Sono in sei, provengono dal nebbioso Kent inglese e suonano una buona Americana come differenza catalizzatrice, Americana dall’altra parte della polvere delle Harley Davidson e dalle parti dei Grant Lee Phillips e ancor più vicini alle atmosfere dilanianti dei Counting Crows; sono i Tom Williamson & the Boat e non sono neofiti in cerca di spazi eclatanti, sono sulla scena da dieci anni e sul gobbone portano ben cinque ep ed una uscita ufficiale, ma è con questo Teenage Blood che vogliono affermarsi in qualche parte dell’ascolto generale, anche perché – come dice il leader Williams – il tempo scorre è la pensione è da guadagnare alla svelta.
Dodici brani di schitarrate vigorose, quel grasso sonoro che inchioda l’orecchio ad un anti-folk colorato fatto di ballatone e sospensioni radiofoniche lontane dagli assordamenti gratuiti e vicine alla piacevolezza di provincia dove non succede mai nulla: certo l’originalità qui non diventa tendenza, è musica con il perfetto aspetto della passione per lo stile che maneggia e basta, ma che riesce a tirarsi fuori per la semplicità e l’aggiunta di quella “stagionatura” poetica che un lontano Tom Petty ed i suoi violini impassibili hanno disegnato come via principale per raggiungere la piena espressività loner.
C’è molto di Duritz tra le vocali e le inflessioni grammaticali, un misto di ingenuità ed intuizione esibita col senso della misura, un ottimo crossing che parte dalla cavalcata della titletrack per sorvolare il lato oscuro di un attimo intimo vissuto male e con un Cash come divinità superiore “Trouble with the truth”, riparte dalle parti della Omaha dei Counting Crows “Neckbrace (Big Wave), “Misery”, per atterrare nelle arie libere e terse che “Pulling lines”, bel stop & go di chitarra, rilascia come una coscienza ripulita da brutti pensieri.
Questo sarebbe il loro il sesto ed ufficiale work in studio e con grande sorpresa vale molto di più della notazione statistica, lo dimostra quel sentore visionario e confidenziale che vi si struscia all’orecchio e che vi fa sentire vivi verso voi stessi “Like you”.
Cercatelo, ne vale la pena.