Ce ne fossero di questi “temporali amperizzati” ad oscurare il triste tran tran della musica che ciondola intorno, ce ne fossero di questi “governi elettrici” ad occupare gli scranni dei poteri (power) per guidare definitivamente la nostra strapazzata “Grande Nazione”. I giorni del gran rock tricolore sono tornati, Litfiba non è un nome che fa parte di un arredamento di tempo fa, hanno e rappresentano la forza naturale del rock delle verità sociali, della parola “contro” amplificata in tutte le direzioni, e questo gran ritorno sulle scene “unificate” da parte di Pelù e Ghigo è un sobbalzo da vivere fino al cardiopalma.
Grande Nazione, il lavoro della riunificazione vede questa formazione in uno stato fisico e mentale completo, non sembra nemmeno che siano passati ore, giorni, mesi ed anni senza il calore della loro presenza, tutto riprende il suo posto, il suo tassello nel disegno totale della poesia e della passione elettrica delle quali il panorama musicale nostrano ne ha bisogno come il pane; dieci “peccati” taglienti che uniscono la chitarra indomita di Renzulli alla voce luciferina di Pelù come dentro un contratto artistico/umano di solidità estrema, un suono impattante che batte in gola, un serrato incedere da pogo sfrenato, una festa lesta d’amplificazioni e riscatti idealistici che spazzano come un vento di tempesta. Anche ballate da accendino acceso “Elettrica”, “Luna dark” fanno parte di questo disco guastatore e sognatore di vizi e virtù puliti e senza macchinazioni, ma a sorprendere in plus valore è il suono identificativo che i Litfiba da sempre lanciano da palchi veri e virtuali, quel compresso vivo e killer che è risuscitato dalle ombre, special modo da quell’Infinito di lontani tredici anni fa che aveva seccato la gola, torna a scoppiare di salute come non mai.
Quarantaquattro minuti di rock, emozioni e j’accuse ai malaffari, quarantaquattro minuti di fuoco incrociato che vanno dal loud alticcio della stupenda “Anarcoide” alla spirale acuminata di “Tutti buoni”, dal basso dei grandi numeri di “Brado” al movimento serpentino che muove “Squalo” per tornare all’openeir di “Fiesta tosta”, inno consacrato allo stage diving come supremo atto di devozione agli infernali Litfiba.
Non c’è altro da dire, è praticamente come parlare del Vangelo, nulla da aggiungere se non dire una cosa sacrosanta, Grazie Litfiba di essere tornati tra di noi, e con forza invidiante.
http://www.youtube.com/watch?v=wc0cxRMWMn8