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10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #23.09.2016

Written by Playlist

Ottavia Brown – Infondo

Written by Recensioni

Di certo apprezzabile l’ impegno e lo stile con i quali Ottavia Bruno (ironicamente in arte Ottavia Brown) ha confezionato in autoproduzione la sua opera prima. Dalla cover all’artwork fino al packaging tutto è fatto in maniera professionale e con la voglia di non passare inosservata e apprezzabile è anche che progetto grafico e illustrazioni siano curate dalla stessa la quale, oltre ad essere compositrice è, per l’appunto, anche illustratrice di professione. Questo, però, è solo una luce fluorescente tesa a carpire la nostra attenzione. Ciò che conta non si vede ed è nascosto in dieci tracce in italiano scritte sotto la produzione artistica di Marco Franzoni.

Non fatevi confondere dalle mie parole perché il legame tra i disegni e la musica è molto stretto e necessario per comprendere l’estetica della Brown che, parafrasando le sue parole, al momento della composizione da spazio prima agli occhi e poi all’udito, creando così un legame tra un brano e il successivo come quello che si crea tra le pagine di un libro. Dieci canzoni che parlano d’inquietudine e sogno e raccontano di personaggi apparentemente distanti ma spesso uniti da ambientazioni favolistiche. Assolutamente godibili gli arrangiamenti e lo stile, miscela di Pop moderno e Swing anni 50, con venature Folk e tratti da Film Score Noir, il tutto ad avvolgere una voce gradevole.

Certo, con qualche sforzo in più in fase di scrittura e di ricerca melodica si sarebbe potuto apprezzare con più fermezza, tralasciando il fatto che la voce stessa non è nulla più che una piacevole voce di una seducente songwriter italiana. La costruzione stessa di testi, arrangiamenti, ritmiche e tutto il resto sembra studiata a tavolino per suonare irreprensibile tanto da mancare di coraggio, originalità e voglia di superare taluni limiti. A queste condizioni, è solo un disco ben fatto che, tutto sommato, stanca dopo qualche ascolto, non lascia il segno in nessuna delle tracce e mai riesce a trasportarci dove solo i migliori riescono.

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I DISCHI CHE NON TI HO DETTO | Italia sintetica

Written by Recensioni

I confini tra Rock ed Elettronica sono ormai estremamente labili e da tempo la materia sintetica si insinua anche nelle produzioni nostrane, contaminando e rinnovando la tradizione cantautoriale o rinnegandola totalmente con lo sguardo proiettato oltre i confini della Penisola.
Tra le uscite degli scorsi mesi di questo 2016 abbiamo selezionato alcuni dischi in cui, sebbene giochi di volta in volta un ruolo diverso, la componente Elettro è di certo essenziale e imprescindibile.

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Daniel Lioneye – Vol. III

Written by Recensioni

Siamo giunti al terzo disco di Daniel Lioneye, chitarrista dei talentuosi HIM e mente di riff e assoli a dir poco sbalorditivi che senza esagerare fanno gola a tantissimi musicisti di alto livello della scena Hard Rock ed Heavy Metal internazionale. Purtroppo in molti lo conoscono, come già detto, perchè si tratta di uno dei pilastri della tanta amata/odiata band finnica, creatrice addirittura di un genere quale il Love Metal. In pochi sanno però che Mikko “Linde” Lindstrom, ovvero  Daniel Lioneye, ha un suo progetto nato nel 2001 con alle spalle altri due lavori.

La band di Lioneye è composta da altri due membri degli HIM: Migè Amour al basso ed Emerson Burton alle tastiere. Attualmente alla batteria troviamo Seppo Tarvainen dei The Stourger che va a sostituire Bolton degli Enochian Crescent.
Vol. III è un disco che come il precedente ti spiazza perchè comprendi a fondo le potenzialità di determinati artisti. Con questo lavoro non si tratta di cogliere l’ efficienza tecnica dei musicisti, bensì l’inventiva, il gusto musicale, la raffinatezza culturale e la capacità di assemblare generi più “duri”. Vol. III spazia dallo Stoner alla Psichedelia fino a toccare sonorità Black Metal, insomma tipi di musica differenti rispetto alla band madre che si occupa, invece, di un genere dalle tinte cupe, rockeggianti ed oscure. Ci si accorge dell’ottimo prodotto ascoltando tracce come “Break It Or Heal It”, che vanta di massicci riff e giri di chitarra, oppure la possente “Aetherside”, dove lo Stoner è predominante (gli Electric Wizard impazzirebbero per un pezzo di questo tipo). “Licence To Defile” ricorda un po’ l’andazzo del disco precedente solo che questa volta l’accurato lavoro delle tastiere fa la differenza rendendo il pezzo sinistro. “Dancing With The Dead” si posiziona tra le tracce più riuscite: ha un mood cupo dovuto al buon gioco delle tastiere di Burton, i massicci giri di chitarra presenti che vanno poi a comporre un interessante ritornello rendono il pezzo formidabile e il cantato di Mr. Lioneye da un tocco di fascino in più. “Neolitic Way”, già presente in Vol. II, qui è riproposta in una versione più pesante e pulita.

Questo Vol. III è un album di ottima qualità, dove non solo la musica suscita interesse ma anche i testi scritti da Mige Amour. Nell’attesa di riascoltare gli HIM possiamo goderci questo affascinante lavoro di Daniel Lioneye, magari qualche accanito fan di Sua Maestà Infernale potrà deliziarsi con qualcosa di diverso mentre i guru del metallo pesante o i fondamentalisti potranno ricredersi sulla bravura e la genialità di questi musicisti.

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Santilli | Pratola Peligna (AQ) 10/09/2016

Written by Live Report

È un piovoso sabato di settembre e in un’atmosfera decisamente autunnale il Garbage Live Club di Pratola Peligna (Aq) si appresta a inaugurare la nuova stagione live con il cantautore, ex leader, frontman e voce della band Rock’ n Roll The Old School, Niccolò Maria Santilli, talento nato e cresciuto tra queste valli abruzzesi ma ormai trapiantato stabilmente nella capitale. Il clima è di quelli giusti; il caldo dell’estate lascia spazio al fresco e all’umidità di questo mese tanto malinconico; le mura del club scaldano gli animi in un tepore irreale che riesce a spezzare ogni timore terreno, preparando il campo alla performance avvolgente del songwriter. Santilli è pronto a imbracciare la chitarra e proporci alcune delle sue canzoni, ispirate tanto dalla tradizione italiana che fa capo a Lucio Battisti, quanto al Pop britannico nato con i Fab Four e cresciuto con l’ondata Brit Pop e al Folk d’oltreoceano. Il concerto inizia puntualmente alle ventitré, il grosso del pubblico arriverà puntualmente in ritardo; il fresco del pomeriggio sembra essersi attenuato e sono molti quelli che decidono di ascoltare dall’esterno del locale.

Santilli parte subito con uno dei brani contenuti nel suo ultimo Ep, “Shabalalla”, e, da quel momento in poi, sarà un crescendo continuo sia a livello d’intensità sia sul piano performativo, col cantautore che lentamente riprende la consueta familiarità con le corde vocali e quelle della sua chitarra. Gran parte dei brani che seguiranno, da “Son of a Rocker” a “High and Dry” fino alla scanzonata chiusura in una sorta di medley Rock’ & Roll, passando per qualche chicca regalata in esclusiva al pubblico della serata, mettono in luce tutta la nuova vena artistica di Santilli. Rispetto al passato, ora la chitarra viene solo leggermente accarezzata, in un’esplosione soffusa di note che vuole essere soprattutto accompagnamento alla voce. Solo in rare occasioni la mano del musicista pesta sul legno sprigionando potenza pura, nel resto dei casi è soprattutto una sorta di graffio al cuore, un continuo scavare leggero e persistente nel nostro animo.

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A concerto concluso sono tanti quelli che dimostrano di aver apprezzato, con applausi e complimenti. Non era un live semplice, da eseguire e da seguire; e non lo era soprattutto per una disabitudine del pubblico a un ascolto attento, silenzioso e intimo, specie se chi si mette alla mercé della folla non è un affermato cantautore da duemila euro a serata ma un ragazzo agli esordi, con infinita passione e voglia di urlare al mondo un pezzo di se.

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Dovremmo imparare a vivere nella consapevolezza che non saremo in eterno, imparare a fermarci, cogliere e goderci ogni momento di questa esistenza effimera. Dovremmo impararlo davvero e per poco più di un’ora, Santilli, non ha fatto altro che ricordarlo a noi, che abbiamo saputo ascoltarlo, con la sua voce incantevole e una manciata di parole cariche di energia e voglia di essere in eterno.

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Before Bacon Burns – Mani [FREE DOWNLOAD]

Written by Anteprime

In esclusiva per Rockambula Webzine, eccovi “Mani” in free download, primo estratto dal nuovo disco dei Before Bacon Burns, in uscita in autunno per Discipline, etichetta indipendente di Garbo e Luca Urbani.

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Goran Bregovic, Calcutta & Paolo Tocco (Pescara 04 settembre 2016)

Written by Live Report

La chiusura dell’estate musicale pescarese regala ai cittadini, ai turisti e a tutti quelli che, come me, hanno macinato chilometri per esserci, una giornata carica di appuntamenti gratuiti per tutti gusti e di forti emozioni e divertimento. Almeno tre gli eventi, non direttamente collegati tra loro, ci hanno accompagnato già dal pomeriggio fino alla sera non troppo inoltrata visto il relativo rispetto degli orari previsti per i concerti. Alle ore diciassette, presso la libreria Feltrinelli, il produttore, promoter e cantautore chetino Paolo Tocco fa il suo ingresso in punta di piedi nel mondo della letteratura presentando l’opera prima edita da Tabula Fati, Il Mio Modo di Ballare, raccolta di racconti che sono trasposizione delle canzoni del suo fortunato ultimo album, dallo stesso titolo, particolarmente apprezzato dalla critica (me compreso) tanto da finire tra i finalisti del Premio Tenco. La presentazione è impreziosita da un live acustico per il quale, l’artista, sceglie la sua voce, una chitarra e due musicisti che saranno gli stessi del prossimo disco del musicista abruzzese già in fase di preparazione. L’esecuzione dei brani è alternata a un reading di estratti dei racconti a cura dell’attore Massimiliano Elia e alle domande dei giornalisti e moderatori Donato Zoppo e Luca Pompei. I pezzi già noti dell’album sono riproposti spesso con arrangiamenti che donano loro nuova vitalità e distolgono l’attenzione da un’esecuzione non sempre impeccabile. Del resto il protagonista oggi non è tanto la musica quanto le parole ed è proprio Massimiliano Elia a creare la giusta atmosfera per farci appassionare, emozionare e tutt’altro che annoiare nonostante la durata dell’esibizione che arriva a quasi due ore. Il momento più toccante si ha con la dedica al padre, oltretutto presente e in lacrime; è stato proprio lui a suggerire involontariamente il titolo dell’opera quando cercò ingenuamente di giustificare la sua impossibilità a camminare e muoversi come una volta. Non mancano momenti di critica velata da parte dei moderatori e di autocritica, come quando si fa notare l’accostamento impossibile tra architettura romanica e ambientazione a stelle e strisce o quando si fa cenno all’uso di nomi stranieri per “scenografie” italianissime, ma la grande umiltà e simpatia di Paolo Tocco riescono sempre a far scivolare talune incongruenze o eccessive licenze poetiche in un’aura di magia e umanità. Come lui stesso ammetterà, non ha la presunzione di credersi scrittore nel senso professionale e artistico del termine come non ne ha di essere un cantante. È soltanto un essere umano con diverse cose da dire e tanta voglia di dirle, senza mai svelarsi troppo ma cercando di colpire al cuore dalle più disparate prospettive. Il disco è riuscito nel suo intento, per il libro dobbiamo aspettare almeno il tempo di leggerlo.

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Chiusa la presentazione tocca spostarsi verso il mare. Due sono gli avvenimenti che si svolgeranno di lì a poco quasi in contemporanea: da una parte c’è la festa dei Giovani Democratici con l’inspiegabile fenomeno di massa Calcutta e, ad aprire, I Missili, giovane, allegra e interessante formazione Pop Rock abruzzese messasi in evidenza con l’album Vitamine del 2014 edito da V4V Records. A qualche centinaio di metri, nell’Arena del Mare, c’è Bregovic, con la sua Wedding & Funeral Band. Faccio la mia scelta e, nonostante avessi già visto in passato un suo spettacolo, ma mai quello di Calcutta, mi reco dall’artista serbo occupando posto nelle retrovie, con i piedi nella sabbia e il palco dritto davanti a me. La World Music di Goran Bregovic è quella che conosciamo, lo show non si discosta affatto da quello che ricordavo, i suoi pezzi più noti sono tutti palesati, i fiati, le percussioni, le voci regalano un momento comunque unico a tutti i presenti; ragazzi sdraiati sulla spiaggia, adulti che non riescono a stare fermi e tanti bimbi che ballano come pazzi, per la gioia del genio di Sarajevo (del resto il tour ha il titolo Chi non Diventa Pazzo non è Normale). La scelta della regione Abruzzo nell’ambito Open Day (progetto di promozione turistica voluto dalla presidenza della Giunta regionale “per far crescere la competitività dell’Abruzzo” con la collaborazione dell’amministrazione comunale di Pescara e di Banca Intesa) di finanziare e dare voce a Bregovic si rivela indovinata non tanto o non solo per l’atmosfera di festa che è riuscito a creare ma anche per la sensibilità e l’acutezza con la quale tocca temi importanti come l’integrazione o la guerra. Durante la serata viene anche promossa la raccolta fondi avviata dalla regione a sostegno delle popolazioni colpite dal sisma (se volete dare una mano, il conto corrente è 1034127231 intestato a “Regione Abruzzo – Pro Sisma 2016”, codice Iban IT-73-A-07601-03600-001034127231) secondo modalità probabilmente rivedibili, almeno per aumentare la partecipazione dei presenti; alla fine poco conta se l’ovvia conclusione del concerto si avrà con la sua nota versione di “Bella Ciao”, poco conta se la Festa dell’Unità dei Giovani Democratici è da tutt’altra parte, poco conta se non tutti gli astanti si sentono rappresentati dal famoso canto popolare partigiano. La sabbia salta via dai piedi nudi dei ragazzi, le braccia volano verso il cielo, la danza collettiva resuscita uno spirito di partecipazione e solidarietà che non si vedeva da qualche tempo e anche se non tutti sono mossi da sincero trasporto ma piuttosto dalla voglia di fare “casino” il risultato è di quelli che ci rimarranno nel cuore a lungo.

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Finito il concerto, mi fiondo verso Calcutta, sperando, per una volta, che gli orari non siano rispettati e riesca a vedere la conclusione del live. Arrivo e mi accorgo che le mie speranze possono andare e farsi fottere ma comunque posso scambiare quattro parole con i ragazzi che hanno organizzato e visto il concerto. C’è profonda delusione, mi dicono. Il concerto è durato pochissimo, è costato un sacco, avrà cantato quattro canzoni, oltretutto malissimo e si è rivelato anche tutt’altro che disponibile, rinunciando a incontrare i suoi fan con la scusa che non ama il contatto fisico. Del resto non è un obbligo, per chi suona, darsi in pasto alle folle ma il giudizio sulla sua esibizione mi lascia soddisfatto della scelta di essere altrove e, tutto sommato, sembra confermare tutto quello che temevo circa l’eccessivo, inutile, sconsiderato fragore intorno ad un ragazzo senza troppo talento che si è trovato al posto giusto al momento giusto. Il bilancio della serata resta positivo e, per ora, lasciamo da parte le critiche sulla contemporaneità di eventi di grande risonanza, non solo di Calcutta e Bregovic ma anche con la serata Aquilana, il Jazz Italiano per Amatrice. Per una volta, siamo contenti della vasta possibilità di scelta e dell’abbondanza. Presto torneremo ai piccoli e appassionati concerti nei minuscoli club di provincia e a “emigrare” verso le grandi città del nord per assistere a qualcosa d’importante che, nella mia regione, non si trova con troppa frequenza quando il sole si fa più mite e la brezza della sera si trasforma in un freddo pungente. Oggi mi godo il fresco ricordo di una caldissima giornata sulla riva del mare pescarese.

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President Bongo – Serengeti

Written by Recensioni

Perché un artista islandese dovrebbe narrare in note terre tanto lontane fisicamente e idealmente? La risposta è nella definizione che Stephan Stephenson (suo vero nome) si è cucito sulle spalle: lui è un carpentiere emozionale e in quanto tale non può che superare ogni sorta di limite per costruire addosso a ognuno di noi l’emotività voluta. Se a qualcuno il nome President Bongo non ha detto nulla, considerando anche che questo è un disco d’esordio, il succitato nome di battesimo dovrebbe ricordarvi una band fondamentale per l’Elettronica nordica che si è sviluppata dai Novanta. Il nostro President è stato, infatti, dalla formazione al 2015 uno dei membri dei GusGus, band di Reykjavik che ha brillantemente esplorato territori vasti dall’House alla Techno, dal Trip Hop all’Elettronica passando per il Pop più “sintetico”.

Se non lo avete capito dall’incipit, Serengeti (disco uscito nell’ottobre 2015 ma, in edizione italo-francese con bonus, nel 2016) narra dell’Africa e, più nello specifico, dell’annuale e mastodontica migrazione dei mammiferi nella regione orientale del continente, raccontando attraverso una miscela molto aderente al concetto dell’opera, la ciclicità eterna di tale spostamento, in apparenza sempre uguale a se stesso ma in realtà ogni volta difforme a causa di diverse condizioni climatiche e non, piccole variazioni che rendono ogni esperienza unica. Quasi a esprimere e ampliare uno dei concetti fondamentali di Eraclito, President Bongo vuole esprimerci tutta la forza del mutamento, del cambiamento e del divenire anche quando l’apparenza sembra suggerire un’illimitata reiterazione del momento.

Per esprimere tutto questo, l’artista islandese sceglie strumenti tutto sommati simili a quelli usati nel progetto GusGus ma il risultato è certamente differente, molto più teso verso un’Ambient e un’Elettronica old style, di chiara ispirazione Eno e con elementi etnici e Afro Jazz che tanto ricordano i Dead Can Dance, oltre ad elementi Folk, Blues e Neo Classic (“Levante”) ed è proprio questa varietà che finisce per fare da legante tra le terre gelate del nord e il Serengeti.

Nonostante i pezzi siano stati scritti tra paese d’origine, New York e Berlino, il riferimento al continente nero non è solo frutto del suo ingegno ma deriva anche dall’esperienza che l’autore ha fatto su queste terre cariche di vita e musica ancestrale; e la scelta di questa terra è anche un omaggio alla sua musica che in fondo è la genesi di tutto quello che abbiamo oggi.

In atto di ossequio all’Italia, gli otto brani che rappresentano un diverso momento di questa grande migrazione, a volte attimi, a volte intere giornate, hanno tutti il nome di venti italiani (l’autore è affascinato da come ogni nostro vento prenda nome diverso secondo la provenienza cardinale) e lo stesso nome non è stato scelto a caso ma con riferimento alle caratteristiche del vento stesso e a come queste si legano con il suono del brano.

Serengeti è un disco complesso nella sua genesi e non semplicissimo all’ascolto, variegato e multiforme, la cui descrizione è fondamentale per comprenderlo al meglio. Allo stesso tempo è opera di pregio assoluto, con alcuni spunti strepitosi, decisamente in grado di esprimere tutto quello che si era preposto in fase di scrittura. Non aggiungerà molto al panorama nel quale possiamo inserirlo ma il pregio e la cura con cui è realizzato e la resa all’ascolto ne fanno uno dei migliori dischi dell’anno passato che noi poveri italiani possiamo goderci nell’anno in corso.

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Erica Mou live Sunset 1460m – Musica & Natura “un legame in alta quota” | Calascio (AQ), 05.08.2016

Written by Live Report

La riscoperta delle parole di uno che l’Abruzzo l’ha descritto egregiamente l’ho iniziata a Pescara il mese scorso, una sera in cui la colonna sonora d’eccezione erano i Blonde Redhead.

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Daniele Silvestri @ Estatica | Pescara, 08/08/2016

Written by Live Report

Sono le 21:30 quando le luci si accendono e Daniele Silvestri sale sul palco del Porto Turistico di Pescara cominciando il concerto sulle note di “Marzo 3039”, e via ad alternarsi canzoni che almeno due generazioni di noi conoscono benissimo.
Silvestri si dimostra in ottima forma e passa abilmente da brani eseguiti con la chitarra a canzoni più intime che lo vedono alla tastiera. “Strade di Francia”, “Ma che discorsi”, “Le cose in comune”, “Sempre di domenica” fino a “La guerra del sale”, con le immagini di Caparezza proiettate sul maxi-schermo sullo sfondo.
Poi c’è anche un momento molto serio. Tre brevi filmati vengono proiettati alle sue spalle: il tema del primo è il diritto di voto alle donne, poi compare Enrico Berlinguer che parla di giustizia sociale, infine un intervento tratto dal Gay Pride. A seguire “A bocca chiusa” e “L’uomo col megafono”.
Ma la serata è ancora lunga! Daniele prende una chitarra, ci dice che suonerà qualcosa a sorpresa, inizia a muovere le dita sulle corde e i migliori romantici in un momento riconoscono un pezzo degli Otto Ohm: regalando un grande sorriso agli spettatori pescaresi appare Vincenzo Leuzzi detto ‘Bove’ sale e intona insieme a Daniele le sue “Strade inquiete” e “Fumo denso”, e poi ancora “A me ricordi il mare” e “Il mondo stretto in una mano.” Poi si congeda, e Daniele continua sulle note dei suoi grandi classici come “Gino e l’alfetta”, “Salirò”, “Testardo” e l’immancabile “Occhi da orientale”.
Sono già più di due ore che si suona a Pescara, e ormai dopo il bis pensiamo tutti che sia arrivato il momento dei saluti. E invece no! Iniziano le canzoni a richiesta! “L’autostrada”, “Samantha”, poi Silvestri lancia un tappo tra il pubblico: alla persona che lo afferra tocca scegliere ancora un pezzo, la scelta cade su “La paranza”, e via tutti a ballare.
Si chiude con “Aria” e il grande classico, “Cohiba”. Il pubblico è entusiasta. I musicisti si abbracciano, grandi sorrisi ed un inchino finale verso il pubblico.
Grazie Daniele, con le tue quasi tre ore di concerto ci hai regalato una serata strepitosa.

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Quanto è Rock una bestemmia?

Written by Articoli

È il 30 luglio del 2016 in una piazzetta di un paesino di provincia; sotto il palco del festival Streetambula c’è tanta gente, sopra il palco è appena salito Giorgio Canali. L’ex chitarrista dei Csi impiega molto a lanciare una sonora bestemmia; noi sappiamo che è fatto così, sapevamo che avrebbe fatto così e quella non sarà la prima ma neanche l’ultima imprecazione della sera. La maggior parte dei presenti non ci farà neanche caso ma, in quella piazza, c’è qualcuno cui la cosa non va affatto giù.

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Chi suona stasera – Mini guida alla musica live | Agosto 2016

Written by Eventi

DANIELE SILVESTRI
08/08 @ Porto Turistico, Pescara per Estatica
18/08 @ Arena Masseria Ospitale, Lecce
19/08 @ Banchina San Domenico, Molfetta (BA)
22/08 @ Piazza Calvario, Ariano Irpino (AV) per Ariano Folkfestival
Nuove tappe per il cantautore romano coi suoi sempre coinvolgenti spettacoli dal vivo a supporto del suo ultimo lavoro in studio, Acrobati, uscito nel Febbraio di quest’anno.

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NADA
08/08 @ Piazza Roma, Cison di Valmarino (TV) per Artigianato Vivo
09/08 @ Ex Convento delle Clarisse, Caramanico Terme (PE) per Ambiente Rock
10/08 @ Montecorsaro (MC) per Mind Festival
11/08 @ La Cerreta Country House, Omignano Cilento (SA)
Accompagnata dagli …A Toys Orchestra la signora Malanima, artista consolidatasi nel tempo grazie alla sua grande credibilità artistica, rimescolerà le carte del suo ultimo L’Amore Devi Seguirlo.
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DAUGHTER
09/08 @ Piazza Castello, Sesto al Reghena (PN) per Sexto’Nplugged
La band della giovane Elena Tonra, sicuramente una delle migliori penne (e voci) che un certo tipo di Indie Pop abbia conosciuto negli ultimi anni.
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NEUROSIS
11/08 @ Area Feste di Via Serenissima, Brescia per Festa di Radio Onda d’Urto
Allora, questa band nella sua storia (ormai quasi trentennale) ci ha regalato dischi come Enemy of the Sun, Through Silver in Blood, A Sun That Never Sets, The Eye ofEvery Storm e la splendida collaborazione con Jarboe creando un sound veramente unico, per giunta in apertura suoneranno i Bachi da Pietra, serve altro?
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THE CHEMICAL BROTHERS
12/08 @ Stadio Adriatico, Pescara per Pescara Rock
E dai su, è estate, vi lasciamo anche un consiglio un po’ più danzereccio rispetto ai nostri standard, questa data unica italiana dei padrini del Big Beat, i fratellini chimici Tom Rowlands e Ed Simons. Al live elettronico del duo seguirà l’after show di Gramatik.
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AFRICA UNITE
12/08 @ Piazza Umbeto I, San Martino in Pensilis (CB)
13/08 @ La Darsena, Castiglione del Lago (PG)
14/08 @ Arena Concerti, Majano (UD) per Festival di Majano
19/08 @ Arena Mare, Bolgheri (LI) per Bolgheri Melody
26/08 @ Parco Sant’Agostino, Abbasanta (OR)
27/08 @ Piazza di Pattada (SS)
28/08 @ Campo Volo, Reggio Emilia per FestaReggio
29/08 @ Parco Le Stanze, Trescore Balneario (BG) per Bum Bum Festival
Indubbiamente l’estate è anche il periodo dell’anno più associabile al Reggae e dunque come non consigliare anche i non pochi concerti che la band di Bunna e Madaski, vera istituzione nostrana del genere, terrà in giro per lo stivalozzo? Good vibrations!
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CHELSEA WOLFE
14/08 @ Parco Pubblico Luigi Montauti, Castellina Marittima (PI) per MusicaW Festival
La dark lady di Sacramento è una delle più sensazionali e profonde esperienze che l’ultimo decennio di musica ci abbia regalato, Goth, Folk, Drone, Metal, Rock sperimentale e non da meno un fascino fuori dal comune. Unica data italiana (gratuita) per godere del suo ultimo lavoro, Abyss, dato alle stampe lo scorso anno. In apertura l’abrasivo duo Hate & Merda.
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MONO
16/08 @ Parco Pubblico Luigi Montauti, Castellina Marittima (PI) per MusicaW Festival
Nello stesso luogo, ed ancora gratuitamente, sarà possibile trovare il Post Rock della grandissima band giapponese guidata da Takaakira “Taka” Goto. Le loro composizioni sono vigorose e malinconiche ma soprattutto molto cariche di emotività. Torneranno dalle nostre parti a Novembre, dopo la pubblicazione di Requiem For Hell (produzione firmata Steve Albini) disponibile dal 14 Ottobre, e lo faranno in compagnia degli Alcest, il cui nuovo album Kodoma vedrà luce il prossimo 30 Settembre. In apertura lo Stoner degli Zippo.
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PETER HOOK AND THE LIGHT
17/08 @ Anfiteatro Romano, Lecce
18/08 @ Piazza Buozzi, Giulianova (TE) per Disorder Music Fest
Lo storico bassista dei Joy Division ci riproporrà i migliori brani della leggendaria band guidata da Ian Curtis nonché altre perle firmate New Order. Praticamente la storia del Post Punk della New Wave e del Synth Pop.
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C’MON TIGRE
24/08 @ Piazza San Benedetto, Polignano a Mare (BA) per PerSe Visioni
Due, nessuno e centomila. Jazz, Afro, Funk, Dub, ed un mar Mediterraneo, con tutta la sua calma e con tutte le sue onde, per un live assolutamente da non perdere.
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KAMASI WASHINGTON
25/08 @ Circolo Magnolia, Segrate (MI)
26/08 @ Anfiteatro Del Venda, Galzignano Terme (PD)
27/08 @ Locorotondo (BA) per Locus Festival
Il grande sassofonista, autore con The Epic di una delle migliori uscite dello scorso anno e collaboratore di svariati artisti di livello tra i quali Wayne Shorter, Herbie Hancock e Stanley Clark, sarà nel nostro paese per 3 irrinunciabili date col suo Black Jazz avanguardistico e visionario.
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JOHN CARPENTER
26/08 @ Ex Fabbrica INCET, Torino per Todays Festival
28/08 @ Auditorium Parco della Musica, Roma
Il leggendario regista horror dopo aver composto le colonne sonore per la quasi totalità dei suoi film ha negli ultimi due anni alimentato la sua passione per la musica partorendo i due Lost Themes e da pochi mesi, all’età di 69 anni, ha iniziato il suo primo tour. Sintetismo dall’animo Rock per 2 meravigliose notti di terrore. A Torino segnaliamo l’apertura affidata al sempre piacevolissimo Paolo Spaccamonti.
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THE JESUS AND MARY CHAIN
27/08 @ Spazio 211, Torino per TOdays Festival
Data unica italiana per la band scozzese dei fratelli Reid, band culto degli anni 80 riunitasi lo scorso anno per il trentennale del suo capolavoro Psychocandy ed inprocinto di pubblicare nuovo materiale inedito a quasi vent’anni dal loro ultimo disco in studio. My Bloody Valentine, Ride, Loop e tanti altri a questa band devono davvero molto.
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