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Il Video della Settimana: I Giardini di Chernobyl – “Un Infinito Inverno”

Written by Senza categoria

I Giardini di Chernobyl è una band Alternative Rock italiana che nasce nel Febbraio del 2014. La band è composta da Emanuele Caporaletti, voce e chitarra, Stefano Cascella al basso e Simone Raggetti alla batteria. Già dalle loro prime registrazioni suscitano un certo interesse nei professionisti del settore e decidono quindi di realizzare il loro primo album. Nel Luglio 2014 la band inizia le registrazioni con Giulio Ragno Favero (bassista e produttore de Il Teatro degli Orrori) preso il Lignum Studio, lo stesso dove Il Teatro degli Orrori e gli Afterhours hanno prodotto il brano “Dea” per il remake dell‘album Hai Paura del Buio. Nel Dicembre 2014, esce il loro primo singolo “Un Infinito Inverno”. Il debutto è accompagnato da un video realizzato da Stefano Bertelli (Seenfilm), regista di clip musicali per Marlene Kuntz, Caparezza e L’invasione degli Omini Verdi. A Marzo 2015 uscirà il loro primo album Cella Zero per Zeta Factory, etichetta già nota per avere al suo interno artisti come Klogr, Alteria, Kismet, Rezophonic, Disclose e tanti altri.

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Klogr – Till You Turn

Written by Recensioni

Ascolto: durante la preparazione di un pranzo post sveglia.

Umore: impreparato per il metal di prima mattina.

Confesso una cosa che un recensore non dovrebbe mai dire: non sono il tipo più adatto per recensire un disco di metallo pesante, non mi appartiene come modo di sentire la musica e forse non mi apparteneva neppure quando avevo 14 anni e avevo capelli lunghi e rabbia adolescenziale ammassata in gran quantità dentro. I Klogr per di più non sono nemmeno male e il loro disco si lascia anche ascoltare: riff di chitarra molto energici e ben congegnati, sezione ritmica buona e inappuntabile. La voce è esattamente quello che vuole ascoltare un estimatore dell’Hard Rock, completo il campionario di graffi, urla ad ottave che confinano con i richiami per i cani, metrica dei testi sempre serrata e ben avvitata all’arrangiamento.

I Klogr suonano da manuale ma forse troppo in stile; il metal nei suoi mille e cinquecento rivoli diversi che non ho mai imparato né avuto la pazienza di capire nel dettaglio continua ad essere uno stile inossidabile e sembra nonostante tutto non patire flessioni, forse perché legato ad un pubblico coriaceo e ostile alle mode. Questo, va detto con fermezza, è un punto a favore anche dei Klogr che suonano il loro disco “Till You Turn” davvero con maestria e sorprendentemente come una band planetaria abituata ad esserlo da anni, il che è facilmente riscontrabile nelle ultime tracce registrate dal vivo. Il loro limite, o forse il mio nel doverli giudicare freddamente e senza alcun attaccamento a questo suono, è che non si capisce bene quale band planetaria sia, il disco suona talmente in stile che sembra essere un disco di un’altra band. La coriacea ostilità alle mode ed anche alle contaminazioni che spostano l’asticella del progresso musicale un po’ più in là colpisce, come quasi tutti gli ascoltatori metal, anche i Klogr: troppo attenti ad essere perfetti da sembrare perfettamente una band qualsiasi. Una band di cui non conosco il nome. Ampia sufficienza ai Klogr, pienamente meritata, insufficienza inevitabile per il recensore impreparato.

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