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Fab (e i Fiori) – Nonmiscordardite

Written by Recensioni

Ecco il primo capitolo sincero e pulito dei Fab (E i Fiori). Si intitola Nonmiscordadite ed approda sul mercato discografico per mano di Spigolo e Brutture Moderne (quest’ultima storica label dei Sacri Cuori). Romagnoli in tutto e per tutto, in attività relativamente da poco ma già con un bello zaino di riscontri spesso incoronati proprio al MEI di Faenza dove hanno anche ricevuto il riconoscimento come miglior band emergente. Questo disco quindi è tanto, nel senso che porta dentro di se vita, strade, persone e un entusiasmo difficile da contenere in poche righe suonate. Un quartetto decisamente acustico dove intervengono cajon, percussioni, violoncelli chitarre acustiche e poco poco altro. Un lavoro interamente analogico o quasi, naturale e senza editing perchè – riportando proprio le loro parole – “non si è voluto restituire al disco qualcosa che sia contro natura o fuorviante dal loro reale impatto sonoro”. Quindi “Nonmiscordardite” è un disco grezzo (nel bel senso del termine), verace, un lavoro di campagna più che di città, di terra più che di metallo industriale. Certo che mantenere lo stesso mood per tredici brani è pericoloso per l’attenzione e la curiosità ma è anche vero che ci vuol arte e mestiere a rendere vivere e innovativa la creatività così a lungo. Un disco che nel brio di un cantautorato molto artigianale canta l’amore da un punto di vista certamente adolescenziale ma anche e soprattutto un amore mai scontato e mai banale, mai pop, attuale nelle sue tecnologie di comunicazione – vedi anche il nuovo video del singolo “Pose (la Regina del Telefono)” – e quindi nelle tematiche di cui si rende complice. Un disco anche diviso per mood: se da una parte troviamo quella leggerezza capace di prendersi un po’ in giro dall’altra troviamo una marcata vena di malinconia, si incupiscono i toni e per una strana ragione si diventa anche più maturi. La frontiera della nuova canzone d’autore quindi non è fatta solo di dissonanze e di dischi mal registrati purché distorti di elettricità. Non è fatta di musica pop e di citazioni colte di maestri d’altri tempi. La nostra musica d’autore, quella nuova, è anche fatta di leggerezza, che non deve per forza rivoluzionare o insegnare una nuova via. Magari, per uno strano motivo che non serve neanche spiegare, Fab (e i Fiori) ci regalano solo la semplicità di far musica per gioco prima e per mestiere poi. Il resto in fondo, come è giusto che sia, non dovrebbe tanto interessare.

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