Si tengono ben presenti i tratti dei Sud Sound System e poi da essi si parte per fare il giro del mondo in chiave digitale, dubstep, jungle, fioriture inglesi sul tema e organze reggae. Il tutto senza perdere d’occhio la sperimentazione, culturale e sociale prima, tecnica poi. Il terzo disco del collettivo Dub All Sense guidato da Dubline e co-prodotto con la 4Weed Records si intitola BRO come brothers ovvero fratellanza. Al di la degli incisivi elementi strutturali e artistici, il nuovo disco del collettivo gioca carte importanti e dal significato pesante, temi forti che l’intolleranza, l’indifferenza e soprattutto l’ignoranza lasciano abbandonati a se stessi troppo spesso. La contaminazione razziale che corre parallela a quella culturale, si lancia come dardo infuocato nella traccia radiofonica “Babilonia” il cui video sarà in rotazione su Rockambula questa settimana. Un brano che porta la firma anche du Zulù dei 99 Posse e di Treble Lu Professore, forse il brano più commerciale del disco ma a nostro parere il più identificativo del messaggio tutto. Un inno alla rivoluzione quotidiana perché le nuove generazioni possano evadere da questa eterna “ abilonia”…uno stato di cose e di politica in cui la memoria è la prima grande rapina che si fa ai danni del popolo. Ma non solo. Numerose le testimonianza nel video di volti più o meno noti che invitano a non dimenticare, Carlo Giuliani tra tutti…e come lui tutte le vittime di un potere scomodo e mal gestito. Un disco destinato al ritmo e al movimento, sicuramente questo accade dal vivo, ma anche proiettato alla fratellanza come nel brano di chiusura “Brother fight togheter” per voce del californiano Teodoman. E poi sono numerosi gli ospiti che elenchiamo di seguito come da comunicato stampa per non perdere il filo: Mr.Williamz, Speng Bond, Marina P, Zulù (99Posse), Treble Lu Professore, Luca (Polina), MrDill Lion Warriah, Mc Baco, Fikir Amlak, Fleck, Virtus & JanahDan, TadeoMan. I Dub All Sense tornano più protagonisti che mai. Un disco che lascia passare in secondo piano le velleità artistiche dando libero sfogo di scena a concetti che oggi la musica dovrebbe tornare a veicolare tra e per la gente…come accadeva un tempo con i cantautori e i collettivi artistici. Note a margine: il “ritorno” di Neil Perch alla produzione, forse la firma storica di un certo tipo di cultura Dub.
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La Band della Settimana: Mom Blaster
Nascono nel 2010 e iniziano sin da subito a scrivere propri brani e proporli live abbinati ad alcune cover, affascinati dal reggae ma con il dna di rocker, miscelano il sound jamaicano con il Rock Pop europeo, generando uno stile che loro amano definire rock in levare. Nel 2012 firmano con l’etichetta indipendente Ridens Records e pubblicano nell’Aprile 2013 il loro primo singolo “From The Beginning” con il relativo videoclip che supera in poche settimane 10’000 visualizzazioni su Youtube. Il 12 Luglio 2013 esce il disco di debutto We Can Do It!. Un album di nove brani cantati in inglese contaminati dal reggae ma anche dal punk, il Rock e il Pop, una miscela esplosiva che avuto molto consenso dal pubblico e dalla critica. Subito parte il tour del disco che li vede protagonisti su diversi palchi d’Italia, aprendo anche ad artisti di un certo calibro come Mellow Mood, Daniele Silvestri, Sud Sound System, Aprè la Classe, Irene Grandi, Modena City Ramblers e gli spagnoli Canteca de Macao. Nel Novembre 2013 i Mom Blaster sono la prima band emergente scelta dal servizio musicale di streaming Deezer per comparire tra le sue pagine ufficiali, grazie alla vincita di un concorso in partnership con il distributore digitale Zimbalam. Il 3 Gennaio 2014 viene pubblicato con relativo videoclip su Youtube il secondo singolo del disco: “Saturday Comes”. Nell’Aprile 2014 Marco Cotellessa entra nei Mom Blaster per sostituire alla chitarra Lucio Piccirilli. La band conclude il “We Can Do It!” Tour con due ultime date nel Gennaio 2015. Il 14 Maggio 2015 pubblicano il nuovo singolo “Ciò che è Giusto” che preannuncia il secondo disco dei Mom Blaster in uscita a Dicembre, un album che abbandona le sonorità reggae per avvicinarsi sempre più all’elettronica. Il videclip relativo al singolo ha superato in pochi giorni le 5’000 visualizzazioni, ottenendo consensi molto positivi da parte di pubblico e critica. Il 10 Dicembre 2015 esce il secondo album: Reset. Riscontra subito notevole successo da parte di pubblico e critica, dieci brani che parlano di storie d’amore, disoccupazione, migrazione e altri dilemmi che caratterizzano il vivere contemporaneo. Reset è un album che racconta storie di questa contemporaneità, dieci tracce da un sound possente e contaminato dove l’elettronica si fa predominante. La calda voce di Monica Ferrante viene supportata da un arrangiamento musicale maturo sviluppato dalla band in questi cinque anni di attività. Si parla di amore, di relazioni interpersonali, ma anche di molti dilemmi che caratterizzano il vivere contemporaneo: dall’annientamento della vita sociale a causa delle nuove tecnologie di comunicazione al problema epocale dell’immigrazione, fino al disagio della disoccupazione giovanile.
Krikka Reggae – In Viaggio
Sono stato combattuto fino alla fine se dare una sufficienza oppure no ai Krikka Reggae, arrivati alla loro quarta prova discografica, perché per arrivarci sarebbe bastato davvero poco. Purtroppo però siamo di fronte a un prodotto che non entusiasma neanche dopo decine di ascolti a causa anche delle liriche che sin dall’inizio sono troppo elementari tipo: “Io vivo in Lucania, vengo dalla Lucania, per chi non la conosce o non l’ha ancora visitata… Al centro tra la Puglia, la Calabria e la Campania c’è la Basilicata, bellezza inesplorata…”, parole che quindi sembrano quasi uscire da una lezione di geografia di prima media o persino delle elementari. Personalmente penso che i Krikka Reggae abbiano anche buone qualità di musicisti, ben evidenti in canzoni quali “Memoria Storica” e “Quello Che mi Passa”, in classica struttura Reggae alla Peter Tosh e che non è quindi tutto da gettare via il contenuto di questo prodotto. Rimango tuttavia ancora un po’ perplesso di fronte a pezzi quali “S Addumm u Fuok”, “Na Cosa Importand”e “Life Ova Money” cantate rigorosamente in dialetto. Forse i Krikka speravano di ricalcare le orme dei 99 Posse, dimenticando però che Luca Persico detto O’ Zulù (che è tra l’altro ospite in “Crisi”) e compagni sono sulla breccia da oltre un ventennio e possono contare su un esercito di fan che non perdono un solo concerto del gruppo e comprano in massa i loro i dischi, tanto da finire ancora in classifica. Attaccamento alla propria terra quindi forse un po’ eccessivo, tanto da aprire il disco con un titolo fin troppo esplicito, “Lucania”, denominazione ufficiale dal 1932 al 1947 della Basilicata da cui dovrebbe partire quel viaggio che dovrebbe portare fino in Jamaica. Purtroppo si rimane sempre fermi in Italia, non tenendo conto delle vere radici del Reggae, se non in un paio di episodi veramente validi già menzionati precedentemente. Un disco insomma che spaccherà a metà i fan del gruppo, soprattutto quelli che hanno supportato l’operazione finanziando in anticipo il tutto tramite il noto sito Musicraiser. Da segnalare, per concludere, alcuni ospiti di rilievo: l’artista giamaicano Fyah Georgein “Unite as One”, Patto Mc in “Quello che mi passa”, Fido Guido in “Na cosa importante”, Perfect Giddimani in “Life OvaMoney”, Terron Fabio dei Sud Sound System in “S Addumm u Fuok” e Roy Paci, che ha collaborato scrivendo la musica di “Lukania”. Collaborazioni prestigiose che però non riescono a dare quel valore sufficiente ad un lavoro che lascia un po’ d’amaro in bocca a chi, come me, li segue da diverso tempo.
Definitivo il calendario di GruVillage
Il Festival, che si tiene alle porte di Torino, a Grugliasco, in un’area verde ritagliata nel grande centro commerciale del paese, prende forma: si parte lunedì 17 giugno con Ian Anderson, per proseguire il 20 con i Ministri e il 30 con i Sud Sound System. Il fitto calendario, che si sviluppa per tutta l’estate fino al 2 settembre con l’esibizione di Asaf Avidan, prevede anche gli show di artisti come Niccolò Fabi, Skunk Anansie, Raphael Gualazzi, George Benson e Cristina d’Avena con i Gem Boy.
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