Si può dire, senza tema d’essere smentiti, che il disco de Gli Amanti (il loro primo, dopo un’EP eponimo del 2012) è un disco di terra e cielo, di polvere e stelle. Già il titolo (Strade e Santi) ci porta in un immaginario sospeso tra il mondo dove appoggiamo i piedi e quell’empireo in cui pare abitino le divinità: ma, dalla viva voce de Gli Amanti, ci figuriamo quel mondo come qualcosa da calpestare camminando, e quell’empireo come una catasta di quelle iconcine di legno da due soldi che qualcuno si ostina a parcheggiare sui muri di casa, nei cassetti, sulle mensole. Perché Strade e Santi è un disco di corde e parole, ruvido nelle intenzioni, comodo nella riuscita, undici tracce di Folk molto Pop trainate dall’interessante voce di Domi Tinelli, che ad un impianto – di base – acustico sovrappongono ingredienti oculati per quanto prevedibili (fiati, violini, pianoforti), un’intensità emozionale per lo più pregevole, refrain e melodie da mandare a memoria e cantare a squarciagola, e (purtroppo) dei cori agghiaccianti che fanno sembrare ogni canzone in cui appaiono (e sono molte) un pezzo a scadenza da usare come colonna sonora di qualche spot televisivo.
Detto questo, Strade e Santi non si fa notare per l’originalità della proposta, quanto per la semplicità con cui si infila nelle orecchie senza incontrare resistenza (a parte i maledetti cori). Un disco da consumare se siete fan di un certo tipo di Folk terroso, qui edulcorato in comode pilloline radiofoniche per un consumo più agevole e meno affaticante.