Il problema è sempre lo stesso, fare album mediocri cercando di alzare il tiro buttandoci dentro collaborazioni importanti (Dell’Era e D’Erasmo degli Afterhours, Enrico Gabrielli, Lorenzo Corti, Andrea Rizzo, Pete Ross, Matilde De Rubertis, Lucia Manca e una sfilza infinita di altri) e fare leva su quello scritto e suonato in passato pensando di avere sempre il coltello dalla parte del manico. Gianluca De Rubertis ex Studio Davoli e famoso alla massa per il duo Il Genio (chi non conosce Pop Porno?) decide di farsi un disco tutto suo editando per Niegazowana l’esordio da solista Autoritratti con Oggetti. Si capisce subito che l’ascolto non sarà dei più semplici, vorrei fosse facile ma purtroppo non lo è quasi mai. Attenzione, i testi che girano attorno al mondo delle donne sono interessanti, si scherza con l’amaro in bocca ma tutto pesa troppo sulla mia giornata appena iniziata. Voglio tornare ad essere spensieratamente felice.
Autoritratti con Oggetti guarda verso quel cantautorato italiano della metà degli anni sessanta cercando di diventare personale in maniera fallimentare, un disco che si piazza con una scarpa nella scena indipendente e l’altra nella musica d’autore. Tanto per cercare consensi ovunque sia possibile farlo. I brani sono sempre curati e non vogliono mai apparire scialbi di soluzioni alle orecchie di chi ascolta, fiati, violini e chitarre si mescolano meticolosamente, la classe (e quella non manca) di Gianluca De Rubertis fanno il resto. Un disco musicalmente corretto ma senza sensazione, forse era meglio continuare a volare nei propri soffitti, noi abituati a Pop Porno ci sentiamo completamente spiazzati da qualcosa che vorrebbe sembrare più grande di quello che realmente è, la prima mossa è stata giocata frettolosamente male. Aspettiamo di vedere una reazione convincente da parte di chi ha aiutato e non poco a dare notorietà alla musica indipendente italiana. Per ora affronto De Rubertis a muso duro.