coraggio per andar contro l’omologazione dell’apparire. Parola di JOVINE reduce comunque da un’esperienza di Talent Show nella quale però ha dato prova di come si possa mostrare altro oltre ai contenuti conformisti secondo i dettami e le regole delle grandi distribuzioni. Il suo Raggae Style è molto piaciuto e da sempre apprezzato. Innumerevoli collaborazioni e vita vissuta di strade e concerto. In questo disco troviamo Zulù dei 99 Posse ma anche Clementino e un certa dosa di polemica ironica e genuina contro il conformismo italiano.
Il video che lanciamo è riferito all’ultimo singolo estratto, parla proprio di questo a partire dal titolo: “Vivo in un reality show”. A luci spente, spettacolo finito, la vita dell’artista deve continuare, come a voler parafrasare l’invito a costruire sempre e comunque verso una via di sani principi che deve quindi poter vivere di vita propria e non di luce riflessa.
Un bel lavoro di grande musica italiana, giovanissima e a tratti adolescenziale, ma sicuramente pregiata di un suono che sa come conquistare pubblico e critica. D’altronde JOVINE ci aveva abituato a grandi riscontri, a Napoli prima dov’è considerato forse una delle punte di diamante della nuovissima scena musicale partenopea, e nel resto di Italia poi dando libero sfogo alla sua altrettanto genuina voglia di mostrarsi senza troppi compromessi.

Read More

Il Video della Settimana: Endi – “I Love Bombolone”

Written by Senza categoria

Presentato da Repubblica e poi su Rai3 all’interno di Testa o Crucis, a seguire in radio dallo scorso 7 Aprile e infine in vetrina su Earone. Numeri e anteprime interessanti, riscontri che celebrano la bella riuscita di un singolo che traina con se un bel disco di Rap italiano e non solo. Torna in scena il rapper veneto ENDI che con questo lavoro dal titolo Ci Vorrebbe la Felicità conferma la sua maturità umana ed artistica, nei testi come nelle metriche, nel gusto degli arrangiamenti come nella produzione. Il tutto in collaborazione con Martino Cuman ai beat e alle sequenze, e con la splendida Gloria B Vega che vediamo presente in quasi ogni brano. Tra questi segnaliamo “L’ultima Ferita” corredato anche da un bel video su YouTube.
Il primo estratto, il singolo di lancio che Rockambula vi presenta come video della settimana è questo tormentone che non lascia scampo e non fa prigionieri: “I Love Bombolone”. Dietro la facciata scanzonata da hit radiofonica si cela un retrogusto di amara analisi sulla situazione di omologazione alla poco lecito a cui tutti oramai siamo abituati e in qualche modo ne siamo vittime, dal politico allo spazzino. Piace davvero a tutti il “bombolone” ed ENDI lo dice e lo denuncia senza peli sulla lingua e senza dilungarsi in altro. Non perde tempo, sa benissimo come fare. Efficace come pochi. In arrivo un singolo estivo e di sicuro vi rimandiamo a tutti i canali digitali e non per un disco di bel Rap e HipHop italiano che spesso, troppo spesso, restano in file secondarie rispetto al resto della musica pop italiana.

Read More

Moonerkey

Written by Interviste

Con un anno di ritardo (parlando solamente del titolo) raccontiamo il futuro. Il concetto del continuo in un disco di bel Pop Rock italiano, l’esordio cantautorale che si fa conoscere con lo pseudonimo di Moonerkey. Equilibri sottili e quel senso liquido del tempo che passa… ed è necessario fermarsi in una fotografia. In rete il video del singolo di lancio dal titolo “La Pelle”. L’intervista per Rockambula:

Moonerkey. Iniziamo proprio da questo nome. Da dove prende origine?
Il nome letteralmente significa “la chiave di colui che vaga distrattamente, che guarda per aria”, insomma di una persona che si perde nei suoi pensieri, quale può essere una persona che compone musica. Per chiave si intende la chiave di lettura del mondo, lo sguardo sulle cose, la loro interpretazione.

Pop Rock, per dirla in breve, ma già dal primo ascolto c’è molto altro. Quanto e cosa hai rapito dall’Italia e cosa invece dal resto del mondo?
Dall’Italia ho tratto la rabbia, le delusioni, le speranze, le gioie della vita di tutti i giorni ed i ricordi. Dal resto del mondo la curiosità per i diversi approcci alla vita e certamente alla musica. In termini di riferimenti musicali per fare solo qualche nome, posso dire che in Italia sono un grande estimatore degli Afterhours ed in particolare della scrittura di Manuel Agnelli; inoltre mi sento certamente influenzato dalle suggestioni dei CSI. Fuori dell’Italia i Pearl Jam hanno un ruolo importante, così come la poesia urbana di Mark Lanegan o quella di Hugo Race.

Il primo singolo e video “La Pelle”. L’immaginario di una ballerina, il cambiare pelle, il rumore di fondo che sta cambiando. Come si legano assieme questi elementi?
La ballerina all’inizio ha gli occhi rigati di pianto e si spoglia dei vestiti di scena, abbandona la sua pelle, per conquistare una dimensione più propria, per appartenersi; alla fine del ballo infatti ha il volto pulito, sereno. E’ l’immagine di una rinascita, della straordinaria sensazione di avere ancora una volta energia e voglia di inseguire ciò che si vuole davvero. Ciò che tutti noi possiamo provare quando avvertiamo che nel profondo qualcosa si muove (il rumore di sottofondo che cambia) e decidiamo di non ignorarlo.

Mi ha colpito il brano “Il Tempo della Volgarità” dove mi è parso di scorgere una certa Italia anni ’60/‘70, almeno nella costruzione melodica. Sbaglio?
Sinceramente non l’ho scritto pensando a quelle atmosfere, almeno coscientemente. Ad ogni modo, la melodia fu scritta di getto, in una condizione di emozioni debordanti, dato che proprio in quei giorni si consumava la fine di una storia d’amore di cui parla il testo.

Bellissima l’ultima traccia “Chissà se Vedi Adesso”. Un brano minimalista, intimo e dolcissimo. Altra dimensione, altro spirito e altro cambio di scena. Ma dovendo scegliere, quale habitat sonoro ti rispecchia veramente?
Tutti quelli contenuti in 2014 mi rispecchiano perché, così come sono “vestite”, le canzoni riflettono le sfaccettature dei miei stati d’animo e dei miei gusti mutevoli per forme espressive ora più morbide ed intimiste, ora più dirette e più aggressive.

Il concetto del “Continuo”. Dalla copertina al filo conduttore di tutto il progetto. Mi piace. Viaggio come andare o come arrivare? Moonerkey verso dove sta andando?
In questo caso il viaggio è continuare ad andare, cioè proseguire verso una direzione avendo ben presente da dove si viene. Io sto andando anagraficamente verso la maturità ed artisticamente verso una nuova adolescenza.

2014. Un bel modo per iniziare il 2015. Quando sarà l’alba del 2016? Che continuo per questa musica ci sarà secondo te?
Credo di avere materiale, idee e valide collaborazioni per poter mettere in cantiere già il secondo disco, se non anche il terzo. Nei live ad esempio suoneremo anche brani inediti che faranno parte dei lavori futuri. Questo per dire che sento di avere molto da comunicare e condividere nei prossimi anni. Allo stesso tempo mi auguro che questa città riesca ad offrire alla musica originale spazi, non necessariamente materiali, qualificati.

Read More

John De Leo

Written by Interviste

John De Leo è un artista eclettico dalle eccelse doti vocali, personaggio di spicco della musica italiana e con un fedele seguito di fan; ha da poco pubblicato il suo nuovo lavoro, Il Grande Abarasse ed ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune domande per voi lettori di Rockambula. “180 grammi” : Intervista a John De Leo.

Partiamo dal titolo del nuovo cd Il Grande Abarasse… Cosa significa?
Semplificando molto, secondo gli studiosi, la polivalenza semantica dell’espressione – oramai in disuso – potrebbe essere traducibile in molteplici sensi.* Riassumo qui di seguito quelli più accreditati e comprensibili per il linguaggio odierno, Abarasse può significare: un punto di rottura, possibile sinonimo di “corto circuito”; un’apocalissi; un pensiero deplorevole innescato da paura; una rinnovata forma di attaccamento alla vita causata da uno spavento; un evento che costringe le persone a relazionarsi fisicamente; un sinonimo di Caos; quando riferito all’andamento politico, pare alludere genericamente alle distorsioni del concetto di Democrazia; un’arcaica forma di saluto comparabile a “arrivederci”; con Abarasse, s’intendono anche le inimmaginabili conseguenze, o “brutture sociali”, causate da crisi culturale; una fine inaspettata per quanto prevedibile; sorta di dolce perdizione assoluta essenzialmente indotta da ozio; stadio di stasi ansiogena dovuto a tempo perduto; una esplosione, più che altro immaginata; Abarasse o “Abababa”, animale mitologico che inebetiva gli umani alla sola vista o semplicemente nell’udire il suo verso, specialmente i bambini. Probabilmente un antesignano di Peppa pig; una forma di simpatica antipatia; sensazione di sdegno rivolta a ciò che risulta sbagliato perché non corrispondente ai propri gusti; quella sorta di inettitudine e pochezza di sé che si rivale sul prossimo;
Accezioni: una forma di ringraziamento, per lo più contratta in “Grabas”; unita all’aggettivo qualificativo “Grande”, solitamente fa riferimento a un mago, a un qualcosa di magico, o a un dio antropomorfo. Informazioni tratte da L’Accademia dell’Abarasse ( www.puristidellabarasse.com ).

Raccontaci in poche parole di questo disco…
E’ il frutto di quattro anni di lavoro. La veste grafica è opera di Orecchio Acerbo, le illustrazioni dell’amico Andrea Serio, prodotto da Carosello Records. Vorrei aggiungere brevemente che è composto di 10 tracce.

La tua voce può a tutti gli effetti essere considerata uno strumento multiforme che si adatta a ogni stile e situazione. Posso azzardare un paragone con il grande e compianto Demetrio Stratos?
Sono lusingato e sorpreso: un paragone originale, grazie.

Di cosa parlano i testi delle tue canzoni? Hai mai fatto riferimenti autobiografici?
Ogni brano ha motivazioni a sé. Sicuramente ricorre in modo più o meno esplicito il tema del Consumismo. I riferimenti autobiografici sono quasi imprescindibili ma, come ho cercato di dire anche in altre occasioni, diffido di chi parla solo di sé, e l’altro da sé è interessante se non altro perché ignoto.

Io non ha senso… cosa vuol dire?
Le tue domande hanno scovato quello che per certi versi è il brano più autobiografico. Prima di tutto però, quell’Io va inteso in senso universale, il tuo Io, il nostro Io. Interrogandomi sui perché di questo brano, mi sono convinto che “Io” trova senso quando è parte: io individuo parte di una famiglia, parte di una società, parte del genere umano. Nella missione di ricapitolare sé stesso, il senso per me più soddisfacente di Io è nel Noi.

Quali differenze e quali affinità ci sono fra Il Grande Abarasse e Vago Svanendo?
Differenze: le copertine dei cd sono diverse. Affinità: per certi versi le copertine si somigliano. Scherzi a parte, non saprei, forse Vago Svanendo rispetto all’ultimo album è vagamente più intimista, da qui forse l’esigenza opposta di allargare la visione al microcosmo umano del condominio come nell’ultimo lavoro. Non che in Vago Svanendo sventolassi i fatti miei, ma forse in Il Grande Abarasse m’illudo di riuscire meglio nel distacco da me, cercando di ribadire e ribadirmi che ogni soggettiva è significativa quanto quella di un altro, e che ogni cosa che accade nel mondo ci riguarda tutti. Tra le affinità c’è la volontà di continuare a sperimentare sia dal punto di vista musicale sia letterario; forse in Vago Svanendo c’erano brani nettamente diversi tra loro mentre nell’ultimo album provo ad assemblare i tasselli differenti nell’ambizione di un risultato più omogeneo. C’è poi una sorta di continuità piuttosto esplicita: il nuovo lavoro discografico
inizia con il finale dello scorso.

Com’è nata la collaborazione con Uri Caine?
Nell’ottobre del 2011 condividemmo il palco del teatro Alighieri di Ravenna. Ero ospite nel progetto tributo a Nino Rota “Il Bidone” diretto da Gianluca Petrella. Caine al pianoforte si esibiva prima di noi, anche lui per reinterpretare l’ideatore delle colonne sonore dei film di Fellini. Ci fu una jam session finale. Nei camerini, ancora sull’onda adrenalinica dell’esibizione,ci siamo riproposti di fare qualcosa insieme. Ho pensato quindi di coinvolgerlo in “The Other Side of a Shadow”, un brano del nuovo album il cui testo è tratto da “Linea d’ombra” di J. Conrad. Uri ha consigliato di assemblare le takes registrate in un caotico “cut ‘n’ copy”: sulla narrazione di Conrad, nella quale si alzano correnti improvvise, mi è parsa una soluzione particolarmente calzante.

E quella con l’Orchestra dei Filarmonici del Comunale di Bologna?
Ho potuto lavorare con l’Orchestra dei Filarmonici del Teatro Comunale di Bologna grazie alla collaborazione di Stefano Brugnara e Arci. L’orchestra si insinua spesso tra i brani, soprattutto nelle tracce nascoste, nel Ghost Album: la parte forse più sperimentale. Per chi volesse, consiglio l’ascolto del Ghost Album in cuffia, poiché l’orchestra è stata registrata con l’ausilio di microfoni “Binaurali” che conferiscono un’ambientazione uditiva straniante in 3D.

Ti va di parlarci del “Ghost album”?
Volentieri. Da anni pensavo a un numero di tracce o a una durata tale da poter comporre un intero album nascosto. Che io sappia non è mai stato fatto. Quindi devo farlo, mi sono detto. Oramai ne è stata svelata l’esistenza ma per chi non lo sapesse compare dopo le 10 tracce dell’album ufficiale. In definitiva le sei tracce strumentali del Ghost Album, per la durata complessiva di circa mezzora, costituiscono idealmente una unica composizione. E’ stato un lavoro molto impegnativo al quale ho dato importanza pari all’album ufficiale. Il Grande Abarasse è un concept album idealmente ambientato in un condominio: la musica del Ghost é la parte più astratta, quasi filmica, nella quale si frappongono anche fields recording e sound design. L’intento era quello di sonorizzare una storia la cui sceneggiatura però dovrà costruirsi nell’immaginario dell’ascoltatore. Egli potrà decidere cosa stiano facendo o pensando i condomini. Vorrei ricordare che al Ghost Album hanno partecipato due geniali miei collaboratori storici come Dario Giovannini e Stefano Sasso.

Negli ultimi tempi hai frequentato la scena jazz italiana; come si differenzia da quella estera? Ci sono artisti che possono competere con i loro colleghi oltralpe?
In linea di massima nel resto dell’Europa come negli Stati Uniti, il Jazz (come molte altre musiche) è tendenzialmente più evoluto, quantomeno da un punto di vista tecnico esecutivo. Il fatto è che in Italia la professione del musicista, più in generale dell’artista, è particolarmente difficile, osteggiata da infinite burocrazie, mal considerata dall’economia, corrotta dalla cultura del profitto, e dall’ansia del profitto della Cultura. Sto banalizzando molto, il problema è globale ma in Italia è più brutto. In Italia ci sono ancora grandi artisti. Tra questi, molti sono fortunati figli di benestanti. Spesso ci sono poi grandi artisti alle spalle di qualche stella del mercato. Ce ne sono altri di cui sappiamo poco, altri ancora che non conosceremo mai e che dovranno presto dedicarsi a un lavoro sicuro. Se lo troveranno. I loro progetti quasi mai giungono al nostro orecchio, prima che si dissolvano; quando possiamo fruirne è grazie alla tenacia antistorica di qualche piccola associazione culturale illuminata e idealista che presto chiuderà i battenti. In ogni caso, oggi come oggi gli artisti italiani -intendo quelli veri, quelli che hanno davvero qualcosa da dire- per sopravvivere all’oppressione della cultura dell’utile -unita alla conseguente crisi economica- devono comunque ingegnarsi “all’italiana“ per poterci deliziare della loro poesia. Per rispondere alla domanda: si, in Italia ci sono alcuni jazzisti meritevoli a livello internazionale; la differenza sostanziale con gli stranieri è che il motore dei nostri non è l’ispirazione ma l’esasperazione.

Sul palco vi presentate in nove elementi. E’ possibile riprodurre quindi i suoni e le emozioni del cd nella dimensione live?
Quanto alle sonorità, è possibile riprodurle dal vivo. Come da sempre, gli arrangiamenti sono scritti in modo da poter essere riprodotti. E’ chiaro che per restituire la massa sonora di un’orchestra, con in più il nucleo elettrico, é stato necessario implicare parecchi musicisti. Sul Palco: una rappresentanza delle varie sezioni archi (Dimitri Sillato, Valeria Sturba, PaoloBaldani) e fiati (Beppe Scardino e Piero Bittolo Bon), una chitarra (Fabrizio Tarroni), un pianoforte (Silvia Valtieri) e l’effettistica (Franco Naddei), quest’ultima ottenuta sempre rigorosamente in tempo reale. Il cospicuo ensemble col quale mi esibisco attualmente si chiama JDL Grande Abarasse Orchestra.

Parlaci del tuo impegno in Lugo Contemporanea…
Lugocontemporanea è un’Associazione Culturale senza fini di lucro fondata da me, Nicola Franco Ranieri e Monia Mosconi. L’omonima Rassegna estiva, si tiene da dieci anni nel centro storico di Lugo di Romagna (RA) tra luglio e agosto. Fin dagli albori, la peculiarità di Lugocontemporanea è quella di assumere la Musica come punto d’osservazione attraverso il quale gettare un ampio sguardo in tutte le direzioni e gli ambiti artistici del contemporaneo. Durante la rassegna, prendono vita originali forme d’arte multidisciplinari che giustappongono musica e teatro, musica e gesto corporeo, musica e arti visive, musica e spazio (installazioni sonore). Dal 2005 a oggi la rassegna ha ospitato numerosi artisti emergenti accanto a nomi di rilevanza nazionale e internazionale, i quali hanno liberamente interpretato il tema di ogni edizione realizzando sempre produzioni inedite e inattese. Fra i tanti nomi ricordiamo: il trombettista Cuong Vu, il trombonista Gianluca Petrella, la compagnia teatrale Societas Raffaello Sanzio, il cantante Howie Gelb, il sassofonista Maurizio Giammarco, il video-scenografo Gianluigi Toccafondo, il video-animatore Simone Massi, il chitarrista e compositore Fred Frith, il performer Giorgio Rossi, lo scrittore Stefano Benni, il compositore fondatore del Movimento Fluxus Philip Corner, il ballerino Guillelm Alonso, il violoncellista e compositore Tristan Honsinger, il compositore Luigi Ceccarelli, il pianista Franco D’Andrea, il trombonista e compositore Giancarlo Schiaffini. Gli eventi tra Musica e Poesia sono organizzati in collaborazione con Caffè Letterario: nel corso degli anni hanno partecipato Lietta Manganelli, Carlo Lucarelli, Enrico Ghezzi, Mariangela Gualtieri. Alle mostre – sempre aperte al pubblico durante le giornate della rassegna e a ingresso gratuito – sono intervenuti alcuni esponenti delle più diverse discipline artistiche, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al mosaico, fino ai linguaggi dell’installazione contemporanea: Stefania Galegati Shines, Andrea Nurcis, Enrico Corte, Claudio Ballestracci, Piero Dosi, Gian Ruggero Manzoni, Mara Cerri, Altan, Tanino Liberatore Paolo Bacilieri, Lorenzo Mattotti, Elisa Caldana, Andrea Serio, Carlo Ambrosini, Andrea Salvatori, Emergency, Nicola Samorì. La rassegna da sempre si distingue per attenzione sociale ed etica negli intenti nonché nelle proposte artistiche; naturale quindi il sodalizio, con le associazioni Emergency e Greenpeace. Lugocontemporanea è organizzata da Ass. Culturale Lugocontemporanea, Fondazione
Teatro Rossini, con il patrocinio del Comune di Lugo, della Regione Emilia Romagna e di
Greenpeace Italia.

Progetti futuri?
Sono tanti gli impegni cui dovrò dedicarmi nei prossimi mesi. Uno su tutti, quello imminente: sto lavorando alla realizzazione di Il Grande Abarasse nella versione in vinile, una felice proposta di Carosello, la mia casa discografica. Nel vinile, molti dei brani che compaiono sul cd, sono in versioni alternative: leggermente più lunghi alcuni, altri più corti, altri ancora in un arrangiamento diverso, almeno una bonus track. 180 grammi.
Grazie Marco, e Abarasse a tutti, John.

Read More

Pending Lips : la quarta serata

Written by Senza categoria

La quarta serata di eliminatorie del Pending Lips è stata un’altra bella serata di musica nella quale, sei band molto diverse tra loro per genere e stile, si sono avvicendate sul palco per la gioia della giuria e del copioso pubblico presente. Solo tre band, però, si sono aggiudicate un posto in semifinale: i The Wyns, i Letfbeehive e i The Spezials. Noi di Rockambula, per questa serata, ci troviamo in linea con la preferenza del pubblico e abbiamo deciso di parlarvi un po’ dei vincitori della serata i The Wynes. Il gruppo composto da Alessandor Masci, Andrea Cometti, Alex Barassi e Ruggero Gargiulo, nasce sulle sponde del lago maggiore, per precisione a Luino, città di provenienza anche de Il Triangolo. Il gruppo formatosi nel 2009, come cover band, evolve nel corso degli anni fino a giungere nel 2011 alla pubblicazione del loro primo EP A Place Like This, Lo stesso anno escono vincitori dall’edizione del contest Va Sul Palco. Ad un paio d’anni da questa bella vittoria non possiamo, dopo il live di lunedì, che confermare la capacità del gruppo di portare sul palco una bella perfomance live, energica e d’impatto con melodie interessanti e non banali, una voce calda e coinvolgente e un suono rock, sporco quanto basta per farsi apprezzare.. Non possiamo, quindi, che essere contenti di poterli risentire in semifinale e magari con un nuovo lavoro da pubblicare.

Read More

kuTso

Written by Interviste

I kuTso sono una delle band più particolari della scena musicale italiana, sono stati alla scorsa edizione del Festival di Sanremo, adorano esibirsi dal vivo e vorrebbero  la dittatura dei kuTso sulle genti italiche. Ecco una breve intervista per Rockambula.

Sorvolando sulla pronuncia del nome del gruppo e sulla diatriba che ne consegue, partiamo dalla fine. La partecipazione a Sanremo e il nuovo album. Il festival della canzone italiana, il trionfo del nazional-popolare può convivere con la musica dei kuTso?
Certo, nella misura in cui i kuTso hanno utilizzato il festival come una grande vetrina tramite cui divulgare a mari e monti il progetto così com’è, senza farsi fagocitare dall’ufficialità del contesto sanremese.

Essere arrivati in finale, lo ricordate anche sul vostro sito, è già una vittoria. Ma è proprio vero? Meglio vincere Sanremo o vendere dischi? O meglio ancora riempire locali e club in giro per l’Italia?
Meglio sempre riempire i locali tastando sul campo l’entità del consenso intorno alla band. Vincere il festival non era il nostro obiettivo, come non lo era arrivare in finale. Noi volevamo principalmente farci pubblicità e questo è avvenuto. Ora navighiamo a vista cercando di non perdere nessuna occasione e sfruttando al massimo la scia positiva che il festival ha portato.

Siete in “Perpetuo tour”, quanto conta la dimensione live per voi?
Il live è la vita vera della band. Noi siamo essenzialmente dei perfomer che esprimono al meglio se stessi durante le esibizioni dal vivo, utilizzando i propri brani come mezzo di comunicazione con il prossimo.

Un consiglio per chi vi ascolta per la prima volta in concerto?
Abbandonate qualsiasi pregiudizio e approcciate alla nostra musica con la mente sgombra dai suoni e dai cliché musicali che si è soliti ascoltare nel mondo indie come in quello mainstream. Noi siamo una cosa a parte.

Tre aggettivi per definirvi e tre per la vostra musica?
Sporchi
Brutti
Cattivi
Rocambolesca
Roboante
Funambolica

Con chi vorreste dividere un palco?
Con Jovanotti.
I vostri obiettivi per il futuro prossimo?
Arrivare ad avere almeno mille paganti ad ogni concerto in tutta Italia.

Il sogno da realizzare?
La dittatura dei kuTso sulle genti italiche.

Read More

Pending Lips Festival: terza serata

Written by Senza categoria

Lunedì si è tenuta la terza serata di eliminatorie del Pending Lips Festival. Una gara che mette in competizione tante band, tanti generi e che permette ai giudici e agli spettatori di conoscere nuove realtà musicali. La serata è stata interessante e musicalmente molto varia: dall’Indie Rock, al Post Rock, passando per lo Stoner e l’Hard Rock. Le tre band che si sono aggiudicate il passaggio alla semifinale sono: Fitzcataldo & The Trivettes, premiati anche dalla giuria tecnica, Lo Stato Interessante e i Someone Else’s Sisters. Noi di Rockambula abbiamo ascoltato attentamente e abbiamo deciso di premiare, per questa serata, una delle band escluse dalla semifinale i The Singer Is Dead. Il gruppo milanese nasce nel 2012 dall’idea dei fratelli Luca e Dario Doldi. Sono in quattro, il loro primo EP autoprodotto è uscito il 26 febbraio del 2014 e propongono un energico Post Rock. Sulla loro pagina facebook dichiarano: ”L’idea alla base del progetto è suonare senza limiti di genere, struttura o durata e farlo senza voci; avendo come unica linea guida le sonorità vicine al post-rock”. Dopo averli sentiti suonare live, confermiamo la loro dichiarazione. Tra tutte band salite sul palco, i The Singer Is Dead hanno dimostrato un’ottima tecnica, grande cura e attenzione per i suoni e una buona dose di forza e potenza, tutti elementi più che apprezzabili, considerata la scelta di privarsi del cantato. Nei brani proposti live, le due chitarre delineano il mood e la direzione del pezzo, spesso viaggiando insieme, trattandosi di Post Punk, mi sono mancate le derive eteree, e i loop sonori morbidi, che dilatano lo spazio e ti fanno perdere, alla God Is a Astronaut, soppiantante da influenze più Metal ed una batteria molto pressante e poco chirurgica. L‘impressione generale è comunque positiva, e se queste sono le premesso non possiamo che essere fiduciosi sul futuro del gruppo, lanciandogli la sfida ad osare ancora di più e continuare a sperimentare nuove soluzioni stiliste, nuove metriche e nuove sonorità.

Read More

Mosquitoes – Zapp [STREAMING]

Written by Anteprime

Anticipato dal singolo “Bobby the Beggar”, esce Zapp, che rappresenta per i Mosquitoes – formazione folignate dalle molteplici influenze – il primo lavoro completo, registrato presso gli Urban Recording Studios e presentato in anteprima condivisa su Rockambula e Impatto Sonoro con una settimana di anticipo rispetto alla data ufficiale. Un album variegato, che oscilla tra le tinte forti dell’hardrock passando attraverso le declinazioni del blues e molto altro, e altrettanto sfaccettati sono i contenuti espressi nelle liriche.” “Abbiamo cercato di far confluire in questo disco tutta la nostra personalità e diversità in ambito musicale attraverso l’eterogeneità dei pezzi. In tutti i testi in un modo o nell’ altro parliamo di noi e della società che ci circonda, descrivendo l’alienazione a cui questa ci conduce (Bobby the Beggar) o il condizionamento mascherato da libertà che ci vincola (Legal Slavery) attraverso le varie tendenze che si susseguono o i media che ci sovrastano. Negli altri pezzi invece descriviamo le nostre esperienze, quella che può essere una serata al bar per affogare nella birra le nostre incertezze o paure (Three Blacks), o una storia d’amore vissuta in modo romantico (Breath) o per divertimento (Red Magic).”

Read More

Il Rebus – A Cosa Stai Pensando? [STREAMING]

Written by Anteprime

Il Rebus

Nel mezzo del cammin di loro vita, la band comasca Il Rebus pubblica un nuovo album, con un titolo che strizza l’occhio a quest’epoca di social network: A Cosa Stai Pensando?. Paolo Ghirimoldi, Daniele Molteni, Cristian Oberti e Fabio Zago hanno provato a rispondere all’interrogativo più inflazionato degli ultimi anni con il loro primo LP, prodotto da Max Zanotti (Deasonika, Reezophonic). Cantautorato, atmosfere sospese ma anche dirette e incisive. Il Rebus è un viaggio nell’attualità di un’Italia dove la memoria è sempre più a breve termine, dove le parole vengono usate per non dire più che per dire, dove la forma è tutto a scapito di una sostanza sminuita e spogliata dell’essenziale. Buon ascolto su Rockambula!

Read More

Rockambula vi augura un felice 2015!

Written by Senza categoria

Rockambula e tutta la redazione vi augurano un felice 2015! Tanta musica nel vostro 2015, spaccate il mondo!

Read More

Buon Natale da Rockambula!

Written by Senza categoria

Rockambula e tutta la redazione vi augurano un sereno Natale, mi raccomando, spaccate il mondo!!!

Read More

Esce Roca Básica di Rocío Rico Romero

Written by Senza categoria

Esce Roca Básic, l’esordio di Rocío Rico Romero, voce di origine andalusa. Una forte personalità che si fonde con gli arrangiamenti decisi e il suono Liquido, la famiglia discografia che ha dato una vestito sonoro alle sue produzioni. Grazie agli insegnamenti del Lama tibetano Venerabile Norsang, capo cantore del monastero di Gaden in India, Igor Koshkendey, esperto in canto Khoomei, e Germana Giannini, apprende vocalità diverse e scopre nuove potenzialità da sviluppare. La sua composizione è caratterizzata da una vocalità particolare, che intrecciandosi con gli strumenti dei musicisti a supporto, crea un effetto mantrico, quasi ipnotico. Anticipato dai singoli “Isabel” e “Dejame”, il disco pulsa di atmosfere quasi sempre dilatate, sospese, rarefatte. Pervaso da un’apparente quiete immensa alternata ad improvvise solitudini, Roca Básica ha arrangiamenti raffinatissimi, che si dipanano come ideogrammi tracciati su carta di riso. Sopra tutto questo, la voce cristallina, sicura e fragile allo stesso tempo, di Rocío Rico Romero. Questo lavoro prende il nome da uno dei componenti fondamentali che formano la terra dove Rocío proviene, precisamente da Huelva, porto dell’Andalusia a 9 km dall’Oceano Atlantico e a 50 km dalla frontiera col Portogallo, su una penisola chiamata Ribera de la Anicoba: nascere dalla terra è il suo cammino. Brani che racchiudono l’essenza di Rocío ma che allo stesso tempo portano con sè un susseguirsi di tante vite. Le sue radici flamenche e la sua formazione lirica non abbandonano mai completamente la composizione e si affacciano battendo un ritmo conosciuto e saporito. La struttura pop che si avverte in alcuni pezzi scompare in altri di taglio più irregolare, con una vocalità ed una impostazione diversa, inaspettata. All’improvviso un vortice sonoro spezza il brano, regalando attimi di effervescenza.

Read More