Il 15 novembre The Traveller, ovvero Massimiliano Forleo, cantautore italiano, sarà in concerto all’OHIBÒ di Milano dove presenterà in anteprima assoluta The Marriage, suo nuovo lavoro discografico in uscita lo stesso giorno. Il disco è la seconda parte della trilogia musicale Uncensored Kingdom, opera ambiziosa tratta dalla tetralogia minore di Shakespeare, dove ultima delle quattro opere teatrali è il Riccardo III, sviluppata in tre EP da cinque brani ciascuno per essere poi nella sua completezza un musical di quindici brani. Questo secondo EP narra la storia di Enrico VI dall’inizio del secondo atto in poi. Il disco sarà presentato in occasione della prima data del nuovo Tour 2014 a Milano il 15 novembre OHIBO’.
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Nation of Giants – Double the Dose
I Nation of Giants nacquero dalle ceneri dei Goodwines, gruppo di cui facevano parte anche altri tre elementi assieme ai quali Max Castellani, Tia Galbiati e Denny Bucella hanno registrato e pubblicato due album in studio (Just A Little Shaboo nel 2010 e In Mojo nel 2011) e due live (Dirty Enough? nel 2011 e Live Session @ LogicStudios nel 2012). Con essi riuscirono anche ad aprire per artisti noti tra i quali Steve Angarthal (Pino Scotto), No More Speech (Alteria), The Fire, Lost Alone, Eric McFadden, The Traveller e Rustless. Dopo lo scioglimento della band i tre autoproclamati “soul-brothers” non si sono certo demoralizzati ed ora hanno dato alle stampe nell’estate 2014 un ep di soli tre brani a tratti Southern Rock, a tratti Heavy Blues, a tratti Soul&Roll. Il mix è quindi difficilmente catalogabile in un solo genere, ma di certo quella che ascolterete è solo tanta fottuta buona musica fatta da tre musicisti che danno anche l’anima mentre suonano. Che si ricordino delle leggende attorno a Robert Johnson, padre (o forse persino nonno) putativo del Blues che si dice che la vendette al diavolo? Forse però parlando di lui si va troppo indietro, perché se è vero che c’è tanto del genere appena menzionato in questi sedici minuti di tempo, bisogna ammettere che ci sono anche reminiscenze di gruppi degli anni sessanta quali Canned Heat e tutti quelli del filone Woodstock. Le prove? Basta ascoltare “Petrichor Blues”, secondo pezzo in scaletta in cui vi sembrerà di ascoltare anche i migliori Rolling Stones (eh sì, sembra uscita proprio dalla penna di Keith Richards e di Mick Jagger) o persino gli Aerosmith (quelli però un po’ più recenti e smielati). “Lucky #7” è denominata come bonus track (era necessario chiamarla così con soli due brani alle spalle?), ma di certo tutto è tranne un riempitivo. Per quanto mi riguarda supera nettamente in qualità anche la opening “Soldier of love”, che non va certo confusa con le omonime tracce di Sade, The Beatles o Pearl Jam. Queste tre canzoni mancheranno forse di originalità (forse), ma come si dice… Chi se ne frega! Quello che ne scaturisce sin dal primo ascolto è un ottimo prodotto, piacevole e rilassante da gustare a pieno mentre vi immaginate di percorrere in auto le highway americane.