Gli Ordem se ne escono con questo album sincretico di rock poco graffiante e molto abbordabile, basato su chitarre retrò, batterie in faccia e una voce istrionica che snocciola liriche in inglese deformandosi, ringhiando per poi sussurrare in saliscendi emotivi che almeno hanno il pregio di tenere in movimento il percorso che altrimenti potrebbe annoiare (ammesso che non lo faccia a prescindere).
The quiet riot è un tuffo nel passato, nel rock che furoreggiava a cavallo tra gli anni ’80 e i ’90 del secolo scorso, a volte andando più indietro (“No Life”) a volte più avanti (“Brand New Song”), in ogni caso, probabilmente, risultando più eccitanti dal vivo che su disco. Non che le canzoni siano scritte o suonate male, intendiamoci: però cosa ci dicono gli Ordem che non sapevamo già? Probabilmente nulla.