Poco meno di un quarto d’ora per questo ep di cinque brani degli abruzzesi Vibratacore che impattano già dal primo secondo l’ascoltatore contro un muro sonoro devastante.
“Good Morning Pain” è il loro quarto lavoro che strizza l’occhio alla scena hardcore old school americana ma che non disdegna riferimenti alla moderna scena metalcore.
L’opener “Doomsday” ne è un chiaro esempio con il suo ritmo serrato che non lascia scampo, ben padroneggiato e sorretto da una chitarra che ricorda gli Snapcase o i nostrani Browbeat.
Si cerca una qualche apertura melodica nel brano successivo, “Faithless”, in cui è ospite anche Teg dei Beyond Murder, dove il cantato violento di Andrea cambia pelle, si fa più morbido per poi riacquistare quel piglio caotico che s’incastra alla perfezione con i tempi moshpit dettati dalla batteria di Marco.
L’esperimento viene riproposto in “Confident Liar“, ma questa volta il singer trova l’appoggio insperato nelle sei corde di Fango, pronte ad arrangiamenti più potabili, senza stravolgere la struttura o penalizzando il brano spostando con troppa decisione il tiro.
La loro arma primaria è la furia compositiva, una furia che non cala mai, rende vigili chi li ascolta, affascinati dal martellamento costante a cui si è sottoposti.
Attimi di quiete sono presenti anche nella title track, che vede Paolo di Rocco in veste di collaboratore, facendo presente al pubblico che se si cerca solo del bieco rumore, i Vibratacore si chiamano fuori: ora c’è l’urgenza di un’evoluzione e a sei anni dal precedente “Behind this Rapture“, che fu pubblicato dalla Audiozero Record, i quattro hardcorers sono tornati più maturi ma soprattutto più consci dei loro mezzi e delle loro capacità.
Questo disco è insomma la testimonianza che musica di qualità di questo genere non è prodotta solo negli Usa e che anche qui in Europa è possibile sfornare capolavori quali questo “Good Morning Pain”.
Questi quattro brani mettono in evidenza anima e cuore…anzi…i Vibratacore!