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Il Video della Settimana || Elefanti – “Nel Vortice (non è facile)”
Arriva un nuovo power-duo sulla nuova scena indie rock italiana. Siamo dietro le quinte di uno spettacolo che si consuma in una Bergamo che non si fa conoscere tanto facilmente al grande pubblico.
La Band della Settimana || Zebra Fink
Composta da Alberto Zucconi (voce e chitarra), Marco Cusenza (chitarra), Giulio Armanetti (basso) e Federico Merli (batteria). Dopo la pubblicazione nel 2012 del primo album L’era del Porno Amatoriale la band pubblicherà nell’Autunno del 2016 il nuovo disco in collaborazione con Orzorock Music, anticipato dal singolo “Niente di Speciale”.
Le Pinne – Avete Vinto Voi
Il duo milanese formato da Irene Maggi (voce) e Simona Severini (voce e chitarra acustica) torna, a cinque anni da Le Cose Gialle, con un nuovo lavoro nel quale troviamo la partecipazione del produttore del disco Chris Costa alla drum machine, al basso ed a vari aggeggi più o meno elettronici.
Il suono nella sua semplicità, volontaria e disarmante, si fa dunque più corposo rispetto al primo lavoro ed i vari strumenti utilizzati da Costa conferiscono alle parole una maggior energia con le ragazze che confermano la loro capacità di scrittura con testi che in alcuni frangenti possono far ricordare nei modi (per quanto con una minore e più leggera profondità d’intenti) una certa Vivian Lamarque, trattando in modo lieve, ironico ed infantile gli amori, i sogni e i dolori portati dal vivere come la voglia di fuggire da questa società e dai suoi uomini alieni che contagiano anche le nostre vite.
Il breve lavoro (8 brani per 22 minuti) si apre con il pulsare quasi dance e la voglia di evasione con smania di grandezza di “Voglio un Jet”, voglia di evasione che ritroviamo anche in “Vita Subacquea”, brano bonario e giocoso, lieve e teatrale, dal ritmo scandito da glockenspiel, kalimba e campanelli, sul dolce far niente, su una perenne vacanza lontano da tutto (uno dei migliori momenti del disco).
Troviamo poi i cento problemi e le mille domande dell’istrionica “Il Genio” e la frenetica e divertente “Il Prete”, basata su uno spassoso fatto di cronaca purtroppo poi smentito (un prete di un paesino toscano durante una processione inciampa e cadendo, mentre in mano tiene un megafono, bestemmia!), un minuto e mezzo scarso di elettronica semplice e concitata, da videogioco anni 80, nella quale le Nostre raccontano l’episodio sfoggiando un comico rigore canoro fino a giungere alla conclusione che in Veneto, forse l’unica regione dove si impreca più che in Toscana, il prete avrebbe potuto essere perdonato.
Immancabilmente trova spazio anche l’amore con la gelosia effervescente di “Tu Mi Piaci”, primo singolo estratto, dedicata ad un ragazzo timido e indeciso, e con le curve melodiche, tra Soul, R&B e Trip Hop, che disegnano il racconto di un amore finito nei confronti di un maniaco dei muscoli e della pulizia in “Centro Commerciale” (altro brano tra i più riusciti del lotto).
Cabarettistico, semplice ma efficace, comunicativo e dotato di un proprio stile, Avete Vinto Voi rappresenta perfettamente questo duo che fa della leggerezza e dell’ironia la propria brillante arma, usandola con grande naturalezza. Un’arma che fa risultare Irene e Simona, il loro Pop Marino ed il loro look da Pin-Up, più ribelli e indipendenti di tante loro colleghe che (pre)tendono ad esserlo ben più di loro con risultati non sempre dei più convincenti.
Sara Velardo – 3
Sara Velardo è una giovane cantautrice con un carattere forte, pochi peli sulla lingua e una quantità di energia e passione davvero invidiabili. Dopo due album di matrice prevalentemente acustica il suo terzo lavoro in studio, intitolato 3, evolve verso un sound più elettrico e Rock, riuscendo a trasmettere tutta la necessità espressiva dell’autrice, con ancora maggiore enfasi e impatto. Questa svolta elettrica la avvicina ancora di più e per molti versi a cantautrici Rock come Carmen Consoli e Paola Turci.
Sara Velardo, però, con il suo personale stile diretto, ma al tempo stesso carico di sensibilità, ci parla dell’attualità che spesso fingiamo di non vedere, raccontando dal suo punto di vista storie che si legano a doppio filo con tematiche sociali e di degrado, che includono riflessioni sull’immigrazione e sulla violenza sulle donne. Potremmo definirla come una dolce violenza, spesso enfatizzata dalla voce di Sara, dal cambio di registro linguistico e dall’uso del dialetto calabrese , che attraverso i suoi suoni ruvidi e incalzanti, come in “Trageriaturia” e “Migranti”, riesce a superare la barriera linguistica. In generale lo stile del disco non cede mai il passo a frivolezze e mode passeggere e richiama suoni e sapori antichi, senza suonare vecchio e polveroso. Tra i nove brani si spazia molto: dal cantautorato americano un po’ sixties, che porta con sè tutta l’aria delle strade metropolitane ad episodi in cui la vena femminile e leggiadra prende il sopravvento per brani dalle atmosfere sospese, fino al Pop e agli spunti ritmici tribali.
Possiamo dire che 3 è sicuramente un disco sincero e vissuto, un racconto lucido e moderno in cui c’è spazio per una cover dei Beatles (“Tomorrow Never Know”), per un quasi Rap sperimentale de “I Confini Di Casa Mia”, fino alle ballate struggenti “Come Una Poesia”, senza sembrare contradditorio ne’ confusionario, anzi.
Divenere – Cities, Skies, Mountains, Seas And Other Useless Things
Partono bene fin dal titolo, i Divenere: questo elenco di “cose inutili” così evocativo che si accompagna benissimo alla cover allucinata, dove una luna incontra montagne dietro uno zeppelin che sorvola una foresta stilizzata.
La musica del loro quarto disco sposa questo immaginario senza difficoltà. È Pop nell’anima ma è sognante, o forse, più che sognante, onirica: mari di riverberi e onde di delay che incrociano vibrazioni di percussioni in loop e voci eteree. È densa, piena anche se gentile, con qualche digressione più psichedelica inframmezzata alle strofe con batterie dritte e arpeggi di chitarra sospesi e liquidi. Il cantato, in inglese, non si fa notare troppo: linee melodiche morbide e familiari, che però compensano la mancanza di particolarità con la capacità di accompagnare puntualmente l’andamento strumentale, senza mai disturbare, ma conciliandone la permeabilità. L’ascoltatore è avvolto dal suono e non può fare altro che lasciarsene attrarre, anche in modo distratto, ma pur sempre inesorabile.
I cinque brani di Cities, Skies… si susseguono come un lungo volo verso un sole bianco, contro un cielo grigiazzurro. I Divenere pilotano lo zeppelin, questa imponderabile balena volante, con pochi scossoni, poche sorprese, ma qualche precisa, scintillante certezza: una traversata stabile che consente solo un lento rollio, un cullare rotondo. Quando ci sveglieremo saremo già arrivati.