Il 2013 si tinge post-rock, con l’uscita, il 17 gennaio scorso,di The Different Visions of Things, primo album dei toscani The Autumn Leaves Fall In, il trio formato da Lorenzo Terreni (chitarra), Fabio Melani (basso) e Alessandro Lucarini (batteria), formatosi nel 2010.
Sei tracce per scoprire la diversa visione delle cose. Come i cieli ghiacciati di un futuro lontano, in cui il noi si trasforma in un’unica entità, attaccata da ombre teatranti, tra le nuvole sopra i grattacieli o nel più profondo nascondiglio, fino a tronare bambini. Sei mondi. Sei sensazioni così diverse che potrebbero sembrare reminiscenze ci centinaia di persone.Che regalano emozioni dalla purezza al caos, dalla pace all’inquietudine, come loro stessi scrivono. Diversi modi di interpretare e di sentire, dunque, niente testi, niente parole inutili. Solo musica, finalmente!
E tutto inizia con Blue Ice Sky, il primo brano che lentamente presenta gli strumenti e rimane in quell’atmosfera sospesa di sperimentazione fino al terzo minuto, dopo il quale tutto diventa più tangibile, più terreno, come una corsa, ma verso il nulla… Wewereone procede quasi alla stessa maniera, battute uguali, che si ripetono all’infinito, assieme alla batteria che come una marcia porta il tempo. Un tempo che si perde, nei pensieri o nella malinconia di qualche ricordo, che magari affiora ad occhi chiusi, mentre la musica inizia a declinarsi. Ma le ombre di Chinese Shadows Theaternon emanano paura, ma quasi tristezza,che quando esaurisce il suo percorso, lascia un vuoto o forse troppo silenzio. Silenzio che si spezza con Like Clouds Over Skyscrapers, che potrebbe, ma non lo fa fino in fondo, ben accompagnare le immagini di splendidi viaggi, di posti nuovi, incantevoli, arabeggianti o moderni fino all’eccesso. E dal quinto brano, Deeperthroughit, si va verso la fine, ma, ecco, forse la pecca di questo lavoro: troppa batteria. Strumento splendido, suonato con bravura, ma che talvolta opprime tutto il resto, che comunque chiede attenzione. Kids chiude l’album, con i suoi sei minuti di musica soffice, accostata all’infinito con le sue mille ripetizioni. Un finire che ricorda un sorriso o un arrivederci al prossimo album.Blue IceSky, Wewereone e Kids sono a mio parere i brani più interessanti, ma che nascondono qualcosa di celato, di non detto, di trattenuto..
The Different Visions of Things è un buon primo lavoro, nel quale il rock prende piede, contaminato dall’ambient e dalle sperimentazioni, che però dovrebbe liberarsi da tutto e lasciar andare la musica a briglie sciolte. La musica suonata ad occhi chiusi, senza schemi, senza pensieri, per dar vita a qualcosa di più caratteristico. Per creare atmosfere magiche, come i Giardini di Mirò o i SigurRòs. Queste sono mie esternazioni personali, certo, ma se è vero che la musica è l’arte delle arti (anche se non sarei molto propensa nel sostenere questa affermazione) allora la musica può tutto: creare colori, far nascere mondi, raccontare delle storie.. Può e deve creare tutto questo, altrimenti rimane solo musica, solo note e nulla più. I The Autumn Leaves Fall In si definiscono una band che continua a evolvere il proprio sound pur rimanendo fedele alla matrice post-rock, e sono sicura che in questa evoluzione uscirà fuori tutta quella musica di cui parlavo prima.