Seattle Tag Archive
Lavair – Artificial Soul
Il compositore di Seattle si mette a nudo ma in un mare di confusione sgradevole.
Continue ReadingLa versione 20.21 del grunge della Seattle anni Novanta: Intervista ai Bodoni
Quattro chiacchiere con la band dopo la pubblicazione del nuovo lavoro.
Continue ReadingBefore Cars – How We Run
I Before Cars arrivano ad incidere How We Run, il loro terzo disco, sia chiaro, loro sono una band di livello internazionale, i Before Cars sono l’attuale band di Chad Channing. Avete letto bene, Chad Channing, uno dei migliori batteristi del giro di Seattle, l’ex batterista dei Nirvana. Quello che ha suonato la quasi totalità di Bleach, penso che adesso abbiamo capito tutti di quale razza di mostro stiamo parlando. Il disco esce in Europa per Deambula Records, etichetta che ancora una volta conferma grandi potenzialità e distinti gusti raffinati in fatto di produzioni. Ma veniamo all’album, entriamo in sintonia con questa grande lezione di Folk Pop poco convenzionale. How We Run inizia e si ha la sensazione di volteggiare nell’aria leggeri, quei violini sembrano carezze per l’anima, poi le chitarre esplodono (“Listen To Me”). L’ambiente è tutto in questo genere di musica, o meglio, bisogna immaginare una situazione surreale, da confine tra sogno e realtà. “Trip To Mars” è un vero e proprio Trip, non esiste cognizione mentale, lussuriosa e similmente pinkfloydiana, che è tanta tanta roba. Musicalmente questo dei Before Cars è ineccepibile, indiscussa la tecnica ed il valore dei musicisti, oltre al reverendo Chad Channing (voce, chitarre, batteria) fanno parte della band Andy Miller (basso, piano), Paul Burback (voce, chitarre) e Justine Jeanotte (violino). Trovo i suoni di chitarra davvero interessanti soprattutto nelle sottolineature acustiche, sembrano aprire un profondo solco che subito viene cauterizzato dal violino. E che violino, ne parlavo prima, da brividi. Le chitarre sembrano milioni di farfalle in volo, ho questa sensazione mentre sento armonizzare la voce di Channing in “Catch You When You Fall”. Una sorta di Indie Rock anni 90, ovviamente internazionale avvolto da una bandiera a stelle e strisce, e quello che si viene a materializzare quando il disco assume una venatura decisamente più Rock in “Everything I do”. Linee di basso dritte e meticolosamente martellanti, non è Italia ragazzi. Ancora qualcosa di diverso, qualcosa di molto cantautorale e più popular, molto anni 70, un altro momento storico sognante, questo accade quando la chitarra acustica accompagna una reminiscente “Last Times”. Poi tutto continua fino alla fine mantenendo sempre la stessa spiccata personalità, voglio menzionare “Gas Stop”, è quasi un obbligo morale farlo. How We Run è un lavoro che indubbiamente viene fuori da un’altra epoca, come suoni, come struttura, come tutto. Il problema non da poco è: come può mantenersi così attuale nonostante non lo sia? Semplicemente perchè è un grande disco e i Before Cars sono una grande band. La musica di spessore non teme epoche, cambiamenti, mode, i grandi dischi ti si attaccano al cuore. How We Run colpisce dritto come pochi, non è che per caso sono italiani? … no eh?
Vostok – Vostok
Si può dire tutto dei livornesi Vostok ma non che brillino per unicità. Basta infatti digitare il loro nome su un qualsiasi motore di ricerca per trovare almeno cinque omonimi sparsi tra Russia, Inghilterra, America e addirittura Italia (un duo pugliese di cui abbiamo recensito l’album di debutto Lo Spazio Dell’Assenza più o meno un anno fa). Leggendo nella loro biografia che questi Vostok nascono dalla voglia del chitarrista e del batterista di dar vita a qualcosa di nuovo, mi sento rincuorato e affronto l’ascolto con un piglio fiducioso. Vane speranze che si dissolvono al cospetto del riff iniziale di “Solo un’Ora” piuttosto simile a “School” dei Nirvana. Comunque intravedo del buono, nascosto, nemmeno troppo bene, sotto pelle. Queste buone sensazioni sono tutte espresse nelle prime cinque canzoni, dove il valore aggiunto è l’ispirazione, figlia non solo della band-icona di Kurt Cobain, ma anche dei Seaweed (pargoli dimenticati ingiustamente della corrente Grunge) e dei più rinomati Queens Of The Stone Age. Un po’ come se Seattle rivivesse vent’anni dopo in Toscana. E poi mi perdoneranno se l’attacco di “Sui Tuoi Passi” mi ricorda simpaticamente “Teenage Lobotomy” dei Ramones, anche se poi il brano si sviluppa in modo totalmente differente. Il Rock ‘N’ Roll del singolo “Baudelaire”, la perfetta armonia tra suoni acustici ed elettrici di “Eva” e la vena poetica de “La Sindrome di Danuz” (sei come neve che il sole on teme, versi semplici eppure di forte impatto) ci prendono per mano e ci conducono alla fine della prima parte del disco.
Se si concludesse qui e fosse un EP sarebbe da 7 pieno. Purtroppo non è così e le altre cinque tracce sono più deboli, mancano di coraggio e finiscono per darsi la zappa sui piedi, facendo abbassare il voto complessivo. L’esordio dei Vostok ci mostra un progetto che sa di work in progress, colmo di cose interessanti e dell’impegno per realizzarle al meglio. Magari se le idee non fossero così appannate si andrebbe ben oltre la sufficienza. Alla prossima puntata.
Redline Season – Invictvs
Usiamo l’immaginazione e ipotizziamo di trovarci a camminare su un terreno paludoso disseminato da sabbie mobili, muovendoci in punta di piedi nel tentativo di prevedere le trappole. Questo è lo scenario nel quale ci sembra di piombare all’ascolto di Invictvs, seconda fatica dei Redline Season. Non sono a conoscenza della relazione tra il nome della band e il brano “Red Line Season” dei These Arms Are Snakes , ma non trovo, a dir la verità, grosse distanze stilistiche tra i due gruppi. Sicuramente i cinque modenesi avranno assaporato quanto di buono fece il combo di Seattle in ambito Noise e Post-Hardcore, magari prestando un orecchio particolare a Tail Swallower & Dove, album in cui è appunto contenuta la traccia a cui accennavo poc’anzi. Le bordate iniziali “Fallacy” e “Deaf Heaven” (probabile che nel Paradiso dei sordi ci si finisca se spariamo ad un volume troppo alto Invictvs) ci conducono tra labirinti ipnotici e sortite in ambienti i cui strilli disperati paiono provenire dalle mura di un manicomio criminale. “Black Battles”, canzone che preannunciava l’uscita del disco, è un pelo più sotto controllo, pur cibandosi di quella specie di calma apparente persistente per tutta l’opera. Il doppio capitolo “Phoenix” si presenta dapprima come il classico pezzo riflessivo composto esclusivamente dalla voce pulita accompagnata dalla chitarra acustica (“Phoenix First”), per poi sorgere come una fenice (“Phoenix Last”) con una stizza ingovernabile degna dei migliori Jesus Lizard (veri numi tutelari del Noise negli anni ‘90).
La ricerca di un sound veramente nuovo sul territorio italiano è l’obiettivo che si sono autoimposti. Sono molto vicini alla meta. Così su due piedi l’unica somiglianza che mi viene in mente è quella con gli ormai sciolti Cut Of Mica, anche se il loro rumoroso Mathcore doveva parecchio agli Shellac, meno attenzione, quindi, alla forma canzone e maggior spazio ai suoni estremi del genere, feedback di chitarra compresi. Non è il caso di rovinare la festa a nessuno perché, a conti fatti, i Redline Season ci appagano, 40 minuti della nostra vita spesi più che bene.
La Luz in Italia
Il quartetto tutto femminile di Seattle, La Luz, arriva in Italia per presentare il disco d’esordio, Damp Face, uscito dopo solo un anno e mezzo di carriera. Le ragazze si esibiranno:
lunedì 14 Aprile 2014
al GARAGE di GENOVA
martedì 15 Aprile 2014
al ROCKET di MILANO
Dopo diciannove anni foto inedite sulla scena del suicidio di Kurt Cobain
Sono passati esattamente diciannove anni dalla scomparsa di Kurt Cobain e su www.seattlepi.com sono state pubblicate foto inedite della scena del suicidio del leader dei Nirvana.
Qui sotto alla voce website il link diretto alle fotografie.