Webzine Tag Archive

C’mon Tigre @ Monk Club, Roma 10/03/2016

Written by Live Report

Quella del misterioso collettivo C’mon Tigre è una storia fatta di molti sensi e poche parole. I suoi componenti sembrano non sentire alcuna necessità di associare i propri nomi alle esperienze sonore che ci regalano, figuriamoci poi le proprie sembianze. Eppure sono ben attenti a non trascurare le altre sfere sensoriali, e le immagini con cui veicolano il loro giovane progetto sono molte e vivide, gran parte delle quali legata al maestro Gianluigi Toccafondo.

La lezione che un album come C’mon Tigre ci insegna è probabilmente quanto di più urgente l’arte contemporanea tutta ha l’obbligo morale di esternare: il bacino del Mediterraneo non è mai stato un percorso a senso unico verso nord. I C’mon Tigre lo dicono nella maniera meno retorica che esista, confezionando in note un colloquio tra civiltà, con una firma artistica che già in sé è un riuscito mélange. Il concept del progetto è compiuto e coerente sin dal videoclip di “Federation Tunisienne de Football”, primo singolo estratto. Da quella prima realizzazione ad opera del maestro Toccafondo è nata una proposta live diversa da quelle con cui i C’mon Tigre hanno girato l’Europa dal 2014 ad oggi, che lega a doppio filo musica e pittura.

Lo stato di grazia in cui resterò per tutta la serata inizia entrando in sala e scoprendo che la performance ce la godremo da seduti. Per un live come questo – e da un giovedì sera che arriva dopo una settimana di lavoro che è sembrata interminabile – non potrei chiedere di meglio. Davanti al palco della sala del Monk Club questa sera c’è una piccola platea fatta di tappeti e confortevoli divanetti (e di sedie di plastica per i più sfigati in fondo, spiacente). Bisogna mettersi comodi perché c’è un elemento in più da metabolizzare: le pennellate di Toccafondo davanti alle sagome dei C’Mon Tigre, proiettate su di un telo trasparente dietro al quale i musicisti si disporranno da qui a poco.

Lo sforzo di Frase nel pronunciare la “r” mediterranea di tigre è notevole quanto apprezzabile. Il songwriter canadese annuncia l’arrivo della band dopo un quarto d’ora di gradevole opening act a base di Soul funkeggiante, interagendo col pubblico in sala che si gode i brani del suo EP Daggers & Shields e qualche cover, tra cui una “No Diggity” che occhieggia furba alla versione di Chet Faker e conquista l’attenzione senza sforzi.

L’atmosfera si ribalta e si fa solenne con l’ingresso dei C’mon Tigre, che calcano la scena in silenzio, lasciando alla musica l’onere di introdurli. Si levano le note di “Rabat” a luci ancora spente, qualche tocco di colore prende forma sul telone per danzare sui contorni dei performer, finchè si levano erotici i fiati di “Fan for a twenty years old human being” che costringono alla resa e danno inizio all’incantesimo. Sprofondo nel mio posto in seconda fila e lascio che i fiati incantatori si portino via la stanchezza di una settimana intera come fosse un serpente a sonagli, ed io una cesta che si svuota per far spazio all’energia sensuale dei riff esotici e ossessivi.

aaa IMG_3298

All’anonimo duo originario si uniscono stasera altri quattro elementi, a completare con ottoni, percussioni e xilofono le peripezie di chitarra e synth. D’altronde la congrega non ha mai avuto bisogno di affidarsi a parole di presentazione, bypassando la questione con l’approccio diretto dai due anonimi deus-ex-machina, unito a molti benefici apporti dalle provenienze sonore e geografiche più disparate, dal Jazz internazionale all’estro italico del compianto Enrico Fontanelli  degli Offlaga Disco Pax.

World music tra le più melliflue si disperde in sala con “Commute” e il frusciare delle sue percussioni sul morbido giro di chitarra. Il colore che volteggia sul telone narra la fiaba di Pinocchio con pochi tratti essenziali, rosso MangiaFuoco, il nero di lunghe orecchie d’asino, blu come un’avventura di cui pentirsi. Il lamento ovattato di “December” in risonanza con il tintinnare dello xilofono sembra quello di un Patrick Watson che vaga abbacinato in un deserto mediorientale, poi irrompe il jazz notturno di “A World of Wonder” ed è un’ipnosi collettiva. 
Nessun flusso dal palco se non la musica e qualche inchino ma la platea sembra non avvertire alcun bisogno di forme di comunicazione che non siano questa malìa catartica. L’atmosfera muta col Funk di “Federation Tunisienne de Football” e le tinte sature delle creature di Toccafondo che si impossessano della scena, “Life as a Preneed Tuxedo Jacket” è una session trascinante degna dei Goat più disinvolti ed eleganti.

aaaaIMG_3265

Solo un paio di fischi interrompono l’ipnosi collettiva, ma tutto sommato stasera l’acustica è ben al di sopra delle aspettative.
Ci si scrolla via il torpore godereccio solo per affrettarsi a richiamarli tutti on stage. L’encore è morbido e spontaneo. Gazze nere si stagliano su “Malta” e si alternano a versi trafugati da Pasolini, riconducendo gli umori all’equilibro del principio.

Magro premio di consolazione per gli assenti: su Youtube c’è il video integrale della performance ma la qualità audio non rende affatto giustizia ai Nostri. Non guastatevi la sorpresa, ignoratelo e tenetevi pronti per il prossimo giro.
Un live dei C’mon Tigre e un paio di birre grandi sono il miglior anestetico contro i pensieri sgradevoli. Qualcuno più bravo di me ha detto che la felicità è fatta di attimi di dimenticanza.

Read More

Cosimo Morleo – Ultreya

Written by Recensioni

Non so se sia mai nato un nuovo David Sylvian in Italia (a parte forse Andrea Chimenti), ma se così fosse indicherei come primo nome il cantautore torinese Cosimo Morleo. Dopo essersi dedicato a lungo alla musica antica e barocca e alla regia teatrale arriva nel 2012  l’attesissimo esordio Geni Dominanti (Controrecords/ NewModelLabel) prodotto da Enrico Fornatto (Alberto Fortis) e che ha visto la collaborazione di Exir Gennari (Tribà, Fratelli di Soledad), Gianfranco Nasso (Mambassa) e Andrea Rosatelli (Simone Cristicchi, Chiara Civello). Oggi torna con Ultreya, disco anticipato dal singolo “Fonteyn (Madame)”, in cui l’artista piemontese affronta il delicato tema del bullismo omofobico. Cosimo Morleo si era già schierato in passato al fianco del movimento Glbt con “Turing”, brano contenuto in Geni Dominanti, ma pur essendo passati alcuni anni la società italiana appare ancora troppo “chiusa” nei confronti degli omosessuali ed ecco quindi che la musica può giocare un ruolo fondamentale a livello di comunicazione per lanciare un messaggio di uguaglianza che si auspica arrivi presto. Ultreya però affronta anche altri temi delicati quali gli amori clandestini con “Kavafis”, che è ovviamente ispirata dal famoso poeta greco (nato e morto però ad Alessandria d’Egitto). Credetemi quando vi dico che qui la raffinatezza è di casa , già dalle prime note della canzone. Tuttavia Morleo raggiunge l’apice sicuramente in “Mr Thoreau”, questa volta dedicata al celebre filosofo statunitense che visse a fine ottocento. Riferimenti quindi anche ai grandi testi letterari, per un prodotto destinato a un pubblico colto che di certo non segue i talent show. Riferimenti anche ai fatti di cronaca e al film documentario “Io Sto Con la Sposa” in “La Sposa”. Un Pop elegante e mai banale, un po’ retrò, un po’ tipicamente anni ottanta ma anche proiettato al futuro. Che siano queste le nuove direzioni da intraprendere? C’è anche una cover fa le nove tracce contenute nel disco, “Per Una Bambola”, brano scritto da Maurizio Manzi, interpretato da Patty Pravo e portato a Sanremo nel 1984. Trent’anni circa quindi separano la versione originale da quella proposta da Cosimo Morleo. Di differenze se ne notano tante, di affinità altrettante, ma anche il fan più incallito della “ragazza del Piper” non rimarrà deluso. “Retròromantico” è pura poesia sonorizzata; un basso alla Mick Karn e chitarre alla Alberto Radius coesistono nello stesso universo intrecciandosi con il violino di Sergio Caputo. Se Mango fosse ancora vivo sarebbe stato invece l’interprete perfetto per il brano “Un film di Godard”. Sarebbe stato interessante se il più grande cantautore lucano di sempre avesse potuto ascoltare il pezzo e magari duettare con Morleo. “Desiderantes” è l’ultimo brano in italiano, uno sguardo verso il cosmo e le stelle, con l’amore come tema ricorrente. Chiude il disco “Leave The Boy Alone”, composta per il film di Giovanni Coda in uscita nel 2016 “Bullied to Death”, scritto a quattro mani con Maddalena Bianchi, che affronta il tema del bullismo. Curiosamente “Ultreya” è un’antica parola usata dai pellegrini durante il cammino di Santiago in epoca medioevale che significa “Vai oltre, sempre più avanti”. Ecco, questo è l’invito che rivolgiamo a Cosimo Morleo. La strada intrapresa è quella giusta. Sarà importante non smarrire la retta via, perché oggi come oggi molti non guardano più al nostro patrimonio artistico e cercano ispirazione altrove. Morleo invece non ha avuto paura di confrontarsi persino con un mito vivente come Patty Pravo e ciò lascia solo ben sperare per il suo futuro.

Read More

Chi Suona Stasera – Mini guida alla musica live | Aprile 2016

Written by Eventi

“Chi suona stasera?”. Sarà capitato ad ogni appassionato di musica live di rivolgere ad un amico o ricevere dallo stesso questa domanda. Eh già, chi suona stasera? Cosa c’è in giro? Se avete le idee poco chiare sugli eventi da non perdere non vi preoccupate, potete dare un’occhiata alla nostra mini guida. Sappiamo bene che non è una guida esaustiva, e che tanti concerti mancano all’appello. Ma quelli che vi abbiamo segnalato, secondo noi, potrebbero davvero farvi tornare a casa con quella sensazione di appagamento, soddisfazione e armonia col cosmo che si ha dopo un bel live. Ovviamente ci troverete dei nomi consolidati del panorama musicale italiano ed internazionale, ma anche tanti nomi di artisti emergenti che vale la pena seguire e supportare. Avete ancora qualche dubbio? Provate. Non dovete fare altro che esserci. Per tutto il resto, come sempre, ci penserà la musica.

GIORGIO CANALI & ROSSOFUOCO
1/04@Tender Club, Firenze
8/04@I Candelai, Palermo
9/04@Retronouveau, Messina
10/04@Cafè Retrò, Lamezia Terme (CZ)
14/04@Serraglio, Milano
16/04@The Cage, Livorno
21/04@Officine Corsare, Torino
22/04@Druso, Ranica (BG)
28/04@Ribalta, Vignola (MO)
29/04@Monk Club, Roma
Fedelissimo alla linea il rojo sarà in tour per promuovere il nuovo Perle per Porci,disco di ricercatissime cover
[ASCOLTA]

STEVE WYNN 
3/04@Spazio MAVV, Vittorio Veneto (TV)
4/04@Freakout, Bologna
5/04@Freedom Book and Music Bar, Bellizzi (SA)
6/04@Godot Art Bistrot, Avellino
7/04@Teatro Rossetti, Vasto (CH)
8/04@Sidro Live Club, Savigliano sul Rubicone (FC)
9/04@Ex Cinema Aurora, Livorno
10/04@Lo-Fi, Milano
11/04@Bookique, Trento
12/04@Tempio di san Giovanni Battista, San Gemini (TR)
13/04@Arci Progresso, Firenze
Una delle voci e delle chitarre made in U.S.A. più prestigiose sin dagli anni 80 coi suoi Dream Syndicate in un lungo tour italiano
[ASCOLTA]

PAOLO SPACCAMONTI
12/04@El Chupito Bar, Perugia
13/04@Dal Verme, Roma
14/04@Sound Music Club, Frattamaggiore (NA)
15/04@Godot Art Bistrot, Avellino
16/04@C.S.A. Depistaggio, Benevento
17/04@Respirare Sinapsi, Oppido Lucano (PZ)
21/04@Dong, Recanati (MC)
28/04@Red Noise, Reggio Emilia
Le sperimentazioni del bravo chitarrista torinese e del suo acclamato Rumors uscito lo scorso anno in giro per il Bel Paese
[ASCOLTA]

SONS OF REVOLUTION 
2/04@Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
I Figli della Rivoluzione arrivano da Teramo ed esporteranno il loro sound in nuove mete abruzzesi
[ASCOLTA]

ESERCIZI BASE PER LE CINQUE DITA
9/04@Garbage Live Club, Pratola Peligna (AQ)
Dietro un nome così insolito si nasconde in realtà un solo soggetto, Giovanni Spaziani, autore del recente Disboscamenti
[ASCOLTA]

L’OFFICINA DELLA CAMOMILLA
8/04@La Claque, Genova
9/04@100dieci, Perugia
14/04@Teatro Quirinetta, Roma
15/04@Smav, Santa Maria a Vico (CE)
16/04@I Candelai, Palermo
23/04@Circolo Magnolia, Segrate (MI)
24/04@Deposito, Pordenone
30/04@The Cage, Livorno
Francesco De Leo parte col tour del suo recentissimo Palazzina Liberty e con le sue inedite sonorità
[ASCOLTA]

THE CHAMALEONS
6/04@Arci Zone K, Ferrara
7/04@Urban Live Music Club, Perugia
8/04@Traffic Club, Roma
9/04@App Colombofili, Parma (con The Danse Society)
10/04@Padiglione 14, Collegno (TO)
La band Post-Punk Darkwave inglese autrice nell’83 del mitico Script of the Bridge torna in tour nel nostro Paese
[ASCOLTA]

FUZZ ORCHESTRA 
1/04@Dong, Recanati (MC)
2/04@Benicio, Giavera del Montello (PD)
3/04@Freakout Club, Bologna
8/04@Karemaski Multi Art Lab, Arezzo
9/04@Arcipelago, Cremona
10/04@ARCI Bolognesi, Ferrara
15/04@Circolo Libero Pensiero, Lecco
16/04@Blah Blah, Torino
22/04@Viaroma 17, Vicenza
23/04@Wave, Misano Adriatico (RN)
29/04@Astro Club, Pordenone
Altro tour con nuova uscita, questa volta per la Fuzz Orchestra ed il suo Uccideteli Tutti! Dio Riconoscerà i Suoi
[ASCOLTA]

MICAH P. HINSON
10/04@Circolo Magnolia, Milano
11/04@Cinema Massimo, Torino
12/04@Bronson, Ravenna
13/04@Monk Club, Roma 14 Zut!, Foligno (PG)
15/04@Spazio Aereo, Venezia
Lo Storyteller di Memphis in concerto con la sua band per 6 date italiane
[ASCOLTA]

WILLIAM BASINSKI
12/04@Superbudda, Torino
13/04@Sala dei Giganti di Palazzo Liviano, Padova
15/04@Ex Dogana, Roma
16/04@Sala Vanni, Firenze
17/04@Santeria Social Club, Milano
Appuntamento assolutamente imperdibile con il grande compositore sperimentale statunitense che presenterà la sua nuova composizione A Shadow in Time, requiem in memoria di David Bowie. Nelle date di Torino e Milano ad aprire per Basinski sarà Paul Beauchamp autore lo scorso anno dell’ottimo Pondfire
[ASCOLTA]

GANG OF FOUR
2/04@Spazio 211, Torino
Post Punk e New Wave ma dallo spirito Funk, autori dei mitici Entertainment e Solid Gold
[ASCOLTA]

THE NECKS
13/04@Teatro Nuovo, Salerno
Il trio australiano con il suo Impro Jazz Rock è sicuramente tra le cose più belle che la musica ci abbia regalato negli ultimi trent’anni, imperdibili
[ASCOLTA]

BOLOGNA VIOLENTA
1/04@Circolone, Legnano (MI)
2/04@House of Melancholia Fest, Savignano (FC)
15/04@No Cage, Prato
16/04@Onda Sonora, Angri (SA)
17/04@Mat, Terlizzi (BA)
18/04@Scumm, Pescara
22/04@Fabrik, Cagliari
23/04@The Hor, Sassari
28/04@Zazzabar, Carpi (MO)
29/04@Spazio 211, Torino
30/04@Luca’s Bar, Tezze Sul Brenta (VI)
Comincia ad aprile il tour di Discordia, il primo full-length della nuova formazione Manzan/Vagnoni.
[ASCOLTA]

IL PUGILE
6/04@‪‎Diagonal‬, Forlì
16/04@Magazzino sul Po, Torino
23/04@The Family Circolo di Albizzate, Varese
29/04@Torino Jazz Festival, Torino
Il trio torinese è ancora impegnato con il tour di Round Zero, il round n.0 del loro percorso musicale.
[ASCOLTA]

MUGSTAR
8/04@Frame House, Verona
9/4@Arci Taun, Fidenza
10/4@Marac, Milano
12/4@Dal Verme, Roma
14/4@Magazzino Sul Po, Torino
La band inglese toccherà anche il suolo italiano nel tour europeo di Magnetic Seasons, il loro ultimo album
[ASCOLTA]

Read More

10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #01.04.2016

Written by Playlist

The Incredulous Eyes – Red Shot

Written by Recensioni

Una partenza moscia, con mood triste alla “Small Poppies” di Courtney Barnett, più  un nome e un immaginario grafico che rimandano ai Tre Allegri Ragazzi Morti; fatto sta che nella  testa tutte le mie ipotetiche aspettative si concretizzavano in un album dall’attitudine decisamente differente. Red Shot, invece, è un disco che spinge, che  inizia con una serie di tracce corte per poi maturare una complessità musicale in constante evoluzione nell’arco delle sue tredici canzoni. Rock di matrice che ricorda a  momenti i migliori Foo Fighters ma che assomiglia soprattutto ai Royal Blood con l’unico difetto di perdersi sporadicamente in qualche malinconico momento nickelbackiano. Musica da sottobosco indie, locali piccoli e sotterranei, concerti bui e bagnati di sudore, un posto di diritto nelle playlist “alternative” di Spotify. Gli Incredulous Eyes riescono a liberarsi anche da tipici stilemi che affliggono il Rock italiano offrendoci un prodotto dalle sonorità totalmente internazionali, impresa non così scontata nella nostra penisola, senza compiere nulla di eclatante ma presentandosi con un album di ottima fattura.

Read More

Big Cream – Creamy Tales

Written by Recensioni

Eterni Peter Pan, dentro e fuori, ma allo stesso tempo nubilosi e malinconici. Perennemente distratti da chissà cosa per capirsi veramente come per riuscire ad evitare di sporcarsi mangiando un gelato. Ancora oggi li riconosci: entrano in cremeria, ordinano il loro cono e sapendo che si sporcheranno fanno incetta di tovagliolini di carta che finiscono stropicciati in qualche tasca, pronti all’uso; quei tovagliolini sono spesso la loro più grande evoluzione dai tempi in cui ascoltavano Cobain in cuffia col loro buon vecchio walkman e la copertina di questo esordio dei Big Cream li descrive perfettamente.
Sono i ragazzi, oggi quarantenni, cresciuti a pane ed Alternative Rock a stelle e strisce del periodo che dalla prima metà degli Ottanta alla prima dei Novanta segnò le loro giovani esistenze e che questi tre ragazzacci della provincia di Bologna, completamente pazzi per quel periodo hanno deciso, come molti loro attuali colleghi, di riproporci sguazzandoci dentro come se li avessero vissuti. Creamy Tales, prodotto da MiaCameretta per la versione in CD e da More Letters Records per la versione in cassetta (a dimostrazione dell’attaccamento verso quegli anni) è il titolo scelto per questo EP ma il lavoro, per quanto proposto, avrebbe potuto benissimo intitolarsi Superfuzz Bigcream combaciando tra l’altro nel numero dei brani come nella durata con l’EP d’esordio dei Mudhoney.

A onor del vero, l’ispirazione ancor più che dalla band di Mark Arm arriva da Nirvana e Dinosaur Jr., saranno comunque molteplici i riferimenti in ambito Alt Rock statunitense che si incontreranno durante l’ascolto. Il trio ci proporrà dunque un sound centrato sulle tipiche distorsioni del periodo sopra citato spingendo i ritmi fin dove il genere consente tra riff energici immersi in voci e suoni ruvidi ma melodici.
Il tutto verrà chiarificato sin dalla traccia d’apertura una “What a Mess” nella quale non risulterà difficile immaginare i 3 giovani suonare live con alle spalle un bel muro di ampli in pieno stile Dinosaur Jr. (l’impronta della band di J Mascis sarà ripresa anche nel video che accompagna il brano). Il disco non si scosterà mai molto da questi canoni, troveremo semplicemente canzoni il cui stile virerà verso il Grunge più classico (“Sleepy Clood”) o nelle quali sarà possibile trovare sentori di quel Pop Punk d’inizio anni 90 in stile Blink-182 e Green Day (“Sleep Therapy”) e nel caso del brano più a sé stante del lotto (“Slush”) maniere più vicine allo Shoegaze con voce e cori mimetizzati tra gli strumenti che in alcuni frangenti di questo pezzo viaggeranno a velocità meno sostenuta rispetto al resto del disco; in tutto questo non risulterà difficile trovare echi di Pixies per quanto svuotati un po’ della loro fantasia.
I Big Cream non inventano niente e farlo non era assolutamente nelle loro intenzioni, tutto suonerà già sentito, i loro riferimenti saranno sfacciatamente riproposti e miscelati ma in modo maledettamente istintivo e profondamente sentito tanto da farci pensare che Riccardo, Christian e Matteo non potrebbero suonare diversamente. I tre ragazzi, che aspettiamo fiduciosi e con tanto di maglietta macchiata alla prova sulla lunga distanza, in queste sonorità hanno infilato le mani in modo godurioso e frenetico come i bambini le infilano nella cioccolata o nella cesta dei giocattoli e li hanno fatti loro creando questa crema che farsi scivolare addosso è un vero piacere, per chi vent’anni li ha oggi come per chi, troppo distratto per rendersene conto, li avrà per sempre.

Read More

Daniele Silvestri, annunciate le prime date del tour estivo

Written by Eventi

Editors, The Notwist e I Cani, annunciati i primi nomi del Siren Festival 2016

Written by Novità

Avere cura di sé || Intervista a Levante

Written by Interviste

È un pomeriggio di metà settembre, inspiegabilmente afoso per essere a L’Aquila. La scia dell’estate appena trascorsa è di buon auspicio per il live di questa sera, penultima data del tour di Levante, al secolo Claudia Lagona, cantautrice siciliana trapiantata a Torino che deve il successo a uno sconosciuto di nome Alfonso.

Continue Reading

Read More

Sixty Drops – Zodiac [STREAMING]

Written by Anteprime

In anteprima assoluta per Rockambula Webzine, eccovi le tre tracce di Zodiac, il primo Ep della band Trip Hop abruzzese Sixty Drops, capitanata da Jacopo Santilli, voce degli A’ L’Aube Fluorescente. Il collettivo Sixty Drops si completa con Salvatore Carducci (audio engineer/dj/producer ), Daniele Vergni (Borderlike / SlowMotion / SMS con Miro Sassolini dei Diaframma) e Ludovica Mezzadri (Straphon). Il brano “Down the Light Zone”, inoltre, vede la proficua e feconda collaborazione del talentuoso bassista Lorenzo Lucci.

 

Nelumbium

Down The Light Zone ( Ft. Lorenzo Lucci )

The Japanese Sundance ( Instrumental)

Read More

Albedo Una Sonora Lezione di Anatomia

Written by Interviste

Gli Albedo sono certamente una delle band più seguite e ben recensite di questo ultimo periodo, il loro disco Lezioni di Anatomia sembra essere davvero una figata. A questo punto abbiamo deciso di interpellare il frontman della band Raniero per vedere quanta verità ci fosse dietro questo fenomeno, il risultato è una bella chiacchierata tra Dente che incarna Battisti, ri(e)verberi esageratamente abusati, promoter sbagliati e osterie romane… buona lettura.

Gli Albedo pubblicano Lezioni di Anatomia, il terzo lavoro ufficiale, è quello giusto?

E’ solo un disco. Quando scrivi i dischi pensi che sia sempre quello giusto. La cosa migliore che tu abbia mai fatto. Poi magari te lo risenti ad un anno di distanza e non ti piace più. Sicuramente qua abbiamo dato un taglio piuttosto preciso e cercato di dare un colore uniforme.

Un disco molto intimo, le parti del corpo che cercano di farsi sentire dall’uomo, geniale l’effetto della voce per dare una sensazione di interiorità a chi ascolta, come nascono queste diavolerie?

Il fatto di scegliere a priori un argomento su cui lavorare ci stimola nello svolgere il tema, e non facendo i musicisti di professione e avendo sempre meno tempo da dedicare, credo che ci aiuti a restare concentrati e a trovare ancora delle cose belle in quello che facciamo al di fuori della routine. Anche la scelta dei suoni in fase di mixaggio soprattutto sulla voce l’avevamo già ampiamente discussa tra di noi proprio con quella idea di volerla in un qualche modo renderla innaturale, impersonale, lontana con l’aiuto del reverbero, effetto di cui molto probabilmente abbiamo abusato. Per fortuna abbiamo trovato Adel (il fonico) che si è prestato a quello che per molti potrebbe suonare come un errore.

Testi bellissimi e importanti, colonna vertebrale del disco, la loro creazione segue delle linee precise?

Grazie, non per questo disco. Abbiamo negli anni trovato le nostre formule per scrivere ma oggi come oggi per fortuna trovo delle linee vocali su quasi tutto quello che scrivo, forse perché ascolto tante cose e rubo un po da tutte le parti senza farmi troppi problemi.
Il testo è comunque condizione fondamentale nello sviluppo del brano. Suoniamo gli arrangiamenti in funzione di quello, oppure esattamente al contrario ma non cerchiamo mai di adattare forzatamente l’uno all’altra.

Io vi ho trovato molto post rock con attitudine pop, un genere direi innovativo, molti avrebbero scelto la lingua inglese, voi perché avete scelto l’italiano rischiando e non poco sul risultato finale?

Direi che ci hai preso in pieno. Il pop, inteso come forma canzone e comprensibilità dell’insieme fa parte di noi tutti da sempre. Non abbiamo velleità di sperimentazione alcuna e poi non ne abbiamo le capacità tecniche. Non ci interessa stupire con parti complesse. Ci piace cercare di suonare bene e rendere le parti strumentali interessanti ma non necessariamente prolisse o fini a se stesse. Nella fase di scrittura ho ascoltato molto quello che viene definito post rock ma adattarlo ad una tradizionale forma canzone sarebbe una bestemmia per il genere in sé ed il risultato è quello che c’è in questo disco. Se ci pensi bene i nostri brani potrebbero reggere tranquillamente con una chitarra e voce e così vogliamo che sia. Però non fateci fare più date in acustico perché siamo già abbastanza depressi di natura.

C’è anche un evidente omaggio ai Beatles (A Day in The Life) nel pezzo Stomaco, un legame speciale con le loro canzoni o soltanto una questione di gusto del sound?

Chiunque suoni ha un legame con loro. Al di la di tutto quello che si può dire e che è stato già sicuramente detto, credo che l’attualità del testamento che hanno lasciato alle generazioni future sia soprattutto l’idea di cui parlavamo prima, cioè dell’accessibilità. Quell’incredibile dono per cui quello che scrivi è universalmente riconosciuto straordinariamente bello da tutti. Donne, uomini di qualsiasi età. Non ci piace l’idea che ci si debba chiudere in un genere e cercare di essere riconosciuti in “questo” o “quello”. Per questo aspetto mi sento molto più legato a loro che a tanti gruppi a cui musicalmente siamo più simili. Naturalmente parlo di attitudine e non di risultati artistici. Sapevamo di farla fuori con questa citazione pesante ma noi abbiamo sempre scritto senza il dover pensare al dopo.

Cosa è cambiato dalle precedenti produzioni? Vi sentite artisticamente diversi?

Ci piace pensare di essere maturati,almeno un pochino. Ci piace anche cercare di fare qualcosa di diverso probabilmente perché le cose che facciamo ci stufano presto. A dire la verità, e lo penso sul serio, non crediamo di essere un gruppo fico. Non risento quasi mai i nostri dischi. Non mi piacciono. Semplicemente penso che non siamo tanto peggio di tanti altri. Quando leggi ovunque che Dente è il nuovo Battisti, everything is possible. Albedo i nuovi Bee Hive? Ci sta tutta.

Tutte le recensioni parlano bene di Lezioni di Anatomia, siete consapevoli di aver fatto un ottimo lavoro? Considerando il post di Miro Sassolini che definisce il vostro disco il migliore in circolazione in questo periodo?

Ai gruppi come noi rimangono solo tre cose: le pacche sulle spalle alla fine dei concerti accompagnate da un fragrante “Bravi, cazzo”, i messaggi e i post su facebook dove per fortuna ci insultano ancora pocome le parole di persone che ascoltano tantissimi dischi e che rimangono entusiasti dal nostro e ci danno le 5 stelle Michelin. Certo quando poi ne arrivano di belle da chi ha scritto una parte di musica alternativa italiana allora è tanta roba, perché è interessante scoprire che interessi anche a generazioni musicali differenti in tutto e per tutto,persino e soprattutto in termini fruizione. Questo ovviamente fa onore a lui e non a noi, che come generazione facciamo poco parlando tanto.

Adesso è il tempo di montarsi la testa?

Adesso è il tempo delle mele.

Sono a conoscenza della prossima uscita del video “ufficiale” di Cuore (l’opener di Lezioni di Anatomia), volete parlarci del video?

Un giorno mi ha chiamato Fabio Valesini, mi ha detto che non aveva mai fatto un videoclip musicale, che aveva uno storyboard dove succedevano cose che non si capivano, che era girato tutto al contrario ma montato dritto ma che poi alla fine il risultato sarebbe stato metà e metà, che c’era una scena con delle radiografie che si animavano, e che avremmo dovuto procurarci un carrello della spesa perché con il budget che gli era stato dato non ci prendevamo nemmeno una sedia di legno.
Come potevamo dirgli di no?
Ed in effetti il risultato è sopra ogni nostra aspettativa,come ogni idea malsana che si rispetti.

Gli Albedo quale ruolo potrebbero ricoprire all’interno della musica italiana?

Ci siamo abituati all’idea di essere marginali. Uno di quei gruppi che fa 34 dischi ma li scopri al 33. Quello che facciamo ha bisogno di maturare nel tempo. Il fatto è che non siamo abbastanza originali per spiccare e non siamo abbastanza stronzi per farci odiare… Non ci tingiamo i capelli, non siamo omosessuali, non siamo intellettuali, non ci vestiamo con gli stracci e non viviamo nei furgoni. Non fingiamo di essere quello che non siamo. Menchemeno ci dichiariamo artisti quando tra 4 o 5 anni nessuno si ricorderà più di noi. E nemmeno di tutti gli altri. I tempi sono cambiati. Ci sono troppi dischi e troppi gruppi per cui alla fine non emerge nessuno davvero. E se lo fa, lo fa per un tempo assai breve. Non possiamo essere tutti i Joy Division, dai,siamo seri. Noi  abbiamo una casa, una famiglia un lavoro. Le nostre scelte le abbiamo già fatte. Per questo forse nei nostri dischi c’è una buona dose di realismo. Certo un’ampia cassa di risonanza ci aprirebbe ad un pubblico più grande, ma poi perderemmo il fascino degli eterni incompresi e non sarebbe più divertente per noi lamentarci e parlare male di tutti gli altri.

Avete un disco da promuovere quindi presumo un tour da onorare, c’è qualcos’altro che bolle in pentola?

La verità è che a suonare in giro ti diverti molto solo quando la situazione è perlomeno decente. Quando trovi realtà assurde a 700 km da casa la prima volta ci ridi, la seconda spacchi un disco de I CANI, la terza ti chiedi se ne vale la pena di fare tutta quella strada. Proprio perché abbiamo scelto di suonare solo per divertirci se andiamo a suonare ed è tutto una merda non ci andiamo più. Quindi faremo meno date ma meglio organizzate. Non perché pensiamo di meritare chissà cosa ma è perfettamente inutile per noi andare fino a Bari in un locale che di solito fa suonare cover band al cui pubblico non interessa nulla di noi, perché il promoter non sa fare il suo lavoro. O suonare con la chitarra acustica mentre la gente mangia manco fossimo nelle osterie romane.
Onoro e rispetto chi fa quello ma non è quello che vogliamo fare noi.

La scelta di affidare il disco ad una nuova e freschissima etichetta (V4V Records) è stata una buona idea?

Potrei trollare quei deficienti qui ed ora per diciassette minuti di applausi ma ti dico in verità che trovare persone che investono cosi tanto in un progetto come il nostro facendolo bene, è ad oggi in pratica impossibile.
Ci perdono soldi ma soprattutto tempo. Lo sanno e lo fanno consapevolmente. Se ci pensi è assurdo. Allora quello che ci lega davvero sono le stronzate che ci scriviamo in chat e l’idea di condividere insieme qualcosa di tanto nostro quanto loro. Va oltre le aspettative di vendita o di successo mediatico. Posso solo dire che se avessero i mezzi e fossero persone come loro a capo di importanti case discografiche non staremmo adesso nella situazione in cui siamo. La competenza in questo settore sembra essere una chimera.

Adesso che siete ricchi e famosi e scopate da Dio potete dire tutto quello che vi passa per la testa, questo è il vostro spazio…

Se questo fosse il mio spazio direi a tutti i lettori di non drogarsi e di avere rispetto per gli alberi e di non farli pisciare dai cani. Comunque come tu sappia certe cose rimane per noi un mistero.

 

Read More