The Divino Code prende le mosse da una singolare e temeraria intuizione del frontman/songwriter partenopeo Max Russo (chitarra acustica/voce), accompagnato per l’occasione da una compagine di indubbio talento e provata versatilità: Chiazzetta a.k.a. Corpus Tristi (Rap vocalist), Roberto Pirami (batteria/programmazione elettronica: Vinnie Moore, Michael Angelo Batio, Uli Jon Roth, Blaze Bayley), Simone Massimi (contrabbasso elettrico: Vinnie Moore), Marco Bartoccioni (chitarra southern/mandolino) ed infine Licia Missori (pianoforte acustico: Steve Hewitt, Spiral 69). Il concept in questione narra le fantomatiche vicissitudini della sgangherata famiglia Divino (un infelice alter ego dei celeberrimi Sopranos?), attraverso un insolito itinerario Noir/Pulp/Western particolarmente intriso di ironia, drammaticità, tragicommedia. Cinematografia musicale (sulla scia di Tarantino, Rodriguez e Leone), indissolubile sinergia visiva/uditiva in cui vengono scarnificati e messi a nudo (in maniera piuttosto semplicistica e puerile) alcuni cliché tipici del famigerato sistema malavitoso italo/americano (“more power, more business, more women, more respect”), efficacemente evidenziati dalla peculiare contaminazione linguistica impiegata a livello semantico/testuale, come testimonia l’interessante rivisitazione della closing track “It’s Wonderful” (“Vieni Via Con Me”, Paolo Conte).
Detto questo, ammetto di non aver mai gradito i progetti di tal fattura, profondamente convinto che il linguaggio musicale debba essere, in un modo o nell’altro, veicolatore privilegiato ed assoluto di messaggi, emozioni, ricordi (positivi o negativi che siano), non impressionistica ed asettica rappresentazione di una qualche realtà immobile e precostituita. Apprezzabile, d’altro canto, l’innegabile spessore della proposta stilistica: una feconda e traboccante cornucopia espressiva dove convivono armoniosamente Classic/Southern Rock, Ballad (“Criminal’s Confession”), Opera, Musical (“You Have to Give Respect”), Rap (“The Divino Code”) ed Elettronica (“I Live Just for the Best”), il tutto cesellato da una produzione imponente ma troppo spesso incline alla saturazione e perciò fuori controllo. Da segnalare il videoclip del brano “Doll’s Amore” (secondo singolo in Europa ed U.S.A.), recentemente prodotto in territorio transalpino dalla prestigiosa Cité du Cinéma del regista francese Luc Besson.