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Il video della settimana. Vittorio Merlo – Buongiorno Buonasera

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Questa settimana il nostro video della settimana è “Buongiorno Buonasera” di Vittorio Merlo (feat Riccardo Zappa). Lo troverete sulla nostra home, nella parte bassa, per tutta la settimana. Buon ascolto:

Vittorio Merlo è nato a Milano il 26 giugno 1959. E’ stato segnalato nel 2001 dalla stampa italiana e internazionale come il cantautore italiano più ascoltato in rete (fonti: ANSA, Libération, La Vanguardia, Corriere della Sera, SorrisiCanzoniTV etc.). Nei primi anni ’80 ha tenuto alcuni concerti a Milano e dintorni poi l’attività professionale e gli impegni familiari (è sposato e ha 5 figli) gli impediscono di dedicarsi come vorrebbe alla musica ma comunque Vittorio continua sempre a scrivere e a comporre le sue canzoni. Nel 1994 si trasferisce con la famiglia in Lussemburgo dove lavora come bibliotecario per la Corte di giustizia dell’Unione europea.
Qui ha la possibilità di arrangiare e realizzare da solo le sue canzoni grazie agli sviluppi tecnologici degli strumenti musicali e dei nuovi programmi musicali per computer. Dal 1999 al 2003 le canzoni di Vittorio hanno ottenuto un clamoroso successo su MP3.Com, considerando anche la natura tipicamente anglofona del sito americano, e sono state le canzoni italiane più ascoltate del sito con oltre 250.000 ascolti. Nonostante i suoi pezzi in formato MP3 si potessero scaricare in rete Vittorio ha anche venduto dei CD in tutto il mondo, non solo in Lussemburgo e in Italia, ma anche in Germania, in Francia, Spagna, Bulgaria, Grecia, in Canada, negli Stati Uniti, in Giappone e a Singapore.
Tra le sue canzoni più gettonate in rete: Ferrari, Non sopporto i berlusconi, La filastrocca del cavaliere, Martina guarda il mare, La mucca pazza.

Vittorio ha poi partecipato con successo a diverse rassegne musicali come il MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti) o come il Festival Una casa per Rino Gaetano dove nel settembre 2003 è arrivato terzo con grande successo di pubblico dietro a Simone Cristicchi. La stampa internazionale si è interessata al successo di Vittorio Merlo in rete e il quotidiano francese “Libération” e quello spagnolo “La Vanguardia” gli hanno dedicato 2 articoli dai titoli suggestivi: “Vittorio Merlo: Caruso du MP3” e “Ha nacido una estrella”.
In Italia l’ANSA, il Corriere della Sera e i principali quotidiani e settimanali hanno dedicato articoli al successo di Vittorio Merlo in rete. Il mensile di settore “Musica e dischi” ha dedicato uno speciale internet sulla musica in rete a partire dal “Caso Merlo”. Nel 2005 è uscito il suo primo CD prodotto da Vince Tempera e realizzato con la collaborazione di Roberto Manuzzi. Intitolato “Ho sognato Bruno Vespa” il CD contiene sei brani e ha ricevuto una buona critica. Ha suscitato la curiosità di molti addetti ai lavori ed è stato presentato da Fiorello a Vivaradio2 e da Fegiz nel suo programma FegizFiles. Molti altri hanno dedicato trasmissioni alla presentazione di Ho sognato Bruno Vespa, dalla trasmissione Demo di Pergolani e Marengo al Notturno italiano, da Jonathan Giustini di Radio Città Futura a Timeout con Doris Zaccone su Radio Capital.

Nel 2005 Vittorio Merlo ha partecipato al 1. Festival della canzone italiana d’autore di Monaco di Baviera, al 9. MEI di Faenza, è stato uno dei vincitori della 11. Rassegna Ewiva di Milano, e ha ricevuto il Premio Speciale della giuria del 7. Premio Augusto Daolio di Sulmona. Due sue canzoni sono state anche pubblicate nella seconda raccolta per bambini della trasmissione Crapapelata. Nel corso del 2006 Vittorio ha cominciato a collaborare con Marco Guerzoni, incontrato casualmente al Festival di Monaco di Baviera: per lo spettacolo e CD Lettere dal silenzio ha composto le musiche di due canzoni. Nel corso dell’anno ha partecipato all’Extrafesta di Radio Popolare, al Festival musicale analcolico e a Imola in musica. Importante il riconoscimento ottenuto a San Vito dei Normanni al Festival in ricordo di Franco Fanigliulo: Premio per il miglior testo con Petra e il tempo e Secondo posto.

Nel 2007 è continuata la collaborazione con Guerzoni e in aprile è uscito il secondo CD di Vittorio, in duo con Marco, intitolato Aicha.it. Il disco contiene il brano Non voglio che amore, adattamento italiano di Vittorio di Aicha, la canzone di Jean Jacques Goldman portata al successo da Khaled. Contemporaneamente al CD è uscito anche il videoclip di Non voglio che amore, realizzato come ormai tradizione per i lavori di Vittorio dall’amico d’infanzia e prestigioso film-maker Giuseppe Baresi. Il video ha vinto il Primo premio al 4. Festival di Cortometraggio Riviera di Gallura. Anche questo CD ha ottenuto un discreto successo di pubblico e critica e ha stimolato ulteriormente Vittorio nella sua attività musicale.

Nel marzo 2009 Vittorio ha messo in rete con grande seguito il video fotografico e il file mp3 della sua nuova ballata ispirata e dedicata a C.T., mitico personaggio profetico della zona Garibaldi-Castello della Milano degli anni 70. Carlo Torrighelli girava con un triciclo, tre cani e vernice bianca per Milano e lasciava le sue scritte sui marciapiedi del quartiere di Vittorio. Il Castello sforzesco era circondato dalle sue scritte profetiche: “La chiesa ti uccide coll’onda”, “Nel mondo esistono onde che torturano e rovinano e uccidono da lontano”, “Radio e televisione basta versi da gorilla ma cultura”. Nel 2012 ha partecipato a M’illumino di meno, iniziativa del programma radiofonico Caterpillar con la sua canzone “Recupero energia”, realizzata con la collaborazione dei suoi figli.

Grazie a Internet e ai social network Vittorio ha riallacciato i contatti con il chitarrista  Riccardo Zappa, con il quale aveva collaborato nei primi anni ’80 per la realizzazione di alcuni provini discografici. Nel 2013 propone a Riccardo di realizzare gli arrangiamenti di alcune sue canzoni e così nasce il singolo « Buongiorno Buonasera » accompagnato da un secondo brano intitolato « Girasoli ». In « Buongiorno Buonasera » partecipa anche il musicista francese Patrick Bessire all’accordéon. Vittorio coniuga la sua attività professionale di bibliotecario per la Corte di giustizia europea con la sua passione per la canzone d’autore che lo porta di frequente a esibirsi in concerti e rassegne musicali in Italia e in Europa spesso unendo la forma musicale alla letteratura e alla cultura.

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Pills 第十七週 (consigli per gli ascolti)

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“Qualche volta penso che la gente comincia a farsi delle nostre Pills soltanto perché, senza neanche rendersene conto, ha una gran voglia di un po’ di silenzio.”

Silvio Don Pizzica
Luminal – Amatoriale Italia   (Ita 2013)   Alternative Rock     4/5
Devo riascoltare ancora tanto ma dopo due giorni in loop mi pare già di aver trovato il mio disco dell’anno. Irriverenti, pazzoidi, con testi intelligenti e aggressivi non paiono neanche parenti del gruppo che ha registrato i due album precedenti. Non vi consiglio di ascoltarlo, vi obbligo a farlo (magari potessi).
Mission of Burma – Vs.   (Usa 1982)   Post-Punk   4/5
Un pezzo enorme di storia del Post-Punk anni ottanta a stele e strisce. Passaggio obbligatorio per gli amanti di Joy Division, Cure e Wire.
Neon Neon – Praxis Makes Perfect   (Usa 2013)   Synth/Electro Pop   3/5
Atmosfere e sonorità elettroniche anni ottanta. Un revival che comincia a non piacermi più anche se non mancano momenti vivaci e gradevoli.

Max Sannella
Joe Satriani – The Extremist    (Usa 1992)    Rock    4/5
La chitarra elettrica nei suoi apici fastosi, un talento oltre la corrente.
Sebadoh – Asshole    (Usa 1990)    Lo-Fi     4/5
L’Eccellenza di un certo Indie Rock con i denti aguzzi del post-moderno. Una chicca!
Sepultura – Chaos A.D.   (Bra 1996)     Trash Metal    4/5
Punto di congiunzione tra tribale e alienazione urbana. Un must nel settore del Metal estremo.

Lorenzo Cetrangolo
Hevia – Tierra de Nadie    (Spa 1998)    Folk,World    3/5
L’uomo che ha fatto conoscere al mondo l’esistenza della cornamusa asturiana. L’hit è “Busindre Reel”, ma anche “El Garrotìn” e “Gaviotes” sono brani da ricordare. Solo se vi piacciono le atmosfere folk strumentali, ad un passo dalla New-Age.
The Distillers – Coral Fang    (Usa 2003)   Punk Rock    3,5/5
Qualsiasi ragazzino ascoltasse simil-Punk nei primi anni duemila era di fatto innamorato di Brody Dalle. Il disco è una summa del Punk Rock più morbido e ruffiano, ma scorre, si fa cantare, si fa ricordare. Per tornare adolescenti (e scemi).
Million Dead – Harmony No Harmony    (Uk 2005)   Punk, Alternative    4/5
Una band durata pochissimo, un disco strambo, in bilico tra Punk, Hardcore, Rock incasinato alla Biffy Clyro, una voce che si stampa in testa, chitarre imprevedibili, ritmiche dure e ampie sospensioni melodiche (“After the rush hour”, piccolo capolavoro). Visti nel loro ultimo tour, in apertura ai Sick Of It All. Da riscoprire.

Maria Petracca
Wavves – Afraid of Heights    (USA 2013)   Punk Rock, Noise Rock   4/5
Ascoltato per intero in un negozio di dischi e subito dopo necessità urgente di riascoltarlo a casa. Disco veloce e carico di tutta l’energia del Punk con momenti di follia Noise. Questi ragazzacci californiani avranno pure paura delle altezze, ma sanno benissimo come farti volare.
Tom Waits – Franks Wild Years   (USA 1987)   Experimental   4,5/5
Dopo un “incipit” a suon di rumba e jazz che lascia un tantino spiazzati, finalmente arriva la voce di Tom Waits in tutta la sua potenza egemonica, capace di travolgerei e stravolgere gli animi. Numerosi i generi musicali presenti nell’album, UNICO invece l’interprete, coinvolgente dall’ inizio alla fine.

Ulderico Liberatore
Sporto Kantes – 3 at Last   (Fra 2008)   Drum and Bass, Rockabilly    3,5/5
Lo so vi starete chiedendo cosa c’entra il Rockabilly con la D’n’B ma fidatevi se cercate qualcosa distante dal resto questo è quello che fa per voi!!!

Giulia Di Simone
Zaz Zaz – The Rip Tide (Fra 2010)  Gypsy, Jazz Pop    5/5
Un’artista che con il suo buonumore, le sue influenze jazz e la semplicità del suo essere è riuscita ad oltrepassare i confini francesi e conquistare posti rilevanti nelle classifiche musicali di paesi come Italia, Svizzera, Germania, Russia.
Sia – Some People Have Real Problem   (Usa 2008)  Alternative Pop   4/5
Nonostante si presenti ai live in modo eccentrico e colorato, la sua voce rimane calda, calma, profonda e coinvolgente. Sarcastico e divertente è il video di “The Girl You Lost to Cocaine”

Diana Marinelli
Toto –Toto   (Usa 1978)   Progressive Rock, Pop    5/5
Un salto nel passato con un gruppo formato da quelli che Eddie Van Halen definì come i migliori musicisti sul pianeta.
Bon Jovi – Crush    (Usa 2000)    Pop, Hard Rock    5/5
Ancora musica targata U.S.A con un gruppo che ha spopolato e continua a farlo, con il suo rock, le sue ballate, i riff e le giacche di pelle..

Marco Lavagno
Appino – Il Testamento    (Ita 2003)   Cantautorato, Rock   3,5/5
Uno sfogo pazzesco. Un grido infinito ad una sporca società e ad un’anima forse più sporca ancora. Un buon esorcismo e il rischio copia-Zen Circus ampiamente sventato.
Bruce Springsteen – Tunnel of Love    (Usa 1987)    Rock    4,5/5
Introspettivo ed meno esplosivo degli altri LP con la E-Street Band. Springsteen è ben pettinato e pronto ad esporre le sue pene d’amore in un disco in realtà molto ragionato e moderno. Poco da fare, anche i sintetizzatori ottantoni col Boss suonano meno plasticosi. Quando la musica è fatta di sangue pure la plastica prende vita.

Vincenzo Scillia
Goblin – Suspiria   (Ita 1977)   Progressive Rock   4,5/5
I Goblin del Maestro Claudio Simonetti sono noti soprattutto per le colonne sonore ai film di Dario Argento, il che è vero, ma bisogna sapere che sono uno dei primi gruppi Progressive Italiani. I loro suoni, le loro melodie sinistre, oltre che inconfondibili sono uniche. “Suspiria” a parer di chi scrive è probabilmente il lavoro più completo. Grande omaggio a Simonetti e ai Goblin.
Exilia – Nobody Excluded   (Ita 2006)   Alternative Nu Metal   4/5
Grinta, aggressività, carattere, sono le qualità degli Exilia, band nostrana che si è guadagnata un meritato successo dopo anni di sacrifici. Non c’è bisogno di presentarli, il loro sudore li ha portati lontani e alla creazione di un magnifico disco intitolato “Nobody Exlcuded”. In questo disco troviamo una Masha più che ispirata, insomma un disco da avere.
Dismember – Dismember   (Sve 2008)   Death Metal   4/5
Un disco aggressivo che farà la felicità di saggi veterani del genere come Paul Speckmann e Jeff Becerra. Questo per dire che l’ omonimo di Matti Karki, al momento anche ultimo disco della loro discografia, è una vera è propria perla con addirittura qualche chicca che omaggia gli Iron Maiden, ascoltate “Under A Bloodred Sky” e capirete il tutto, per il sottoscritto la miglior traccia dell’ album.

Marialuisa Ferraro
Modest Mouse – Good News for People Who Love Bad News    (Usa 2004)   Alternative Rock  3/5
Fin dall’introduzione del corno della prima traccia si capisce che l’album avrà una prosecuzione non convenzionale. Voci così scandite da sembrare parlate pur nella intonazione e inserti orchestrali insoliti costruiscono la canzone rompendo gli schemi dall’interno.

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Please Diana – L’inevitabile

Written by Recensioni

Questo gruppo ha il mio nome e non sarò buona solo per questo piccolo particolare che comunque fa sorridere, infatti il significato del nome Please Diana rimane ancora sconosciuto. Che si tratti di un incitamento nato in sede prettamente sessuale di una coppia inglese, del riadattamento di una frase contenuta nella canzone “Open Fire” dei Silverchair,del ricordo della canzone di Paul Anka o di un accostamento laborioso e nonsense rimane pur sempre un bellissimo nome! I Please Diana nascono nella valle Umbra ai piedi della città di Assisi nell’estate del 2011 da un’idea del batterista Federico Croci e del bassista Alessandro Nardecchia, successivamente si uniscono al gruppo i chitarristi Marco Sensi e Filippo Bovini e la ciliegina sulla torta è la cantante Gloria Bianconie non solo perché io sia anche una donna ma perché in alcuni contesti musicali una giovane voce femminile ci “azzecca” al mille per mille.

Tutti questi elementi si concretizzano con il primo album L’inevitalile,uscito nel 2013,che contiene dentro di se i tre brani che hanno formato il loro primo demo del 2011: “Sospiro” brano melodico e molto orecchiabile nelle sue atmosfere alternative, che in “Cambiamenti” diventano certamente più rock anche se il testo si fa più intimo e personale, e “Quel Posto Che Non c’è” ultimo brano sia del demo che dell’album interessante per i suoi paesaggi certamente malinconici. Il primo demo contenuto nel primo album formato complessivamente da dieci brani, per un totale di circa quarantadue minuti, che viaggiano in atmosfere un pochino più rock come in “Non Chiedermi Perché”, “Istanti”, “Anima e Ragione” e in “Lasciandomi Svanire”, o più acustiche come l’interessante “Boreale” o la bellissima e malinconica “Posso Sentirti”.

Un lavoro, questo dei Please Diana, che si muove quindi nelle più classiche atmosfere alternative indie rock italiane con le sue bellissime chitarre e l’impasto sonoro che crea suggestivi momenti musicali. Il timbro vocale di Gloria, come dicevo prima, appare molto consono per il contesto in cui ci troviamo anche se certe volte appare abbastanza statico. Infine i testi esplorano naturalmente tutte le sfere più che della vita direi dell’animo umano, con le sue sofferenze e i suoi pensieri a volte malinconici. In sostanza un album bello da ascoltare soprattutto quando si ha qualche pensiero per la testa, utile per esplorarlo e capire se stessi anche se talvolta non ci si riesce nemmeno. Un gruppo da tenere sottocchio e sostenere in questo difficile mondo musicale italiano.
https://soundcloud.com/pleasediana/sets/linevitabile-2013

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La Band Della Settimana: MILF

Written by Novità

Da oggi inauguriamo una rubrica che speriamo possa aiutarvi a scoprire nuove band della nostra penisola. La Band Della Settimana. Ogni sette giorni un membro dello staff di Rockambula sceglierà un gruppo che considera degno di farvi conoscere. Saranno poi le stesse band a presentarsi a voi nel modo che riterranno più opportuno, con professionalità, ironia, con sarcasmo o come meglio credono.

Questa settimana Silvio Don Pizzica ha scelto i Milf, da Pescara. Vi lascio subito alle loro esternazioni!

Il progetto MILF nasce nel 2010. La band è formata da Carlo Neri (batteria) e Alessandro Di Fabrizio (voce e kit) con la partecipazione di Artista Sadico (sound effect), nonché produttore e fonico della band. Nel 2011, ispirati dalla passione per il panorama porno-hard esce il loro primo lavoro Happy Milf per Grammofono alla Nitro, etichetta indipendente pescarese nel quale la band esprime la propria schizzo frenesia maniacale compressa in 6 tracce. Nonostante la giovane età della band, i Milf hanno già alle spalle numerosi concerti, avendo diviso palchi con nomi illustri come Mombu (Luca T Mai, ZU), OVO , ecc… Il consenso ottenuto ha fatto si che il progetto continuasse allargando i propri orizzonti in tutta Italia. Dopo aver letteralmente scopato i timpani di mezza Italia , i MILF sono alle prese con le registrazioni del secondo album.

https://www.facebook.com/pages/MILF/145587328801611

http://www.reverbnation.com/milf

STAY ACID , STAY PORN !!!

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Pills 第16周 (consigli per gli ascolti)

Written by Articoli

“Ascoltavamo Creedence, De Gregori, Honeybird And The Birdies, Frank Zappa, Beirut, Woodkid, Wilson Pickett, Pj Harvey, Moriarty, Albedo, Vintage Violence, Maria Antonietta, Vinicio Capossela , Cypress Hill , Houses, Dead Can Dance. Le strade schiumano di Pills contro il dolore e l’infelicità, noi le ascoltavamo tutte. Ci saremmo sparati Laura Pausini se l’avessero dichiarata illegale”

Silvio Don Pizzica
Houses – A Quiet Darkness   (Usa 2013)   Dream Ambient Pop     3/5
Duo in arte e nella vita, al loro secondo lavoro la band di Chicago sceglie la strada del concept  raccontando la storia di una coppia separata da un olocausto nucleare che cerca di ricongiungersi. Buone le atmosfere ma tra le mille sfumature possibili di una vicenda del genere, gli Houses raccontano solo i grigi.

Max Sannella
Creedence Clearwater Revival – Pendulum    (Usa 1971)    Country Rock   5/5
La California al suo apice musicale, i fratelli Fogerty firmano le più belle pagine country del secolo.
Cypress Hill  – Skull And Bones   (Usa 2000)    Hip Hop, Rap   4/5
Dalle strade  malfamate di San Francisco il jumping-cross che ha rivoluzionato  l’autenticità  delle gang urbane.
Dead Can Dance –  Spleen And Ideal    (Australia 1985)    New Wave    4/5
L’armonizzazione gotica spruzzata di esotismo che più di tutte elargì consensi mondiali al duo Perry/Gerrard.

Lorenzo Cetrangolo
Francesco De Gregori – Bufalo Bill   (Ita 1976)   Cantautorato   4,5/5
Reduce dal successo di Rimmel, il cantautore romano sforna a breve distanza quest’album particolarissimo, dove esprime tutto il suo amore per gli States e le sue nuove capacità vocali. Perla nascosta: Atlantide e il suo “barattolo di birra disperata”.
Vinicio Capossela  – Ovunque proteggi    (Ita 2006)   Folk, Etnico, Cantautorato   5/5
Capolavoro enciclopedico, un viaggio nello spazio e nel tempo dove Capossela si diverte a ricreare atmosfere e sensazioni dal passato e da luoghi lontani (il Medio Oriente di “Non Trattare”, la Grecia antica di “Brucia Troia”, i musical americani in “Nel Blu”, la violenta follia di Roma in “Al Colosseo”, una Russia steam- o cyber-punk in “Moskavalza”, l’Estremo Oriente di “Lanterne Rosse”…). Caleidoscopico, magistrale, virtuoso.
Robert Johnson – King of The Delta Blues Singers   (Usa 1961)   Blues   5/5
Il voto è per il significato che questo disco, un album compilation di sedici registrazioni, catturate in due diverse sessioni nel 1936 e nel 1937, ha avuto su generazioni di musicisti blues, americani e non. Se non avete sentito questo disco, non avete mai sentito davvero il blues.

Maria Petracca
Honeybird And The Birdies – You Should Reproduce   (Ita 2012)   Crossover   4/5
La leggerezza e la spensieratezza di una giornata primaverile. Disco un po’ ripetitivo per alcuni brani, ma è un dettaglio poco rilevante. In fondo, chi mai si annoierebbe di un po’ di colore che rende più allegra la giornata?   
Maria Antonietta – Maria Antonietta   (Ita 2012)   Rock   4,5/5
La verità  sputata in faccia da una voce che assume a tratti i toni della follia e da chitarre distorte capaci di urlare tutta la disperazione del mondo. La colonna sonora di quando sei incazzato e vuoi farlo sapere in giro…

Ulderico Liberatore
Frank Zappa – We’re Only in it For The Money   (Usa 1968)   Progressive Rock   5/5
Album fenomenale, qui Zappa compone e realizza un album parodia della società americana dove la prende con tutti, dai figli dei fiori alla polizia, arrivando ad offendere anche i tossici e cupi Velvet Underground antagonisti della costa est.

Simona Ventrella
Beirut – The Rip Tide (Usa 2011)  Gypsy Punk Folk   4/5
Il famoso giramondo indie Condon per il terzo album con i Beirut propone un mix stilistico tra la consueta tradizione bandistica fatta di fiati e coralità strumentali, e una visione intimistica e nostalgica del viaggiatore spoglia dai fragori balcani e dal sapore agrodolce. Solo per sognatori esperti.
Vintage Violence –  Piccoli Intrattenimenti Musicali   (Ita 2011)   Alternative Rock    4,5/5
Undici pezzi  di puro Rock italiaco energico con un forte impatto sonore e ben suonato, unito a testi inteligenti, ironici e marcatamente taglienti. Un gruppo da live trascinante. Finale con ghost track da urlo realizzata e prodotta da Dario Ciffo.
Le Capre a Sognagli – Sai di Capra   (Ita 2013)  Stoner,  Lo-Fi   3/5
Disco complesso non adatto a tutti i palati. Un viaggio fatto da molte tappe in paesi e atmosfere del mondo. I brani si muovono  tra sonorità Folk, Hard rock, Stoner e Indie tutto amalgamato da una costante e voluta  patina Lo Fi.

Diana Marinelli
Woodkid – The Golden Age   (Uk 2013)   Sperimentale, Pop    5/5
Quattordici tracce per ripercorre l’età d’oro, cioè l’infanzia che finisce per buttarsi in una quotidiana vita frenetica. Quattordici tracce senza luoghi, senza tempo, piene di ottoni, archi e tamburi da guerra, in una miscellanea di sperimentazioni e di immagini filmiche come solo Yoann Lemoine sa fare.

Marco Lavagno
Wilson Pickett – The Exciting WIlson Pickett    (Usa 1966)   Soul   5/5
Un’esplosione di euforia. I fiati amplificano più di un muro di Marshall e conquistano con gran facilità la “terra dei 1000 ballerini”. Un disco con cui svegliarsi ogni giorno e apprezzare le grandi gioie della vita.
Albedo – Lezioni di Anatomia   (Ita 2013)   Rock, Elettronica   4,5/5
La band che ha rapito Rockambula ha rapito anche me. Difficile trovare sonorità così attraenti, prive di ogni forzatura. Sonorità che ci rapiscono in un viaggio interstellare. Paradossalmente, senza andare troppo lontano, esplorano chirurgicamente il nostro corpo.

Giulia Di Simone
Pj Harvey – Rid Of Me    (Uk 1993)   Art Rock   5/5
48 minuti di vocalizzi multiforme ed orgasmici, tra semplici accordi giusti e d’effetto. Un disco controverso, in bilico tra disperazione, ossessione ed irrazionalità che ha consacrato PJ Harvey come una delle poche donne rocker con le palle.
Moriarty – The Missing Room   (Fra 2011)   Folk Pop   5/5
Dean Moriarty viaggiava in autostop tra Parigi e Firenze, amava le donne e la sua storia venne raccontata da Jack Kerouac. Queste sono le radici culturali di cui si nutrono i Moriarty, e non sono certo deboli radici.
Ida Maria – Fortress Round my Heart   (Nor 2008)   Pop Punk   4/5
Classe 1984, dalla Norvegia arriva Ida Maria, una rocker senza peli sulla lingua che soffre di sinestesia (quando ascolta musica vede colori) e realizza il singolo “Oh My God” con un ospite d’eccellenza: Iggy Pop.

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AltrocheSanRemo Volume3: Gabba Gabba Hey, si parte!!!

Written by Senza categoria

Siamo ormai pronti per la terza edizione del nostro concorso. AltrocheSanRemo Volume3. La prima è stata vinta dal cantautore campano Martino Adriani mentre la scorsa e seconda dagli Alley, che presto conoscerete molto bene nelle pagine del nostro sito. Per questa edizione c’è una importante novità. I premi sono gli stessi. Il banner per circa un mese, pezzi in ascolto, recensione e/o inteervista e promozione. La novità è che non si vota più tramite un sondaggio Facebook ma direttamente dalla home di Rockambula.
ATTENZIONE!!! Nel caso in cui dovessimo renderci conto che una band o i suoi sostenitori stiano palesemente “giocando sporco” la stessa band sarà esclusa dalla votazione. Il nostro concorso è fatto per mettere in mostra le realtà emergenti e non per premiare i “furbetti” che con mezzucci squallidi provano ad ottenere quello che con le loro qualità non riescono ad avere. Detto questo, non mi resta che augurarvi di vincere ma soprattutto di farvi notare. Le votazioni si concluderanno il 21/05/2013 alle ore 22:00 più eventuale recupero.

P.s. Ascoltate tutti i brani in gara e, se volete bene alla musica, votate il migliore.

IMPORTANTE!!! Potete esprimere fino a 3 preferenze diverse!
Ecco le band:

Johnny Freak – Da Frosinone, un quintetto che mescola l’esperienza Grunge anni ’90 al Rock moderno citando Dylan Dog.

Esma – Energie Svegliano Menti Assopite. Un trio torinese che viaggia senza schemi. Cantautorato, Elettrodubstep, Alt Rock, Grunge e ricordi anni ’60/’70.

373°K – Nati a Bologna dentro le mura del Dams e per le vie della città, i quattro musicisti scelgono la formula del classico Rock italiano, sulla scia di nomi illustri come Litfiba, Timoria e Negrita.

Borderline – Quattro artisti, tre ragazzi e una ragazza da Tolmezzo (Ud) e il loro Brit Pop tricolore.

Cambio di Rotta – Eclettica e affollata band pugliese che parte da una molteplicità di esperienze sonore per proporre un Indie immediato e gradevole.

Complesso Architettonico – L’essenzialità del Rock al servizio del divertimento. Tre amici, chitarra, basso e batteria. Una voce che dovete assolutamente ascoltare e testi folli, demenziali e tutti da ridere.

Deaf Cities – Indie Folk da Sarego (VI), Daiano (TN) e Milano. Alessandro Luisetto e Paolo Montagna ci regalano note semplici e semplici parole per raccontarci una storia senza troppe complessità.

I Am The Distance – Trio di polistrumentisti dall’hinterland pavese e Milano. Cantautorato, Rock, Folk, Country,  Cajòn e tanto altro.

Twiggy è Morta – Una delle band più in vista del panorama indie laziale. Certamente imparerete a conoscerli presto.

X-Ray Life – Giovanissima formazione veneziana, fortemente legata alla tradizione Grunge e Alt Rock anni ’90 fatta di Alice in Chains, Pearl Jam, Smashing Pumpkins, Stone Temple Pilots, Soundgarden e con una forte attitudine internazionale

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Collettivo01 – Cronovendetta

Written by Recensioni

Il punk è un genere che non passa mai di moda, vuoi per la facilità di esecuzione, vuoi per l’immediatezza comunicativa. Ad ogni modo, di gruppi punk è pieno il mondo e anche la nostra penisola vanta una certa copiosa discendenza. Gli esiti, ovviamente, sono qualitativamente molto vari e i Collettivo01 si insinuano a spalle larghe e testa alta in questo panorama. Genuini sin dalla prima schitarrata del loro autoprodotto Cronovendetta, si distinguono per un cantato in italiano (che a volte subisce contrazioni d’accento perché le parole si adeguino alla musica, dettaglio che personalmente trovo parecchio irritante) e l’immediata riconoscibilità stilistica. Certo, non è un genere che lascia spazio a grandi improvvisazioni e la band non brilla per creatività. A onor del vero alla quarta traccia ha già anche un po’ stufato, ma se ci si concentra sulle liriche si scopre che questi ragazzi hanno qualcosa da dire. A parte l’incazzatissima title-track, sono molti i momenti di rabbia e sdegno, come “Non Voglio Stare Qui” e “Tutto il Male Che C’è”, davvero d’impatto. Disillusione generazionale, rabbia adolescenziale, ribellione giovanile, ma anche paura e delicatezza, frustrazione e un generale atteggiamento da outsider che guarda dall’alto e con disprezzo la società in cui è sciaguratamente inserito. Insomma. I Collettivo01 sono una band che, ohibò, ha qualcosa da dire, ma dovrebbero togliersi la patina del già sentito e, pur restando fedeli al loro genere, trovare un nuovo personalissimo hook con cui agganciare l’ascoltatore.

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Witche’s Brew

Written by Interviste

I Witche’s Brew sono giunti al loro nuovo disco, “Supersonicspeedfeaks, a presentarcelo c’è Mirko Bosco formidabile chitarrista del gruppo. Tra curiosità e retroscena dell’album siamo venuti alla scoperta d’interessanti chicche come i nomi degli ospiti presenti sul loro lavoro. A voi lettori questa deliziosa intervista con Mirko Bosco dei Witche’s Brew.

Bentornati su Rockambula ragazzi. Cominciamo a parlare della line up, pare ci siano delle novità giusto?
Grazie a voi per volerci riavere su Rockambula. In realtà un cambio della line up c’e’ stato con l’avvento di Frankie Brando alla batteria, ma ormai sono già quasi un paio d’anni che fa parte della famiglia per cui per noi e’ come se ci fosse sempre stato. Per quanto riguarda la voce ci siamo avvalsi di diversi ospiti, anzi colgo questa occasione per ringraziarli ulteriormente per avere partecipato a questo nostro progetto.

“Supersonicspeedfreaks” è il vostro secondo disco. Che tipo di lavoro avete svolto nelle fasi di registrazione e mixaggio?
Per quanto riguarda le registrazioni e stato un lavoro un po’ particolare in quanto abbiamo prima registrato i pezzi con la voce di Mirko Zonca, perche e’ cosi che sono stati composti e poi, i vari ospiti li hanno reinterpretati, aggiungendo e togliendo ciò che sembrava loro più adatto alla propria vocalità. Per quanto riguarda il mixaggio, purtroppo, non abbiamo potuto essere presenti a tutte le varie sessioni.

E in quale studio e con quale produttore avete collaboratore per la realizzazione dell’album?
Abbiamo registrato in diversi studi anche perché, con tutti quegli ospiti da accontentare… ognuno preferisce lavorare dove si sente più confortevole: Nik Turner ha il suo studio a Londra, Steve Sylvester a Pesaro, Ricky Dal Pane a Faenza ecc…

Quali sono le tematiche che toccate principalmente in “Supersonicspeedfreaks”?
Sono storie realmente accadute e poi rivisitate in chiave poetico-artistica, storie di vita comune di gente che soffre e commette atti alquanto peculiari, non vedo lo scopo nello scrivere stupide canzoncine di amore adolescenziale quando la vita reale offre storie molto più interessanti.

Nel disco ci sono le collaborazioni di alcune importanti special guest, perché non ci dite di più?
Sono tutti personaggi di grande calibro ed importanza, oltre i già citati Nik Turner ( Hawkwind ), Steve Sylvester ( Death SS ) e Ricky Dal Pane ( Buttered Bacon Bisquits ), abbiamo ospitato anche JC Cinel ( ex Wicked Minds ), Martin Grice ( Delirium ) e Paolo Apollo Negri ( Wicked Minds ) . E’ stato un piacere ed un onore.

Mettendo a confronto il vostro disco d’esordio e “Supersonicspeedfreaks” a parer vostro quali sono le principali differenze?
Innanzitutto Frankie ha apportato uno stile un po’ più tecnico e un po’ meno aggressivo. Per quanto riguarda la parte strutturale, io, personalmente non mi sono accorto di questo grande cambiamento, solo che quando suoni con un gruppo per abbastanza tempo, un evoluzione e’ naturale, vuoi spingerti sempre un po’ più in la.

La collaborazione con la Black Widow Records sembra che stia durando, come nacque l’ incontro con l’etichetta?
Non vedo perché non dovrebbe durare, noi abbiamo proposto un altro prodotto ed a loro evidentemente e’ piaciuto.

Per quanto riguarda il tour cosa ci dite, dove e come promuoverete “Supersonicspeedfreaks”? Dove potremmo venire a sentirvi?
Per quanto riguarda il tour dopo le ultime date a Busto Arsizio e Prato, siamo ancora in fase di organizzazione, non e’ cosi facile fare coincidere tutto. Comunque le cose si muovono e al più presto comunicheremo le nuove date.

Ora una mia curiosità, cosa volete intendere per”Supersonicspeedfreaks”? Cosa vuol dire questo titolo?
Il nostro primissimo lavoro era intitolato “Pentatonicspeedfreaks”, un live registrato durante un tour in Austria. Questo nuovo album e’ il volere tornare alle origini pur essendo proiettato in avanti.

Ora un messaggio diciamo cosi, promozionale: a parole vostre perché acquistare “Supersonicspeedfreaks”?
Innanzitutto perche e’ un album estremamente onesto, senza fronzoli e accorgimenti vari che ahimè, purtroppo oggi riempiono la musica rendendola banale e artisticamente sterile.
E’ un album Rock, ne più e ne meno, se siete amanti di quello che vi propinano le radio e le tv ogni giorno con frasi fatte, luoghi comuni parlati su delle basi computerizzate, allora avete sbagliato indirizzo. Se invece siete alla ricerca di qualche cosa di più e siete affamati di buon vecchio Hard Rock, allora provate a darci un ascolto, credo che rimarrete piacevolmente stupiti.

Bene ragazzi l’ intervista si chiude qui,  concludete come meglio credete…
Abbiamo ancora molte sorprese in serbo, non voglio svelare nulla per il momento, ma i Witche’s Brew vanno avanti e non ci ferma niente e nessuno.
Appena saranno conclusi i preparativi per il tour venite pure a vederci, non rimarrete delusi.

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Settembre Nero – La Dittatura Del Piano B

Written by Recensioni

Duro come l’asfalto, decadente come un antico palazzo abbandonato in periferia e spaventoso come il gruppo terroristico da cui prende il nome. Questo è il sound dei Settembre Nero. E non dimentichiamoci il nero, senza alcuna sfumatura se non quella del grigio nebuloso di una sigaretta ormai sull’orlo del filtro.
La band nasce un paio di anni fa da un’idea di Nino Tosh, musicista torinese non di certo nuovo alla scena underground per aver militato in band come Petrol, Mambassa e Betty Page. Il progetto viene portato avanti e trova poi il suo giusto equilibrio nel 2012 con l’ingresso nella band di altri due nomi altrettanto conosciuti nel panorama piemontese: Vito Guerrieri alla batteria e Franco Cazzola alle chitarre e tastiere.
Il suono e l’attitudine non sono nulla di nuovo, ma quanto c’è una botta del genere è difficile rimanere indifferenti. E la botta la si assapora maligna e assetata in questo album di esordio, che come ogni album di esordio che si rispetti, pecca di magnifica immediatezza e irrazionalità. Testi ermetici, ripetitivi, martellati in testa da melodie semplici e ritmiche da hangover violento. Pochissimi fronzoli e un cuore metallico che pompa sangue sporchissimo.

L’apertura con “Boia di sé” ci fa subito capire che di sfumature di colore non ce ne saranno molte e le luci rimarranno spesso spente, gli unici barlumi arriveranno dal fuoco e dai lampi. L’elettronica fa da padrona e il lavoro dei ragazzi dietro i beat assassini è stato magistrale. Il corpo si sbatte da una parte all’altra di un corridoio stretto, avanza strafatto a zig zag con gambe pesanti e testa ubriaca di rumore. “Fiore Nero” presenta una tastierina dai richiami new wave sotto l’uragano di chitarre, “Che Cosa Dire Di Noi” pare affievolire un poco la violenza inaudita in cambio di melodie più ragionate e articolate, senza rinunciare alla azzeccata cantilena martellante. I nervi non si rilassano mai.
L’episodio più riuscito rimane “Sexy Kitten #1”, perfetto esempio di vento analogico dal sapore rock’n’roll mischiato alla digitale e onnipresente tastiera robotica (dal vivo fidatevi che questo pezzo spacca in due gli stomaci). Il suono sembra sempre impacchettato e un po’ ovattato e rimane forte energia potenziale pronta ad esplodere, quasi come se fosse fiero di vestire underground, onorato di stare nel sottosuolo.

Oltre le sette tracce sono poi presenti vari remix più o meno tamarri ad aumentare il nostro vagare in questo claustrofobico labirinto. Il tunnel sembra riecheggiare e rimbombare anche al suono della cover Beatles “Helter Skelter”, perfettamente riadattata al suono nero di Settembre senza rinunciare ad una chitarra figlia della vecchia scuola. Si il rock’n’roll rimane vivo e vegeto anche in questo tornado digitale, e chi l’avrebbe mai detto?

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Pills Týden Patnáct (consigli per gli ascolti)

Written by Articoli

“Le Pills non sono cattive. Le Pills sono musica. Il problema è quando quelli che ascoltano le nostre Pills le considerano una licenza per comportarsi come teste di cazzo.” Frank Zappa
Dalle novità extraconfine (su tutti il nuovo The Knife) proposte dal nostro Don, ad una mini carrellata storica targata Sannella. Dalla solita nuova scoperta della nostra Diana (stavolta svedese), sempre in crca di talenti nascosti, ad un classico tutto italiano proposto da Riccardo.

Silvio Don Pizzica
Mazes – Ores & Minearals   (Uk 2013)   Noise Rock     3/5
Come all’esordio, ancora psichedelia sporca in chiave Indie per la band britannica. Come all’esordio, il secondo lavoro dei Mazes non lascia intravedere niente di sensazionale, sotto ogni aspetto.
Dirk Serries – Microphonics XXI-XXV   (Bel 2013)   Ambient, Drone Music   3/5
L’artista belga riesce ad essere imprevedibile, qualunque cosa decida di fare. Questo lavoro ne è la riconferma. Tra atmosfere Ambient e droni elettrici e languidi, non potete perdervi l’ultimo capitolo della pseudo saga Microphonics. Sempre che non sia musica a voi indigesta.
The Knife – Shaking the Habitual    (Sve 2013)   Electronic, Experimental   3,5-4/5
Non per fare lo snob ma un po’ fa rabbia ascoltare tutto l’entusiasmo creato attorno a questa formazione considerando che da fine millennio a l’altro ieri la cagavano veramente in pochi. Oggi sembra la moda del momento ma in realtà, dietro a tutto questo, c’è un album fantastico che ha il merito di crescere ad ogni ascolto.

Max Sannella
Country Joe And The Fish – I Feel Like I’m Fixin’ To Die   (Can 1967)   Psichedelia    5/5
LSD e amori  incontrollati a cavallo di una psichedelica ottenebrante e a due passi dalla luna.
Culture Club  – Colour by Numbers  (UK 1983)   Pop Dance   3/5
Boy George e Soci strabiliano i dancefloor  internazionali con un mix di pop entravesti e calori jamaicani. Fanno centro!
The Cure – Wild Mood Swing    (UK 1996)   Dark Wave   4/5
Dalla “Generazione degli Sconfitti” i Cure di Smith si ricolorano di altre sfumature e promuovono un capitolo sonoro che cambia di non poco il loro status.

Diana Marinelli
Den Svenska Bjornstammen – Ett Fel Narmare Ratt   (Sve 2012)   Pop Techno   3/5
Cliccando a caso si può scoprire musica interessante come questa band svedese formatasi nel 2010 che miscela Pop, Techno e una puntina di Folk.

Riccardo Merolli
CSI – Linea Gotica    (Ita 1996)   Art Rock, New Wave    4,5/5
La migliore (post)rock band italiana di sempre incide un disco dalle tinte forti e sapori amari, l’inizio di una rivoluzione musicale che purtroppo in Italia non si può fare.

Marialuisa Ferraro
Smashing Pumpkins – Mellon Collie And The Infinite Sadness    (Usa 1995)   Rock    5/5
È semplicemente un must have, si presenta da solo, ma va assolutamente ripassato in cuffia di tanto in tanto, per sentire come la voce di Corgan si amalgami perfettamente con l’orchestrazione.
Half Japanese – Half Gentleman/Not Beasts    (Usa  1980 – Ristampa 2013)   Rock   3,5/5
Molto complesso etichettare con un genere questo lavoro: é un’esplorazione primitiva tra le matrici dei generi e le pulsioni ritmiche del reagire umano. Un disco cupo per molti aspetti, violento e crudo, che raramente cede il passo al puro godimento armonico-melodico.

Vincenzo Scillia
Iggy Pop & The Stooges – The Stooges    (Usa 1969)   Punk Rock    4,5/5
Il suono primitivo di un gruppo che è pura storia. “The Stooges” racchiude quel grandioso suono da garage che in tanti hanno seguito. Rispolverare questa perla è stato un vero privilegio.
Finntroll – Nattfodd    (Fin 2004)   Folk Metal    4/5
“Nattfodd” dei Fintroll è un simpatico disco che ha la capacità di farti immaginare di stare in mezzo agli abitanti del piccolo popolo. Tra fate, elfi, nani e troll vegliano più che mai i riff, le cornamuse ed il cantato in growl dei Finntroll. Una chicca di album.

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Mudhoney – Vanishing Point

Written by Recensioni

In molti si credeva che fossero spariti inghiottiti con i panni addosso nel baratro finale del grunge, in quel di Seattle, magari divorati dalla stessa loro febbre tagliente, se non addirittura liofilizzati per voglie inespresse di roba scottante da tirar fuori nei momenti di nostalgia profonda, come quelle fami compulsive che prendono a notte fonda, invece, con un colpo di coda che arriva dopo un lungo silenzio, i Mudhoney si risvegliano e Vanishing Point è il loro nuovo e ritrovato ruggito, anche se un po’ dimesso.

Hanno resistito alle slavine – appunto – Seattleiane, e non sentono gli anni addosso – loro – ma li sentiamo noi all’ascolto, infatti la carica  della “differenza” appare leggermente moscia e glabra dei peli urticanti dei quali la band americana andava fiera, certo rimangono sempre una icona di muscoli, cuore e cervello “andato”,  il loro spunto isterico di rock’n’roll è brutto, sporco e cattivo – come nella pubblicità – ma ascoltando questo nuovo lavoro, di nuovo pare avere pochissimo, tutto risuona di risentito e di movimenti vicini all’anchilosaggine  che non ne fanno più eroi onnipotenti di potenza; dieci tracce che conservano sotto sotto il respiro elettrico e forsennato di Stooges e Black Flag “Slipping”, “I Like it Small”, “In This Rubber Tomb”, ad ogni modo sempre col passo dell’Iguana Iggy che si palesa vunque, a domicilio coatto in tutta la tracklist, ma la testardaggine della band è tanta e credono in quello che fanno e che hanno sempre fatto, forse un’autoindulgenza ma rimane la sensazione netta di un qualcosa che si sta esaurendo vertiginosamente.

Dopo il melanconico omaggio “Sing This Song of Joy” per la scomparsa di Andy Kotowicz (Sub Pop), il rimanente in circolazione è una componente sonora di riff compressi, cantati svenati e ritmiche convulse che riportano solo indietro, pressappoco un operazione nostalgia in offerta speciale che passa senza la minima apparenza di interesse, e ciò – con tutto il rispetto che si deve ad una formazione seminale come poche –  dispiace enormemente,  e sull’onda di una delusione si potrebbe salvare a bordo campo l’ondulamento beat che agita “The Final Course” o la forsennata turbolenza che avvelena “Douchebags On Parade”, ma giusto per salvare l’onore della causa.

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Albedo Una Sonora Lezione di Anatomia

Written by Interviste

Gli Albedo sono certamente una delle band più seguite e ben recensite di questo ultimo periodo, il loro disco Lezioni di Anatomia sembra essere davvero una figata. A questo punto abbiamo deciso di interpellare il frontman della band Raniero per vedere quanta verità ci fosse dietro questo fenomeno, il risultato è una bella chiacchierata tra Dente che incarna Battisti, ri(e)verberi esageratamente abusati, promoter sbagliati e osterie romane… buona lettura.

Gli Albedo pubblicano Lezioni di Anatomia, il terzo lavoro ufficiale, è quello giusto?

E’ solo un disco. Quando scrivi i dischi pensi che sia sempre quello giusto. La cosa migliore che tu abbia mai fatto. Poi magari te lo risenti ad un anno di distanza e non ti piace più. Sicuramente qua abbiamo dato un taglio piuttosto preciso e cercato di dare un colore uniforme.

Un disco molto intimo, le parti del corpo che cercano di farsi sentire dall’uomo, geniale l’effetto della voce per dare una sensazione di interiorità a chi ascolta, come nascono queste diavolerie?

Il fatto di scegliere a priori un argomento su cui lavorare ci stimola nello svolgere il tema, e non facendo i musicisti di professione e avendo sempre meno tempo da dedicare, credo che ci aiuti a restare concentrati e a trovare ancora delle cose belle in quello che facciamo al di fuori della routine. Anche la scelta dei suoni in fase di mixaggio soprattutto sulla voce l’avevamo già ampiamente discussa tra di noi proprio con quella idea di volerla in un qualche modo renderla innaturale, impersonale, lontana con l’aiuto del reverbero, effetto di cui molto probabilmente abbiamo abusato. Per fortuna abbiamo trovato Adel (il fonico) che si è prestato a quello che per molti potrebbe suonare come un errore.

Testi bellissimi e importanti, colonna vertebrale del disco, la loro creazione segue delle linee precise?

Grazie, non per questo disco. Abbiamo negli anni trovato le nostre formule per scrivere ma oggi come oggi per fortuna trovo delle linee vocali su quasi tutto quello che scrivo, forse perché ascolto tante cose e rubo un po da tutte le parti senza farmi troppi problemi.
Il testo è comunque condizione fondamentale nello sviluppo del brano. Suoniamo gli arrangiamenti in funzione di quello, oppure esattamente al contrario ma non cerchiamo mai di adattare forzatamente l’uno all’altra.

Io vi ho trovato molto post rock con attitudine pop, un genere direi innovativo, molti avrebbero scelto la lingua inglese, voi perché avete scelto l’italiano rischiando e non poco sul risultato finale?

Direi che ci hai preso in pieno. Il pop, inteso come forma canzone e comprensibilità dell’insieme fa parte di noi tutti da sempre. Non abbiamo velleità di sperimentazione alcuna e poi non ne abbiamo le capacità tecniche. Non ci interessa stupire con parti complesse. Ci piace cercare di suonare bene e rendere le parti strumentali interessanti ma non necessariamente prolisse o fini a se stesse. Nella fase di scrittura ho ascoltato molto quello che viene definito post rock ma adattarlo ad una tradizionale forma canzone sarebbe una bestemmia per il genere in sé ed il risultato è quello che c’è in questo disco. Se ci pensi bene i nostri brani potrebbero reggere tranquillamente con una chitarra e voce e così vogliamo che sia. Però non fateci fare più date in acustico perché siamo già abbastanza depressi di natura.

C’è anche un evidente omaggio ai Beatles (A Day in The Life) nel pezzo Stomaco, un legame speciale con le loro canzoni o soltanto una questione di gusto del sound?

Chiunque suoni ha un legame con loro. Al di la di tutto quello che si può dire e che è stato già sicuramente detto, credo che l’attualità del testamento che hanno lasciato alle generazioni future sia soprattutto l’idea di cui parlavamo prima, cioè dell’accessibilità. Quell’incredibile dono per cui quello che scrivi è universalmente riconosciuto straordinariamente bello da tutti. Donne, uomini di qualsiasi età. Non ci piace l’idea che ci si debba chiudere in un genere e cercare di essere riconosciuti in “questo” o “quello”. Per questo aspetto mi sento molto più legato a loro che a tanti gruppi a cui musicalmente siamo più simili. Naturalmente parlo di attitudine e non di risultati artistici. Sapevamo di farla fuori con questa citazione pesante ma noi abbiamo sempre scritto senza il dover pensare al dopo.

Cosa è cambiato dalle precedenti produzioni? Vi sentite artisticamente diversi?

Ci piace pensare di essere maturati,almeno un pochino. Ci piace anche cercare di fare qualcosa di diverso probabilmente perché le cose che facciamo ci stufano presto. A dire la verità, e lo penso sul serio, non crediamo di essere un gruppo fico. Non risento quasi mai i nostri dischi. Non mi piacciono. Semplicemente penso che non siamo tanto peggio di tanti altri. Quando leggi ovunque che Dente è il nuovo Battisti, everything is possible. Albedo i nuovi Bee Hive? Ci sta tutta.

Tutte le recensioni parlano bene di Lezioni di Anatomia, siete consapevoli di aver fatto un ottimo lavoro? Considerando il post di Miro Sassolini che definisce il vostro disco il migliore in circolazione in questo periodo?

Ai gruppi come noi rimangono solo tre cose: le pacche sulle spalle alla fine dei concerti accompagnate da un fragrante “Bravi, cazzo”, i messaggi e i post su facebook dove per fortuna ci insultano ancora pocome le parole di persone che ascoltano tantissimi dischi e che rimangono entusiasti dal nostro e ci danno le 5 stelle Michelin. Certo quando poi ne arrivano di belle da chi ha scritto una parte di musica alternativa italiana allora è tanta roba, perché è interessante scoprire che interessi anche a generazioni musicali differenti in tutto e per tutto,persino e soprattutto in termini fruizione. Questo ovviamente fa onore a lui e non a noi, che come generazione facciamo poco parlando tanto.

Adesso è il tempo di montarsi la testa?

Adesso è il tempo delle mele.

Sono a conoscenza della prossima uscita del video “ufficiale” di Cuore (l’opener di Lezioni di Anatomia), volete parlarci del video?

Un giorno mi ha chiamato Fabio Valesini, mi ha detto che non aveva mai fatto un videoclip musicale, che aveva uno storyboard dove succedevano cose che non si capivano, che era girato tutto al contrario ma montato dritto ma che poi alla fine il risultato sarebbe stato metà e metà, che c’era una scena con delle radiografie che si animavano, e che avremmo dovuto procurarci un carrello della spesa perché con il budget che gli era stato dato non ci prendevamo nemmeno una sedia di legno.
Come potevamo dirgli di no?
Ed in effetti il risultato è sopra ogni nostra aspettativa,come ogni idea malsana che si rispetti.

Gli Albedo quale ruolo potrebbero ricoprire all’interno della musica italiana?

Ci siamo abituati all’idea di essere marginali. Uno di quei gruppi che fa 34 dischi ma li scopri al 33. Quello che facciamo ha bisogno di maturare nel tempo. Il fatto è che non siamo abbastanza originali per spiccare e non siamo abbastanza stronzi per farci odiare… Non ci tingiamo i capelli, non siamo omosessuali, non siamo intellettuali, non ci vestiamo con gli stracci e non viviamo nei furgoni. Non fingiamo di essere quello che non siamo. Menchemeno ci dichiariamo artisti quando tra 4 o 5 anni nessuno si ricorderà più di noi. E nemmeno di tutti gli altri. I tempi sono cambiati. Ci sono troppi dischi e troppi gruppi per cui alla fine non emerge nessuno davvero. E se lo fa, lo fa per un tempo assai breve. Non possiamo essere tutti i Joy Division, dai,siamo seri. Noi  abbiamo una casa, una famiglia un lavoro. Le nostre scelte le abbiamo già fatte. Per questo forse nei nostri dischi c’è una buona dose di realismo. Certo un’ampia cassa di risonanza ci aprirebbe ad un pubblico più grande, ma poi perderemmo il fascino degli eterni incompresi e non sarebbe più divertente per noi lamentarci e parlare male di tutti gli altri.

Avete un disco da promuovere quindi presumo un tour da onorare, c’è qualcos’altro che bolle in pentola?

La verità è che a suonare in giro ti diverti molto solo quando la situazione è perlomeno decente. Quando trovi realtà assurde a 700 km da casa la prima volta ci ridi, la seconda spacchi un disco de I CANI, la terza ti chiedi se ne vale la pena di fare tutta quella strada. Proprio perché abbiamo scelto di suonare solo per divertirci se andiamo a suonare ed è tutto una merda non ci andiamo più. Quindi faremo meno date ma meglio organizzate. Non perché pensiamo di meritare chissà cosa ma è perfettamente inutile per noi andare fino a Bari in un locale che di solito fa suonare cover band al cui pubblico non interessa nulla di noi, perché il promoter non sa fare il suo lavoro. O suonare con la chitarra acustica mentre la gente mangia manco fossimo nelle osterie romane.
Onoro e rispetto chi fa quello ma non è quello che vogliamo fare noi.

La scelta di affidare il disco ad una nuova e freschissima etichetta (V4V Records) è stata una buona idea?

Potrei trollare quei deficienti qui ed ora per diciassette minuti di applausi ma ti dico in verità che trovare persone che investono cosi tanto in un progetto come il nostro facendolo bene, è ad oggi in pratica impossibile.
Ci perdono soldi ma soprattutto tempo. Lo sanno e lo fanno consapevolmente. Se ci pensi è assurdo. Allora quello che ci lega davvero sono le stronzate che ci scriviamo in chat e l’idea di condividere insieme qualcosa di tanto nostro quanto loro. Va oltre le aspettative di vendita o di successo mediatico. Posso solo dire che se avessero i mezzi e fossero persone come loro a capo di importanti case discografiche non staremmo adesso nella situazione in cui siamo. La competenza in questo settore sembra essere una chimera.

Adesso che siete ricchi e famosi e scopate da Dio potete dire tutto quello che vi passa per la testa, questo è il vostro spazio…

Se questo fosse il mio spazio direi a tutti i lettori di non drogarsi e di avere rispetto per gli alberi e di non farli pisciare dai cani. Comunque come tu sappia certe cose rimane per noi un mistero.

 

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