I momenti di tregua sono per definizione delle sospensioni temporali di conflitti, dovuti spesso ad un accordo tra le parti, ed è forse questa la magia che questo quintetto milanese riesce a far emergere dal suo primo EP, un cessate il fuoco dal bombardamento a cui le nostre orecchie sono sottoposte quotidianamente. C’è chi pensa che le nuove proposte musicali siano poche; si sbaglia, il problema forse sta nel livello di qualità delle stesse, e una tregua è proprio quello ci vuole. La Guarigione, primo EP del Rumore Della Tregua, ci prova irrompendo in un questo scenario proponendo una pausa e un respiro profondo, che hanno la tipica patina di tempi passati, ma che non suonano per nulla vecchi. Malinconie classiche alla Nick Cave, tracce di un’America polverosa e Folk, un po’ di rumore da rockers d’altri tempi, e liriche cantautorali, questo è il mix che emerge dal lavoro dei cinque, che riescono a destreggiarsi abilmente e realizzare un EP di qualità.
Cinque brani in equilibrio tra suoni in minore e gusto moderno, in cui le atmosfere sono perlopiù cupe, difficile farsi strappare un sorriso, se non uno di quelli amari, ma non sempre la musica deve essere pura distrazione, a volte è denuncia, riflessione, condivisione. Un buon esempio di ciò è il primo brano “Haiku”, che seguendo la tradizione poetica giapponese XIX secolo da cui trae il nome, condensa in tre versi emozioni forti e viscerali. I testi possono a pieno titolo essere definiti i padroni di questo EP, niente leggerezze e rime spensierate ma parole che acquistano spessore e consistenza. Significati forti resi immediati dalle scelte poetiche della scrittura e supportati dalla musica. Racconti e storie dure che trovano la massima espressione in “Confessa il Peccato Harry”, dove per la prima e unica vota compare la parola guarigione. Una lirica che assomiglia ad un percorso di catarsi che non trova il suo completamente. Per guarire bisogna espiare le proprie colpe, ma non sempre il percorso è una strada dritta.
A volte come in “Revival” si preferisce lasciare il marcio fuori dalla porta. Ad una nostalgica come me è parso di poter rimettere su una vecchia cassetta dei Timoria, chiudere gli occhi lascarsi trasportare via. Colpe, disagi, espiazioni, amori sbagliati, mondi popolati da superbi, mediocri, cani, conigli e pornocrazia, decisamente non sono per tutti. Speriamo che la strada del Rumore Della Tregua continui, seguendo le scelte proposte in questo EP, una musica che non invecchia e non si lega ad esigenze espressive generazionali o a mode del momento, suoni pieni corposi e parole che lasciano il proprio sapore in bocca, insomma da gustare.