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Tati Valle – Livro dos Dias
Tati Valle ha viaggiato per un po’ così da esplorare nuovi luoghi, nuovi suoni e pure se stessa, decidendo poi di fermarsi in Abruzzo per conoscere meglio il territorio e la lingua italiana. Nasce così Livro dos Dias, un diario di viaggio in cui l’artista brasiliana cerca di convergere l’identità di diversi paesaggi, culture e musicisti per farle un po’ sue e un po’ di tutti. Si inizia con il paradosso degli ultimi saranno i primi attraverso “Ultimo Samba” dove a farla da padrone sono una voce calda, percussioni e un basso pieno ed articolato. Si prosegue con “Camaleao” in cui il Pop comincia a prendere forma descrivendo quel desiderio di avventura e di scoperta nascosto in ognuno di noi. C’è invece lo zampino di Gustav Lundgren alla chitarra e di Luca D’Alberto alla viola elettrica in “Novo Mundo”, traccia Bossa Nova pesante come il tempo che passa, e che grazie agli archi riesce ad accompagnarti cullandoti in un viaggio calmo e sensuale. Bellissima, malinconica e a volte contornata da suoni elettronici è “Arrepio”: quì attraverso una tromba di altri tempi si racconta quel senso di inadeguatezza che a volte si prova restando incastrati in un contesto sbagliato. “Samba de Quinta” nasce da un’improvvisazione e questo rimane, risultando un brano carino ma sicuramente non speciale. Altra storia invece per “Diante de Voce”, dove finalmente si iniziano ad esplorare nuove influenze musicali dando un tocco Rock e meno acustico al tutto. Si vola a Trastevere con la romantica e poetica “Voz e Violato” per poi finire con “Slowmotion Bossa Nova”, brano che racchiude in sé un po’ tutto il senso dell’album: si parte dal Brasile, si attraversa l’Italia e si arriva inaspettatamente alla Hawaii. Dunque il testo giustamente è in inglese e sul finale incontra anche la voce di Ivan D’Antonio (amante delle Hawaii e produttore artistico del progetto).
Per concludere, Livro dos Dias è riuscito alla fine a esprimere l’idea di un viaggio internazionale? Più o meno direi, in quanto se l’intenzione era appunto quella di fare un disco dipinto da diverse contaminazioni sonore, il risultato appare si complesso (specialmente per la varietà di strumenti utilizzati suonati egregiamente), ma però ancora troppo radicato alle sue origini d’oltre oceano e quindi poco sperimentale a livello compositivo. Godetevi la versione live di “Novo Mundo”, buon viaggio!