Rock’n’Roll e citazionismi. Chitarre e mazze da baseball. Follie quotidiane e leggende metropolitane. E’ arrivata la working class del Rock. E’ totalmente fuori di testa. E ci vuole liberare dalle vessazioni del nostro capo ufficio. Rocknado è il titolo del nuovo disco di Un Giorno di Ordinaria Follia in uscita il prossimo 20 gennaio rigorosamente autoprodotto. Rocknado cioè un tornado rock. Da parte di una band che cita nell’abbigliamento e nei modi di fare proprio quel film di Joel Schumacher del 1993. GLI UGdOF fanno rock citazionista. Camicia bianca con bic nel taschino, cravatta Regimental, pantalone nero e All-Star ai piedi. Mazze da baseball, tirapugni e chitarre. Sul palco i cinque cugini Fumara si presentano così; su disco trasformano il loro frullato elettrico di rock’n’roll, rabbia, ribellione, follia e riferimenti matti come loro. Nato grazie ad un crowdfunding portato avanti con successo nei mesi scorsi, il secondo lavoro dei UGdOF capitanati da Il Reverendo viene anticipato dal singolo con relativo video “The Fonz”, che è una sorta di manifesto messo su celluloide dell’immaginario della band. Volutamente trash, volutamente schietto, il video alterna un’improbabile storia di finzione e uno spaccato di quotidianità UGdOFiana. Sala prove, musica a tutto volume, birre, e ogni tanto una pausa dalla deflagrazione sonica prodotta, quando i cugini Fumara si svaccano nella loro area chillout e si gustano una storia tipicamente anni ’70 dove le situazioni impossibili abbondano, ma anche i finti eroi, la brillantina Linetti e I giubbetti in pelle.
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Un Giorno di Ordinaria Follia, guarda il video di “The Fonz”
Kerouak – I Wanna Know
Nati a Siracusa nel 2006, l’EP I Wanna Know è il terzo lavoro dei Kerouak, dopo Trinacria Alcolica del 2007 e Mazingabbirra del 2011. Questo nuovo album si fa riconoscere dai precedenti per l’efficace integrazione del trombone del cantante Corrado Cannata, usato in maniera più consona rispetto al precedente disco, il che fa talvolta svoltare lo stile verso uno Ska Core ruvido e compassato. Ne è testimonianza la canzone iniziale, che poi è anche colei che dà il titolo all’EP: senza indugio il trombone scende subito in campo, dando groove al sound, impreziosendo e rendendo più interessante il mondo caotico abitato dai Kerouak. La vera particolarità è la voce scanzonata composta da slange gorgoglii che scopiazza (involontariamente) il modo di cantare di Stu Arkoff degli Zombie Ghost Train, seppur ci sia un abisso tra i due generi. Divertente “Last Bad News” dove si scimmiotta il Rockabilly e in particolare l’ugola magica di Elvis Presley. Il Rock Garage striato di Punk dozzinale suonato da questo quartetto ci pone il dilemma su quale lato sia necessario perfezionare per primo: la scarsa originalità o la durata risicata, anche se è doveroso riconoscere che le song Rock‘N’Roll sono spesso e volentieri concentrate in un breve lasso di tempo, raramente si superano i tre minuti a esecuzione. E così in circa venti minuti si esaurisce l’ascolto. Un viaggio corto, ma intenso. E’ comunque impossibile non notare l’alchimia che lega i quattro musicisti, un affiatamento che si percepisce in ogni brano (“Judas” ne è l’egregia sintesi). Se cercate un po’ di faciloneria per rilassare la mente e schiarirvi le idee, i Kerouak potrebbero fare al caso vostro. Se al contrario sentite il bisogno di una buona dose di tecnicismi arzigogolati, vi faranno al massimo sorridere. Beh, è che ci sarebbe di male? Un 6 di stima e di incoraggiamento ci sta tutto.
Sonic Daze – First Coming
Massimiliano Demata, Vittoriano Ameruoso, Serena Curatelli e Giuseppe Santorsola sono i Sonic Daze che esordiscono a fine 2013 con il loro Ep First Coming. Pugliesi e passionali i Sonic Daze ci presentano un lavoro prima di tutto con una copertina niente male disegnata da Shawn Dickinson e soprattutto formato da sei tracce che spaziano senza alcun dubbio tra un Rock’n’Roll molto esplicito e un Punk veloce, e a volte divertente che fa immaginare gavettoni e guerre di cuscini. Tutto questo si scorge fin dalle prime note di “Hear Me Calling” quel tanto orecchiabile da rimanere impressa senza però risultare banale. “When the Sun” incarna perfettamente quello che dicevo prima, l’aria d’estate che tarda ad arrivare ma quando arriva lo fa in modo violento e goliardico tra viaggi on the road, finestrini abbassati e musica a tutto volume magari proprio quella di First Coming. “Amorality” invece ha sonorità più dure rispetto per esempio a “So Many Colours” che con il primo arpeggio ci catapulta sulle spiagge assolate degli anni 60-70 e quel sapore molto British che in questo caso non guasta proprio. “Get out of the Way” chiude questo Ep in maniera consona anche se non è proprio la parola più appropriata.
Insomma, First Coming può risultare una sorpresa per gli amanti del genere e non solo per le sonorità molto naturali di un genere che alcune volte stona ma che questa volta nuota nelle atmosfere del Rock prendendone gli aspetti più ritmici. Tutto suonato con una tecnica molto buona e una precisione ritmica assolutamente da notare. Da sottolineare la registrazione in maniera assolutamente analogica senza l’uso del computer che rende il suono meno piatto e più presente. Insomma le influenze del gruppo sono anche molto chiare Beach Boys, Beatles, Sex Pistols, Ramones. Influenze chiare e non copiate. Infatti i Sonic Daze ci mettono del loro con audacia e senza paura dimostrando perché no professionalità e soprattutto profonda conoscenza del genere e della propria passione. Un esordio da ascoltare assolutamente, magari a tutto volume, e da portare in valigia!
The Neigers – S/t EP
Un salto indietro nel tempo, quando la musica era divertente, facile e rumorosa: grazie al loro omonimo EP, The Neigers trascinano indietro le lancette dell’orologio e riattaccano le pagine al calendario, per farci muovere la testa, i piedi, le mani a tempo, proprio come una volta (bei tempi quelli!).
Il trio mantovano registra in presa diretta, ed è una scelta ottima, che fa passare tutta l’immediatezza di questi cinque brani sospesi tra Rock’n’roll, Proto-Punk, Garage dei tempi che furono e un pizzico di Surf qua e là. Tra le influenze che citano sulla loro pagina Facebook ciò che risalta ai miei occhi sono i Kinks, che mi pare infestino questo disco in modo sottile ma ammiccante, più che altro nell’attitudine che si respira: ironica, leggera, luminosa, ghignante.
Intendiamoci, niente di nuovo sotto il sole, come spesso accade: ma almeno questa volta abbiamo la soddisfazione di cinque brani suonati bene, energici, sorridenti, da testare ad alto volume con la capote abbassata e una bionda con tanto di foulard agitato dal vento a fianco. “Stoned by Your Love” è una canzone da high school prom, ed è quella che più mi ha convinto (quelle più Rock’n’roll in senso stretto mi garbano di meno – “I Want it All”, ad esempio, è troppo deja vu, mentre “Mary”, che mi suona molto Arctic Monkeys, già va meglio). “Monday Morning” è forse la più old school, tra i Kingsmen di “Louie Louie” e qualcosa dei Rolling Stones dei tempi d’oro (e potrei infilarcene mille altri, ma tant’è…). “Burn Like A Bomb” è un degno finale, quasi da spot (scarpe o zaini o diari divertenti, non saprei).
The Neigers EP potrebbe piacere ad un sacco di persone: agli appassionati di California e viaggi on the road, ai quelli che si scatenano sui dancefloor appena odono del sano vecchio Rock’n’roll, ai fanatici della semplicità e dell’immediatezza senza tanti fronzoli, ai nostalgici dei tempi d’oro della musica, dove bastava un “pa papapau papapau papapau papapau pa” per svoltare la serata, tutto il ballo di fine anno e, forse, anche un bel pezzo di vita. Siete tra questi? Prestate orecchio alle chitarre infuocate e retrodatate de The Neigers and see for yourselves.
Rebel’s Bay – Carry On
Da Indelirium Records (che, a quanto pare, sforna tonnellate di punk’n’roll) arriva l’ep dei Rebel’s Bay, una band di Riva del Garda che gira Italia e Europa da un paio d’anni col proprio carico di tatuaggi old school, camicie a quadri e coppole d’ordinanza – senza dimenticare la musica: punk diretto, retrò, molto canonico, che non si risparmia né in energia né in cliché.
Il contesto che richiamano è affascinante: velieri, ancore, la Baia dei Ribelli… e i titoli dei brani sono azzeccatissimi: My Friend My Family, Wild Heart And Broken Bones, Billy’s Legend… il frontman Al, dalla voce sporca e strascicata, ricorda tanto Shane MacGowan quanto Eugene Hütz, ma la somiglianza con i rispettivi gruppi d’origine si ferma qui: nessun meticciato, nessuna contaminazione a inquinare l’ortodossia punk del trio trentino.
E forse è questo il limite, condiviso dai Rebel’s Bay con centinaia (se non migliaia) di band europee che a loro assomigliano: il rischio di non avere nulla di propriamente loro. Come band punk si difendono ampiamente, dimostrando, anche solo nei sei brani di questo ep, di saper gestire con gusto, energia e bravura quel linguaggio così particolare che è il punk; ma se dovessimo distinguerli da band simili (anche solo da alcune delle band che ne condividono la militanza nel roster Indelirium) faremmo tanta, troppa fatica.
Amanti del punk’n’roll fatto come Dio vuole: abbeveratevene dai Rebel’s Bay, ce n’è a sazietà. Se cercate qualcosa di più, avete sbagliato strada…