Toro Y Moi Tag Archive
Welcome 2019 [un po’ di dischi in uscita a gennaio]
Deerhunter, I Hate My Village, Sharon Van Etten, Steve Gunn, Toro Y Moi e tanti altri
A Copy For Collapse – The Last Dream On Earth
Vivere in prima persona un viatico virtuale con le cuffie incollate agli orecchi e le sensorialità staccate da terra fa sempre un bel certo effetto, è un insieme di emozioni che ti fanno trattenere il respiro e orbitare in un qualcosa di plastico, gommoso, senza forma se non quella di un sogno il solitaria, dove tu piccolo astronauta casalingo, per una volta tanto ti senti eroe di mondi lontanissimi, inimmaginati. Tutto questo è il riassunto di una avventura, di un trainspotting hollywoodiano? Affatto, è A Copy For Collapse, il progetto del musicista pugliese Daniele Raguso e The Last Dream On Earth ne è il viaggio, il traveller su cinque strati di atmosfere, un tenue e maestoso arredo mentale per musiconauti melanconici e avvincenti ascoltatori di altro, di apparizioni sonore che ritraggono in continui flash indiscusse matrici dreaming.
Elettronica buia e interni luminosi, una di quelle porte sonore che si aprono e chiudono senza che te l’aspetti, un lavoro elegante e sotto vuoto da interior sound-designer che l’artista pugliese architetta nella penombra cromatica di una tranquillità sinuosa quanto sintetica, nove incursioni tra Dub, Elettronica, Wave e Chillout Toro Y Moi e allunaggi corposi alla Board Of Canada che delineano ricche geometrie e pacatezze sconfinate, rari addensamenti uggiosi e immobilità che passano distratti per lasciare il colmo senso di libertà fisica e interiore, per finire – a fino ascolto – reduci di una meraviglia riverberata e a galleggio di una bidimensionalità esemplare.
Una cascata di vibes, echi e atmosfere che sono in fila per raccontare – a pelle – un racconto avvincente che rapisce fin dal primo giro, un film senza immagini e una immagine che si fa film sin dalle prime battute, minimalismo e pastorale cosmica fanno il sangue impalpabile di questo esperimento senza peso corporeo, e tracce come i contrasti ipnotici di “State of Mid”, la tribalità sintetica “Grey Sky”, le conturbanti ritmiche istigatrici alla dance Ottantiana “Lysergic Lullaby” o l’interiorità senza fondo contemplata nelle acquosità di “Walking From Reality” completano lo stato mnemonico di una soluzione alterata che scatena – col suo tempo incalcolabile – il confine mai segnato della notte.
Mettetevi comodi e rilassatevi, e buona andata!