Come insegna un vecchio film noir del 1953 nel gergo della malavita americana il grande caldo indica un aumento d’attenzione della polizia nei confronti dei malavitosi e delle loro attività”. Che sia per pura casualità o per recondite passioni cinematografiche il secondo album dei Runa Raido, Il Primo Grande Caldo, dopo un primo ascolto richiama in modo deciso l’attenzione, un po’ come quando una sentinella, appostata nel buio di un incrocio percepisce qualcosa provenire da poco lontano. E da quel poco lontano arrivano sei tracce che si contraddistinguono per un sound deciso e compatto, una bella dose di carattere e un approccio schietto. Leggendo la biografia della band si notano partecipazioni a concorsi, qualche premio vinto, e molte cose poisitive che rappresentano bene le potenzialità del gruppo. Il quartetto laziale non si nasconde dietro sofisticate impalcature, ma parla in maniera diretta, spesso con durezza e implacabile lucidità,come in “Michele”, apripista dell’album, impetuosa e con un riff coinvolgente. Anche il brano “Buone Maniere “si inserisce sullo stesso filone e sottolinea la scelta stilistica di un linguaggio ponderato,un songwriting impegnato che non si limita e raccontare una bella storia, ma che svela e descrive ritratti di fantasmi viventi, drammi umani e malcostumi diffusi.
Se le tematiche forti trovano nei brani sopra citati una corrispondenza musicale, in “Estate Torna” i suoni si ammorbidiscono, la batteria rallentail ritmo, pur mantenedo salde le redini, e le tastiere ci cullano verso una ballad intima chelasciail sapore agro dolce della consapevolezza. Tra le sei tracce che compongono l’album“Al Tempo dei Fuochi “ è la più interessante al punto di vista melodico con molte variazioni e ritmi non lineari, mentre con “Il Grande Caldo” si ritorna a un immaginario a tine forti acompagnato da sonorità maledetamente Rock e da un minuzioso video realizzato in papercutting. La chiusura arriva con con una versione molto personale e in linea con lo stile asciutto dei Runa Raido de “La Domenica delle Salme”del sempre eterno maestro De Andrè. Stile, personalità, testi profondi e interessanti fanno de Il Primo Grande Caldo una piacevole sorpresa. Non c’è spazio per eccessi, grandi trasgressioni o superflui personalismi, siamo nel terrotorio del Rock tradizionale e tutto torna e funziona bene per poter anche riscuotere un buon successo di pubblico.