L’estate a Torino è uguale a quella di tutte le città dell’Italia del nord lontane dal mare: il caldo, l’afa, la riduzione delle corse degli autobus che costringe ad interminabili attese, le zanzare e, peggio del peggio, la riduzione dei concerti per dare più spazio ai festival estivi. Ma i festival si svolgono quasi sempre nel fine settimana, e durante le settimana che si fa? Ci pensa la Scuola Holden che, in collaborazione con Hiroshima Mon Amour, ha organizzato per il secondo anno consecutivo la rassegna Stand by Me – Racconti di un’Estate. Stasera tocca all’esibizione dei Thegiornalisti seguiti da Maria Antonietta + Chewingum. Il sole è già tramontato da un po’, ma la band romana non può che cominciare con “Per Lei”(il sole splende anche a Torino) per dare il proprio saluto alla città. L’atmosfera si scalda subito, tanto che il pezzo successivo ci vede ballare tutti con “Balla”, appunto. Il clima è ormai torrido in tutti i sensi e là sul palco lo è ancora di più, lo dimostra anche l’abbigliamento Moda Mare a Positano del frontman Tommaso Paradiso: costume giallo e maglietta. Si rallenta in po’ con “Proteggi Questo Tuo Ragazzo”, ma ci pensa “Fine dell’Estate” (suonata giustamente a metà concerto, è ancora troppo presto per farla diventare un finale) a riattivare il mood mani in alto ed urla al cielo. Si prosegue ancora con altri cavalli di battaglia tratti da Fuori Campo (“Mare Balotelli” e l’ “Importanza del Cielo (Miyazaki)”) ma non mancano anche brani appartenenti ad altri album come“Io Non Esisto” (Vol.1), con la quale i Thegiornalisti tentano di simulare il finale, ma si tratta di una farsa e lo sappiamo tutti, manca uno dei pezzi forti, che abbiamo già cantato in macchina o fischiettato in giro per tutto l’inverno appena trascorso; “Promiscuità” arriva puntuale a chiudere il concerto, portandosi dietro quell’atmosfera estiva che non riusciamo ancora a goderci appieno. Tommaso scende dal palco e viene a cantarla tra il pubblico che gli si stringe intorno in un unico grande abbraccio promiscuo di odori, sudori, Autan sulla pelle di uno che si mescola all’ Off sulla pelle dell’altro. Certo, gambe abbronzate ne ho viste ben poche, abbiate pazienza, ma posso garantire sulle tette sudate e le mani sul culo.
Poi è la volta di Maria Antonietta e dei Chewingum, la band con cui ha realizzato il suo ultimo Ep Maria Antonietta Loves Chewingum, una raccolta di brani tratti da Sassi e dotati di nuovi arrangiamenti in chiave electro-pop, che talvolta arrivano ad alterare perfino le linee melodiche tanto da rendere alcune canzoni a tratti irriconoscibili. Tutto questo scatenerà un vero e proprio dibattito in auto a fine concerto sulla questione: è giusto o meno alterare così tanto delle canzoni già scritte in un determinato modo, tanto da farle sembrare altre canzoni? A parte un lieve problema iniziale della voce, il concerto procede tra alti e bassi perché costretto a sormontare le montagne di scazzo cosmico di Maria Antonietta, che durante la serata raggiunge almeno tre picchi: uno nel momento in cui ci dice che questo mondo non fa per lei e non riuscirà mai a capirci niente, l’altro quando annuncia che lascerà per un po’ le scene per mettersi a fare la casalinga, e l’ultimo quando nell’annunciare la sua canzone “Con gli Occhiali da Sole” dice che la suddetta le fa schifo ma fortunatamente con i Chewingum ha trovato un modo di suonarla che le piace (e meno male!).
Verrebbe da abbracciarla forte forte Maria Antonietta. Verrebbe da dirle che noi in questo mondo non ci capiamo un cazzo da più tempo di lei, ma non è il caso di deprimersi e deprimere l’intero universo. Verrebbe da chiederle se anche lei non si stanca di questo personaggio decadente, nato probabilmente dal suo reale carattere (può saperlo solo chi la conosce di persona), ma che tiene ormai le redini di tutta la performance quando invece a cavalcare un concerto ci dovrebbero essere prima di tutto le canzoni. Il concerto si chiude con la piacevole cover di “Fotoromanza” di Gianna Nannini. Mi porto a casa una piacevole serata, qualche dubbio sparso qua e là e le prime gocce di un temporale che ha deciso di non scoppiare più