La “ricetta contro la crisi globale”? Ma che domande: “potenti dosi di fottutissimo rock’n’roll”. È questo lo spirito, irriverente ed esplosivo, de The Fiftyniners, trio che nell’ultima fatica Hard Times ci presenta 14 brani di intenso Rock’n’Roll vecchia scuola misto ad un’attitudine Punk Rock fiammeggiante, a grana grossa (“Sometimes”), iperveloce (“Fashion of Rock’n’Roll”).
Il disco scorre rapido e i tre, oltre a rockeggiare come ci si aspetterebbe, in qualche occasione sorprendono e spiazzano, buttando nel ruvido ma classicissimo marasma anche ingredienti insoliti (“Roudie Is an Indie Boy”, la title track, o il prevedibile momento del lento “Tears on Brass”). Ma anche nel loro delirio superfast The Fiftyniners giocano sempre in casa, dimostrando di avere tutto sotto controllo: una dimestichezza con la furia giocherellona del Punkabilly invidiabile, e che diventa maestria a guardare certi dettagli (il contrabbasso di “Sleeping on the Backseat” ad esempio, o le impeccabili atmosfere Western e Boogie di, rispettivamente, “Rats Behind My Comb” e “Rumblin’ Like a Big Bang Boogie”).
Il disco ha tutti i numeri per poter essere molto apprezzato da un certo tipo di pubblico, incline ai riflussi del vintage e all’atmosfera da Party’n’roll che, ne siamo certi, rende i loro concerti sfrenati ritrovi per danze incandescenti e sudaticci divertimenti. D’altra parte, risulta un po’ ostico e noioso per chi magari quel genere non lo frequenta spesso, e in quei paraggi rischia di rimanere di nicchia, o, forse, di essere ascoltato con attenzione solo la prima volta, per poi essere relegato a sottofondo di feste scatenate o di viaggi in auto particolarmente avventurosi. C’è chi non ci vedrebbe poi questo gran male.