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Electric Sarajevo – Madrigals

Written by Recensioni

L’album d’esordio degli Electric Sarajevo può essere visto come una struttura fondata su tre elementi portanti. Innanzitutto la parte plastica, fatta di synth e programmi computerizzati, gestita da Stefano Tucci. Poi ci sono le armonie classiche, date dalle chitarre di Massimiliano Perilli e Paolo Alvano e il basso di Andrea Borraccino, che plasmano di volta in volta eufonie Post Rock, Neo Folk e Dark. Infine ci sono le voci degli stessi Perilli e Alvano, che arrancano nella loro semplicità, regalando melodie semplici, immediate e soprattutto di una delicatezza molto dreamy e Pop. Questi tre elementi vanno a formare un sound molto particolare che batte a volte Synth Pop, altre Post Rock o Industrial, Pop, Rock e New Wave; in pratica sembra che suoni sempre come qualcosa che già era passato tra le orecchie in passato, tanto e cosi particolarmente che alla fine ti diventa difficile capire cosa hai effettivamente ascoltato. L’album Madrigals è la prima prova di questi quattro ragazzi che comunque non sono assolutamente inesperti (avendo già suonato con Muven, Barnum Freak Show e Kardia) e lo dimostreranno anche a voi, se avrete il buon senso di starli a sentire. Electric Sarajevo è il loro nome. Sarajevo, città distrutta dalla guerra, violentata dal male, dall’indifferenza. Una Sarajevo elettrica come metafora delle nostre vite bombardate da guerra e morte e in cui l’unico rifugio è l’amore.

Madrigals è un lavoro che trasuda un amore romantico e decadente, nostalgico e malinconico e la stessa musica contenuta dall’artwork tristemente penetrante, mette in mostra tutti i dualismi dell’umor nero del Dark Rock e del Post Rock con le ariose parti vocali e i passaggi e gli arrangiamenti elettronici vellutati e dinamici.
Non so quanto la presenza dei fratelli Soellner (Klimt 1918), voce in “Watercolours” Marco e timpano e tom in “The Sky Apart” Paolo, e Valerio Fisik (Inferno), urla e controcanti su “If You Only Knew”, possa essere stata radicale nella creazione di questo clima decadente né quanto al contrario sia il risultato che si stava profilando ad aver suggerito i suddetti ospiti illustri. Fatto sta che Madrigals riesce alla perfezione a ricreare le stesse atmosfere nostalgiche già assaporate in (con le dovute distanze tra le opere) Dopoguerra.

Come abbiamo detto, musicalmente siamo davanti ad un amalgama assolutamente particolare. La matrice è certamente un tipo di Post Rock elettronico depurato da ogni possibile esplosione sonora ma che si tiene saldamente attaccato al terreno attraverso la vocalità dal fascino ambiguo. “Lost Impero” è l’esempio evidente di cosa significhi questa commistione. La melodia vocale appare precisa e chiara e molto orecchiabile non solo nel ritornello, mentre schegge elettroniche di stampo industriale schizzano sommergendo echi di parole in italiano che fanno da sfondo al testo invece in inglese.
Derive Industrial e quasi Neo Folk che si manifestano anche nella marzialità delle ritmiche di “Watercolours”. Non mancano momenti elettronici che miscelano lo stile Röyksopp alla New Wave (“A Revelation”) e altri in cui la voce e i suoi ricami leggiadri diventano protagonisti assoluti (“City Dream”, “The Worst Lover”). Ma anche tanto Synth Pop che dipinge la vita sopra un telo di elettronica ridotta in frantumi come un cumulo di macerie (“If You Only Knew). Il punto più alto dell’album è il brano “Teresa Groisman” nel quale si fanno vivi in maniera più chiara elementi Dark e sfuriate Post Rock, mantenendo sempre intatta quella voglia e capacità di affascinare ed evocare suggestioni languide. Ovviamente non tutto è riuscito alla perfezione. “The Sky Apart” o “The Madrigal”non convincono pienamente, venendo a mancare tutto l’incanto creato sia dalla corposità del sound, sia dalla sua difficoltà d’inquadramento. Proprio la title track si mostra come un brano di Post Rock elettronico senza alcuna variante rispetto alle proposte dei nomi più noti del genere (Mogwai, God Is An Astronaut, Explosions In The Sky o chi volete voi) con l’aggravante di mantenersi su ritmi piuttosto blandi.

Come ho già fatto notare non è facile descrivere quanto ascoltato e nello stesso tempo non potrei certo dirvi che quello che udirete è un sound assolutamente innovativo. La problematicità di catalogazione è la stessa sua forza tanto quanto la sua energia sta proprio nell’essere un cocktail di Post-Rock, Electronic, addirittura Trip Hop, se vogliamo azzardare, Experimental Rock, Synth Pop, Indietronic, New Wave, Post-Punk, Dark e Gothic Rock. Combinazione che però non ha mai il sapore di un beverone indecifrabile e indigesto. Se l’obiettivo era di raccontare la natura eclettica e poliedrica dell’amore, con Madrigals, gli Electric Sarajevo hanno trovato uno dei modi migliori, una delle strade più affascinanti per uscire dalle macerie di una città che piange calce e cemento.

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