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Il Video della Settimana: Borghese – “I Miei Primi Trent’Anni”
“I Miei Primi 30 Anni” è il secondo singolo dei Borghese estratto da In Caso di Pioggia la Rivoluzione si Farà al Coperto, uscito lo scorso aprile per TouchClay Records. Cos’è un bilancio? Un semplice confronto tra i più e i meno. Se il bilancio riguarda i primi trent’anni della tua vita allora è forse un atto di coraggio, di umiltà e di incoscienza. Un bilancio tra amarezza ed orgoglio, tra quello che volevi essere e quello che il mondo ti ha reso. Alla fine di questa pazzia, è metterti davanti ad un foglio e scrivere cosa ne è stato di te, cosa ne rimane. Cosa scrivere nell’ultimo rigo di una canzone come I Miei Primi 30 Anni? Forse rimane una frase detta con un sorriso dolente, un sospiro, la fronte alta e il piede di nuovo proteso per andare oltre. Perché a trent’anni si devono fare ancora sogni con sceneggiature da premio Oscar, anche se hai perso così tante volte che qualcuno ti dice che ormai è il caso di chiudere tutte le porte che a vent’anni pensavi di sfondare. Soprattutto perché chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare.
Borghese – In Caso di Pioggia la Rivoluzione si Farà al Coperto
In Caso di Pioggia la Rivoluzione si Farà al Coperto è l’ultimo lavoro di Borghese, che a distanza di circa due anni vede trasformare il suo progetto da singolo protagonista a band, i Borghese, appunto, rigorosamente al plurale. La crescita del progetto non è da ricercarsi però solo nel numero dei componenti, ma è visibile in numerosi altri aspetti, come un maggiore distacco dal genere pop/cantautorale verso una più precisa identità electropop. Non aspettatevi però un album dai toni scanzonati e leggeri, come potrebbe far pensare l’ironia del titolo. Il racconto dell’insoddisfazione di un’intera generazione (la nostra), sempre in bilico tra il non arrendersi mai ed il rinunciare ai propri sogni (“I Miei Primi Trent’Anni”), il tema della crescita e del processo per cui prima o poi si diventa uomini o donne (“Le Foto Di Una Svolta”), i finti amori (“Il Finale dei Film Porno”), la nostalgia verso la propria terra di appartenenza (“Rotta a Sud”): sono solo alcuni dei temi presenti nel disco, caratterizzato da toni decisamente malinconici. L’intero mood del lavoro è ben rappresentato infatti dallo sguardo del bambino in copertina. Di pari passo con le tematiche scelte, la musica si tinge di sonorità malinconiche che ben esprimono gli stati d’animo raccontati. A creare distacco è invece la scelta compositiva delle liriche. I testi proposti sono infatti il frutto di un esperimento di disco sociale; per più di un anno Angelo Violante, membro originario della band, ha annotato espressioni ascoltate in giro, degne di attenzione ed attinenti alle tematiche che aveva intenzione di trattare nel disco, arrangiandole in modo tale che potessero diventare i testi degli undici brani. Non so quanto i suddetti testi siano rimasti fedeli alle loro versioni originali, e in cosa sia consistito l’arrangiamento, ma lo stile compositivo scelto per la stesura delle liriche sembra viaggiare separatamente dalla parte musicale, lungo un percorso parallelo, penalizzando l’ascolto. Questo aspetto, presente nell’intero disco, è meno accentuato in brani come “Ho Ammazzato il Mio Produttore” o “La Tipa di Rockit”, forse il più riuscito a livello compositivo. Insomma, una buona, originale ed interessante intuizione con qualche problema nella modalità di esecuzione. Volendo citare gli stessi Borghese, Le Parole Sono Importanti, sono loro stessi a cantarlo. Importanti non solo nei contenuti ma anche nella forma, a quanto pare.
Il Video della Settimana: Borghese – “La Tipa di Rockit”
Un tipo abbronzato che scende da una Porsche con una t-shirt con la vistosa scritta “Pusher”: un vero vincente dei tempi moderni. L’emblema del successo all’età dei cyber-primitivi del terzo millennio: questo lo spunto di vita reale che costituisce la scintilla per “la Tipa di Rockit” il primo singolo di Borghese, la band arrivata al suo secondo lavoro in studio In Caso di Pioggia la Rivoluzione si Farà al Coperto. Questo soggetto diventa a sua insaputa il simbolo dell’ostentazione, parodia e metafora di certi rapper tutti catene d’oro e macchine rombanti, naturale contraltare del musicista “intellettualoide” che invece si bea quasi nell’arrivare a pochi, facendosi un vanto di quella che in realtà è la sua sconfitta: il non poter campare della sua arte. Un musicista intellettuale che si auto legittima con pose da rockstar sui social ma che in realtà deve fare un altro lavoro per permettersi la passione della sua vita. Un musicista che apparentemente ha un’idea su tutto ma che non si espone mai per paura di perdere posizione in quella nicchia che si è grattato con le unghie. Una generazione di ragazzi in perenne posa da disillusi senza avere avuto mai la possibilità di illudersi, condannata all’austerità anche dei pensieri; una generazione che non capisce che giudicare la propria vita con i parametri dei proprio genitori conduce solo all’infelicità; una generazione che ignora che “la vita è solo la vita, non serve drammatizzarla, tanto nessuno ne uscirà vivo”. È lo stesso Borghese a spiegare come nasce il video che “propone un esilarante parallelismo tra il mondo della musica, in cui il musicista viene rimpallato tra giudizi di uffici stampa, giornali e webzine, e quello dei reality show di cucina. Del resto una portata può essere un’opera d’arte quanto una canzone e un disco può nutrire quanto un pranzo ben cucinato. Ci divertiva molto scherzare sul concetto di intellettualizzare tutto e del tentativo perenne della critica di pilotare giudizi di cui il metro ultimo è (e rimarrà sempre) il palato e il gusto personale. La fine del video esprime metaforicamente e in maniera disincantata, quasi punk, il nostro manifesto sulla questione: siamo tutti un po’ meno sofisticati di quello che dobbiamo sembrare per esser credibili. E tutto ciò non serve a nessuno perché tutto è più leggero e migliore di come lo riduciamo pensandolo; “la musica è una cosa serissima, se non la prendi sul serio, e la vita è solo la vita, non serve drammatizzarla tanto nessuno ne uscirà vivo”.
Disco in uscita il 25 di aprile per TouchClay Records: In Caso di Pioggia la Rivoluzione si Farà al Coperto.
Borghese – L’Educazione delle Rockstar
Parlare di borghesia nel 2013 potrebbe apparire anacronistico, soprattutto in un contesto come quello attuale in cui concetti come mezzi di produzione, ceto e società hanno assunto connotati diversi e difformi da quelli scaturiti dalle ideologie pre o post industriali, eppure un giovanotto abruzzese, un cantautore al suo esordio, decide letteralmente di indossare questa metafora moderna e chiamarsi Borghese e di presentarsi al pubblico con un album dal titolo non poco ossimorico L’Educazione Delle Rockstar. Viene da chiedersi, da quando una rockstar è educata o è sottoposta a un processo educativo?
Anzi per consuetudine la figura della mala educazione e della quinta essenza della sregolatezza è proprio la rockstar. Niente sorprese e occhi sgranati questa è solo una della molteplici provocazioni messe in atto da Borghese. Il disco e le undici tracce che lo compongono ne sono pieni, in pratica una costante provocazione fatta di rovesciamenti e parossismi, che trova probabilmente il culmine nella rilettura in chiave post-moderna, forse troppo, di “Bella Ciao”. L’inno di molte generazioni viene privato del suo valore ideologico per diventare una beffa critica alla politica. Anche l’aspetto vuole la sua parte e Borghese non intende smentire la propria linea scegliendo di mostrare il suo volto attraverso i buchi di un passamontagna e accompagnarsi con una pistola giocattolo e una 24 ore. Vestire i panni dell’antieroe nel mondo dei supereroi, e rappresentare visivamente valori che richiamano un mondo violento potrebbe essere una scelta non del tutto condivisibile e comprensibile, ma per fortuna aldilà della palese volontà di essere plateali e fare rumore si trova un disco ben fatto, ricco di testi ironici a tratti dissacranti conditi da un buon Elettrorock.
Ci sono brani che al primo ascolto richiamano melodie familiari come “Annie”, che nonostante un intro abbondante colpisce. Le tematiche snocciolate sono molteplici e l’amore e la figura della donna spesso rappresentano la chiave di lettura, come in “L’Odore”. Un amore violento, ricco di forti emozioni raccontato attraverso la dolcezza dei suoni. Questa è forse la sorpresa più bella del disco: tutta l’irruenza e la cattiveria visiva si sciolgono in sonorità morbide, non prive di ritmo, a volte sussurrate. La mano da cantautore non manca e lo spessore dei testi è evidente in “Cosa Hai da Guardare”, spaccato di una gioventù allo sbando, e ”Luoghi in Comune”, dove i più banali luoghi comuni verbali diventano l’espediente narrativo di denuncia. Conclude questo album d’esordio “Preghiera di un Uomo Per Bene”, una dedica alla vicenda di Tortora che riconferma e racchiude il senso di critica e dissenso di tutto il progetto . Che dire la musica riesce ad arrivare e sorprendere anche senza identità smascherate, e senza doverla necessariamente condire di manifesti e ideologie. Non dite a Borghese che il suo disco piace anche se il muro di Berlino è caduto nel 1989.