Il crowdfunding è una forma di autofinanziamento che gli artisti utilizzano per realizzare i loro progetti. Sembra molto chiaro, detta cosi. Non è un’idea nata in Italia, ma da qualche tempo si sta diffondendo fortemente nel nostro paese. Per dirla in breve e molto semplicemente, il meccanismo è questo. Una band decide di realizzare un album, un Ep, un video oppure di andare a suonare all’estero (come nel caso dei Christine Plays Viola) ma non ha soldi per realizzare questo progetto. Prima del crowdfunding la band, generalmente emergente, cosa avrebbe fatto? Si prova a suonare nei locali della zona, cercando di mettere da parte qualcosa, magari vendendo qualche gadget. Si risparmia in proprio o si chiedono i soldi a papà o a chiunque abbia la possibilità di elargire dei mini prestiti senza fare lo strozzino. C’era da sudare, insomma. Ora invece, le stesse band possono presentare il loro proposito a piattaforme specializzate che valuteranno la validità dell’idea. Una volta che il progetto è scelto, il gruppo realizza un video, dove può spiegare le proprie ragioni, promuovere il materiale in vendita oppure semplicemente far ascoltare la propria musica. Alla band è quindi assegnata una pagina all’interno della piattaforma, dove è presente quel video. Si fissa un budget da raggiungere che chiunque può visionare tramite un apposito contatore, un tempo massimo e vengono elencate tutte le offerte della band. L’utente potrà quindi acquistare uno dei prodotti e, alla fine del tempo indicato, se la somma prefissata è raggiunta, la band incasserà il tutto, meno una percentuale che resta nelle casse della piattaforma ospitante. Come vi dicevo è tutto molto comprensibile ma solo all’apparenza. Tale sistema ha generato un’infinità di polemiche legate a diversi aspetti. Chiariamo una cosa. Le band non si limitano a vendere Cd, file audio, T-shirt e spille. Possono far pagare un euro in più un Cd autografato, commercializzare una loro telefonata a casa o la presenza a cena con voi. Cose che non c’entrano molto con la musica. Tutto questo, per alcuni, somiglia a una disperata elemosina web. Inoltre, pone le band in un atteggiamento antipatico (dovresti essere te sconosciuto, a essere felice di farmi un autografo e non io a pagarti) nei confronti del pubblico. Inoltre, molti progetti mirano alla realizzazione di un disco che è anche l’oggetto in vendita. Quindi il pubblico paga qualcosa che non esiste ancora, in realtà. Insomma, la cosa non è proprio cosi naturale e sul web potete leggere infiniti articoli contro. Io ho le idee molto confuse. Non vedo nulla che riporti al concetto di elemosina perché, in fondo, si vende qualcosa. E anche quando si chiede un semplice sostegno economico, non vedo perché debba essere chiamata elemosina, visto che in chiesa si chiama offerta. Le parole sono importanti. In merito al rapporto col pubblico, anche qui non penso che possa essere il crowdfunding elemento di allontanamento. Primo perché, trattandosi di band spesso sconosciute ai più, chi partecipa al progetto è di solito già fortemente fidelizzato con il suo piccolo pubblico. Inoltre, molte delle cose (in senso ampio) in vendita sono proposte in maniera ironica (vedete la pagina dei Twiggy è Morta, ad esempio) e divertente, senza arroganza. Anche sul discorso dell’acquistare qualcosa che non esiste, non è certo pratica nuova. Succede con le case, le auto e in fondo, se il progetto non si realizza, mi sono restituiti i soldi. Nessun rischio. Su questi punti sono riuscito a farmi un’idea ma evidentemente non ho ancora molto chiara la visione generale. Inoltre ci sono altre questioni che non vi ho posto e che, tra gli articoli che ho letto, nessuno ha sollevato fino ad ora. Ho fatto quindi la cosa migliore che potessi. Mi sono rivolto direttamente all’agenzia italiana più importante del genere: Musicraiser. Ecco cosa mi hanno risposto.
P.s. Il crowdfunding non è un concetto applicato solo alla musica, ma a Rockambula questo interessa
Crowdfunding. Di cosa si tratta? E Musicraiser?
Il crowdfunding é la web resource culturale, finanziaria e politica che permette a qualunque cittadino di poter contribuire a una causa in cui crede o di proporre il proprio progetto al vaglio della rete al fine ottenere finanziamenti in cambio o meno di un corrispettivo proporzionato all’impegno economico sostenuto da chi partecipa alla campagna che può consistere in:
– Quote societarie (nel caso di una società di capitali) o percentuali di guadagno su un progetto che ha l’obiettivo di conseguire profitti. (Equity based crowdfunding)
– Ricompense che possono consistere in qualsiasi bene materiale o immateriale, fisico o digitale che i creatori dei progetti offrono in cambio del contributo a chi crede nella realizzazione del loro progetto. (Reward based crowdfunding) Questa tipologia di crowdfunding riguarda prevalentemente progetti di carattere artistico (cinema, musica, fumetti, design, editoria etc.)
– Nulla di materiale se non la soddisfazione di aver contribuito ad aiutare una causa che riguarda una situazione di difficoltà di un singolo o di un gruppo di persone (Donation based crowdfunding). Progetti di raccolta fondi per lo più lanciati da ONLUS, associazioni no profit o cittadini privati appoggiati da piattaforme dedicate.
Il crowdfunding può essere “diretto” ovvero se lo si crea sul proprio sito autonomamente, oppure può essere “ospitato” su una piattaforma che offre il servizio di raccolta. Il crowdfunding può prevedere un obiettivo economico che, solo se raggiunto, da diritto a ricevere il finanziamento (altrimenti i contributi vengono restituiti a chi li ha versati) il cosiddetto “All or nothing model”, oppure può prevedere che, nonostante il non raggiungimento dell’obiettivo di raccolta, i fondi restino al creatore del progetto, il “Flexible model”.
Esistono al mondo circa 600 piattaforme web di crowdfunding di cui il 60% negli USA e il restante 40% nel resto del mondo. In Italia sono una ventina circa.
Le piattaforme di crowdfunding possono essere “orizzontali”, nel caso in cui ospitano progetti di diversa natura (dalle cause umanitarie alla lista di nozze a progetti creativi), oppure “verticali”, cioè focalizzate in un settore specifico. Es. cinema oppure musica oppure sport etc.)
Il presidente degli USA Barack Obama ha usato il crowdfunding per finanziarsi la campagna elettorale del 2008 attraverso una campagna di crowdfunding.
Musicraiser è una piattaforma di crowdfunding di tipo reward based verticale sulla musica che adotta l’All or nothing model. Musicraiser offre il servizio di raccolta fondi ai musicisti e agli altri operatori del settore musicale (case discografiche, promoter, festival, agenzie di booking, videomaker etc.) e non detiene alcun diritto intellettuale né d’autore sui contenuti ospitati sul sito.
In questo momento ospitiamo sul nostro sito un numero di campagne di crowdfunding attive per progetti musicali che ci colloca tra le prime tre piattaforme in Europa per raccolta in valuta Euro.
Chi garantisce al pubblico che i soldi raccolti saranno spesi interamente per il progetto indicato? Coloro che creano un progetto su Musicraiser, che noi chiamiamo Creators, cosi come quelli che lo fanno in qualunque altro sito di crowdfunding, s’impegnano a onorare i propri impegni. Se il progetto riceverà più fondi di quelli richiesti, sarà cura del creatore del progetto comunicare ai finanziatori come utilizzerà le ulteriori somme ricevute.
Ad esempio ho visto una band che cercava di finanziarsi la partecipazione a un festival in Austria. L’acquisto del disco e del merchandising è legato direttamente a questo?
Vorrai dire che cercava fondi per sostenere le spese di viaggio per partecipare a un festival in Austria… In ogni caso la risposta è sì, se vuoi contribuire alle spese di un importante step di una band che crede in se stessa e soprattutto in cui TU credi, puoi contribuire al progetto per avere in cambio una copia del loro disco o quello che hanno destinato come “ricompense”. Si tratta di un finanziamento con destinazione d’uso in cambio di una ricompensa.
Se la band, per un motivo o per un altro, non può più andare a quel festival, deve restituire i soldi, anche se in realtà ha venduto il prodotto?
Premettendo che per fortuna (soprattutto per le band) una cosa del genere non è ancora capitata, ti dico che in queste estreme eventualità sarà l’artista che provvederà a contattare i propri finanziatori e a chiedere loro se pretendono un rimborso o se, avendo ricevuto la propria ricompensa, saranno soddisfatti in ogni caso.
Alcune band propongono, in cambio di soldi, la possibilità di scegliere, ad esempio, abiti di un concerto oppure la scaletta. In questo caso chi garantisce che la band mantenga le “promesse”?
Ogni artista è libero di offrire le ricompense che vuole (l’unico limite è la legge e la propria creatività) in cambio dei contributi dei suoi sostenitori così come i suoi sostenitori sono liberi di contribuire al progetto o meno. E’ una questione di fiducia e ne risponde sempre il creatore del progetto che si assume l’onere di provvedere alla consegna delle ricompense una volta che il progetto è stato finanziato con successo. Musicraiser é solo uno strumento e il rapporto legale, fiscale e fiduciario che lega il creatore del progetto al proprio finanziatore è deputato all’artista che crea il progetto. Tutto questo è indicato chiaramente nelle F.A.Q. e nei Terms of use della nostra piattaforma.
Tra le diverse critiche, quella che mi ha colpito di più non è tanto di chi ha definito il crowdfunding “l’elemosina del terzo millennio”, ma piuttosto di chi afferma che qualche anno fa, se chiedevi a una band emergente un autografo, la stessa ne era entusiasta mentre con questo sistema un gruppo di sconosciuti ti fa pagare anche una telefonata. C’è il rischio che le band si allontanino dal pubblico invece che il contrario?
Sarebbe elemosina se in cambio del proprio sostegno i finanziatori non ricevessero nulla in cambio del proprio contributo. Ma se con il crowdfunding impegni € 10 per ricevere l’album di una band che ami, sapendo che nel caso il progetto non raggiungesse l’obiettivo economico prefissato, i tuoi soldi ti saranno restituiti, non è esattamente come comprare in prevendita una copia del loro prossimo album? Che c’è di strano in questo?
Quanto all’atteggiamento di alcuni artisti dipende solo dalla loro personale maturità umana. Non siamo attrezzati per effettuare controlli in merito alla dose di egocentrismo dei musicisti che si propongono sulla nostra piattaforma, ma assicuriamo uno scrutinio scrupoloso sulla credibilità artistica e professionale prima di accettare i progetti. E poi anni fa noi non c’eravamo, la piattaforma è on line da appena cinque mesi.
Mi pare di aver capito che l’artista si tiene i soldi solo se viene raggiunto l’obiettivo.
Esatto, in caso contrario l’artista non riceve nulla, Musicraiser non guadagna nulla e i finanziatori del progetto verranno interamente rimborsati della cifra impegnata. Zero rischi. Come dicevo prima il nostro sistema si basa sul modello “All or nothing” (tutto o niente).
Voi vi tenete il 10%. Quindi una band che non raggiunga l’obiettivo avrebbe vantaggio ad autofinanziarsi, cosi da intascare quanto versato fino a quel momento dalla gente. Obiettivo 1000€, la gente versa 500€, manca un giorno. La band aggiunge i 500€, piuttosto che fallire lo scopo e restituire tutto. Meccanismo un po’ ipocrita e pericoloso, forse?
Ci teniamo il 10% più iva. È il minimo indispensabile per reggere le spese del sito. Inoltre addebitiamo anche le spese di transazione tramite carta di credito (che a nostra volta ci sono addebitate da paypal). Pensiamo che sia una percentuale onesta e che può non incidere economicamente sull’esito di una campagna. Aggiungo che tre campagne finanziate su quattro terminano la raccolta con percentuali di riuscita superiori al 110% (il record è stato fatto dalla campagna di Gianni Maroccolo che ha raggiunto il 304% raccogliendo più di € 27.000, la maggior parte si attesta intorno al 130%) quindi se l’artista è bravo a promuoversi può ripagarsi in parte o del tutto le competenze di Musicraiser. Considera che il nostro servizio prevede anche una promozione on line e off line che permette a una campagna di crowdfunding di diventare anche un’ottima occasione per far parlare di se e acquisire immediata visibilità soprattutto sul web ma anche sulla carta stampata. Molti artisti che sono passati da Musicraiser hanno raddoppiato i loro contatti social alla fine della campagna. Questo grazie anche al nostro widget gratuito, un’applicazione che permette di replicare la campagna di raccolta fondi direttamente sulla pagina facebook degli artisti. Inoltre Musicraiser promuove a proprie spese i progetti che reputa più interessanti o più originali.
Per quello che riguarda l’ipotesi che un creatore di progetto che si auto finanzi la campagna per la parte residuale della somma che gli serve a centrare l’obiettivo e ricevere così il denaro, posso dire che ciò non accade spesso ma può capitare e non possiamo impedirlo tecnicamente né noi di Musicraiser né qualunque altro sito di crowdfunding. Questo perché le piattaforme di pagamento on line (tipo paypal, che ci fornisce il servizio) sono costruite con codici di programmazione che non prevedono eccezioni di tipo etico purtroppo. Potrebbe essere discutibile centrare l’obiettivo versando soldi propri ma potrebbe anche essere che il creator li abbia raccolti off line o li abbia anticipati per qualcuno e li versi a suo nome per chiudere la campagna. In questi casi non ci vedo nulla di pericoloso o d’ipocrita.
Sicuramente la situazione è migliorata rispetto a qualche giorno fa, ma per chiudere il cerchio ho chiesto a Marco Lavagno di fare qualche domanda in merito ad una band che ha deciso di utilizzare questa forma di finanziamento (che io preferirei chiamare vendita). Quello che ci hanno risposto lo leggerete giovedì prossimo, nella seconda parte del nostro articolo.
…to be continued…
Ecco un esempio di video di presentazione: