Sarà il Blackout di Roma la location dell’ultimo concerto del 2013 per i Tre Allegri Ragazzi Morti. Reduci da un fitto tour estivo in giro per l’Europa, i nostri si esibiranno a Roma il prossimo 30 novembre. Per l’occasione hanno scelto Maria Antonietta come spalla della loro performance. Il costo del biglietto è di 10 € più diritti di prevendita.
Tre Allegri Ragazzi Morti Tag Archive
L’AMO – NIENTE (È un Bel Pensiero da Mettere Tra le Gambe Alle Ragazze)
L’AMO sono Alessio, Domenico e Federico, tre pazzi furiosi che un paio di anni fa si sono chiusi in una cascina in quel di Lugnano per sette giorni sfornando un disco dal nome Di Primavera in Primavera. Bene, ora invece la situazione é un po’ diversa e NIENTE (È un Bel Pensiero da Mettere Tra le Gambe Alle Ragazze) é un disco che nasce ancor prima di entrare in studio, più precisamente dall’idea di voler fare un disco e dalla consapevolezza che per realizzarlo lo bisogna prima preparare e non solo suonare. Quindi hanno cambiato milioni di microfoni, registrato miliardi di takes, mixato e rimixato l’impossibile, mandato a fanculo il progetto, e infine sono riusciti a partorire un benedettissimo album dopo un lungo travaglio di quattro maledettissimi mesi e bestemmie. Il figlio dei L’AMO è un cd che contiene l’idea dell’amore e del suo contorno, fatto di lussuria, depressione, deficienza, follia, insomma fatto di vita e sudore (e quindi anche di puzza). Ok, dunque dopo aver premuto play, capito che l’artwork del disco l’ha realizzato Alessio e letto l’artistica, divertente e curiosa cartella stampa, con un grosso sorriso sulla faccia mi metto a dire qualche parola su quello che le mie orecchie stanno ascoltando.
Chitarre R’n’R, Synth anni 80, batteria che ti stampa la cassa in fronte e cori da stadio, questa è “Bagnoli”, e così si apre il disco. Con “Marinai” i tre ragazzi ci tengono a farci capire sin da subito che sono napoletani D.O.C. fieri del proprio mare in cui poter affogare, mentre in “È Amore Dalla Terza in Poi” ci ricordano come era l’amore adolescenziale, e cioè fatto di quei piccoli gesti imbarazzanti come chiedere: Mi fai accendere?. “Luca Grieco è solo indeciso” é la storia del classico uomo che lascia le proprie relazioni fluttuare in quell’aria troppo densa di domande e di incerte risposte. “Nessun rimorso, solo rimpianti” é sintetica, dal testo talmente misero da starci in una riga – Ho sempre fretta, non so cos’è. Io ho paura del domani – insomma è veloce ed efficace. “Stupida” è una ragazza ingenua e frivola mentre “La Macchina da Guerra” è il centro di NIENTE (È un Bel Pensiero da Mettere Tra le Gambe Alle Ragazze) e cioè quel nulla che non si vorrebbe mai avere ma che invece si riceve, poi c’è l’assurda “Silvio e Veronica” e “Anna”, traccia d’addio con tanto di Synth a mo di videogame. Si chiude il tutto con “Ubriaca”, il brano più lungo di tutti e forse anche quello che lascia aperte più possibilità di diverse interpretazioni, perché qui stranamente pare proprio che l’alcol non centri nulla. Tutto bene quel che finisce bene insomma, l’unica cosa che mi sentirei di consigliare è un pizzico di volume in tutte le vocal track, in quanto spesso si fatica a comprendere ciò che viene cantato e/o gridato.
Per concludere, L’AMO sono un po’ come i Tre Allegri Ragazzi Morti, infatti sono anche loro un trio, generano canzoni ripetitive ma mai noiose fatte di loop al confine tra Rock spensierato e cazzutaggine Punk, non realizzano brani in sequenza intro-strofa-ritornello, e possiedono quella magica capacità di mettere tutto insieme in modo da mandarti in tilt il cervello fino allo sfinimento. L’AMO sono l’emblema della sintesi, fatta di poche parole ma sensate, o forse loro preferirebbero dire: insensate.
La Band Della Settimana: CocKoo
I CocKoo nascono tra le alcooliche colline astigiane nel freddo inverno del 2005.
Dopo un primo periodo di riscaldamento compositivo e di sempre più intensa attività live, nel 2006 esportano per la prima volta la loro musica classificandosi primi alla finale nazionale di “Emergenza Acustica” e ottenendo un secondo posto alla finale europea a Monaco, in Germania. Contemporaneamente registrano la loro prima demo distribuita a soli fini promozionali. Nella primavera del 2007 il gruppo ottiene il primo posto al concorso “Il nostro canto libero” che gli vale la produzione di un nuovo promo di 5 pezzi: nel Novembre esce dunque EP#2_SenzaFarRumore, scaricabile gratuitamente dai siti ufficiali della band, che ottiene centinaia di downloads in pochissime settimane e ottime recensioni dalle più famose webzine e magazine italiane.
Dalla primavera 2008 riprendono quindi i live, intanto i CocKoo rientrano tra i quattro vincitori scelti tra gli oltre 300 partecipanti del concorso AREA24 promosso da Rosso Alice e si aggiudicano il primo premio decretato dalla giuria di qualità del “Concorso Internazionale per Artisti Emergenti” presso la MAD – FIERA DELLA MUSICA che, per l’edizione 2008, ospita Subsonica, Elio e le Storie Tese, James Taylor Quartet e Piero Pelù. Durante l’estate 2008 partecipano a svariati festival estivi tra cui il “Pistoia Blues” in apertura a Tommy Emmanuel, Andy Timmons e ai Deep Purple, al festival “AstiMusica” in apertura ai La Crus e al “Pop-Eye festival” in apertura ai Marlene Kuntz. Dal Settembre 2008 i cocKoo si ritirano al Vanilla Studio di Andrea Bergesio per la registrazione del debut album con la produzione artistica di Max Zanotti dei Deasonika, le uniche uscite valgono al gruppo il primo premio della 9° rassegna GREENAGE, il concorso organizzato dalla Maison Musique di Rivoli, con una giuria di qualità guidata da Fabio Barovero (Mau Mau), e l’apertura al progetto milanese Atleticodefina. Durante l’estate del 2009 il gruppo è tra i 3 finalisti selezionati dai new media per prima edizione del M.E.I. Web, partecipano a diversi festival, per presentare in anteprima il disco, condividendo il palco anche con Tricarico e Velvet.
Nell’Ottobre 2009 esce, con la produzione artistica di Max Zanotti (Deasonika, Rezophonic), La Teoria Degli Atomi (EMI Music Publishing / Volume!), anticipato dal singolo “Voodootech”, che scala la Indie Music Like. Con il “Tour Degli Atomi” collezionano oltre 50 date in circa un anno, arrivando ad aggiudicarsi la “Targa Giovani 2010” al M.E.I. 2011 e il “Premio Testi Opera Prima” al Festival Internazionale della Poesia di Genova sezione Musica, intanto, mentre il video di Voodootech viene selezionato tra i 100 finalisti del “Premio Italiano Videoclip Indipendente”, esce, nell’Ottobre 2011, “Seta Porpora”, il secondo singolo estratto dal disco, che si aggiudica dopo poche settimane il terzo posto come “Brand New 2010” promosso dal M.E.I. Web e il cui videoclip porta la firma di Stefano Poletti (già con Baustelle, Tre Allegri Ragazzi Morti, Nek, Pan del Diavolo, Sick Tamburo). Da Settembre 2011 iniziano a lavorare al loro secondo disco. Il resto è ancora da scrivere.
Ah…dimenticavo, si legge cocù.
Genere Elettropop
Membri Andrea Cerrato (voce, chitarra), Alberto Pozzo Tebani (tastiere, synth), Silvio Colombaro (batteria, percussioni), Luca Genta (basso)
Posizione attuale Asti
Informazioni di contatto
Sito Web
Contatto stampa
info@cocKoo.it
CocKoo — Buongiorno / Presentazione ufficiale Nuovo Album
28 settembre alle 22.00 in UTC+03
Loft Club, Via Antico Ippodromo 3, 14100 Asti
Nuovissimo Canzoniere Italiano
01 Settembre 2013 @Magnolia, Milano
Arrivo al Magnolia di Milano che la serata è già iniziata da almeno un’ora. Mentre cammino sulla via dell’entrata penso che questo Nuovissimo Canzoniere Italiano, serata dedicata alle “nuove” (?) leve del cantautorato italiano, potrebbe, alternativamente, essere un evento-bomba o una fiera della noia.
Non vi racconterò la serata dall’inizio alla fine: mi è, innanzitutto, impossibile, dato il mio arrivo in ritardo e la mia dipartita in anticipo (all’incirca dopo l’esibizione di Dario Brunori). Vorrei però darvi un’idea di come si è sviluppata, per quanto ho potuto esperire, questa maratona (30 artisti, 3 canzoni ad artista, partendo dalle ore 19), nata da un’idea di Marco Iacampo, appoggiata da Dente e dal Magnolia, che l’ha ospitata. Di cosa si trattava, in soldoni? Di piazzare su un palco qualche decina di cantautori che potessero ricreare quell’attenzione verso la canzone nella sua anima più pura, quell’approccio voce e strumento (voce e chitarra nel 90% dei casi) che è allo stesso popolare e intellettuale, passatempo delle masse e empireo del racconto lirico, dove le parole regnano e narrano tutto il prisma delle emozioni umane in finestre di tre, quattro minuti per volta.
Ma non solo: si trattava anche di dimostrare, empiricamente, che una “scena” della musica italiana d’autore “indipendente” esiste e, anche se il fine dell’evento non era assolutamente quello di “creare un manifesto”, si leggeva tra le righe il tentativo di fare una summa delle esperienze cantautorali più in vista del momento (con qualche assente eccellente, per esempio un Vasco Brondi). Ha funzionato, la cosa? Nello specifico, è stata una “festa della canzone”? Ma soprattutto, i cantautori di oggi fanno parte di una specie comune? E che qualità media si intravede nei loro dieci/quindici minuti di esibizione a ruota libera? Insomma, il Nuovissimo Canzoniere Italiano rappresenta la musica d’autore italiana indipendente (o una parte di)? E questa (o questa parte di) è in buona salute?
Andiamo con ordine. Iniziamo col dire che la prima cosa che ha assalito le mie orecchie camminando sul prato del Magnolia durante l’esibizione di Alessandro Fiori (che non ha nessuna colpa tranne quella di essere stato lo sfondo della mia entrata in loco) è stata la noia. Non la mia, nello specifico: quella di un pubblico sì numeroso, ma certo non concentrato sulle canzoni (o almeno, non in quel momento). Cinquanta persone fisse sotto il palco, le altre a farsi i cazzi propri in giro per il prato. Non riesco neanche a dar loro torto, per la verità, e la scusante sta tutta nel problema principe della serata: la varietà (inesistente). 30 artisti con 3 canzoni a testa dovrebbero garantire un buon grado di varietà, si pensa; e invece no: canzoni lente, spente, senza verve, per la maggior parte tristi, ed è davvero un cliché della musica d’autore che prende vita, questo… si salvano i pochi allegri o ironici (Dente, Brunori) e quelli agguerriti (Maria Antonietta, Bianco). Colpa anche della modalità scelta, forse: 30 artisti in fila, tutti con chitarrina al seguito, non possono in ogni caso sfuggire ad un effetto appiattente, per quanto estrosi e ispirati possano essere. Ma anche all’interno di ogni singola mini-esibizione non brillava la fiamma del divertimento: tutti cantautori di più o meno successo, alcuni con diversi anni di esperienza alle spalle, e pochissimi che abbiano scelto 3 canzoni agli antipodi, per darci un assaggio delle loro capacità compositive o interpretative. La varietà questa sconosciuta, dunque; ma non solo quest’ombra ha offuscato la (lunga) serata acustica. C’era in generale (o almeno questo si percepiva) poca voglia di sorprendere, di incantare il pubblico: pochi ci sono riusciti (il già citato Brunori, o lo splendido, nella sua naiveté eccentrica e contagiosa, Davide Toffolo). E poco importa che le canzoni fossero belle (o meno): passavano sulle teste del pubblico come la pioggia che iniziava lentamente a cadere, e solo i grandi nomi riuscivano a magnetizzare la folla e a farla tornare sottopalco (o qualche tormentone del momento, come l’ironica “Alfonso” della peraltro bravissima Levante).
Ritornando alle nostre domande: se “festa della canzone” doveva essere, bè, non lo è stata; le canzoni sono passate in secondo piano rispetto alla bravura e al carisma del singolo interprete, o, se vogliamo, al grado del suo successo. Il genus del cantautore post anni zero s’è visto? Io, sinceramente, non l’ho visto; se c’era, non me ne sono accorto; e forse preferisco così. Forse illuderci che esista una scena è un modo bellissimo per credere in qualcosa, ma si tratta solo di rare somiglianze (che non fanno mai bene in un mondo che dev’essere caleidoscopico e variopinto per non morire) e usuali amicizie, contatti e collaborazioni (che sono utilissime ed essenziali, ma terminano nei rapporti personali tra gli artisti – per inciso, qual è stato il criterio per invitare, o accettare, gli artisti su quel palco?). La qualità media non è stata disastrosa, ma sfido chiunque a dire che si sia mantenuta su un livello d’eccellenza: tanti bravi artisti che mi hanno incuriosito (oltre a quelli che ho citato sono stati molto interessanti Marco Notari, Oratio, Colapesce e Dimartino – ricordo che molti, tra cui Nicolò Carnesi e Appino, non ho avuto occasione di ascoltarli), ma tanti altri sono scivolati come l’acqua dell’Idroscalo tra le piume delle papere. Come concludere? Io direi: tralasciando ogni eventuale significato socioculturale esteso, ed evitando ogni deduzione statistica – insomma, considerando la serata solo nei suoi attributi più direttamente percepibili, ossia un concerto con 30 artisti sul palco per una dozzina di minuti a cranio, si può dire che, sì, tra tanti cantautori ve ne sono parecchi interessanti, e che sì, è bello vederli affrontare la canzone nel suo lato più intimo e raccolto. Ma, e attenzione alla grandezza ciclopica di questo “ma”, la formula non è delle migliori, e il sottotesto che questa formula implica mi disturba e mi lascia alquanto amareggiato. 30 artisti sono troppi per un palco solo. Tanti sembravano lì solo in quanto conoscenti di Iacampo. E questo dividere ancora la canzone in “canzone d’autore” e “altro” è solo perdere dei pezzi; per non parlare del considerare il “cantautore” qualcosa di definibile a priori. Quanto rende di più un Dario Brunori con tutta la Brunori Sas al seguito? O un Davide Toffolo con i Tre Allegri Ragazzi Morti? Quanto è noioso (per quanto possano essere “belle” le sue canzoni, non è questo il punto) un Federico Dragogna senza i Ministri? Dove sta scritto che LA CANZONE vive nel connubio voce+chitarra? La canzone (o meglio, la canzone “bella”, o “importante”) è per forza “canzone d’autore”? Il Teatro Degli Orrori non fa canzoni d’autore? I Verdena? Davvero crediamo ci sia ancora differenza, o conflitto, tra la “canzone d’autore” e il Rock? E poi, la canzone d’autore dev’essere per forza seria, triste? I Selton non possono fare canzoni d’autore?
Forse tante di queste cose non sono nemmeno passate per la testa di nessuno, né organizzatori, né artisti, né pubblico, ma sono concetti che, per come è stato pensato e per come è stato messo in pratica questo Nuovissimo Canzoniere Italiano, rimangono sottesi, che lo si voglia o no. Forse pensiamo tutti troppo (io per primo), e la realtà è che, più che manifesti (non è questo il caso), maxi-rassegne, serate-evento, più che masturbazioni semantiche, voli pindarici e manifestazioni narcisistiche, forse più che tutto questo, servirebbero solo più concerti, con gente più brava, con canzoni più belle.
Giorgieness – Noianess EP
Noianess è l’Ep di debutto dei Giorgieness, trio di Morbegno (Sondrio) formato da Giorgia D’Eraclea (voce/chitarra), Samuele Franceschini (bassista) e Andrea De Poi (batterista). Tre ragazzi che vogliono uscire dal mucchio provando a mescolare testi taglienti accompagnati a del sano Rock italiano. Quattro brani veramente curati che mostrano l’impegno e la voglia di emergere a tutti i costi.
Nel complesso l’ascolto scivola fino alla fine del disco senza problemi, soprattutto per l’ilarità dei testi che contengono situazioni sentimentali tipiche dei nostri giorni: Incomprensioni (“c’era più anima sotto quel grasso / ora da lucida vedo tutto”, conversazioni telefoniche (“magari sta sera ti chiamo ho visto che mi è finito l’orgoglio / e se sei così gentile da prestarmene un pò”), farfalle nello stomaco (“con le farfalle che hai messo sotto vetro / e nel tuo stomaco finiscono i tramonti”) e bisogno di spazi propri (“buona notte amore / dimmi che posso stare ancora nel tuo letto troppo grande per un po’ / e se ti manca l’aria e non puoi respirare / allenta le catene ma non le spezzare”). E sono proprio i testi la parte forte del disco uniti ad una potente voce piena, a tratti aggressiva, che però, per i miei gusti, fa troppo uso di compressori vocali che tendono a sterilizzarla. La melodia è ben studiata e in sé ha tutto ciò che serve ad una canzone per rapire il pubblico con un mood altalenante di riff aggressivi e melodie suggestive. Non a caso la produzione è stata affidata ad Andrea Maglia chitarrista solista che si affianca ai Tre Allegri Ragazzi Morti nei loro ultimi Tour. Un buon prodotto che suona Pop per intenderci.
I Giorgieness con questo Ep si buttano nella mischia del Pop Rock Italiano, terreno scivoloso e già carico di personalità. Per questo dovranno tirare spallate per farsi breccia nel mainstream nostrano, perché quest’album è a questo che punta!!!
Tre Allegri Ragazzi Morti – Nel Giardino dei Fantasmi
I Tre Allegri Ragazzi Morti fanno senza ombra di dubbio parte della storia indie della musica italiana. Questo è vietato metterlo in discussione, sotto il loro ombrello non piove mai. Il percorso artistico della band lascia poco spazio alle critiche cattivelle e molto molto invidiose di qualche nerd fuori controllo, un lungo cammino fatto di punk, di dub (Primitivi del Dub), di folk, di musica leggera senza speranza, di fumetti, insomma, i TARM hanno suonato di tutto in vent’anni di carriera. Certo, la loro costanza negli anni non è sicuramente frutto di botte di culo, vent’anni sono tanti e raggiungere perlomeno la decenza in tutte le uscite discografiche non lascia dubbi al talento degli scheletri di Pordenone. Passano solo due anni dall’ultimo disco ed ecco arrivare Nel Giardino dei Fantasmi, un seguito naturale ed atteso del precedente Primitivi del Futuro. Non c’è nessuna sorpresa, nel senso che personalmente mi aspettavo questo disco proprio come l’ho trovato, soddisfacente sotto ogni punto di vista, musicalmente ben suonato e visivamente confezionato ad hoc, le polemiche che riescono a creare fanno parte della loro attitudine sfrontata. I TARM sono vecchie volpi del deserto, capiscono e anticipano quello che la gente vuole ascoltare sperimentando tanto, tantissimo. Un predisposizione al punk nelle vene (e quella non riuscirà a toglierla nessuno) con una vocazione reggae ormai sempre più invadente nei loro pezzi. Nel Giardino dei Fantasmi presenta una voglia di cambiamento artistico molto più evidente rispetto ai precedenti lavori, sembrerebbe il disco della maturità ma non è così (la voglia di giocare è ancora tanta), folk rock a profusione e tanti punti ancora da metabolizzare. L’idea è quella di un castello di sabbia costruito meticolosamente. I primi ascolti danno velocemente il senso di orecchiabilità su cui è costruito il disco, poi accenni alle vecchie pellicole western sull’onda del cinismo della chitarra morriconiana. Il passato che ormai non torna più cantato in I Cacciatori e le sonorità reggae in Alle Anime Perse, poi la bellezza della semplicità nel pezzo portavoce del disco La mia Vita senza te. Tanta rabbia contro un mondo marcio e insostenibile, la speranza nei ricordi di tanti anni fa, quando tutto sembrava più facile, almeno in apparenza con uno scudo indistruttibile che era la gioventù. Nel Giardino dei Fantasmi è il primo disco dove la band inizia a guardarsi alle spalle, vent’anni di musica sono tanti, il futuro non promette niente di buono e il ricordo allarga la ferita e allo stesso tempo consola. Toffolo disegna nel vero senso della parola un mondo diverso e parallelo dove nascondersi, una corazza indistruttibile fatta di musica e fumetti, ognuno di noi è libero di perdersi in quel mondo fantasma dove l’amore conta tanto quanto la sofferenza, dove niente viene lasciato da parte, un mondo positivo quanto negativo. Un mondo ricco di sentimento. Un mondo vero.
I TARM affrontano l’uscita di questo disco consapevoli di sfidare tutto e tutti, grandi pubblicità da una parte (anche spudoratamente di parte), grandi critiche dall’altra movimentate solo da odio e intolleranza, Nel Giardino dei Fantasmi è un disco equilibrato, non farà sussultare il mio finale d’annata ma riconosco il merito e la capacità compositiva della band. I TARM dopo tanti anni consumati sulle spalle riescono sempre a rigenerarsi e a scrivere dischi inaspettati, riconosciamo il giusto e apprezziamo questo nuovo capitolo della loro strepitosa avventura.
Nel Giardino dei Fantasmi potrebbe essere la giusta soluzione a una vita musicale scontata e senza troppe soddisfazioni.
Beccatevi anche il video…
Tre Allegri Ragazzi Morti: a Dicembre il nuovo disco
“Nel Giardino dei Fantasmi” è il nuovo album dei Tre Allegri Ragazzi Morti in uscita il 7 Dicembre per La Tempesta Dischi.