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Sperimentali, evocative, avanguardiste – Intervista a Bono / Burattini
Amicizie di lunga data, sperimentazione, avanguardia e tutto ciò che ruota intorno al nuovo progetto delle due musiciste bolognesi.
Continue Reading“This sound must be the place”: Paesaggi Sonori 2021 inizia domenica ad Alba Fucens
Tutto il programma del festival abruzzese che coniuga musica e natura.
Continue ReadingOffSetFest @ Magazzino sul Po, Torino, 14-15 Ottobre 2016
Il Magazzino sul Po di Torino ha tenuto a battesimo venerdì e sabato scorsi l’OffSetFest, primo di una, speriamo lunga, serie di eventi che dovrebbero tenersi in vari club europei organizzati da Off Set, casa discografica ed agenzia di booking (che non disdegna produzioni di ambito visivo) con sede a Bologna attiva soprattutto nel campo della psichedelia, dell’Avant Rock e del Folk più libero. La proposta per questa prima edizione è di buonissimo livello, troviamo infatti sul palco dello storico locale dei Murazzi 5 nomi capaci di ingolosire il pubblico più esigente: Krano, Miles Cooper Seaton, Fuzz Orchestra, Il Sogno Del Marinaio ed Acid Mothers Temple.
La serata di venerdì viene aperta da Miles Cooper Seaton, artista statunitense probabilmente ai più conosciuto per la sua militanza negli Akron/Family, che presenta il suo lavoro solista Phases in Exile, disco registrato in Italia (paese al quale il musicista risulta legatissimo, tanto da aver deciso di venirci a vivere) grazie alla co-produzione di Trovarobato e Vaggimal, nel quale troviamo il supporto del combo veneto dei C+C=Maxigross. Il set del Nostro si muove con estrema classe nei territori Minimal Free-Folk del sopracitato lavoro unendo alle eteree atmosfere chitarristiche una voce non meno spirituale e profonda (che mi ricorda spesso per umore e intensità quella del Piers Faccini migliore), aggiungendo inoltre un tocco di eclettismo ai brani nelle loro parti esclusivamente strumentali capaci di prendere per mano il pubblico accompagnandolo tra lande estese e velate grazie ad una chitarra ora in odor del Fennesz più etereo ora più puramente Drone. Un live meditabondo, intenso, avvolgente e curatissimo, un’ottima apertura per questa prima serata del neonato festival.
Dopo la breve pausa per il cambio palco è la volta di Krano, nuovo progetto di Marco Spigariol (Movie Star Junkies, La Piramide di Sangue, Vermillion Sands) che presenta il suo primo disco, Requiescat in Plavem, uscito lo scorso Aprile per Maple Death Records. Marco e la sua band propongono atmosfere tipicamente anni Sessanta: Folk, Blues e Country qua e là sporcati e storti da attitudine ed esigenze personali, come quella di cantare in dialetto veneto; un dialetto ben lontano dal suonarmi familiare ma così ben incastrato nel sound proposto da farmi pensare che la scelta di usarlo sia quasi stata inevitabile oltre che assolutamente azzeccata. Live godibilissimo (ben più di quanto inizialmente immaginassi) che apre la strada agli headliner di questa prima serata: Il Sogno del Marinaio.
L’attesa per questo trio delle meraviglie composto da Mike Watt al basso e da due dei più grandi talenti dell’underground nostrano, Stefano Pilia alla chitarra ed Andrea Belfi alla batteria, è piuttosto palpabile. Mike Watt è stato tra i più importanti protagonisti della musica indipendente mondiale con i Minutemen (senza dimenticare le importanti esperienze con band come i Dos ed i fIREHOSE) e per quanto riguarda Il Sogno del Marinaio credo basti ascoltare i 2 lavori sin qui pubblicati da questo progetto (La Busta Gialla del 2013 e Canto Secondo dell’anno successivo) voluto da Stefano Pilia per capire che ci sarà da divertirsi. Ed i tre sul palco effettivamente se la godono alla grande, forse proprio Mike, col suo entusiasmo da ragazzino, più di tutti, ed insieme a loro se la gode tutto il pubblico accorso al Magazzino sul Po che pezzo dopo pezzo diventa sempre più caldo ed entusiasta per uno di quei live che si vorrebbe non finissero mai. Definire il suono di questo trio è praticamente impossibile, durante il set i generi toccati sono i più vari. Si va dalla morbida spigolosità tra Post e Math Rock della dissonante “Skinny Cat”, all’ondeggiare tra passaggi minimali, psichedelia dal sapore orientale e puro Blues-Rock di “Nanos’ Waltz”, dalla trascinante meraviglia “Us in Their Land” che si muove tra Noise, Math Rock e Prog, alla marcia tra Psych e Alt.Rock di “Animal Farm Tango” col suo coinvolgente finale, ed ancora il Jazz-Rock (Avant) dall’umore Punk dell’intricata “Partisan Song” e così via per un’ora, senza concessioni di tregua, andando a concludere con “Zoom”, una sorta di improvvisazione corale (anch’essa splendida) dove il trio ospita sul palco Miles Cooper Seaton. Così tra riff della madonna, stop&go altamente goderecci e pregevoli cambi di ritmo (come avrete intuito difficilmente i brani si concludono col mood iniziale), il grande eclettismo e la cosciente follia del trio, sorretto dal titanico basso di Mike, regalano un live set di altissimo livello, personalmente tra le più belle cose viste negli ultimi mesi. Un’esecuzione più che convincente ed assolutamente superiore ai già interessanti livelli delle pubblicazioni. La ricerca naturale e divertita del trio unita all’evidente piacere di suonare insieme ed alla bella risposta del pubblico liberano nell’aria quella sorta di benessere collettivo che si prova dopo aver vissuto un gran concerto. Un live tirato, asciutto ed esaltante, tre musicisti di un altro pianeta (che tra l’altro si alternano alle parti vocali) che concludono così questa entusiasmante prima serata firmata Off Set.
La serata successiva del festival è aperta alle 22 dal live Heavy Rock delle soundtracks firmate Fuzz Orchestra con un’esibizione centrata soprattutto sull’ultimo Uccideteli Tutti! Dio Riconoscerà i Suoi. Cosa dire? Si tratta di un gruppo che ho visto suonare dal vivo ormai tantissime volte, sono tosti, passionali, energici ma allo stesso tempo meditativi. C’è Fabio “Fiè” Ferrario che con precisione maniacale, tramite giradischi e mangiacassette, lancia i famosi monologhi e discorsi rubati al grande cinema italiano degli anni 60 e 70 (gettando i dischi sul palco una volta andato il loro tempo), che svolge un gran lavoro al pianonoise e che ringrazia il pubblico a mani giunte e con tanto di inchino dopo ogni pezzo; c’è un altro gigante della batteria, Paolo Mongardi, preciso, istintivo, potente, uno dei musicisti che più mi piace veder suonare oltre che ascoltare, motivo per il quale la prima fila, che sempre si tenta di guadagnare, con i Fuzz Orchestra con gli Zeus! e via dicendo diventa una specie di obbligo personale, fin qui sempre ben ricompensato, e c’è Luca Ciffo con la sua chitarra indemoniata che marchia il suono della band estendendo, comprimendo e irrobustendo ulteriormente il tutto. Una delle migliori live band nate negli ultimi anni in Italia, un trio che non si risparmia. Genuini, sudati, intensi e bravissimi, come sempre.
Dopo di loro tocca al nome di punta del festival, i giapponesi Acid Mothers Temple, nella loro veste più celebre (Acid Mothers Temple & The Melting Paraiso U.F.O.). La band guidata dal chitarrista Kawabata Makoto propone lunghe suite (mi pare di contarne sei, mi pare non durino mai meno di venti minuti) che abbracciano psichedelia, Noise e Kosmische Musik senza disdegnare passaggi più Jazz, Blues e Rock (ovviamente sempre suonati in modo alieno). Dopo la prima di queste suite Higashi Hiroshi, col volto semicoperto dalla lunga chioma grigia, avendo dei problemi col suono dei synth colloquia col tecnico del suono per risolverli, ma una band folle come quella in questione non può certo smettere di dare spettacolo nemmeno per un minuto e dunque ecco che il chitarrista Tabata Mitsuru, improbabilmente travestito da donna, offre uno spettacolino osé che diverte il pubblico come Makoto, il leader della band non può trattenersi dal fotografare il collega sorridendo di gusto. Tornati alla normalità (si fa per dire) parte l’unico dei loro pezzi (la loro discografia è infinita) che riconoscerò durante l’esibizione, pezzo che immagino riconosceremo in molti: “La Novia”, uno dei loro maggiori successi. Brano meraviglioso che parte da canti gregoriani a cappella per poi evolversi in soluzioni psichedeliche dal sapore indiano che a loro volta si trasformano in una psichedelia nettamente più anni 60/70 (un qualcosa tra Pink Floyd e Velvet Underground) ma molto più rumoristica. Arriva poi una suite che partendo da una versione estremamente Psych di “The Wizard” dei Black Sabbath va a legarsi a qualcuno dei loro innumerevoli brani e durante il suo tragitto si trasforma in un acidissimo Blues prima di andare a spegnersi in un muro Psych Noise (un applauso alla sezione ritmica, e non solo in questa occasione) che i volumi, stasera più alti del solito del Magazzino (mai visto così pieno) esalteranno ancor più facendo quasi tremare le mura del tempio. Stessa sorte di “The Wizard” toccherà ad un brano dei Gong che qui i Nostri, sempre legandolo a qualcosa di loro, renderanno ben più cosmico, spostandosi poi verso un suono massimalista e tornando infine a qualcosa di più cosmico e psichedelico nella parte finale. Insomma, questo concerto è una giostra freak, assolutamente godibile anche se per i miei gusti in alcuni momenti fin troppo eccessiva, per quanto ciò non tolga che questo gruppo di pazzi ci abbia regalato l’ennesimo gran bel concerto di questo piccolo grande festival alla sua prima edizione, e con loro fanno 5 su 5.
Se chi ben comincia è a metà dell’opera chi comincia più che bene (sicuramente questo il caso dell’OffSetFest) a che punto dell’opera si trova? Non è nient’altro che il primo passo ma dopo due simili serate non si può che augurare a questo festival lunga vita e grandi viaggi in tutto il continente, sperando che crescendo chi lo organizza non si dimentichi di questa prima edizione e regali nuovi passaggi lì dove tutto ebbe inizio (Torino, Magazzino sul Po).
Suoni in Chiostro presenta “Live in Church”, il festival nel borgo medievale di San Gemini
L’appuntamento con “Live in Church” è per sabato 11 aprile. L’associazione Suoni in Chiostro cambia nome al festival che ormai porta avanti dal 2013, ma non cambia la sostanza, musica indipendente di qualità tutta italiana e spazio anche ad altre attività culturali come il cinema, la gastronomia e naturalmente la socializzazione. A partire dalle 21 all’interno della Chiesa di San Giovanni Battista in San Gemini si esibiranno: Paolo for Lee, La Gioia delle Lusinghe, Stefano Pilia e i Ronin. Paolo For Lee è l’ultima creatura dell’agitatore culturale Paolo Forlì. Minneapolis è il suo nuovo lavoro discografico in uscita il prossimo 2 Aprile 2015 per la sua etichetta altrettanto nuova di zecca Plumbers and Flowers che verrà presentato in anteprima a San Gemini. La gioia delle lusinghe è una band umbra che è stata attiva dal 2000 al 2003. Vincitrice dell’edizione 2002 dell’Ephebia Festival. Post rock, indie, psichedelia e chitarre fragorose. Due dei quattro storici fondatori riproporranno una lunga suite strumentale intitolata “L’ultimo istante”. Stefano Pilia è uno che passa senza colpo ferire dalla militanza in una delle più riverite alternative band italiane, i Massimo Volume, a quella nei più sporchi e selvaggi In Zaire, agli storici Afterhours, uno che con la sua chitarra è abituato a cimentarsi nei più impervi panorami avantgarde come nelle collaborazioni con la “nuova regina della musica africana” Rokia Traoré, senza dire delle volte che è finito a suonare sul palco assieme a mostri sacri come Mike Watt dei Minutemen, il padrino del post-rock David Grubbs oppure tizi che di nome fanno Paul McCartney e John Paul Jones. Insomma, Stefano Pilia è quello che si dice un personaggio centrale della scena musicale italiana. I Ronin sono una delle creature del mattatore musicale Bruno Dorella (già fondatore di Wolfango, Ovo e Bachi da Pietra). I Ronin debuttano nel 2004 con l’album omonimo, a cui fa seguito nel 2007 Lemming. Comincia così l’avventura della band che suona in Italia e all’estero e che partecipa anche a colonne sonore di diversi lungometraggi (tra cui “Non pensarci” di Gianni Zanasi). Nel 2009 esce L’ultimo Re, a cui fa seguito Fenice, lavoro realizzato nello studio casalingo di Paolo Mongardi (Fuzz Orchestra, ZEUS!, Jennifer Gentle, Il Genio), che sostituisce Rotondaro alla batteria. Prima dell’inizio dei concerti, alle ore 19, si terrà, all’interno dell’auditorium Santa Maria Maddalena, la proiezione del documentario “Lotta senza classe” di Greca Campus con sonorizzazione live a cura di Alessandro Petrucci (tromba) e Alessandro De Florio (keyboards and sound effects). Mentre dopo il concerto la serata si chiuderà con un dj set nelle stanze sotterranee della chiesa stessa. Anche questa edizione del festival si terrà in collaborazione con l’associazione Ephebia di Terni e grazie al generoso contributo e alla disponibilità dei commercianti sangeminesi e del territorio circostante. Come sempre l’ingresso ai concerti e agli spettacoli è totalmente gratuito previo l’acquisto della tessera Suoni in Chiostro, acquistabile sul posto al prezzo di 5 euro.
Afterhours, dopo Prette anche Ciccarelli esce dal gruppo.
Dopo Giorgio Prette anche Giorgio Ciccarelli lascia gli Afterhours, nel prossimo tour teatrale entreranno a far parte della band Fabio Rondanini e Stefano Pilia. Di seguito il comunicato ufficiale della band.
“Quello che è successo quest’anno nelle nostre vite è di ben altra grandezza e importanza rispetto a quello che abbiamo appena annunciato e a quello che stiamo per annunciare, ma ci ha reso più determinati nel prendere delle decisioni che era giusto prendere da tempo. Per essere quello che vogliamo essere davvero, come uomini, non come musicisti e, in qualche caso, per ritrovarci. Termina, dopo 15 anni, anche la collaborazione fra Giorgio Ciccarelli e gli Afterhours. Per motivi molto diversi da quelli che hanno portato Giorgio Prette a lasciare questo progetto ma, anche in questo caso, sempre e comunque frutto di un lunghissimo periodo di tentativi, discussioni laceranti, ripensamenti e contraddizioni. Tutto, bello o brutto, eroico o squallido, semplicemente vero. Semplicemente nostro. Semplicemente vita. Per questo chiediamo rispetto per quello che sta succedendo.
Sono tempi bui. Il complottismo da sbarco, il gossip morboso, la malafede, la superficialità e, nel migliore dei casi, il nichilismo, sono segnali della disperazione che ne deriva. Per questo vi chiediamo di fidarvi.
Non è facile per chi va e non sarà facile per chi resta ma le cose GRAVI, nella vita, sono altre. Gli Afterhours sono sempre stati un gruppo di persone inquiete e in movimento. Non sarà mai diverso da così perché è quello che siamo nel profondo e di questo siamo fatti. Questo ci causa da sempre un sacco di problemi. Ma abbiamo imparato a essere orgogliosi della nostra natura. Ci sono, fra di noi, anni di comunione totale che ci legano comunque e che vanno anche oltre quello che sono i nostri rapporti e i nostri desideri di vita oggi. È possibile quindi che, in un futuro vicino o lontano, si torni a suonare insieme. Oppure è possibile che non accada mai. Ma le nostre vite adesso sono più importanti di questo. Ogni volta che abbiamo affrontato uno sconvolgimento, ed è successo più di una volta, è stata anche una grande occasione di rinnovamento. Quest’ultimo gruppo di persone ha espresso una coesione artistica che mai si era realizzata prima negli Afterhours, eppure non si trattava certo della formazione originale. Per noi che restiamo, questa è una prova da affrontare con grande energia e, sì, con grande euforia, perché l’instabilità ci appartiene e non ci spaventa. Ancora una volta per noi è un’occasione. Per questo vi chiediamo di fidarvi.
Si uniscono a noi, per questo tour teatrale, due grandissimi musicisti: FABIO RONDANINI e STEFANO PILIA. Con loro non vogliamo tamponare un’assenza o replicare quello che abbiamo già fatto ancora e ancora in passato, ma provare ad esplorare di nuovo. Sono due fra i migliori talenti che questa generazione ha espresso, abbiamo la fortuna di conoscerli. Abbiamo la fortuna di essere amici. Comincia un nuovo percorso. Chi vuole essere con noi sa che non troverà quello che già conosce, ma è per questo che esistiamo. Sapete che l’unico modo che abbiamo per rispettarvi veramente, per non comprarvi, per non ipnotizzarvi è ESSERE SEMPRE NOI STESSI. Come uomini non come musicisti. Anche quando è doloroso. Anche quando non vi piace. Chi vuole essere con noi sa che l’aspettiamo. Perché abbiamo voglia di voi. Perché abbiamo bisogno di voi. Perché noi siamo se voi ci siete. Per questo vi chiediamo di fidarvi.
Chi non vuole essere con noi, lo diciamo molto chiaramente, sia coerente e ci abbandoni.
Siamo solo un gruppo. La vita, la nostra e la vostra, è più importante di questa cosa.
Con infinito amore,
AFTERHOURS
Manuel Agnelli
Xabier Iriondo
Rodrigo D’Erasmo
Roberto Dell’Era”