Roipnol Witch Tag Archive

Non chiamateci Spice Girls || Intervista alle Roipnol Witch

Written by Interviste

Qualche settimana fa ho recensito il disco delle Roipnol Witch, quiIl mio giudizio non è stato particolarmente positivo sul piano prettamente artistico, ma, come si suol dire, de gustibus.

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Roipnol Witch – Starlight

Written by Recensioni

Non è sempre facile scrivere delle recensioni. A voi probabilmente sembra una figata sputare sentenze nel bene o nel male su un progetto per cui qualcuno ha speso soldi, tempo, energie e sul quale, soprattutto ha messo la faccia. A parlar bene di un disco che entusiasma si rischia che poi quell’album faccia in realtà parecchio cagare ai più e si venga tacciati per venduti, per amici di amici di amici e qualsiasi altra porcata sotterranea possa giustificare un errore di valutazione così grossolano. Se se ne parla male, di media, l'”apriti cielo” è istantaneo e parte dalla band, dagli amici-fan della band e si conclude poi quasi subito lì da dove era partito dopo due o tre giorni di battibecchi e insulti social. Con il risultato che molte più persone ascoltano il lavoro in questione, per capire dove stia la ragione. Ammesso che di ragione si tratti. Perché è impossibile essere oggettivi nello scrivere una recensione. O meglio, per chi legge, è difficile essere ritenuti oggettivi quando si recensisce un disco.
Questo preambolo mi serve per mettere le mani avanti. Sì, ormai lo sapete già, suono in una band di sole donne. No, noi non l’abbiamo fatto un tour di presentazione dell’album. Perché no, in effetti non ce l’abbiamo un album. Viene da sé che no, non abbiamo un’etichetta discografica neanche piccola piccola. E sì, sarà impossibile per me farvi capire che quello che scrivo non è frutto di rosicamento, perciò se volete leggere fate pure, altrimenti fermatevi qui.
Le Roipnol Witch vengono da Carpi, in provincia di Modena. Sono tre donne più un maschio in realtà, una roba più alle Hole che non alle Savages. Ma su di loro si legge di movimento Riot, di all-female band, di rock in gonnella, di Rock With Mascara (che è un’idea meravigliosa che le ragazze hanno avuto – e non sono ironica – di unire tutte le band al femminile italiane e organizzare dei live itineranti per tutta la penisola, con scambio di contatti, di competenze, di passioni). Il movimento Riot Grrrl, lasciatemelo dire, era già morto quando Corin Tucker e Carrie Brownstein decisero di suonare insieme e fondare le Sleater Kinney. Ne avevano già le palle piene di essere intervistate in merito alla difficoltà di suonare in un panorama prettamente maschile o alla difficoltà di non contendersi il ruolo di prima donna con la compagna di band. Mamma mia. È difficile accogliere questo disco come una novità nel panorama musicale nostrano solo perché ci sono tre donne che suonano insieme in una stessa formazione (ma noi abbiamo già avuto i Prozac+, per citare solo una band antecedente con un organico simile). Non sarà (ancora!) discriminatorio concentrarsi sul genere nella promozione di qualcosa?
Dal punto di vista musicale, poi, Starlight non è la novità che aspettiamo (da un po’ e non certo e non solo dalle Roipnol Witch), ma è piuttosto un mix di influenze e di debiti artistici. Si va dalle sonorità New Wave della title-track “Starligt” al Pop-Punk degli anni Duemila di “Disagio” e “Oliver Tweet”; tra distorsioni contenute e registrazioni patinate (per un gran disco dal punto di vista tecnico ma ben poco sul piano artistico), si strizza l’occhio alla Berté in “Femme Fatale” e alle Plasticines di “Bitch” in “Be My Love”.
I testi sono alternatamente redatti in inglese o in italiano. Certo, nel 2016 è difficile trovare chi ancora non sa l’inglese e non riesce a capire un testo (per altro scritto da chi non è madrelingua e quindi non cede a slang e citazioni inafferrabili dagli stranieri), ma è evidentemente altrettanto difficile trovare nell’Alternative Rock un’attenzione per le liriche che non riduca il testo a mero espediente fonico (sempre che non si cada nella canzone di protesta dei soliti Zen Circus, Teatro degli Orrori, Ministri e compagnia). L’uso della rima, poi, come in “Non è un Paese per Artisti”, che poteva essere un pezzo davvero ben riuscito, diventa quasi un’irritante soluzione frivola per destreggiarsi nella grande difficoltà dell’accentazione piana della stragrande maggioranza delle parole della nostra lingua, un trattamento più alla Las Ketchup (o alle connazioni Lollipop!) che alla Au Revoir Simone. Per intenderci.
Il Rock femminile italiano continua, secondo me, ad essere debitore di un Rock al femminile d’oltreoceano che era già anacronistico quando è nato. Finché i coretti saranno di sexy Uh uh piuttosto che di contenuti, finché la leggerezza verrà scambiata per frivolezza anche da chi è parte attiva della composizione, finché mascara, minigonne e una rabbia senza agganci storici, senza il sostegno di testi di spessore continueranno a spadroneggiare in quella produzione che viene definita all female anche quanto la definizione non è proprio vera, si continueranno ad avere più Spice Girls che Carmen Consoli, in una dicotomia costante, per altro, tra suore e puttane. Si continuerà a notare più come si vestono queste ragazze per i live che ascoltare cosa vogliono dire. Ci si continuerà a stupire di vedere una donna suonare un basso e maliziosamente pensare anche magari alla bravura nel gestire un manico tanto lungo. Che pena.
C’è di che essere incazzate, come donne, senza doversi nascondere dietro al femminismo. C’è di che essere donne anche senza dover sculettare, di che farsi rispettare senza atteggiarsi necessariamente da streghe. E comunque, perdonatemi, se si vuole fare le suffragette, sarebbe bene avere, prima, qualcosa per cui combattere.

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Roipnol Witch – “The Dreamers” [VIDEOCLIP]

Written by Anteprime

“The Dreamers”, è il singolo che sancisce il nuovo percorso artistico della band ed il connubio professionale con Maciste Dischi. Registrato al Noise Factory Studio e prodotto da Alessio Camagni (Ministri, Baustelle, Ioriʼs Eyes…), il brano si presenta come un esplosivo invito a non smettere mai di credere nei propri sogni. Lʼatmosfera spiccatamente pop non perde lʼaggressività tipica delle Roipnol Witch, grazie ad un approccio strumentale sostanzialmente Rock e ad un arrangiamento quanto mai contemporaneo. Il video, prodotto dal giovane regista americano Rob Barriales, è stato girato nella suggestiva cornice di Brooklyn (NY). Le Roipnol Witch sono una band emiliana attiva sul territorio italiano dal 2004. Il loro sound trova le sue radici più nobili nel Punk Rock anni ʼ90, ma risulta ben ibridato grazie ad un approccio Indie-Pop dal largo respiro internazionale, figlio di ascolti e sonorità contemporanee. Vantano apparizioni, interviste e recensioni sulle più importanti piattaforme giornalistiche e televisive del nostro Paese (Rai 1, Corriere della Sera, La Repubblica, Mtv New Generation, Rolling Stone…). Hanno allʼattivo tre Ep, un album ed un lunghissimo tour italiano che ha portato queste novelle Riot Girls ad esibirsi in quasi tutte le regioni dello Stivale. Sono da anni impegnate nel progetto “Rock with Mascara”, movimento nato con la volontà dichiarata di promuovere il Rock femminile italiano e portare lʼattenzione sulla purtroppo quanto mai attuale tematica del femminicidio. Nel dicembre 2014 firmano per la milanese Maciste Dischi, con la quale produrranno e distribuiranno il loro nuovo lavoro, atteso per la primavera 2015.

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All-Female Bands. Parte prima.

Written by Articoli

Con il termine All-Female Bands si indica un gruppo formato sostanzialmente ed esclusivamente da donne. E questo a mio parere è già un paradosso, perché il solo fatto di sottolineare la formazione femminile di una band rende il tutto un avvenimento speciale quando dovrebbe essere assolutamente normale. Ma tutto ciò, e sottolineo a mio parere, è “colpa” della storia. Della storia della musica e del potere in generale che ha sempre messo (o quasi) le donne in secondo piano, perché ritenute più deboli e meno capaci. Partendo da Nannerl Mozart (1751-1829), ritenuta di grandissimo talento, soffocato però dalla storia, dalla genialità del fratello o forse anche da se stessa. O come Teresa de Rogatis (1893-1979), chitarrista, pianista e compositrice, buttata letteralmente giù dal podio perché ritenuto troppo “scandaloso” che una donna potesse comandare a bacchetta i maestri e colleghi maschi. Due semplici esempi per sottolineare da dove veniamo. Ma la storia fortunatamente sembra essere cambiata, infatti vediamo donne che lavorano nelle orchestre, che le dirigono, come Marin Alsop, Silvia Massarelli e Giulia Manicardi, e che calcano i più importanti palcoscenici mondiali, come la chitarrista classica Sharon Isbin o Jennifer Batten, chitarrista di Michael Jackson.

La scena musicale internazionale (contemporanea e rock in generale) dell’altra metà del cielo, per dirla in termini romanzati, si sta agevolmente arricchendo e potremmo citare le Girlschool, band londinese famosa soprattutto negli anni ottanta, hard & heavy metal sicuramente nel look, anche se in “Don’t Call It Love” non si direbbe, o anche la tribute band The Iron Maidens, un copia-incolla utile solo a far sbavare i maschietti. Per il Pop-Rock non si può dimenticare The Bangles, trio americano, con all’attivo cinque album, soprattutto di ballate e cover, o le Bond, quartetto d’archi australo-americano, che contamina musica Classica con Pop/Dance, in attività dal 2001. E tante altre come le Haim, quartetto di Los Angeles  sicuramente da ascoltare, o le Thelma & Louise del Rock, Deap Vally, tra i cui pregi live ci sono quasi esclusivamente i tanti capelli e i pantaloncini scosciati. Ma l’elenco sarebbe troppo lungo.

Come in tutto il resto del mondo anche in Italia le cose iniziano a muoversi. E in questo viaggio melodico troviamo molti gruppi formati da due donne che spesso sono autrici di musica e testi, come le Amavo, duo chitarra-voce e batteria formato da Anna Lott e Silvia Lovo, attive dal 2004 e nel 2012 con il nuovo album GraceFool, fatto di Rock scomposto, dissonante, ma a tratti melodico e interessante. Oppure le Tree B***h, alias Alice Bianconi e Angelica Gallorini con il disco d’esordio Modem, di sei tracce quasi improvvisate e dal suono ancestrale, che lascia però un po’ sgomenti. E ancora un duo con le Iotatola, Serena Ganci e Simona Norato, alter-ego una dell’altra che si esprime nel primo interessante lavoro Divento Viola del 2011, dopo il quale parte la loro carriera Indie-Pop. Le She Said Destroy!, duo Noise-Pop bolognese con una biografia stringatissima, invece escono nel 2013 con la ristampa del loro Ep Conflicting Landscapes affidata all’etichetta La Stalla Domestica.

Di formazione un pochino più corposa sono per esempio le Bambole di Pezza, band italiana soprattutto milanese, che si formò nel lontano 1997, attenta oltre che all’aspetto musicale particolarmente Rock-Pop-Punk anche al mondo femminile in generale. Più variegata la formazione delle Roipnol Witch, band emiliana, che dal 2004 propone un Indie Rock alternativo a tratti anche melodico e interessante per l’alternanza delle voci (tranne che per l’elettrica rosa), che assieme alle Dogs Don’t Like Techno, che propongono un Punk-Rock misto a Noise-Sperimentale proprio per unire ricerca sonora da un altro lato intima, partecipano al movimento Rock With Mascara che dal 2005 ripropone serate musicali e itineranti, in cui sono all’attivo altre bands come le LeiBei, le Muble Rumble, le Kill The Nice Guy, trio fiorentino che scrive in inglese e ripropone ottimi live, le Doppie Punte, le Steri Strip Shotgun Babies, le Eggs Salamaini e le Anphetamina C, band all-girls milanese, con all’attivo due demo e tanti cambi di formazione, ma come loro stesse dicono “il messaggio anti sessista, anti machista e anti omofobo delle Anphetamina è rimasto sempre lo stesso”.

Gli Honeybird & the Birdies, gruppo per i due terzi femminile, miscela sonorità Indie-Rock con tinte brasiliane e psichedeliche, rendendo la loro musica molto singolare. Come ultimo loro lavoro si potrebbe citare You Should Reproduce uscito nel 2012 per la Trovarobato. Invece, due ragazze e un maschietto. Chitarra in eco perenne, voce femminile sussurrata al basso e batterista verticale, è la descrizione che i Be Forest fanno di loro stessi, giovanissimo trio pesarese che con il debutto di Cold hanno ammaliato con sonorità scure in contrasto con l’angelica voce di Costanza.

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