Il rock’n’roll si butta in vena un siero freddo e nero in questo album dei mantovani Sinezamia, band già attiva da diversi anni e dal sound a dir poco “fuori moda”. Vicini ai primissimi Litfiba, alla new wave e non di certo ad orizzonti più ruffiani a cui molti gruppi del loro calibro puntano in questi periodi.
La scelta è decisa ed è pure premiata. Il freddo fa da padrone già dal primo galoppante basso di “Ghiaccio nero” e la gelata continua in tutti i sette brani dell’album tra richiami psichedelici e tecnicismi metallari. “Venezia” è un castello incantato che esalta la grande compattezza dell’organico, mai sopra le righe e sempre ben bilanciata nonostante i virtuosismi dei cinque ragazzi. “Occhio elettrico” suona distante con i colpi di doppia cassa che rimbombano nelle orecchie. In “Ombra” nasce il timore è che l’oscurità copra la furia, il sangue che pulsa nelle vene rischia così di essere pericolosamente rallentato. I dubbi vengono spazzati via dalla title track “La fuga” dove la voce di Marco Grazzi quasi acciuffa l’estro di Pelù e la chitarra di Federico Bonazzoli taglia in due la nebbia e i miei dubbi con un assolo d’altri tempi.
L’ultima parte è affidata a “Frammenti”, schiacciata da una tastiera troppo squillante e artificiale, ma l’amalgama della band comunque si eleva sopra le (discutibili a mio avviso) scelte di suoni e incolla i vari pezzi sparsi per la via, restituendoci una oscura, ma furiosa dose di rock’n’roll.