La quarta serata di eliminatorie del Pending Lips è stata un’altra bella serata di musica nella quale, sei band molto diverse tra loro per genere e stile, si sono avvicendate sul palco per la gioia della giuria e del copioso pubblico presente. Solo tre band, però, si sono aggiudicate un posto in semifinale: i The Wyns, i Letfbeehive e i The Spezials. Noi di Rockambula, per questa serata, ci troviamo in linea con la preferenza del pubblico e abbiamo deciso di parlarvi un po’ dei vincitori della serata i The Wynes. Il gruppo composto da Alessandor Masci, Andrea Cometti, Alex Barassi e Ruggero Gargiulo, nasce sulle sponde del lago maggiore, per precisione a Luino, città di provenienza anche de Il Triangolo. Il gruppo formatosi nel 2009, come cover band, evolve nel corso degli anni fino a giungere nel 2011 alla pubblicazione del loro primo EP A Place Like This, Lo stesso anno escono vincitori dall’edizione del contest Va Sul Palco. Ad un paio d’anni da questa bella vittoria non possiamo, dopo il live di lunedì, che confermare la capacità del gruppo di portare sul palco una bella perfomance live, energica e d’impatto con melodie interessanti e non banali, una voce calda e coinvolgente e un suono rock, sporco quanto basta per farsi apprezzare.. Non possiamo, quindi, che essere contenti di poterli risentire in semifinale e magari con un nuovo lavoro da pubblicare.
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The Spezials – Crazy Gravity
Ascolto: in riva al mare. Luogo: Barcellona, spiaggia dei nudisti adiacente hotel Vela. Umore: vacanziero e tendente alla traversata alcolica della giornata in solitaria.
Dopo aver messo su il disco dei The Spezials il mio primo pensiero e’stato: “ci vorrebbe un’organizzazione che impedisca alle band di ogni latitudine di applicare il flanger sulla voce (nell’intenzione dovrebbe far percepire la voce come se cantasse in una bottiglia e molto più spesso invece la fa arrivare dal mezzo delle tette di una cicciona nera di Harlem al fastfood dopo la messa della domenica). Ci vorrebbe qualcuno che in giacca e cravatta bussasse alla porta del cantante e lo prendesse a scappellotti sulla nuca urlandogli: “non si fa più”. Flanger e scherzi a parte questo Crazy Gravity e’ un disco davvero godibile, The Spezials sono un trio che nulla ha da invidiare alle band di cui si intravede la scia creativa: Artic Monkeys su tutti. Pezzi tutti molto centrati, sezione ritmica davvero in palla e suono molto ben strutturato. La voce e le tracce di chitarra di Giovanni Toscani hanno nelle corde il pontile sul mare di Brighton, le nebbie dei sobborghi di Manchester e una dose di rabbia in cravatta, un’ostentazione di precisione estetica quasi Mod, pure qualche eco Ska alla Madness. Pochi appunti alla produzione: una certa tendenza, secondo me veniale, a suoni di chitarra che portino l’orecchio più negli Stati Uniti che in Inghilterra e un limite, questo un po’ più grave, nel non lasciare un tema memorabile (forse solo “Two Girls”) alla fine del disco. Mille buone idee musicali. Ogni pezzo ha spunti a sufficienza per tre, troppo per una band che dichiara la sua vocazione Dance Rock. Peccato, perché le buone premesse ci sono tutte. I The Spezials non devono far capire ad ogni costo e in ogni singolo pezzo quanto siano bravi , la distanza per dimostrare l’ arte si misura in decenni, non in minuti.
I secondi dischi, comunque, esistono per questo.
The Spezials – Crazy Gravity
È la seconda “volta” per i milanesi The Spezials, ed è un piccolo registrato da emozioni spigliate che, davanti vorreste condividere con tutti e che invece ve lo terreste tutto per voi, gelosi della loro attitudine grattugiante e diretta che sforma un ascolto imprevisto, o che può correre il rischio – tranquillo – di essere incredibilmente ostaggio di una sensibilità FM Alternative oltre i limiti; Crazy Gravity è la fissazione riuscita di suonare sia con certe spiritualità ispiratrici che con l’audacia amplificata della creatività, fuori comunque dagli ordini costituiti del piacere modaiolo a tutti i costi.
Registrate in crowdfunding su piattaforma musicraiser, le dieci tracce del disco, se ascoltate in sequenza determinante, sono una perfetta e definita sintesi di tutte le bipolarità umorali dell’ultima generazione, una scaletta che alterna la dolcezza di una ballata ventilata “Two Girls” e il cozzo del rock nudo e crudo della titletrack, un’onda calda dalla personalità multipla che stringe il microfono dell’ascolto e spiazza nella sua sincera coralità miscelata; pulito da tutte quelle banalità che si annidano come germi a presa rapida in milioni di produzioni underground, Crazy Gravity esprime davvero bella musica, quelle tonalità tutte inglesi di controbattere la noia con infinitesimali meraviglie senza demoni o altre astrusità rabbiose. Belle chitarre d’assalto dolce, una voce che compete sul ritmo sempre di corsa e quella liberazione sonora che si paragona con esuberanze Arctic Monkeys, qualcosa di sottofondo della Leeds punkettara d’antan “Futuristic Horse”, “Morning Dead”, poi tutto quello che è in più e una rivelazione spiritata da tenere stretta e puntarci sopra.
Disco “birichino” e fruibilissimo, un suono totale che mescola ironia e mood frizzante, impasta e modella come plastilina il suo argento vivo e la sua concreta effervescenza, che racconta le sue storie col fiatone “Shimbone” e con le stramberie disco – danzereccie che provano a riscrivere una stringa di tempo che fa piacere – risentirla in vocoder – tra una cosa e l’altra “Normal”.
La guida all’ascolto è come una linea schizzata di angoli elettrificati, il piacere – una volta identificata tale linea – è una scarica di adrenalina che precede lo schianto con una soluzione musicale stupendamente cool.