Sarà disponiblie dal 16 settembre World on Fire il nuovo album di Slash. hanno partecipato Myles Kennedy, alla voce, Brent Fitz e Yodd Kerns dei Conspirators, rispettivamente alla batteria e al basso. L’album World on Fire contiene 17 tracce. La copertina è una vera opera d’arte, realizzata da Ron English il celebre artista americano che fonde i ritratti di Abraham Lincoln e Barack Obama.
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Arriverà in sala un documentario su B.B. King.
La musica al cinema è ormai una moda: lo conferma il fatto che dopo l’uscita del concerto all’Hollywood Bowl di Los Angeles del 1968 dei Doors ed il commovente documentario su George Harrison diretto da Martin Scorsese, arriverà in sala un documentario su B.B. King.
Il film, che sarà proiettato dal circuito The Space dal 11 al 13 marzo, è stato diretto da Jon Brewer e vedrà la partecipazione di nomi illustri tra cui Eric Clapton, Slash, Ringo Starr, Carlos Santana, Mick Jagger, Morgan Freeman e Bono.
Slash – Apocalyptic Love
Axl Rose lo ha mandato a fare in culo perche si è rifiutato di riunirsi col resto dei Guns in occasione della Hall Of Fame, ha glissato magnificamente gli esperimenti penosi di Snakepit prima e Velvet Revolver dopo, ha stretto l’anima con Myle Kennedy (Alter Bridge) con un patto sonoro fenomenale, ed ora il mitico chitarrista Slash può alzare la testa ed il volume del suo mitra a sei corde, e lo fa in questo “amplificatissimo” nuovo disco “Apocalyptic love”, il segno e la virtù di un mito vivente con la perenne sigaretta in bocca che suona da dio e che lascia il suo tocco ovunque, come un compito in classe per milioni di chitarristi in erba.
Certo che l’alchimia hard imbastita insieme a Kennedy ed i suoi The Conspirators è una forza della natura, il tratto e il gancio di Slash è rimasto intatto, sporco e preciso come un tiro di fucile col mirino, una classe senza età e senza mode, tutto riporta comunque allo stimolo G’N’Roseano, sembra di sentire un vecchio disco della band eccellenza di un allora street-rock senza rivali dissolta poi nel nulla e nella cupidigia di un leader convulso e preda del successo mondiale, ma della storia solo lui, Saul Hudson detto Slash l’inglese con la tuba – che la rivista Rolling Stone lo ha voluto tra i cento chitarristi della storia del rock – è ancora qui sulla strada elettrica a tramandare una favola che non conosce fine o bollette d’energia, ancora qui a farci balzare ogni volta che la sua penna tocca le corde possedute della sua fiammante e insostituibile B.C Rich Mokinbird .
Per essere sinceri fino in fondo “è la musica di Slash” e nient’altro, non ci sono novità eclatanti solo i riffoni estatici, l’hard blues lancinate che sposa magnificamente la voce di Kennedy “No more heroes”, “Halo”, “Bad rain”, le ballatone da cardiopalma “Far and away”, “Not for me” e chiudendo gli occhi ricompaiono gli ectoplasmi dei citati GNR che comunque non se ne vogliono andare dai bei ricordi di questo eroe, specialmente nella quadriga “We will roam”, “On last thrill”, “You’re a lie” e “Anastasia”; molto degli anni Ottanta gira dentro ancora come una meteora impazzita, ancor più le sensazione che la maledizione di Axl non sia stata lanciata a caso, ma al momento tutto questo è da accantonare, abbiamo una chitarra in ottima forma ed un chitarrista che la sa domare come sempre, cercare di più mi sembra fuori luogo e fuori di testa.
Per voi un bel disco che sfida il tempo.
“Diamanti Vintage” Violent Femmes – Violent Femmes
Tre storditi intellettualoidi di Milwaukee, Gordon Gano, Brian Ricthie e Victor De Lorenzo, per la gente del posto tre fancazzisti drogati di tutto, si incontrano e senza nemmeno guardarsi negli occhi, condividendo solamente la passione storta per il rock libero da complicazioni, decidono di formare una band e in due giorni, prendendo in prestito il nome di una nota marca di assorbenti decidono di chiamarsi Violent Femmes, e mischiando i loro gusti spalmati dal gospel, al folk, trucioli jazz, punk e gli albori di una timida new-vave cominciano la loro avventura che si dipana tra suoni acustici ed elettrici, un insieme di stimolazioni e novità che in poco tempo prendono la curiosità di pubblico e addetti ai lavori
Con Faulkner, Cash, Richman ed i suoi Modern Lovers, Pastorius ed altri geni in circolazione tra i neuroni, i VF diventano subito idoli di folle di nerd, intraprendono con l’aiuto del chitarrista dei Pretenders, James Honeymann, un tour che finalmente li sbarca nella Grande Mela ed è proprio lì che il fenomeno Violent Femmes deflagra in tutta la sua potenza, in tutta la sua grazia maledettamente sgraziata, ed è il trionfo.
Tra Modern Lovers e Talking Head, il loro sound infatua tutta l’America underground, e questo loro album omonimo pieno di cori ubriachi, attitudini punk, melodie radiofoniche, cabaret, ed improvvisazioni ritmiche utilizzando anche bidoni, pentolacce, lamiere ecc, va a colpire il segno e li porta a generare una scia di ascolti paurosa; dieci tracce gettonatissime e stilose che prevedono cambi d’aria e di gusto immediati alla giovane America che ne rimane sconvolta, lo shake avvitante “Kiss off”, lo slogamento punk con un giro di basso e cordame di chitarra folli “Add it up”, il pop-surfer che ondeggia simpaticamente tra le rime di “Promise”, lo stuzzicante xilofono che viene suonato come dentro una jam session alcolica “Gone Daddy gone” e la lenta ballata dal pad sausalito “Good feeling”, un lungo addio di violino e piano che vanno a chiudere il cerchio di una band che lungo i dorsali degli anni Ottanta generò un equilibrio tra stranezza ed bellezza tutt’ora mai superata.
Lester Bangs disse che questo disco era un piacere per le orecchie e che difficilmente poteva suonare meglio, ma aveva solamente scoperto l’acqua bollente!