I marinai, nel loro continuo peregrinare, vivono il paradosso di visitare molti posti ma di non riuscire a viverne appieno nessuno. Spesso se ne vanno lasciando promesse pronte ad infrangersi e portandosi dietro profumi, avventure e ricordi, che presto si trasformano in echi lontani. Ritornano a casa arricchiti, più esperti del mondo, ma non più di tanto cambiati. Come i musicisti, in fondo. Il disco dei Welcome Back Sailors è il resoconto di un viaggio che ha toccato innumerevoli porti e da ciascuno di essi ha guadagnato un sapore, un’emozione, un suono, un qualcosa da raccontare. Contiene diversi percorsi di vita, sfumature a volte inaspettate, che confluiscono però in una sonorità univoca, riconoscibile. Ma Alessio e Danilo restano sempre loro, gli amici che suonavano Hardcore e Punk, mantenendo un’attitudine che non si direbbe potersi sposare così bene con l’elettronica. Perché Tourismo è questo, undici pezzi colmi di influenze diversissime che però suonano bilanciate, calde, in equilibrio su un complesso tappeto di synth e campionatori. Canzoni che non nascono a tavolino, ma che si sviluppano in sala prove, si stratificano suono dopo suono senza seguire un canovaccio preciso, che devono molto alla casualità, che nello specifico ha la forma di un vecchio sintetizzatore anni 80 trovato da qualche parte. Come l’apertura di “Best Friend” o il dream Pop lievemente sporcato di “Faces”. Come il continuo gioco di sfocature e rimandi agli eighties di “Love Is a Mirror”, o “Falling” (entrambe impreziosite dalla voce di Sara Loreni), più serrata ritmicamente ma sempre immersa in quel warm sound di Zeroseveniana memoria che potrebbe aiutare a definire i nostri marinai della bassa padana. Marinai che dai loro viaggi sembrano aver scoperto il segreto su come si scrive un ritornello trascinante (“Shining Blue”), ma anche su come creare brevi suggestioni strumentali basse ed evocative, come “Panorama”. Qualcuno ha definito la loro musica la polaroid sbiadita di un tramonto balearico e “Lonely Boy”, immersa nei glitch, conferma la descrizione, ma quando serve non lesinano tinte più decise, come in “Something Great”, con una batteria à la The Radio Dept. Sanno essere eterei e allo stesso tempo coinvolgenti (“Today”), in un continuo avvicendarsi di sensazioni apparentemente contrastanti, sul filo di una ripetitività ovattata prima di aprirsi nei ritornelli e nel solo del sassofono di Stefano Cristi, che chiude alla grandissima “Act Like You Are Crazy”. La chiusura definitiva, invece, risponde al nome di “Jason Dill” ed è un lento gioco di aggiunte su un rarefatto giro di basso, voci campionate, percussioni processate con infiniti effetti, e la tromba di Paolo Moscatelli a colorare appena l’incedere della canzone. Ultima nota, che serve a tracciare la differenza forse più marcata rispetto al loro precedente “Yes/Sun”: “Tourismo” è nato nella bassa, dopo due anni di giri per Italia e resto d’Europa, ed è stato poi portato all’Alpha Dept di Bologna, dove insieme ad Andrea Suriani (I Cani, My Awesome Mixtape, Drink to Me) è stato ultimato, registrato, cesellato, mixato e masterizzato; perché quando si vuole costruire un mondo attorno ad un suono, a volte un marinaio in più, specie se giovane ma già navigato, può tornare solo che utile. Non resta che giocare con l’unione delle parole “tour” e “turismo”, che in modo differente determinano uno stato di mobilità, di curiosità, di posti visitati, di luoghi vicini e lontani, ma che implicano sempre una scoperta. E adesso i Welcome Back Sailors sono tornati a raccontarcela.