Ebbene, Annot Rhul, la creatura del polistrumentalista Sigurd Luhr Tonna, si è concretizzata, ha avuto la sua benedizione ed è pronta a far sognare. Tonna sforna Leviathan, un disco dalle varie sfumature che a tratti omaggia gli Anathema, a tratti pilastri come i Tool, i Goblin o i Porcupine Tree. Anche questo è un lavoro che solo una label come la mastodontica Black Widow Records poteva promuovere. Parliamo di un disco che è capace di far viaggiare e creare sottili momenti di riflessione attraverso le sue soavi atmosfere. E’ un lavoro a tinte Ambient, Gothic e Progressive. Leviathan è di facile ascolto, riesce a trascinarti con la mente in posti bui ma candidi al tempo stesso: un cielo stellato, un bosco ricoperto da lucciole o un mare tagliato a metà dal riflesso della luna. Sono pratici esempi dell’ espressione del disco: il connubio tra luce ed oscurità. La tecnica di Tonna è invidiabile sia sugli strumenti che sui missaggi e le registrazioni. Leviathan si ispira ai lavori di H. P. Lovecraft e con molta probabilità l’ operato del chitarrista/tastierista norvegese potrebbe fare da colonna sonora dei racconti del grande scrittore. Il disco si poggia molto sui giochi delle tastiere e non a caso queste ultime hanno un ruolo importantissimo se non principale. Ci sono gli elementi giusti per un sound che dal Prog passa allo Psichedelico e al Gothic in stile Goblin. Un buon lavoro è stato svolto anche per l’ artwork molto suggestivo e particolare. Non solo è bella l’ immagine ma anche i colori adoperati che rappresentano al meglio la musica di Annot Rhul. E’ un disco che va assolutamente ascoltato e sono sicuro che piacerà perchè l’ operato di Tonna è davvero impeccabile.
Vincenzo Scillia Tag Archive
Bretus – The Shadow Over Innsmouth
Ho avuto il piacere e l’onore di seguire il percorso dei Bretus (una band di Catanzaro dedita allo Stoner/Doom) sin dagli albori. Il loro disco d’esordio, In Onirica, è riuscito a suscitarmi parecchio interesse, un lavoro pregno d’oscurità e qualità. Oggi mi ritrovo ad ascoltare The Shadow Over Innsmouth, il secondo album dell’affiatato quartetto. Come dicevo pocanzi ho avuto diverse occasioni di ascoltare l’operato della band, per questo non mi sono certo fermato solo al disco che li ha lanciati ma ho avuto l’opportunità di farmi un parere personale anche con l’ omonimo del 2010 e con lo split con i Black Capricorn. La band ha doti innate, la lezione dei Black Sabbath, dei Saint Vitus e dei Cathedral l’hanno appresa bene, perciò, non è un caso che i loro dischi siano di alto livello. Questo nuovo concept risulta essere una sorta di consacrazione per i Bretus, mostrando una spiccata personalità in un contesto underground dove risulta sempre più difficile mettersi in evidenza. Le otto tracce sono marcate da ottimi giri di chitarra e da un sensazionale basso. Ognuna di esse ha una propria atmosfera, un proprio punto di forza. Personalmente non saprei individuare il pezzo migliore perchè The Shadow Over Innsmouth riesce a farsi ascoltare in un solo colpo. Sembra di seguire un percorso dell’animo in cui è lo stesso disco a dettare i tempi di rabbia e di quiete. Non c’è che dire, questo è sicuramente un altro colpo messo a segno per la Bloodrock Records che, puntualmente, sa individuare e proporre gruppi di alto calibro. Di questo passo la band potrà solo ottenere buoni risultati; sono capaci, volenterosi ma soprattutto amano questo genere e The Shadow Over Innsmouth ne è la dimostrazione.
Cadaveria
L’oscura signora torna su Rockambula. E’ lei, Cadaveria, una vera e propria icona del Metal estremo tricolore. Con grande onore abbiamo il piacere di ospitarla ancora una volta sulle nostre pagine. Dovete solo gustarvi questa interessantissima intervista che nasconde delle chicche non indifferenti.
Ciao Cadaveria e bentornata su Rockambula. Direi di cominciare l’intervista parlando del sound di Silence, che pare non sia più eccessivamente aggressivo come gli inizi ma abbia trovato un certo equilibrio tra diversi elementi, quali riff, assoli ed atmosfere. Ma precisamente quale era la tua prima idea di comporre il disco e sei riuscita nell’ intento a parer tuo?
Non c’era un’idea precisa, o meglio non ce n’era solo una. Testi e musica sono stati concepiti separatamente. Fin da subito il mio intento è stato quello di rendere al meglio le atmosfere e i significato dei testi, così come l’idea di Dick Laurent, autore dei riff, era quella di tradurre in musica i suoi istinti e i suoi incubi. La volontà unanime era di migliorarci, di creare delle canzoni e non solo un susseguirsi di riff, di osare, senza tradire la nostra natura. L’equilibrio di cui parli è probabilmente il risultato di un lavoro accurato svolto sia in fase creativa che di produzione. Abbiamo cercato di miscelare al meglio testi e musica e abbiamo dedicato molta attenzione alla costruzione della struttura dei brani, creando in alcuni casi qualcosa di più ordinato ed orecchiabile con dei veri e propri ritornelli. La pre-produzione ci ha permesso di valutare fin da subito l’economia dei pezzi, che abbiamo man mano migliorato con tagli, aggiunte, cambi di tonalità, arrangiamenti, volti a dare forma ad un prodotto armonioso. In fase di registrazione abbiamo scelto un sound un po’ vintage, che fa suonare l’album fresco e schietto, e abbiamo curato moltissimo il mixaggio. In effetti siamo molto soddisfatti perché ogni strumento o sovra incisione è perfettamente percepibile e altrettanto ben amalgamata.
Quali sono le tematiche che tocchi nel disco e c’è qualche argomento a cui tieni particolarmente?
Per Silence ho pescato molto dalla mia memoria, dal presente e dal passato remoto. Protagonisti sono i miei sentimenti, i miei pensieri, riflessioni su temi quali l’esistenza, la morte, il destino beffardo, l’uso che facciamo del tempo in questa vita. Sono particolarmente legata al brano “Death Again”, che ho scritto in ricordo di un mio amico, morto improvvisamente due anni fa.
Paragonando The Shadow’s Madame con Silence: quali sono le principali differenze?
Ci sono tante differenze dovute principalmente al fatto che sono passati dodici anni tra il primo e il quinto album, e in questi anni siamo cresciuti come musicisti e come persone. Non mi guardo mai indietro, quindi per me è difficile fare un paragone dettagliato. Quello che ero allora non sono più, ma allo stesso tempo sono la stessa persona perché ho conservato i valori che avevo, che anzi sono diventati più forti. Allo stesso modo Silence è un’altra cosa da The Shadows’ Madame, però l’anima è la stessa. E’ come se con Far Away From Conformity, In Your Blood e Horror Metal avessimo sfogato in musica le varie declinazioni della creatura CADAVERIA. Con Silence abbiamo chiuso il cerchio, raggiunto un punto fermo che però è anche il punto di inizio per il futuro.
Ho trovato molto interessante anche l’artwork e la scelta dei colori. Perchè quel giullare? E di chi è la creazione?
Ho sempre vissuto la dimensione del circo e dei luna park con una certa apprensione, tristezza, nostalgia. Questi sapori si respirano nella grafica di Silence. Il giullare è colui che sa ma non rivela e invita al silenzio, alla meditazione e all’ascolto, è il destino che si prende gioco di noi cambiandoci le carte in tavola continuamente durante la vita. Ho sviluppato l’idea iniziale del giullare e del circo/luna park e ho chiesto a Christian Melfa, artista genovese che ho conosciuto attraverso internet e subito apprezzato, di realizzarla. Nonostante l’artwork sembri un disegno, in verità siamo partiti da una foto reale, comprando il costume, realizzando la maschera etc. E’ tutto molto inquietante e ci piace!
Delle fasi di registrazione e di missaggio cosa ci racconti? Dove, come e con chi si sono svolte?
Abbiamo suddiviso le registrazioni tra Piemonte, Liguria e Sardegna, che sono le regioni di appartenenza dei componenti della band. Questo ha permesso ad ognuno di noi di curare agevolmente le registrazioni del proprio strumento. Non abbiamo coinvolto nessun produttore esterno: da sempre ci facciamo i dischi da soli, grazie all’esperienza maturata negli anni e al fatto che abbiamo studi di nostra proprietà. Dick Laurent ed io abbiamo curato il missaggio, Killer Bob il mastering, insomma Silence è un album CADAVERIA al 100%.
Durante i tuoi tour avrai sicuramente avuto modo di conoscere qualche band emergente, c’è qualcuna che ti ha colpita in questo ultimo periodo?
Purtroppo quando suoni per ultimo ad un concerto sei in camerino a prepararti mentre gli altri suonano e non hai modo di apprezzare eventuali nuovi talenti. Anzi devo dirti che dal camerino suona sempre tutto un gran casino, quindi mi spiace non riesco a farti nessun nome.
Per la creazione di Silence sei stata anche influenzata da qualche tipo di sound o genere musicale che ultimamente hai ascoltato?
Silence e la musica dei CADAVERIA in generale abbraccia molti generi, perché diversi sono i gusti e il background musicale di noi cinque. Personalmente sono amante delle cose complicate e ben fatte (Tool per intenderci). Ultimamente mi sono avvicinata allo Stoner e da sempre amo il Doom.
Sei a lavoro per qualche video? Come vi state muovendo?
E’ in cantiere il video clip di “Strangled Idols”, ultimo brano in scaletta di Silence. Abbiamo già girato l’80% delle immagini, ma ultimamente ho avuto un ripensamento dovuto alla natura di alcune scene, che sono iconoclasticamente un po’ troppo forti e potrebbero crearci dei problemi. Vedremo di mitigarle con altro materiale ancora da girare in marzo, dopodiché passeremo al montaggio. Sta diventando una produzione un po’ lunga, ma del resto vogliamo riflettere bene sul da farsi e comunque in questi mesi tra interviste ed organizzazione di live siamo stati presi da altre cose e solo dopo il festival in Russia, che si terrà l’8 marzo, riusciremo a rimetterci mano.
Per quanto riguarda il tour cosa ci dici, dove suonerai nei prossimi giorni? Stai ricevendo anche qualche proposta per festival estivi?
Guarda i festival estivi sono blindatissimi, le line up vengono decise un anno prima e sinceramente mi sono rotta di bussare a porte che non si apriranno mai (a meno che non paghi!). Andiamo fortissimo in Messico e lì torneremo in aprile. Sempre in aprile faremo date in Italia a cominciare dal 10: toccheremo Brescia, Busto Arsizio, Genova e Torino. Altre arriveranno più avanti, spero anche in centro e sud Italia. Abbiamo stretto una partnership con la tedesca Agentum EAM per vedere di smuovere qualcosa anche nel resto d’Europa. Vediamo che succede.
Bene Cadaveria, l’ intervista si chiude qui. Concludi a tuo piacere…
Grazie Vincenzo per questo spazio dedicato ai CADAVERIA. Saluto tutti i lettori e li invito all’ascolto di Silence nonché a raggiungerci nei locali in cui suoneremo per godere un po’ di sano horror metal! Le date le trovate qui: http://www.cadaveria.com/web/tour/
Fungus – The Face Of Evil
La musica è la principale causa dei “trip” mentali, questo è poco ma sicuro. Avete presente quando ascoltando un disco e battete il piede per mantenere il ritmo? Bene, detto con onestà, ascoltando The Face Of Evil dei Fungus (con un paio di birre in corpo) sono riuscito a scuotermi completamente sulle note di ogni singola traccia. Mi spostavo con calma come se stessi ballando un lento ma, nel frattempo, dimenavo la testa come un pianista alle prese con il proprio pezzo più grintoso, agitando le mani come un Maestro d’Orchestra. Insomma, il nuovo disco dei Fungus ha la peculiarità di riuscire a trasportare l’ascoltatore, si perde il controllo del proprio corpo. In The Face Of Evil c’è un massiccio utilizzo delle tastiere, anzi, potremmo dire che sono predominanti mentre gli assoli di chitarra che potrebbero sembrare giusto un contorno non lo sono affatto. Per essere precisi non parliamo di semplici effetti o giri di chitarra, sono dei veri requiem, pezzi di ottimo prog elaborati al punto giusto con venature Hard rock, Psichedeliche e Folk. Insomma, stiamo parlando di vere e proprie chicche. La band genovese ha carattere, è riuscita a sfornare un lavoro dalle mille tinte, in certi momenti riesce a suscitare dolci emozioni, altre volte tutto diventa più scuro e cupo. Anche questa volta riesco a definire la finissima tecnica dei cinque membri: c’è Alejandro che con la sua chitarra sfodera assoli su assoli accompagnato indiscutibilmente dall’amico Dorian, cantante del gruppo e chitarrista acustico. L’asso della band è sicuramente Claudio Ferreri che con la sua tastiera gioca di effetti, compone melodie e crea atmosfere. I Fungus sono un invidiabile band, hanno tutte le carte in regola per essere i portabandiera del Prog Italiano. Una nota di merito va alla BloodRock Records che, gemellata con la maestosa Black Widow Records, ci propone i gruppi più assurdi e talentuosi che ci sono in giro. Il consiglio è il solito da adottare quando ci si trova di fronte ad artisti dalle migliori qualità: impossessarsi del loro album ed ascoltarlo fino a quando non diventa bollente, fino a quando non prende a fuoco!. I Fungus sono una garanzia ed è d’obbligo concedergli l’opportunità che meritano.
Cadaveria – Silence
Cadaveria non ha bisogno di presentazioni, l’oscura signora è uno dei personaggi più in vista nel metal estremo italiano. Un po’ per la sua indiscussa carriera, un po’ per il suo talento e soprattutto per la sua presenza scenica ammaliante. Non dimentichiamo che la Dama in Nero sventola la bandiera tricolore per il Mondo (nel Sud America ha praticamente un esercito di devoti) e lo fa con classe, con orgoglio, con successo. E’ vero, forse con il tempo il sound di Cadaveria si è leggermente ammorbidito, ma esperienza e sperimentazione sono le sue caratteristiche principali e la sua penultima fatica, Horror Metal, la dice lunga. Probabilmente il giusto equilibrio è cominciato da In Your Blood, dove, aggressività e cupezza erano dosati nella giusta maniera. Oggi ci troviamo ad analizzare Silence che, effettivamente, è il quinto studio album dell’artista. Per parlare di questo disco voglio adoperare una personale descrizione, voglio parlare dell’immaginazione che mi ha suscitato quando l’ho visto e ascoltato. Bene, la prima curiosità, la prima attrazione, lo ammetto, è stato l’artwork: quel sinistro giullare colorato di viola e nero circondato da un decadente quanto opaco paesaggio ha cominciato a farmi frullare le prime idee. Sarò sincero, questa copertina ha influito non poco sulle aspettative del sound, da quell’immagine mi lasciavo suggestionare ideando nella mia testa come potesse suonare il disco. In un modo o nell’ altro mi sono lasciato trasportare: ho sentito quel senso di macabro (che Silence emana a dismisura) in canzoni come “Existence” o “Death, Again”, ho centrato l’inquietudine di “Carnival Of Doom” e di “Loneliness” e ci ho visto giusto sulla tecnica maturata in tracce tipo “Free Spirit”, “Out Loud” ed “Exercise1”. Cadaveria ha realizzato un lavoro che in pochi riuscirebbero a fare, non è facile migliorare il sound e tenerlo sempre sugli stessi livelli. Silence riesce a ben dosare Gothic, Black e Thrash, e la voce sinistra di Cadaveria è la ciliegina sulla torta. Insomma, si tratta di un disco di un certo calibro, dire maturo sarebbe troppo scontato perchè come già accennato prima l’Oscura Signora le ha sperimentate quasi tutte o meglio ha provato in tutti i modi a raffinare il proprio stile, il proprio suono. Il bello di Silence è questo: sembra di ascoltare un The Shadow’s Madame perfezionato. Per concludere, posso soltanto consigliarvi di possedere questo disco (con tanto di booklet che è eccezionale), ascoltarlo vi farà capire tante cose di questa nostra artista.
Il Segno Del Comando – Il Volto Verde
E’ un ritorno strabiliante quello de Il Segno Del Comando, band proveniente dalla Liguria. Sono passati dieci anni dalla loro ultima apparizione, da quel disco degno di nota intitolato Der Golem. In questo decennio pare si siano caricati perchè il loro nuovo disco, Il Volto Verde, è una vera e propria chicca impregnata di sonorità particolarissime. La mente artistica è ancora una volta Diego Banchero, il talentuoso musicista pare ne sappia sempre una più del diavolo. Ma andiamo per ordine cercando di far luce sui diversi dettagli. Partiamo dal sound del disco, un Progressive Rock oscillante tra atmosfere Dark, Psichedeliche e Jazz. Anche questo lavoro in un certo senso porta avanti il discorso delle tematiche ispirate al grandioso scrittore Gustav Meyrink e la sua opera Das Grune Gesicht. Gli artisti ospiti nel disco riescono ad imprimere le proprie sonorità: troviamo il talentuoso Freddy Delirio dei Death SS, il Maestro Claudio Simonetti dei Goblin, la napoletana Sophia Baccini dei Presence, Martin Grice dei Delirium, Gianni Leone del Balletto di Bronzo, Paul Nash ed altri. Tutti questi insieme hanno contribuito a dare un’anima singolare e superba all’album. L’ascolto del disco è piacevole, si colgono comunque dei particolari nella struttura delle canzoni che svelano la grandezza di questi musicisti. Si possono percepire atmosfere tristi, sinistre, cupe se volete ma ci sono anche momenti di pura adrenalina. Il Volto Verde è un album strampalato per certi versi con la capacità di teletrasportarti con l’immaginazione: un bosco colmo di lupi e gufi, una strada buia di periferia o semplicemente all’interno di una stanza rosso sangue dove si è violentati dal rumore di una fitta pioggia. Insomma questo nuovo disco de Il Segno Del Comando ha veramente tanto da dire, è un ritorno con i fiocchi e merita per questo tutte le attenzioni. Se pensate che in Italia non ci siano più gruppi Prog con gli attributi vi sbagliate di grosso! Il Segno Del Comando è tornato per riprendere posto tra le grandi band del genere. Cosa aspettate a procurarvi questo disco?
Folkstone – Oltre…L’Abisso
Alzate i calici, radunatevi intorno ad un focolaio e danzate sulle note di Oltre… L’Abisso, il nuovo disco dei Folkstone. La band è ormai un’affermata realtà nostrana: si sono consacrati ed hanno portato il loro nome sulle bocche di molti. I fan li elogiano, sono apprezzati molto dai critici e questo quarto disco mostra ancora una volta la loro indiscussa bravura. Ho ascoltato diverse volte Oltre… L’Abisso e le sensazioni sono state varie: ho immaginato di essere in uno di quei pub Irlandesi a scolarmi litri e litri di birra, ho cominciato a fantasticare sulle leggende del piccolo popolo, qualche volta, durante l’ascolto mi sono addirittura immedesimato in uno di quegli eremiti che, magari tempo fa, vivevano nei boschi Norvegesi e contemplavano la natura. Infine, ho concepito un gigantesco veliero che costeggiava un enorme montagna sotto un sublime tramonto. E’ chiaro, questa quarta fatica dei Folkstone ti trascina in un vortice incontrollato di emozioni, tutto questo è abbastanza normale se ci si lascia trasportare da canzoni come “In Caduta Libera”, “Manifesto Sbiadito”, “L’Ultima Notte”. Inutile nascondere le enormi potenzialità del concept, la progressiva crescita artistica del gruppo è impressionante: Lore migliora di album in album, la sua voce riesce ad entusiasmare sempre di più; le cornamuse di Andrea, Maurizio, Roby e Matteo riescono sempre a trovare una loro linearità con gli altri strumenti. E’ normale che bisogna sempre dare una dimostrazione, per questo, per comprendere i miglioramenti vi basterà ascoltare, oltre che i pezzi già citati anche chicche come “Prua Contro il Nulla”, “La Tredicesima Ora”, la magnifica “Le Voci della Sera” e l’incantevole “Soffio di Attimi”. Molto interessante è l’interpretazione di “Tex” (cover dei Litfiba), che proprio grazie alle cornamuse prende un colorito diverso, un pizzico più festaiola per intenderci. Ad ogni modo Oltre… L’Abisso suona molto bene, ha una sua personalità che alterna momenti tristi a momenti felici. Ascoltarlo vi butterà in una piacevole confusione emotiva.
Unalei
Sulle pagine di Rockambula abbiamo il piacere di ospitare Federico Sanna degli Unalei che ci parlerà dell’ultimo disco A Sua Immagine. Tra una curiosità e l’altra si è parlato dell’influenza del gruppo e delle ispirazioni che l’hanno portato alla creazione del disco. Non resta che godersi l’interessante intervista.
Ciao Federico e benvenuto su Rockambula. Direi di cominciare a parlare degli Unalei. Come è nato il progetto?
Ciao a voi e grazie per lo spazio! Riguardo alla nascita del progetto non mi ero prefissato nulla in partenza. In realtà venivo da un periodo di circa tre anni in cui non ero soddisfatto di nulla della musica che portava il mio nome e quindi accantonai tutte le mie idee personali per dedicarmi a suonare con progetti di terzi. Non avevo motivo, voglia e un soggetto per poter scrivere! Poi all’improvviso…
A Sua Immagine è il vostro nuovo disco ma a chi ti sei ispirato per comporlo? C’è stata una musa ispiratrice?
Mi ricollego a ciò che ho detto prima; Si, ad un certo punto è arrivata questa musa grazie alla quale ho riconsiderato le mie idee su tutto quanto, o quantomeno, le ho definite. Sull’arte, sulla vita, sui sentimenti…avevo trovato, insomma, il mio soggetto che rendeva la vita più simile all’arte e in un paio di mesi A Sua Immagine ha preso forma: le varie bozze e riff andavano incastrandosi con assoluta naturalezza e come il nome del lavoro dice, è una rappresentazione di lei nel modo in cui la vedo io. Solo che nessuno a me vicino condivide quest’idea ed a conti fatti (il disco è stato scritto un anno fa) ho dato un valore estremo a qualcosa che in effetti sembra non averne affatto. Dico però che in parte l’ho fatto volontariamente, di idealizzarla per portarmi da solo a scrivere qualcosa di nuovo, infatti è la prima volta che sono soddisfatto al cento per cento di quanto ho fatto. Davvero, non ho mai sentito qualcosa di cosi immenso. Ascoltate “I Giorni della Monotonia” di Battiato!!
Ho trovato il sound dell’album limpido e pulito, una chicca considerando che il disco è un’ autoproduzione. Dove è stato registrato e a chi ti sei affidato?
Purtroppo a volte si tende ad essere prevenuti verso un nuovo lavoro perché è autoprodotto, soprattutto dagli ascoltatori. Ma la produzione è un fatto di soldi, più ne hai e più il tuo disco risulterà pulito. Adesso, questo discorso non c’entra col mio caso. Il tecnico del suono che mi ha affiancato per tutte le fasi del lavoro è Daniele Pensa , che raccomando a tutti quelli che vogliano avere un disco di qualità e voce in capitolo allo stesso tempo. E difficile trovare un fonico che si faccia gli affari suoi in alcuni frangenti e diciamo che Daniele è molto accondiscendente su qualsiasi cosa. Ma di nuovo questo non è il nostro caso, perché rispetto e considero molto il suo parere in merito. Ha conseguito la certificazione a livello internazionale come operatore Pro Tools, abbiamo registrato nel suo studio personale. Lui è molto competente, sia di fonia che di tecnica musicale, è infatti il chitarrista e mente principale di una band romana molto valida, gli Oblivio. A Roma è sicuramente tra i dieci migliori. Ed è anche un caro amico. Ringrazio e saluto!
Puoi fare un primo sunto dei riscontri del disco? Le vendite vanno bene?
Non mi posso lamentare, essendo questo il primo lavoro con tale nome. Qualcuno si ricordava di me e sto vendendo soprattutto il formato fisico, nonostante il lavoro sia disponibile anche su bandcamp.
Come è stato accolto il disco dalla critica? Magnificamente! I singoli pareri risultano essere molto diversi, tuttavia la sensazione che lascia all’ascolto è sempre positiva. La diversità delle opinioni su un’opera d’arte, se vogliamo chiamarlo cosi, dimostra che l’opera è nuova, complessa e vitale. Di conseguenza mi ritengo molto soddisfatto. Qualcuno mi ha comparato ai Verdena, Carmen Consoli e Baustelle, credo sia la prima volta per un disco Gothic Metal/Post-Rock. Insolito, ma soddisfacente !
Per quanto riguarda il tour cosa puoi dirci? Dove suonerete nei prossimi giorni?
Questo è un problema! Sono ancora in fase di valutazione e conferma degli eventuali turnisti, avendo suonato tutto io ad eccezione del basso, suonato da Federico Petitto degli Unminutodisilenzio al quale darò sempre un ringraziamento speciale in ogni occasione come questa per il supporto, fa sembrare quello che fai più bello! Per ora posso solo dire che ci sarà un release -party entro la fine dell’anno, a Roma. Tuttavia mi sono arrivate diverse richieste di live soprattutto nel Lazio, spero di essere attivo presto! Se farò un tour penso di organizzarlo europeo più che italiano, ci sono già molti contatti.
Siete alla ricerca di qualche etichetta? Avete avuto qualche richiesta?
Si! Cerchiamo disperatamente un’etichetta, sia per un po’ di promozione in più che per l’utopico finanziamento del prossimo lavoro. Ci siamo proposti ad alcune di recente, speriamo in risposte positive! Purtroppo sono anche un po’ schizzinoso, il lavoro che fa l’eventuale piccola etichetta possono farlo un gruppo di amici. Ho bisogno di una grande mano, mezzi e garanzie. Solamente col marchio non ci faccio nulla. Ovviamente mi riferisco all’industria discografica italiana.
Quando pensi potrà uscire un prossimo disco degli Unalei, siete intenzionati a rimettervi a lavoro a breve o volete aspettare un po’?
Il prossimo disco è già pronto, sarà la chiusura di ciò che è iniziato con A Sua Immagine e già ho rivelato troppo! Per quanto mi riguarda mi rimetterei a lavoro in studio subito, ma in questo periodo sia io che Federico siamo occupati con altri aspetti della nostra vita. Spero di muovermi ad inizio 2015 per farlo uscire tra un anno circa!
Bene Federico l’ intervista si chiude qui, concludi come meglio credi….
Ok Vincenzo! Innanzitutto grazie per la bella intervista e lo spazio dedicatomi! Ci tengo ad invitare chiunque se la sentisse di aiutarmi in veste di turnista per i live a contattarmi! Poi invito tutti i lettori a dare un ascolto al disco e soprattutto a scrivermi per darmi i loro pareri e supportarci, sono sempre molto utili! Ecco dove ci trovate:
www.facebook.com/
Ballads (Francesco Di Bella & Alfonso Bruno) 01/08/2014
Il primo di agosto, le spiagge di Miseno, situate a Bacoli (NA), sono state incantate dalle trascinanti note e le suggestive narrazioni di Francesco Di Bella approdato quel giorno, insieme ad Alfonso “Fofò” Bruno, con il suo progetto chiamato Ballads. L’intima atmosfera che si respirava al Miseno Cafè era un connubio tra amicizia, allegria e sensazioni festaiole, nonostante alcuni temi grigi, anche se d’impatto, che Di Bella toccava nelle sue canzoni. Il malinconico cantautore, frontman degli eccezionali 24 Grana, ha in tutto e per tutto voluto condividere la sua musica con i fortunati cittadini Bacolesi. Un paio di birre e qualche sigaretta; sono questi gli elementi giusti per accompagnare le coinvolgenti strofe di Francesco Di Bella, ricche di sensuali melodie. Si è trattato di un piccolo ed intimo concerto unplugged che ha visto il calore e la partecipazione di un pubblico veramente affezionato: tutti a cantare, ballare e sognare su quei classici che hanno fatto la fortuna del prestigioso artista Napoletano. Chiaramente non bisogna omettere Alfonso Bruno che con la sua chitarra acustica ha scaldato gli animi di tutti i presenti. Canzoni come “Kevlar”, “Canto pè nun Suffrì” e “Vesto Sempre Uguale” fanno sempre viaggiare la mente trasportandola alla deriva dalla realtà. Maggiore coinvolgimento del pubblico lo troviamo con “La Costanza”, “Carcere” e “Accireme”; ottima esecuzione anche per “L’Attenzione” e “Canzone su Londra” mentre la chiusura spetta, come da copione, alla stupenda “Stai Mai Ccà”. Tutto sommato si è trattato di un interessante spettacolo che ha messo ancora una volta in mostra le ottime doti artistiche ed espressive di Di Bella e la bravura di Bruno alla chitarra.
Questo almeno a voler valutare in modo oggettivo la performance perché questo piccolo concerto ha avuto tra il pubblico diversi storici e nostalgici fan dei 24 Grana che avevano un parere diverso: per loro sembrava quasi si trattasse di uno show arrangiato, d’intrattenimento e che offriva, nel bene o nel male, il minimo indispensabile. Insomma tra fan di vecchia data, estimatori dell’artista, appassionati del genere e giovincelli di raffinati gusti musicali, l’evento, organizzato dalla formidabile associazione Vakllà è stato comunque un successo. L’associazione citata, formata da Luigi Pontillo e Bruna Manfredonia, negli ultimi anni è cresciuta tantissimo ed ha ottenuto svariati consensi grazie alla riuscita di importanti eventi nella zona Flegrea di Napoli. In definitiva ascoltare questo Ballads è stato più stimolante e nel bene o nel male, vuoi o non vuoi, Francesco Di Bella sa come emozionare e come tenere un palco.
October Falls – Kaarna
Sono all’ incirca tredici anni che gli October Falls sono in circolazione e tantissime, oltre che pregiate, sono state le loro uscite. La loro peculiarità, riconosciuta da critici e pilastri dell’Ambient e del Folk, va ricercata nella capacità di coinvolgere e creare strepitose melodie con atmosfere da far perdere il fiato. Una di quelle band capaci di trascinare ad ogni suono, a ogni sua nota, a ogni arpeggio di chitarra. Mikko Lehto, perno della formazione, ha deciso di pubblicare una raccolta acustica di tutte le perle della sua discografia in un lavoro intitolato Kaarna. Si tratta di una compilation di un notevole spessore che ripropone anzitutto quei tre gioielli di “Marras”, “Saratus” e “Tuoni” nella loro interezza e in più le tracce “Usma”, “Viima” e “Polku” ritratte con chitarra acustica, pianoforte e qualche volta un’aggiunta del flauto. Chiaramente non c’è nulla di veramente troppo ispirato in Kaarna perché parliamo di un disco che comunque rimette in gioco vecchie chicche del gruppo anche se con un sound senza dubbio più limpido. A ogni modo resta il fatto che è piacevole riascoltare queste vecchie tracce che ricordiamo sono di un certo spessore e in più si mette il fatto che questa è effettivamente la prima raccolta degli October Falls, il che dunque, non è da sottovalutare. Questo il disco giusto per riscoprire il progetto di Mikko Lehto, mentre chi non lo conosce affatto può partire da questo lavoro per farsi un’idea, in Kaarna c’è abbastanza materiale per inquadrarlo. L’ unica cosa che resta da fare è procurarsi il platter e godersi le fantastiche canzoni presenti; gli amanti dell’ Ambient e del Folk rimarranno contenti dell’ operato del talentuoso artista.
Witches of Doom
I Witches of Doom non hanno perso tempo per mettersi in mostra. Nati in poco tempo e subito al lavoro sul loro disco d’esordio, Obey, Federico e soci, senza esitare, si sono messi all’opera, insieme all’ etichetta americana Sliptrick Records, per la promozione del loro album. Ai microfoni c’è Federico Venditti che ci spiega velocemente quale è stato il processo di formazione del gruppo.
Come e quando è nata la band?
I WOD sono nati a gennaio 2013, quando al nucleo iniziale formato da me alla chitarra, Jacopo al basso e Andrea si è aggiunto Danilo alla voce. Da quel momento in poi abbiamo bruciato le tappe. Dal momento che in un tempo relativamente breve siamo passati dalla sala prove ai live, per finire in sala d’incisione per registrare il nostro debutto. Ad inizio 2014 si è unito Graziano alle tastiere spostando la nostra musica ancora di più su lidi Goth Dark anni 80. L’idea di formare la band è partita da me, dopo che avevo concluso nel peggiore dei modi la mia precedente esperienza con il mio vecchio gruppo Ossimoro. Per fortuna in questa band ho trovato oltre che degli ottimi musicisti, anche delle belle persone con cui lavorare.
Quali sono le band che hanno influenzato i Witches of Doom?
Tutti noi veniamo da background musicali diversi,ma alla fine su tanti gruppi ci troviamo in sintonia. Danilo viene da un gruppo Crossover. Jacopo suonava in una band Black Metal. Andrea suona tuttora con una band Hip Hop, Rap ed infine Graziano ha suonato con una band psichedelica anni 70; io ho suonato la chitarra per anni in un gruppo Grunge Stoner. L’impronta che abbiamo voluto dare a questa band è quella di avere un suono scuro che richiami lo Stoner, il Doom e il Goth, ma in generale tutta la buona musica che abbiamo assimilato in anni di ascolti. Il prossimo disco sarà ancora di più multiforme nello stile, insomma ci saranno delle interessanti sorprese.
Obey è il vostro nuovo disco; a cosa vi siete inspirati per comporlo? Chi si occupa dei testi e generalmente su cosa sono centrati?
Obey è il nostro esordio, come detto prima; è da poco che suoniamo e da subito abbiamo deciso di saltare il discorso demo e di passare alla composizione di un disco vero e proprio. Per quanto riguarda i testi dovrebbe rispondere Danilo, siccome se ne occupa solo lui, ma posso dirti che i temi toccati vanno dall’amore tormentato all’abuso di sostanze varie, per finire con problemi esistenziali.
Come e dove si sono svolte le fasi di mixaggio e registrazione di Obey?
L’album è stato registrato e mixato agli Hombre Lobo studios di Fabio Recchia a Roma tra inizio novembre e marzo di quest’anno e il risultato è stato molto soddisfacente, anche per l’abilità di Fabio di darci utili consigli sugli arrangiamenti dei pezzi. Insomma siamo entrati in studio con un sound, e ne siamo usciti con un altro più moderno e fruibile se vogliamo. Il lavoro ha subito dei rallentamenti sotto le feste di Natale, ma nel complesso non ci sono stati grandi intoppi nella lavorazione.
Per quanto riguarda le case discografiche cosa ci dici, siete con qualcuno attualmente o in cerca?
Noi abbiamo firmato con l’americana Sliptrick Records che si sta occupando anche della promozione del disco. In generale posso dirti che ormai il mercato discografico è morto, almeno come lo intendevamo fino a poco tempo fa. Basti pensare che bastano poche centinaia di copie per andare in classifica su Billboard in USA. probabilmente stiamo vivendo un periodo di trasformazione dove i risultati li potremo vedere solo tra anni.
Come vi state muovendo per la promozione di Obey?
Come dicevo pima se ne occupa la nostra etichetta,ma anche noi ci stiamo dando da fare in modo da far girare il nome del gruppo il più possibile attraverso radio,webzine e magazine. A breve uscirà il nostro primo video del pezzo “Rotten to the Core” che sarà un’arma in più anche per passare in tv, poi il nostro sito ufficiale, dove trovare il nostro merchandise e tutte le notizie riguardanti tour ecc. In autunno puntiamo a suonare a nord Italia e fare qualche data di supporto a qualcuno in Sardegna dove abbiamo preso contatti. Insomma ci sono molte cose che bollono in pentola in casa WOD.
Come è stato accolto il disco dalla critica e come dal pubblico?
Guarda; fino ad ora in maniera ottima; tutte le recensioni sono eccezionali e convengono sul fatto che il disco è ben suonato e con delle belle idee. Questo trattamento non lo riceviamo solo in Italia, ma anche all’estero. Speriamo continui così! Il pubblico poi si dimostra entusiasta ad ogni nostro live, qualcuno si fa avanti chiedendo informazioni sulla band e quando risuoneremo live.
Per quanto riguarda i live cosa ci dici, dove suoneranno prossimamente i Witches of Doom?
Al momento siamo fermi perché ad agosto non saremo tutti qui per via delle ferie. Comunque ci stiamo organizzando per tornare sui palchi a settembre con live assortiti soprattutto fuori Roma. Siccome al momento siamo in pausa live, ne stiamo approfittando per buttare giù nuove idee per il prossimo disco che comunque non vedrà la luce prima della fine del 2015 e la direzione intrapresa sarà una bella sorpresa; senza però stravolgere il nostro sound.
C’è un festival in cui più di tutti vi piacerebbe partecipare?
Questa è una domanda difficile, perché ce ne sono così tanti; ma per quanto mi riguarda mi piacerebbe essere parte del bill dell’Hell Fest in Francia oppure del Rock in Sweden, due festival organizzati benissimo con una grande partecipazione di pubblico e con nomi altisonanti in scaletta; per ora è solo un sogno ma mai dire mai!
Bene Federico, l’intervista si conclude qui, lascia pure un messaggio di chiusura…
Ringrazio tutti i lettori della vostra webzine e li invito a seguirci sulla nostra pagina facebook per live e news sui Witches of Doom….doom or be doomed!