Sum 41 Tag Archive

Nothing More To Say – Something Mine in Me [VIDEOCLIP]

Written by Anteprime

Guarda in anteprima il nuovo video della punk rock band pugliese.
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Seneca Musica Festival 09/06/2015

Written by Live Report

Cosa è successo il 9 Giugno al Liceo Lucio Anneo Seneca di Torregaveta (NA)? Che atmosfera si è creata in questo magico giorno?  Martedi 9 Giugno si è tenuta la prima edizione del Seneca Musica Festival, un evento musicale che prevedeva la partecipazione di band con almeno un componente che fosse studente del liceo. Ad impegnarsi in prima linea su questa eccezionale manifestazione è stato Ciro Mattei, professore di Scienze Sociali del liceo e cantante/chitarrista dei Peppesmith. Al festival si respirava un’ aria di allegria, felicità e soddisfazione. Sembrava di stare ad uno di quei concerti americani, come quelli che mostrano i Sum 41 o gli Offspring nei loro video. Tanti studenti a supportare i propri compagni e a dar man forte a quel piccolo ma significativo boato di cambiamento e innovazione: i festival nelle scuole come vero e proprio evento culturale e di aggregazione. Effettivamente la manifestazione era anche un contest in cui c’ era una giuria tecnica ed una popolare e i criteri di valutazione, almeno per quella tecnica si basavano bene o male sulle capacità vocali, quelle tecniche, la presenza scenica, il messaggio del testo e la coesione del gruppo. Ad aprire le danze sono i Peppesmith, special guest del Seneca Musica Festival. La loro esibizione è stata eccellente, hanno riscaldato da subito l’ animo del giovane pubblico con i propri cavalli di battaglia: “Spread & Belfagor” e “L’ Uomo sulla Luna”. Finito lo show di Mattei e soci comincia il vero contest. I primi a calcare il palco sono gli Agorà che ci deliziano con il loro Rock; subito dopo entra in scena l’ acclamato Giampiero Salemme che ci da prova del suo talento con la chitarra acustica. E’ il momento dei Melquiades, i vincitori del festival e del “Premio della giuria tecnica”. L’ esibizione dei due ragazzi è stata impeccabile e Irene Angeloni ha una voce decisamente fuori dagli schemi. La Macchina Verde è il quarto gruppo che mostra le proprie doti. Luigi Morisco e Ivo Mancini, ovvero i membri del gruppo, sono stati quelli che mi hanno colpito più di tutti. La loro esibizione è stata intensa e suggestiva e “La Ballata di Teresa” è veramente una canzone stupenda. I due ragazzi sono arrivati secondi, si è trattato di una questione di pochi punti ma per il sottoscritto sono stati i più bravi. Tocca adesso ai Broken Bridge, terzi al contest ma vincitori del “Premio della giuria popolare”. La band è stata quella più coinvolgente e aveva anche una buona fetta di pubblico dalla propria parte. Esibizione divertente senza ombra di dubbio. Da questo momento si esibiscono i “pulcini” della scuola: il primo è stato Raffaele Rimauro, poi Angela Barone e infine, a chiudere il Seneca Musica Festival c’era Gennaro Illiano. Questo festival è stato un successo sia morale che culturale. Eventi del genere nelle scuole dovrebbero essere più frequenti per mandare un forte messaggio agli adolescenti anche sull’ istruzione. Spero vivamente in questo progetto del Liceo Lucio Anneo Seneca, lo vedo un po come uno spiraglio di luce per tanti ragazzi senza ormai tanti stimoli. Posso solo incitare gli organizzatori a portar avanti il progetto con l’ augurio di ingrandirlo.

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Jerry Moovers – A Cresta Alta

Written by Recensioni

Questa non me l’aspettavo. Forse non ci pensavo neanche più. Come se tutto quello che ho vissuto (oserei dire quasi “subito”) nei concerti di fine anno del liceo fosse scomparso insieme ai miei brufoli, ai pantaloni larghi coi tasconi e allo zaino scarabocchiato dell’Invicta. E’ un dato di fatto: uno dei “desaparecido” della musica underground anni 10 pare proprio essere il verace e diretto Punk. Certo, vive ancora di rendita grazie ai grandiosi fasti di fine anni 90. Vive nelle sue forme più spinte e più smussate, vive nelle puzzolenti cantine Hardcore e nelle altalenanti classifiche, in cui a volte fa stile scomodarlo. Sopravvive come un virus difficile da estirpare, ancorato nelle venature della musica americana e britannica, ma la sua forma più grezza, più pura, pare essere un vecchio ricordo sbiadito.

Non tutti però la pensano così, o forse sarebbe meglio dire che se ne fottono. E i Jerry Moovers da Bergamo, già a vederli in faccia, pare proprio che se ne fottano alla grande. Seppure giovanissimi vantano numerosi concerti (a dire il vero però quasi tutti nei paraggi di casa) e un secondo disco in uscita, dal titolo inequivocabile: “A Cresta Alta”. Sulla musica poco da dire, se non che il disco è suonato strabene, prodotto con la giusta dose di marciume che non snatura l’essenza del genere. Rullate velocissime, basso plettrato ipermedioso e assoli di chitarra scrausi sono le scelte sicure ma anche le carte vincenti. Il riffone alla Sum 41 nell’intro “Punto di Domanda” ci indica subito la direzione da seguire. Se cercate ciuffi fashion, facce da pomeriggio su MTV o singoli per le vostre comode playlist, questo non è il disco per voi. Questo disco è sigarette fumate di nascosto, pomiciate a caso e pogo davanti a piccoli palchi sudici. Questo disco è più Rock’n Roll di quanto possa sembrarvi. Sparato ai mille all’ora già dal secondo pezzo, “Solo” dimostra che i ragazzi non sono poi così immaturi e sfoggiano pezzi mai banali, nonostante la musica e il cantato di Jako non lascino grande spazio alla fantasia e il rimando ai “classici” (Pornoriviste, Derozer e Punkreas) sia dietro l’angolo.

“Tra Sogni e Realtà” dona linfa e brucia di speranze, che sentite in bocche così giovani strappa un sorriso e fa stringere più forte i pugni, “Il Rumore del Silenzio” e “Ricorda” si spingono verso ritmiche più Hardcore dove il rullante di Seba sembra tagliare le casse a pezzettini. “Veronica” è invece il pezzo che ti aspetti, melodico, spudoratamente adolescenziale e tutto di un fiato. Un piacevole cliché. Inutile ingannarci, questo non sarà mai il disco dell’anno e i Jerry Moovers non saranno mai la band rivelazione dell’underground italiano. Potrei facilmente cavarmela dicendo che sono nati tardi, con un genere che spesso è stato considerato (da me per primo) facilotto e usa e getta. Ma scordiamoci di tutto: dei riff già sentiti, delle facili polemiche contro l’America e delle “creste alte”. Apriamo gli occhi. Qui dentro c’è la foga di fare musica per bisogno esistenziale. C’è tutta la passione che vorrei incontrare ogni volta che ascolto un disco di una giovane band. E datemi del romantico, ma sono ancora convinto che senza questa passione non si combini un bel cazzo.

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