Con le radici ben salde – diciamo saldate – in quella che si suole dire post-wave, i veneti Saturn And Melancholy approdano e debuttano all’orecchio con “Sum over histories”, un Ep quattro tracce che spende la sua forza sonica nel fulcro del buio sofferto, tormentato, in balia di un agrodolce amaro che scivola nella centralità di spirito come un’anima in pena in un sogno interrotto, tracce che lentamente si trasformano in un impulso emotivo che pare generato – e lo è in fondo – dalle suggestioni di marca Muse e il pathos combattuto di Buckley “Invisible”, di quella propensione al drammatico che piacciono come possono disturbare, ma che alla resa dei conti prevalgono nell’interesse e nella visionarietà delle sfumature del nero.
Il trio dei SAM ha una forte familiarità per la melodica depressa, per la caratteristica funzionale degli anni Ottanta tesa a non far vedere mai un sorriso ma solamente tutta l’inquietudine interiore, malata, incompresa, disillusa e desertica nel futuro, quei tocchi all’ingiù e poeticamente imbronciati che dopo vari giri di lettore cominciano a piacere e a far parte della tua giornata e del tuo pensiero momentaneo; ascoltare questi pezzi è come leggere una lettera di simboli e parole, ci si smarrisce nella perdizione elettrica e distonica “Sum over histories”, si muore e rinasce tra le volte ondifraghe che agitano sommessamente “The wild” come ci si trova sbattuti ed incantati al centro di un orgoglio romanzato, epico, ai margini di un bagliore crepuscolare che fa trait d’union con l’infinito, con l’esistenziale fuzzato “Howl”.
Nino Angelillis voce/chitarra, Sandro Moro chitarra e Francesco Moro alla batteria e percussioni sono arrivati al primo passo ufficiale per la loro intenzione di musica, sono solo quattro tracce ma che sanno precisamente cosa dire e cosa dare all’ascolto notturno di un retrofuturismo già in odore di un qualcosa di più grande.