Con il nuovo disco Sicilia Araba che verrà presentato il prossimo 28 novembre all’Auditorium Parco della Musica, i Milagro Acustico Medina Sound tornano a parlare della storia remota e oscura della Sicilia araba, periodo storico che ha contraddistinto quasi l’intera produzione discografica e di ricerca del gruppo in venti anni di attività, ma lo fanno questa volta con la lingua stessa dei poeti arabi, grazie alla collaborazione con il musicista e cantante iracheno-tunisino Marwan Samer, utilizzando come sempre gli strumenti della tradizione mediterranea come oud, baglama, ney, daf e molti altri e con arrangiamenti che tendono a mettere in risalto la modernità dei versi di poeti come Ibn Hamdis e degli altri poeti arabi vissuti in Sicilia a cavallo dell’anno Mille. In particolare, vengono utilizzate le poesie che parlano della Sicilia, terra natia per molti di loro, dall’esilio forzato o con stralci tratti dai racconti di viaggio fatti nell’isola da poeti, mercanti e notabili arabi dopo la caduta del dominio islamico durato in Sicilia tre secoli e nella vicina Spagna quasi sette secoli. Trovate informazioni dettagliate sulla pagina Facebook dell’evento.
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The Crazy Crazy World Of Mr. Rubik – Urna Elettorale (The Crazy Crazy Crisi) BOPS
Il punto di questo (simpatico) Urna Elettorale (The Crazy Crazy Crisi) dei tre The Crazy Crazy World Of Mr. Rubik è l’indecisione. TCCWOMR suonano filastrocche ironico-grottesche immerse in un rock rarefatto, dalle ritmiche sincopate, quasi di stampo World Music, ma non riescono a stupire quanto dovrebbero. Le canzoni potrebbero essere sbarazzine, ma in alcuni casi s’allungano troppo (non è questione di minutaggio). C’è della carica critica nelle liriche, soprattutto quelle più sensate, ma non abbastanza da farne un disco “d’opinione”. Ci vedo, in controluce, tutta una visione d’insieme che tenta di mostrare il non-senso delle cose (“Parababè”, “Sebele”), ma secondo me non è sfruttata al massimo. Tecnicamente ci si mantiene sul semplice, basando tutto su chitarre crunchy, percussioni saltellanti e suoni/rumori d’atmosfera (e questi due elementi costituiscono la parte più interessante del disco, nascosta in introduzioni, code, incisi, deviazioni varie). Le voci potevano essere migliori, ma in un lavoro del genere (Rock sospeso, Elettronica minimal) fanno ciò che devono.
In ogni caso, Urna Elettorale riesce a regalare, qua e là, qualche soddisfazione: la title track si lascia ascoltare con facilità, e qualcosa rimane incastrato nelle orecchie a solleticarci la fantasia anche in altri episodi (“Cambiamo Forma”, “È Tempo Di…”).
Urna Elettorale è un po’ come quell’amico che abbiamo tutti: indeciso, incostante, ma con quella faccia simpatica che non ci permette di ignorarlo quando lo becchiamo per strada.
Orchestra Dark Italiana – S/t
“Invitami a casa, è più tranquillo a casa” (Giappone – Orchestra Dark Italiana).
Il quartetto Orchestra Dark Italiana è composto dai musicisti Flavio Michele, Federica Nardi, Giuseppe Paolillo e Savino Pace. La loro missione è portare musica disorientante nelle orecchie mal messe dell’ascoltatore moderno. Quello impavido e dai grossi problemi, quello disposto a mangiare merda pur di non concedere un minimo delle proprie capacità intellettuali alla cultura artistica (musica o arte in generale).
Esistono molti modi per sentirsi padroni del proprio (fortunato) destino nel mondo della musica, trafiggere l’ascoltatore al primo ascolto è uno di questi, farlo sentire a proprio agio è la cosa migliore. L’Orchestra Dark Italiana debutta con il primo omonimo (s/t) disco lasciandosi un gradevole profumo alle spalle, un orchestra nel vero senso della parola con una strumentazione ben assortita e mirata, la quinta essenza di un interpretazione magistralmente corretta. Elettronica in chiave moderna, molto lenta con reti vocali calme e atmosfere cupe, dark appunto ma non new wave. Poi il cantautorato sembra essere uno dei migliori in circolazione con una cura dei testi sopra le righe ( ascoltare Giappone, Vera, Youthell) e la volontà di esporre un buon prodotto finale. Un disco d’esordio chiamato semplicemente s/t per arginare l’incomodo omonimo, una storia raffinata raccontata sopra le proprie esperienze di vita, di terra, di mare, di sole. Orchestra Dark Italiana confonde fortemente l’animo di chi si cimenta nell’ascolto rendendolo incapace di garantire un attenzione sincera per tutta la durata dell’album e ci troviamo sempre davanti a cambiamenti improvvisi figli di una sperimentazione sonora in continuo movimento. Un orchestra degli (nostri) anni dieci da non confondere con quelle sedicenti alla Bregovic, abbiamo davanti meno complessità di arrangiamento e più fascino emotivo, niente virtuosismi da camera e più esecuzioni che vengono dallo stomaco. Certo perché ormai siamo stufi del tutta tecnica (e disciplina) e niente cuore, il periodo attuale che stiamo vivendo ci rende vulnerabili ai sentimenti e quelle poche emozioni belle o brutte che siano vanno vissute fino all’ultimo respiro (non mettendo comunque in discussione la loro tecnica ). Orchestra Dark Italiana suonerebbe bene tra i vicoli emancipati di una triste festa cittadina, tra mangia fuoco, prestigiatori e mimi, la copertina di Strange Days dei Doors trasmette lo scenario lasciato dalla musica di questa band. Un s/t troppo profondo per circolare nella sciatta insoddisfazione dell’indie rock italiano, qualcosa di veramente diverso e interiormente valido, non buttiamoci troppo velocemente in giudizi ultra positivi prima del tempo dovuto ma riconosciamo all’Orchestra Dark Italiana il merito di aver suonato e portato a nostra conoscenza un buon album d’esordio come pochi in questo periodo. Le chiacchiere poi lasciamole portare via dal vento freddo di questa metà di Febbraio e godiamoci un disco che a primavera potrebbe già sfiorire.