youtube Tag Archive

Deerhoof – The Magic

Written by Recensioni

Per la band statunitense più nipponica che ci sia (la presenza di Satomi Matsuzaki non è pura estetica) non è ancora arrivato il momento di porre fine a un percorso artistico lungo oltre vent’anni eppure ancor più prolifico che duraturo. Mai capaci di fare breccia tanto nel grande pubblico quanto in quello più avvezzo a sperimentazioni di sorta, nella loro vasta produzione vantano solo una manciata di opere davvero degne di nota, tutte da ricercarsi nel periodo che va da Reveille del 2002 a Offend Maggie del 2008. Da quel momento si sono susseguite, fino a questo The Magic, una serie di uscite sulla stessa falsa riga, sia stilistica, sia qualitativa, con album di buona fattura ma mai capaci di andare “più in là” e sancire una mai troppo palesata ricerca di grandeur. Mantenendo intatto il loro stile forgiato su una miscela pazzoide di Rock, Noise Pop, Experimental, Art Pop/Rock con quelle reminiscenze da Sol Levante già accennate (vedi “Kafe Mania!”) stavolta provano ad aggiungere qualche elemento, non certo nuovo ma meno caratterizzante le loro precedenti elaborazioni come il Punk, il Glam, l’R&B (“Model Behavior”) ad esempio, con qualche suono rubato all’Elettronica anni 80. Ad arricchire la tracklist enorme (quindici pezzi) ma abbordabile (poco più di quaranta minuti) la voce di Satomi, sempre intrigante senza suonare fuori dal comune e qualche interessante trovata melodica, oltre a quella capacità che li ha sempre contraddistinti di amalgamare perfettamente striduli rumoristici a ritmiche ammalianti, insistenti e armonie distensive. The Magic è ciò che un buon amante della band di San Francisco dovrebbe aspettarsi ma purtroppo non è ciò che un loro vero amante avrebbe desiderato. Eppure, a pensarci bene, un sincero amante dei Deerhoof non avrebbe mai pensato che Greg Saunier e soci sarebbero stati capaci di andare oltre a questo The Magic.

Read More

Il Video della Settimana || NiggaRadio – “U Me Dirittu”

Written by Novità

Si parte dal Blues… e dal buon vecchio Blues non si sa dove arrivare.

Continue Reading

Read More

5 cassettine fatte a mano di quando ero pischello

Written by Articoli

Un supporto che ha segnato l’esistenza di un’intera generazione.

Continue Reading

Read More

Raphael – Reggae Survival

Written by Recensioni

È giunto al secondo disco il talentuoso Raphael, confermandosi senza ombra di dubbio uno dei migliori artisti Reggae in circolazione. Di strada ne ha fatta, fin da quanto era membro degli Eazy Skansers, tante per lui le collaborazioni e immensa la passione per questo genere.
Reggae Survival è il suo nuovo disco e piace davvero tanto. È riuscito ad omaggiare il grande Bob Marley lasciando comunque il suo segno. Questo nuovo disco è una piccola perla perchè c’è attenzione ad ogni piccolo dettaglio. È interessante come il suono sia limpido e riesca a scandire ogni piccolo particolare, dal riff all’assolo di chitarra. I diritti sociali restano uno dei punti cardine per quanto riguarda le sue tematiche, infatti, i suoi testi spesso sono delle vere e proprie denunce.

Con questo album e questo artista, la Sugar Cane Records si è guadagnata un’ulteriore occasione d’incassi, non esagerati ma sicuramente discreti.  L’artista italo-nigeriano è una promessa e i suoi album sono una conferma. Reggae Survival va ad inserirsi nella schiera di quei lavori senza compromessi realizzato con impegno ed onestà. Ti accorgi della qualità del disco ascoltando canzoni come “Dread Inna Babylon”, “A Place For me”, “Sweet Motherland” e “Rise Up”. Queste citate sono delle vere perle sia per quanto riguarda il sound che per le tematiche toccate. Insomma, Reggae Survival è un disco che si fa ascoltare con molto piacere senza stancare minimamente. Questo album è la risposta a coloro che considerano il Reggae statico, a coloro che non riescono a cogliere le sottigliezze e le sfumature di questo incredibile genere.

Read More

Jon Lindsay – Cities & Schools

Written by Recensioni

Le Pinne – Avete Vinto Voi

Written by Recensioni

Il duo milanese formato da Irene Maggi (voce) e Simona Severini (voce e chitarra acustica) torna, a cinque anni da Le Cose Gialle, con un nuovo lavoro nel quale troviamo la partecipazione del produttore del disco Chris Costa alla drum machine, al basso ed a vari aggeggi più o meno elettronici.
Il suono nella sua semplicità, volontaria e disarmante, si fa dunque più corposo rispetto al primo lavoro ed i vari strumenti utilizzati da Costa conferiscono alle parole una maggior energia con le ragazze che confermano la loro capacità di scrittura con testi che in alcuni frangenti possono far ricordare nei modi (per quanto con una minore e più leggera profondità d’intenti) una certa Vivian Lamarque, trattando in modo lieve, ironico ed infantile gli amori, i sogni e i dolori portati dal vivere come la voglia di fuggire da questa società e dai suoi uomini alieni che contagiano anche le nostre vite.

Il breve lavoro (8 brani per 22 minuti) si apre con il pulsare quasi dance e la voglia di evasione con smania di grandezza di “Voglio un Jet”, voglia di evasione che ritroviamo anche in “Vita Subacquea”, brano bonario e giocoso, lieve e teatrale, dal ritmo scandito da glockenspiel, kalimba e campanelli, sul dolce far niente, su una perenne vacanza lontano da tutto (uno dei migliori momenti del disco).
Troviamo poi i cento problemi e le mille domande dell’istrionica “Il Genio” e la frenetica e divertente “Il Prete”, basata su uno spassoso fatto di cronaca purtroppo poi smentito (un prete di un paesino toscano durante una processione inciampa e cadendo, mentre in mano tiene un megafono, bestemmia!), un minuto e mezzo scarso di elettronica semplice e concitata, da videogioco anni 80, nella quale le Nostre raccontano l’episodio sfoggiando un comico rigore canoro  fino a giungere alla conclusione che in Veneto, forse l’unica regione dove si impreca più che in Toscana, il prete avrebbe potuto essere perdonato.
Immancabilmente trova spazio anche l’amore con la gelosia effervescente di “Tu Mi Piaci”, primo singolo estratto, dedicata ad un ragazzo timido e indeciso, e con le curve melodiche, tra Soul, R&B e Trip Hop, che disegnano il racconto di un amore finito nei confronti di un maniaco dei muscoli e della pulizia in “Centro Commerciale” (altro brano tra i più riusciti del lotto).

Cabarettistico, semplice ma efficace, comunicativo e dotato di un proprio stile, Avete Vinto Voi rappresenta perfettamente questo duo che fa della leggerezza e dell’ironia la propria brillante arma, usandola con grande naturalezza. Un’arma che fa risultare Irene e Simona, il loro Pop Marino ed il loro look da Pin-Up, più ribelli e  indipendenti di tante loro colleghe che (pre)tendono ad esserlo ben più di loro con risultati non sempre dei più convincenti.

Read More

Divenere – Cities, Skies, Mountains, Seas And Other Useless Things

Written by Recensioni

Partono bene fin dal titolo, i Divenere: questo elenco di “cose inutili” così evocativo che si accompagna benissimo alla cover allucinata, dove una luna incontra montagne dietro uno zeppelin che sorvola una foresta stilizzata.

La musica del loro quarto disco sposa questo immaginario senza difficoltà. È Pop nell’anima ma è sognante, o forse, più che sognante, onirica: mari di riverberi e onde di delay che incrociano vibrazioni di percussioni in loop e voci eteree. È densa, piena anche se gentile, con qualche digressione più psichedelica inframmezzata alle strofe con batterie dritte e arpeggi di chitarra sospesi e liquidi. Il cantato, in inglese, non si fa notare troppo: linee melodiche morbide e familiari, che però compensano la mancanza di particolarità con la capacità di accompagnare puntualmente l’andamento strumentale, senza mai disturbare, ma conciliandone la permeabilità. L’ascoltatore è avvolto dal suono e non può fare altro che lasciarsene attrarre, anche in modo distratto, ma pur sempre inesorabile.

I cinque brani di Cities, Skies… si susseguono come un lungo volo verso un sole bianco, contro un cielo grigiazzurro. I Divenere pilotano lo zeppelin, questa imponderabile balena volante, con pochi scossoni, poche sorprese, ma qualche precisa, scintillante certezza: una traversata stabile che consente solo un lento rollio, un cullare rotondo. Quando ci sveglieremo saremo già arrivati.

Read More

10 SONGS A WEEK | la settimana in dieci brani #01.07.2016

Written by Playlist

Fast Listening | Luglio 2016

Written by Recensioni

Le Larve – Non sono d’accordo (Cantautorato, Rap) 6,5/10
Ispirato, audace e incazzato: Non sono d’accordo de Le Larve, al secolo Jacopo Castagna, è proprio così. Il suo cantautorato in-opposition sa di rabbia verso la società e la falsità di certi rapporti umani. Un fiume in piena colmo di spunti interessanti ma che avrebbe bisogno di essere arginato quel tanto che basta per esprimere al meglio tutto il proprio potenziale.  Da non perdere “Fantasmi” e “Quello che sono”, con il prezioso feat. di Chiara dello Iacovo.

[ ascolta “Fantasmi” ]

The Great Saunites – Nero (Heavy Psych) 6/10
Più meditato dei suoi predecessori, Nero, suite di 35 minuti divisa in tre parti, conferma l’ossessione dei lodigiani per il tribalismo e per la circolarità del suono, andando però a perdere un po’ troppo in fisicità, soprattutto lungo i 19 minuti dell’iniziale title-track. Funzionano meglio i due successivi movimenti (“Lusitania” e “Il Quarto Occhio”) ma ci si trova in definitiva di fronte ad un lavoro che ad ascolto concluso non ci lascia dentro grandi tracce di sé, risultando meno scuro e misterioso di quanto probabilmente si sarebbe voluto. Insomma, un piccolo passo indietro per due musicisti che comunque non si discutono.

[ ascolta “Lusitania” ]

The Star Pillow – Above (Ambient, Drone) 7/10
Registrato al Btomic (storico locale spezzino chiuso ad inizio anno) davanti al solo Jacopo Benassi (tra i proprietari del locale),  questa nuova fatica del toscano Paolo Monti è una cosmica escursione chitarristica Ambient-Drone. Un intimo viaggio nel buio siderale dalla durata di 48 minuti suddivisi in 5 coinvolgenti tracce, morbide, sognanti, crepuscolari, abissali e cinematiche che rappresenta indubbiamente uno dei migliori dischi nel genere firmati da un artista italiano in questo 2016. Ad impreziosire il già pregevole lavoro, prodotto da Time Released Sound, troveremo nell’edizione limitata il CD inserito nel box di una pellicola Kodak del 1969 (anno dello sbarco sulla Luna di Neil Armstrong) ed all’interno della confezione foto originali della NASA scattate in quello stesso anno.

[ ascolta “Sleeping Dust” ]

Le Scimmie – Colostrum (Doom Metal) 6,5/10
Formazione nuova (ingresso di Simone D’Annunzio all’effettistica oltre che un cambio dietro le pelli dove ora siede Gianni Manariti) e nuova forza espressiva per la band di Vasto. Lontano dal poter dirsi originale, Colostrum è comunque un disco che libera una grande potenza e che, anche grazie ai nuovi componenti della band, riesce a fissare e descrivere meglio le atmosfere del trio guadagnando in densità e tensione, risultando indubbiamente superiore al precedente Dromomania. Un buon passo avanti ed un convincente lavoro per la band capitanata dal chitarrista Angelo Mirolli.

[ ascolta “Crotalus Horridus” ]

Mesarthim – Isolate (Atmospheric Black Metal, Doom, Elettronica) 6,5/10
I growl lontani e riverberati non sporcano più di tanto questo disco di Black Metal travestito da Post-Rock atmosferico (o è il contrario?). Sono ambienti distesi e armonie avvolgenti quelli attraversati dai Mesarthim con le loro chitarre ultra-distorte, i loro assoli retrò e le loro batterie col doppio pedale continuo, in un mistone di rilassatezza e tensione che pende forse più verso la prima che verso la seconda. Qua e là spuntano persino curiosi arpeggiatori, synth frizzanti e pianoforti lievi, in un crossover Metal-Ambient che ricorda qualcosa dei Junius e che incuriosisce più del previsto.

[ ascolta “Declaration” ]

Dubioza Kolektiv – Happy Machine (Balkan, Ska-Punk, Dub, Hip-hop) 7/10
Gruppone bosniaco ribelle che mescola stralci di musica tradizionale e generi alternativi per cantare dai bordi d’europa la voglia di un mondo diverso, con pochissimo cinismo e tanta fame di cambiamento e festa. Il disco è divertente, ballabile e intenso: pur senza inventare granché, riesce a rimanere interessante mescolando suoni e culture in un marasma che, nel caos, coinvolge facilmente. Con partecipazioni di, tra gli altri, Manu Chao e Roy Paci.

[ ascolta “No Escape” ]

Fiumi – The Fat Sea Time (Indie Rock) 6/10
Dopo due EP e una  decennale esperienza sui palchi i Fiumi ci presentano il loro primo disco. E lo fanno molto bene, offrendo dieci tracce variegate e godibili. La matrice di partenza è un sound ispirato agli anni 90, ma che sa essere moderno, giocando sapientemente a volte con la psichedelia, a volte con sporcature di elettronica o lievi distorsioni.  Un disco che riesce trasmette con leggerezza un senso malinconico, che ti avvolge con piacevolezza ed equilibrio, mai eccessivo e mai carente nell’ispirazione.

[ ascolta “In The Noise” ]

Monaci del Surf – Vol. 3 (Surf Rock) 5/10
I Monaci del Surf sono degli ottimi musicisti e degli ottimi performer che fanno scatenare il pubblico a botte di surfer riff. Il loro terzo capitolo non si discosta dai precedenti lavori ed composto completamente da cover riadattate in chiave surfer. Ce n’è per tutti i gusti, dai Nirvana ai Depeche Mode, agli Offspring, senza dimenticare la madrepatria con Donatella Rettore e Nicola di Bari. Come tradizione vuole per i Monaci del Surf è vietato prendersi troppo sul serio quindi, tra la cover della sigla di Game Of Thrones a “Sognando la California”, mettete le cuffie e let’s surf.
[ ascolta “California dreamin’ “ ]

Alessandro Sipolo – Eresie (Cantautorato, Folk) 6,5/10
Sipolo è un cantastorie d’altri tempi, dalla voce suadente e dalla penna fine, e il suo Eresie un concentrato di atmosfere: Folk, soprattutto, ma anche Manouche, Blues, Rock e latine, impregnate sempre di una forza lirica e una coerenza ideale degne di ammirazione. Raffinato e multiforme, capace dell’intensità dolorosa di “Tra Respirare e Vivere” e dello sberleffo ironico di “Comunhão Liberação” con la stessa credibilità, soffre un po’ il cliché del Folk impegnato (Modena City Ramblers, Bandabardò) ma riesce spesso ad arginare il déjà vu grazie a uno sguardo che dimostra di possedere, qui e là, una sensibilità non comune.
[ ascolta “Comunhão Liberação” ]

Read More

letlive. – If I’m the Devil…

Written by Recensioni

Se dovessi trovare un tema portante per il nuovo disco dei letlive. questo sarebbe senz’altro il coraggio. Il coraggio di cambiare pelle, di affrontare chi non capirà le loro decisioni, di fare buon viso a cattivo gioco anche davanti la possibile perdita dei fan più bacchettoni.

Già da “I’ve Learned to Love Myself” ci ritroviamo spiazzati davanti a una dose di malinconia talmente massiccia da massacrarci l’anima. Che fine ha fatto la band artefice di dischi rabbiosi come Fake History o del più recente The Blackest Beautiful? Mistero. C’è qualche avvisaglia del passato in “Good Mourning, America”, political song che affronta un argomento delicato come la discriminazione femminile. Però poi con la struggente “Who Are You Not” si percepisce ancora quel malessere che solo un cuore spezzato può comprendere. Sul loro sito capeggia la scritta a caratteri cubitali The Soul Punx Experience: di Punk ne è rimasto ben poco (“Elephant”), di Soul ne troviamo a bizzeffe in “A Weak Ago”, spaccato di un improbabile incontro tra i Nirvana e Michael Jackson. Paradossalmente l’episodio più claudicante è “Another Offensive Song”, sicuramente il pezzo che ricalca maggiormente le orme delle fatiche precedenti, ma che qui fa la figura becera del pesce fuor d’acqua. Pregevole però la scelta di piazzare la canzone più forte proprio prima delle due conclusive che sono l’apice della sensibilità di una band che si toglie di dosso ogni forma di acredine. “If I’m The Devil…” e “Copped Colored Quiet” mettono il punto a uno dei lavori meglio riusciti dell’anno in corso, dove ogni singola composizione resta impressa e riconoscibile anche a un ascolto poco attento.

Quando il rinnovamento coincide con il miglioramento c’è poco da fare. Ogni ulteriore parola spesa sarebbe superflua. Chapeau!

Read More

Siren Festival | guarda il teaser e scopri il programma della preview del 21 luglio

Written by Eventi

La terza edizione del Siren Festival prenderà il via giovedì 21 luglio nella splendida cornice del Cortile D’Avalos con la proiezione esclusiva del nuovo film realizzato da Adam Green, “Aladdin”, proseguirà con una chiacchierata con l’autore e terminerà con un live acustico del grande Lee Ranaldo dei Sonic Youth.

Adam Green è rinomato in tutto il mondo per essere uno dei talenti compositivi più prolifici e interessanti del panorama musicale internazionale.
Nativo di New York, Green registrò e produsse il suo primo album a soli 17 anni. Attivo nella scena anti-folk Newyorkese alla fine degli anni 90’ formò il duo The Moldy Peaches, che raggiunse il successo grazie alla colonna sonora del film ‘Juno’, vincitore di un Grammy e dell’Academy Award nel 2007. Durante la sua carriera solista Green ha registrato 9 album, molti dei quali diventati successi cult come Gemstones del 2005 che vinse il disco d’oro in Europa.
Ma Adam non è solo un musicista. Poliedrico ed eclettico, Green si avvicina al mondo del cinema e delle arti visive, curando mostre sia in America che in tutta Europa, la più recente presso la fiera dell’arte LISTE a Basel, mentre il lavoro artistico tratto da Aladino è da poco esposto al Museo della Fondazione Beyeler.
Adam Green si dedica al cinema sin dal 2010: l’anno dopo uscì “The Wrong Ferarri”, il primo lungometraggio ad essere stato filmato per intero con un IPhone. Da allora è stato inserito nel piano di studi della Scuola di Cinema Tisch, facoltà cinematografica dell’Università di New York. Rolling Stone lo ha descritto come un Fellini sotto effetto di Ketamina.
“Aladdin” il suo secondo fantasiosissimo e psichedelico lungometraggio, che vede Green stesso nel ruolo del protagonista, esplora i recessi della sua immaginazione simbolica, rimandando ad un Michel Gondry o ad uno Jodorowsky sotto LSD.
Una produzione artistica che risulta sia sovversiva che stupefacente, filmata interamente su set di cartapesta fatti a mano, con più di 500 oggetti di scena e 30 stanze costruite utilizzando elenchi telefonici, giornali, colla e pittura per la casa. L’odissea satirica, colma di dialoghi frenetici, ruota intorno alla famiglia disfunzionale di Aladino, la quale vive in una città del tutto ‘ordinaria’, regnata da un Sultano corrotto. La lampada è una stampante 3D, la principessa è una mondana sull’orlo della decadenza, il pianeta decide di cambiare sesso, e la sua popolazione stampa una versione analogica dell’internet. Il film esplora tematiche come quella della tecnologia, la repressione del governo, l’avidità, ed il vero amore.Il cast è composto da un’interessante varietà di esponenti della comunità artistica, musicale e cinematografica della città di New York, che include artisti del calibro di: Natasha Lyonne, Macaulay Culkin, Alia Shawkat, Francesco Clemente, Har Mar Superstar, Devendra Banhart, Bip Ling, Jack Dishel e Zoe Kravitz. La colonna sonora di “Aladdin” è l’ultimo lavoro scritto e registrato da Green e prodotto da Noah Georgeson, la quale sarà la protagonista di Aladdin Tour, una tournèe mondiale che avrà inizio dopo una serie di presentazioni in anteprima del film previste per fine aprile. Adam e la sua band proporranno dal vivo canzoni tratte da tutti i suoi album precedenti oltre ai brani di Adam Green’s Aladdin.

Lee Ranaldo cofondatore dei Sonic Youth, chitarrista, autore solista, nonché produttore, poeta ed editore arriva al Siren!
Parallelamente al lavoro, ingente, con i Sonic Youth, Ranaldo ha sviluppato negli anni una notevole e prolifica produzione solista a partire dal 1987, quando ha pubblicato il primo album From Here to Infinity, In seguito sono arrivati Scriptures of Golden Eternity, in edizione limitata su LP nel 1993, Envisioning nel 1995, Amarillo Ramp nel 1997, Dirty Windows e Clouds nel 1998, Music for Stage and Screen e Oasis of Whispers nel 2005 e Four Guitars Live con Nels ClineCarlos Giffoni e Thurston Moore, nel 2006. Dopo lo scioglimento dei Sonic Youth Lee ha pubblicato Between the Times and The Tides, nel 2012 e poi Last Night on Earth nel 2013, e nel 2014 il primo album interamente acustico Acoustic Dust, contenente le riletture in acustico di alcuni brani apparsi sui suoi due ultimi album solisti Between the Times and the Tides (2012) e Last Night on Earth nel 2013. Oltre a otto di queste reinterpretazioni, il disco può contare anche su tre cover: “Revolution Blues” di Neil Young, “Bushes and Briars” di Sandy Denny e “You Just May Be the One” dei Monkees.

13450803_799098103522980_5566450098218588528_n

Biglietti giornalieri disponibili:
12 euro – giovedì
5 euro giovedì per i possessori di abbonamento – gratuito per possessori di Cartafreccia
40 euro + d.p. venerdì
40 euro + d.p. sabato
60 euro + d.p abbonamento venerdì e sabato
Prevendite disponibili
www.ticketone.it call center 892 101
www.vivaticket.it call center  892.234
www.ticket24ore.it call center 02 54 271
www.ciaotickets.com infoline 085 972 0014

Read More